L'ing. Ugo Abundo mi ha inviato nel cuore della notte, alle 4:37 AM di oggi, un testo in cui fa il punto delle campagne di prova sul dispositivo Hydrobetatron, erede del primo Athanor che fu mostrato al pubblico per la prima volta in occasione del convegno all'IIS Pirelli del 19 aprile 2012. Il testo credo risponda anche alle osservazioni fatte da Franco Morici nei commenti (ore 15:58 del 09/12/12 e 8:57 del 10/12/12) al sesto post pubblicato relativamente al convegno del 4 dicembre scorso (trovate la directory di tutto il materiale del convegno nel primo post pubblicato).
Appena potrò inserirò, a vari riferimenti fatti dall'autore, i link opportuni.
Infine, questo testo corrisponde con molta probabilità a quanto Abundo riferirà domani alla platea di Coherence 2012.
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A Franco Morici, (Mario Massa e gentili lettori,
che invito TUTTI a seguire i ragionamenti,
esposti, spero, con sufficiente schematicità).
A riguardo delle Sue attente osservazioni di cui gentilmente mi ha indicato i link.
Premesso che il nostro gruppo dispone di una complementerietà di competenze ben difficilmente assemblabile, riteniamo che il fenomeno in oggetto sia per lo meno MOLTO complesso. Pertanto, la pur indispensabile e necessarissima precisione non è di per sé assolutamente SUFFICIENTE ad indagarlo.
Così, abbiamo messo in campo, e metteremo, tecniche di RAGIONAMENTO ADATTIVE, che danno man forte alla consueta prassi operativa.
Si premette che sui risultati dei realizzandi test calorimetrici verranno eseguite due distinte analisi statistiche, una di deviazione standard mediante varianza, l’altra di significatività mediante il test “t”, così da tagliar via qualsiasi dubbio, almeno di natura statistica.
Dal 19 aprile si sono condotte due ben diverse campagne di prove, con reattori denominati dapprima “Hydrotron”, successivamente “Hydrobetatron” perché il precedente marchio era già registrato da altri, appositamente riprogettati in funzione delle prove da effettuare.
La prima campagna, con l’utilizzo di un reattore e di una apparecchiatura di riferimento, alimentata a resistenza elettrica.
La seconda, con l’utilizzo di un solo reattore, autoreferente.
PRIMA CAMPAGNA:
Si è cercato di realizzare una apparecchiatura di riferimento il più possibile simile al reattore, pur dovendo concedere alla prima le inevitabili differenze attribuibili alla diversa geometria della zona di riscaldamento (a granuli nel reattore, a resistenza cilindrica nel riferimento) e al diverso sviluppo di aeriformi (vapore, idrogeno, ossigeno nel reattore, solo vapore nel riferimento).
Confrontando, a parità di temperatura superficiale della soluzione (la zona più interessata dai fenomeni evaporativi che danno luogo alle perdite per calore latente) la potenza elettrica assorbita dai due apparecchi in situazione di raggiunto regime stazionario (così da elidere nel bilancio termico le derivate che avrebbero coinvolto le capacità termiche diverse tra le due apparecchiature), si sono ottenute differenze di assorbimento, a vantaggio del reattore, che ha assorbito meno Watt.
Ciò è stato doppiamente documentato con video su youtube e videoriprese da parte di una troupe televisiva tedesca che sta conducendo una raccolta delle esperienze che ritengono significative a livello mondiale, per la realizzazione di un documentario.
La entità del vantaggio del reattore sul riferimento è stata oggetto di puntuali osservazioni da parte di chi ci segue in rete, fino a correggere e stabilizzare tale vantaggio nella misura del 19%.
Vale la pena ora di soffermarsi sugli obiettivi della citata campagna.
Non si è mirato a raggiungere elevati valori di resa, peraltro difficilmente difendibili con semplici prove INDIRETTE di confronto, ma ad aprire una strada (con la razionalizzazione delle misure di input elettrico, con l’utilizzo di un apparecchio di confronto) verso la accettabilità di una rilevazione, seppur ancora indiretta, di OVERUNITY.
Ciò fa naturalmente parte di un articolato cammino verso la realizzazione di misurazioni calorimetriche DIRETTE.