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lunedì 3 novembre 2008

Fare luce... su come vincere la paura

Riprendo dal blog dell'amica Daniela la testimonianza inviata via mail da Silvia, una studentessa di medicina ventunenne che racconta cosa ha visto accadere il 29 ottobre a Piazza Navona, alla manifestazione contro il decreto Gelmini. Prego di leggere per arrivare ai punti che voglio sviluppare.
"29 ottobre a piazza Navona... Io c'ero!" Una cosa è certa: dal primo giorno di questo governo ho avvertito una sensazione che tradotta significa che il tempo scorre all’indietro. Grembiule, maestro unico, università “quasi privatizzata”, militarizzazione del territorio, aggressioni, razzismo… Ma mai come oggi ho avuto così tanta paura, catapultata in una realtà diversa da quella che si legge sui giornali e che ogni giorno vediamo in TV. Paura per me e per questa Italia che non apre gli occhi, che non si informa, che non combatte, che se ne frega. Ieri a Roma pioveva a dirotto, eppure ragazzi dei più disparati schieramenti politici si sono ritrovati sotto al Senato per un sit-in durato tutta la notte. Stamattina sono stati raggiunti da altri 15.000 studenti che, in maniera pacifica, hanno manifestato e urlato tutto il loro dissenso nei confronti di una riforma che riforma non è. E mentre il decreto Gelmini diventava legge, piazza Navona si preparava allo scontro. Io ero lì, con altri quattro compagni di corso. Non abbiamo preso parte al corteo degli universitari partito dalla Sapienza e che ancora doveva arrivare e, a parte altre poche mosche bianche, la piazza era stracolma di liceali. La polizia era ovunque e non si poteva arrivare lì senza passare davanti ad almeno una decina di pattuglie… Insomma, tutti quelli che entravano o uscivano da quella piazza lo facevano sotto gli occhi delle forze dell’ordine. Se solo avessero fatto il loro dovere non ci sarebbero stati scontri… Invece ai controlli sono “sfuggite” teste con tanto di casco, spranghe e catene. Mentre cerchiamo di intonare i cori, da dietro la fontana del Bernini parte la prima carica… Ora sento solo urla e gente che mi spinge… Corriamo in un bar. Stiamo tutti bene, ci diciamo che non è successo niente, riusciamo. Mentre cerchiamo di capire cosa è successo mi sento chiamare, è una ragazza che conosco; mi dice che ci sono degli infiltrati del blocco studentesco (estrema destra universitaria) e che hanno ferito alla testa un ragazzino. Decidiamo di metterci un po’ in disparte. Non facciamo in tempo a sederci che parte la seconda carica… Stavolta la folla impazzisce e noi ci perdiamo… Abbiamo paura: si iniziano a vedere coltelli, bottiglie rotte, bastoni chiodati… Inizia lo scontro. E la polizia? Totalmente inerme, a braccia conserte a guardare la scena. Che altro dire? Al centro la maggior parte delle strade era chiusa al traffico, le restanti strade occupate dai cortei, ciò nonostante un camioncino è magicamente arrivato a piazza Navona. Da lì sono scesi altri ragazzi di blocco studentesco con passamontagna, caschi neri e manganelli con tanto di tricolore. Ma c’erano anche persone molto più grandi di 30, forse quasi 40 anni. Non si è più capito nulla, io pensavo solo a scappare… Tra sedie e tavoli che volavano quelli che ci hanno rimesso sono stati soprattutto gli studenti del liceo. Dopo, e sottolineo dopo, che questi sono stati picchiati a sangue davanti alla più totale indifferenza della polizia, è arrivato il corteo degli universitari, poi i centri sociali. Si sono messi in mezzo, questo è vero, ma per difendere i pochi malcapitati. E quando quelli del blocco si sono trovati in minoranza, quando chi poteva ha iniziato a reagire, è intervenuta la polizia. Se non fossi stata presente non ci avrei creduto, i media poi riportano verità opinabili. Potrei dire altro, molto altro ma lascio a voi le domande, a voi le risposte…
Silvia
La prima obiezione che immagino sarà sollevata da chi è favorevole al Governo in carica, e che bisogna dare più fede alla ricostruzione fornita dalle fonti ufficiali che alla testimonianza di una non meglio identificata Silvia. Si potrebbe controbattere che la versione di Silvia combacia con tante altre testimonianze, ad esempio quella rilasciata da Elena, insegnante di tedesco di liceo, al quotidiano La Repubblica (la redazione ha le generalità complete dell'intervistata) e con tante altre testimonianze simili fornite da chi ha visto coi propri occhi, ad esempio quelle dei video qui sotto linkati. Testimonianza di Gaia Benzi, studentessa di lettere. Testimonianza di Curzio Maltese, giornalista. Testimonianza di uno studente universitario (visibile in volto).
Tutti auspichiamo che sia fatta luce su questa vicenda e che gli adulti armati di spranghe rei di avere caricato i ragazzi del liceo vengono perseguiti, come è giusto che avvenga in uno Stato di diritto. Ma non è questo il punto su cui voglio soffermarmi adesso. E invito tutti, di destra e sinistra, a fermarsi un attimo a riflettere insieme. La cosa che personalmente mi colpisce di più nelle parole di Silvia è la paura, emozione che trapela anche nella scelta di omettere il suo cognome. La stessa paura che nutro anch'io di fronte al clima che si sta respirando in Italia. La stessa che ascolto nelle persone che nutrono valori e ideali simili a quelli in cui credo. E quello che più trovo sconcertante è che quando mi capita di confrontarmi con gli elettori del Polo delle Libertà constato che pure loro hanno paura, a carte invertite. Il cittadino medio che vota a destra ha paura dei manifestanti, degli slogan, delle occupazioni: chiede sicurezza, ordine pubblico, quieto vivere. Non parlo di paura in senso generico, parlo di un preciso senso di pericolo e di allarme sociale, di timore di perdere parte dei diritti e delle libertà a cui ci siamo abituati, con le quali siamo cresciuti. Il paradosso è che il cittadino di sinistra ha paura che sia la destra la fonte di tale pericolo, mentre il cittadino di destra ha paura che sia la sinistra. Un circolo vizioso: entrambi per paura "agiscono" comportamenti che allarmano l'altro portandolo a irrigidirsi. Lo ribadisco, le paure sono le stesse, ma ognuno le proietta sullo schieramento opposto. Vorrei sbagliare, ma osservo che chi ci governa, invece di adoperarsi per disinnescare tale meccanismo perverso, lo sta cavalcando, in modo che la maggioranza che lo ha eletto continui, per paura ancora più che per convinzione, ad avvallare scelte spesso demagogiche e talvolta antidemocratiche. E dico antidemocratiche perché chi opera tali scelte "se ne frega" della parte d'Italia che non le condivide. E se una maggioranza fa tutto quello che gli pare senza confrontarsi con la minoranza, infrange le regole di base della democrazia. E chiaramente ciò aumenta la paura nella minoranza: e giù con cortei, di protesta, manifestazioni, occupazioni e scioperi. Questo allarma ulteriormente gli elettori della maggioranza che chiedono a gran voce l'intervento di chi è al potere e così via. Non sono uno storico, ma mi pare un meccanismo molto simile a quello che di solito porta all'instaurazione e al consolidamento di un Regime. E qualcuno in Italia questo lo sa molto bene. A tutto ciò va aggiunto un elemento strutturale, perfino sociologico: la propensione politica di chi sceglie di far parte di un'Arma militare o di una forza di Polizia, da sempre tendente verso destra per svariati motivi. Dando per scontato che in loro non ci sia mala fede, in perfetta buona fede questi pubblici ufficiali possono trasformarsi da servitori dello Stato a strumenti di una sola parte dello Stato. Il passo è breve. Come se ne esce fuori? Magari avere una ricetta! Ognuno può solo cercare di fare meglio che può il suo dovere di cittadino. Personalmente cerco il dialogo con tutte le persone di destra con cui mi capita di confrontarmi, perché credo che sia assolutamente possibile capirsi e che sia in totale malafede chi sta facendo di tutto per convincerci del contrario e quindi convincerci che resti solo da far valere "legge del più forte". Qualche anno fa avevo completamente smesso di dire "di destra" e "di sinistra", le trovavo etichette ormai prive di significato e sul viale del tramonto; ho l'impressione che nel giro di poco tempo siano state resuscitate (a partire dal linguaggio usato dai mass-media), con contenuti molto più polarizzati di prima. Così quando parlo con una persona che nutre opinioni politiche diverse, mi accorgo che nota meno me come individuo che il "luogo comune di chi non la pensa come lei", e allora a maggior ragione provo a spiegarmi a mediare, a trovare punti d'incontro. Come faccio a sapere che anch'io non vedo nel mio interlocutore un "luogo comune"? Per i valori in cui credo, di tolleranza, di accettazione della complessità e della diversità, di risoluzione dei conflitti ecc. Del resto lavoro da 10 anni per un Comune governato sempre da FI e AN e non ho mai avuto problemi di sorta a farmi stimare e così sarà finché conteranno i risultati del mio lavoro piuttosto che le mie opinioni. Solo una volta mi è successo di scontrarmi, molto civilmente, con un assessore di AN, tra l'altro uno dei migliori assessori che ho avuto, che voleva avvallassi un intervento che non condividevo perché nettamente contrario alla deontologia professionale: "Se vuoi fare questa cosa - gli dissi senza giri di parole - mettici la tua firma. Io faccio obiezione e sono pronto ad assumermene tutte le responsabilità, ma non ci farai una bella figura se la faccenda diventerà pubblica!". E la spuntai, semplicemente perché in quel caso avevo ragione.

2 : commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Daniele,
io avevo già scritto un lunghissimo commento che poi ho cancellato, troppo complicato per me spiegare come sono giunta a certe sintesi dentro di me...non ho ricette di sicuro...ho la chiarezza su certi argomenti( che prima anni fa non avevo..) mi aiutano a provare meno rabbia e ad essere più obiettiva, dopodichè non è possibile prevedere gli sviluppi futuri della società.....certo so da quale parte devo stare perchè assomiglia di più al mio modo di vedere e di interpretare, ma quando le cose degenerano non si tratta più di Destra e Sinistra...a proposito di Destra e Sinistra ti segnalo, se ancora non lo hai lettto "Destra e Sinistra" di Norberto Bobbio, e inoltre un blog, che magari conosci già...ma magari no..

http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/

Ti auguro una buona giornata e ti lascio un caro saluto
DONNACHENINA
P.S.-Sottovoce: manca una "n" in Elena, insegnante di tedesco, quando vuoi che smetto di correggere, fammelo sapere!!

Daniele Passerini ha detto...

Ciao!

Preciso che tuttora penso che "destra" e "sinistra" siano categorie superate. Però - poiché l'obiettivo che mi pongo è in primis di essere compreso - preferisco usarle impropriamente per farmi capire, sia pure a spanne ma senza tanti giri di parole, che spericolarmi alla ricerca di nuove terminologie.

Di ricette nessuno ne ha, di idee magari qualcuna sì... ho dato un'occhiata al blog che hai suggerito... che dire? Francamente non credo molto nelle "costanti sociali", mi pare, così a naso, un'impostazione sociologica un po' velleitaria... voglio dire che ci sono scienze come la matematica cosiddette "esatte", altre come la psicologia o la sociologia, che scienze esatte non sono. Senza togliere nulla al loro valore, anzi, credo che in questa fase della storia del mondo ci sia molto più bisogno dell'apporto delle scienze "umaniste" che di quelle esatte. Fatto sta che leggere qualche post di Gambescia mi ha subito evocato questa contrapposizione. Mi sembra, correggimi se sbaglio, che nel suo blog blog Dio, religione, spiritualità non facciano mai capolino... è questo francamente mi pare un grosso handicap per chi cerca di interpretare la realtà che lo circonda. Naturalmente molte persone possono pensare esattamente il contrario. Comunque vedrò di leggerlo con più calma, quella che qui ti ho esposto è solo una prima impressione, pur sempre controvertibile.

Altra precisazione, non mi sento il sentimento della rabbia addosso, anche perché sarebbe un colludere col gioco dei burattinai delle élite della politica; mi sento quello dello sdegno, dell'incredulità, dell'indignazione e pure dello sconforto... ma rabbia proprio no. Il mio modo di reagire è credere che a tutto questo possa corrispondere un'alternativa positiva. Che non sia né di destra né di sinistra, e soprattutto che prenda forma in fretta!

Un'ultima cosa, la storia è maestra ma penso bisogni guardare alla storia della propria nazione, non cercare paralleli in società che non hanno nulla da spartire con la nostra... insomma evocare Russia stalinista, Cina maoista, Kmer rossi, Cuba castrista come spauracchi è gioco sporco, perché nella nostra cultura simili tragiche derive non potrebbero mai verificarsi. In questo senso, sono d'accordo che le degenerazioni non sono né di destra né di sinistra, però mi sembra un fatto oggettivo che in Italia le degenerazioni della democrazia più gravi e sistemiche siano state opera "della destra" e non "della sinistra"... correggimi se sbaglio.

A me interessa molto confrontarmi su queste questioni... pertanto grazie.

P.S. Sottovoce: spero solo che non mi becchi prima o poi qualche "h" di troppo o di meno... mi capita pure questo! :)

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