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sabato 29 maggio 2010

I conti del disastro (II)

Come ormai viene riportato da ogni fonte giornalistica, se Dio vuole e se le prossime 48 ore non riserveranno sorprese, la British Petroleum sta davvero portando a compimento la sua "mission impossible", ai limiti della tecnologia attuale: mettere un "tappo" alla perdita di petrolio nel Golfo del Messico.
Un mese fa scrivevo a proposito della marea nera che minacciava le coste della Lousiana: da questa ennesima tragedia ambientale, spero almeno che finalmente nasca tra i petrolieri, e soprattutto tra i governi, la volontà di riconvertirsi e puntare tutto, da subito, su idrogeno e altre fonti sostenibili. Unico lato "positivo", ma proprio a cercare il bicchiere mezzo pieno a tutti i costi, in una siffatta catastrofe. Il giorno dopo, facevo un po' di conti sull'entità del disastro, che ancora stentava a essere bene inquadrata dalle fonti di informazioni, evidenziando che in base alle stime ufficiali (5.000 barili di petrolio al giorno pari a quasi 800.000 litri) e ai circa 3 mesi di tempo allora preventivati dalla BP per bloccare la perdita, alla fine l'inquinamento di greggio (1 milioni di litri) sarebbe stato quasi quasi due volte quello provocato dalla Exxon Valdez nel 1989 (quasi 41 milioni di litri). Da allora la stima di 800.000 litri/giorno è stata più volte messa in discussione. E non potrebbe essere altrimenti visto che già da un pezzo è stato annunciato il superamento del triste record della Exxon Valdez. Come riporta oggi Repubblica.it (qui) la stima corretta dovrebbe oscillare addirittura tra i 2 e 3 milioni di litri al giorno. Moltiplicandola per 37 giorni, dal momento dell'inabissamento della Deepwater Horizon a ieri e confidando che la perdita sia definitivamente bloccata, la quantità di petrolio disperso nel Golfo del Messico va da un minimo di 74 milioni a un massimo di 111 milioni di litri, compresi sia gli idrocarburi leggeri a galla sia gli idrocarburi pesanti rimasti, ahimè, sui fondali. Spesso le cifre non trasmettono immediatamente il senso di cosa esse rappresentino, vanno trasformate in immagini concrete. 100 milioni di litri corrispondo a
  • un serbatoio di 10x10 metri di base e 1 km di altezza
  • un velo di 1 centesimo di millimetro di spessore, che ricopre mortalmente una superficie pari a 10.000 kmq, più grande dell'Umbria (8.456 kmq), più grande delle Marche (9.366 kmq), pressoché pari alla Basilicata (9.995 kmq)
Auguriamoci che tutto ciò sia sufficiente affinché l'umanità scelga in un futuro immediato di adottare fonti e vettori di energia esclusivamente rinnovabili e non inquinanti. Ché non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, e non vogliamo che Madre Terra urli ancora più forte. P.S. del 30 maggio 2010. Purtroppo mi tocca aggiornare questo post, perché in base ad altre stime la massa di greggio fuoriuscita nell'oceano ad oggi potrebbe essere 2 volte (per Greenpeace) o persino 4 volte (per NPR) i 100.000.000 litri. Per capirci, se l'ordine di grandezza in questione fosse sul serio pari a 400.000.000 di litri, le immagini che avevo suggerito andrebbero modificate così:
  • un serbatoio di 20x20 metri di base e 1 km di altezza
  • un velo di 1 centesimo di millimetro di spessore, che ricopre mortalmente una superficie pari a 40.000 kmq, pari quasi a quella di Basilicata, Puglia e Calabria messe insieme (44.441 kmq)
E la cosa peggiore è che si parla ormai apertamente di fallimento dell'operazione top kill... vedasi anche il mio ultimo post: Le lattine di Coca Cola della Deepwater Horizon.

2 : commenti:

Viola d'Ondariva ha detto...

Davvero.. speriamo che il mondo abbia imparato la lezione dopo tutto questo schifo.. anche se io ho i miei seri dubbi..

Daniele Passerini ha detto...

...quelli ce li ho anche io, ma teniamo viva la speranza.
Ciao stammi bene

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