Chiedo perdono agli autori di Sviaggi e in particolare a Cate: copio spudoratamente dal loro blog l'idea di inserire il video di questa delicata e malinconica canzone di Carlo Fava, raffinato autore e interprete, classe 1965 proprio come me. Il testo mi ha incantato... la musica lo accompagna alla perfezione.
L'ultima volta che ho visto i tuoi occhiali
Vedi come ci si mette a volte la vita; come una sentenza storta, un po’ di traverso e non ti fa passare né di qua né di là. Non ho più notizie di te, né tu di me. Non so se era abitudine, consuetudine, se era dirsi le cose e stare bene. So che era come se fosse stato per sempre.
E cosa c’è che non va, che non torna, che se ne sta andando via? Secondo me sono gli oggetti che complicano le cose, così inanimati, così fermi, eppure piccoli irrinunciabili prolungamenti di noi stessi; se mettessimo in fila i nostri oggetti troveremmo le ore e i minuti di ogni cosa, di quando il tempo era solo davanti.
Sto guardando il mio lampadario nuovo ed è come se una luce amica mi sfiorasse; potremmo fare delle belle cose io e te! Mi viene da pensare, sotto questa luce, mi viene da considerare…
Ho comprato un lampadario nuovo talmente bello… Potremmo fare dei bei discorsi io e te, mi viene persino da leggere sotto questa luce, mi viene quasi da riflettere.
Ma vedi come ci si mette la vita; come una sentenza storta, un po’ di traverso e non ti fa passare né di qua né di là.
L’ultima volta che ho visto i tuoi occhiali
Eran sul tavolo della cucina
Eran nel cielo di una mattina
Eran nel rosso del nostro tramonto
Erano un saldo scambiato per sconto
L’ultima volta che ho visto i tuoi occhiali
C’erano nuvole fuori quartiere
Eran finiti i posti a sedere
C’era mercato nel posto sbagliato
E c’era il tuo cuore in pessimo stato
C’è un viaggio lungo c’è un viaggio breve
C’è una stazione in mezzo alla neve
C’è un treno che passa e si ferma al confine
C’è un doganiere che segue il suo cane
L’ultima volta che ho visto i tuoi occhiali
Erano sporchi di carta carbone
Era un ricordo di un’altra stagione
C’erano idee di ogni ordine e razza
Che stavano immobili in mezzo alla piazza
L’ultima volta che ho visto i tuoi occhiali
C’erano stelle senza cadere
C’era un passaggio di nuvole nere
C’era mercato nel posto sbagliato
E c’era il mio cuore in pessimo stato
C’è un viaggio lungo c’è un viaggio breve
C’è una stazione in mezzo alla neve
C’è un treno che passa e si ferma al confine
C’è un doganiere che segue il suo cane
C’è un viaggio lungo c’è un viaggio breve
C’è una stazione in mezzo alla neve
C’è un treno che passa e si ferma al confine
C’è un doganiere che bacia il suo cane
Vedi come ci si mette a volte la vita; come una sentenza storta, un po’ di traverso e non ti fa passare né di qua né di là. O così almeno mi sembra che sia.
4 : commenti:
: )
ci sarebbe anche "In caduta libera"
Ci sarebbe, ok... ma non su YouTube. :)
Mi piace molto anche Non mi fido di me, anche in questo caso sia come testo che come musica e arrangiamento, tra la fusion e il tango... mi piace, però mi trasmette una forte carica di dolore. Non conoscevo questo autore quindi non mi rendo conto se ha azzeccato un paio di pezzi da "una volta nella vita" oppure se è davvero bravo come sembra! Che mi sai dire?
P.S. Anche L'ultima volta che ho visto i tuoi occhiali è triste... però in modo meno pesante, oserei dire con leggerezza... giusto un velo sottile di disincanto e malinconia... come se il cuore non fosse ancora andato oltre, ma sapesse bene che prima o poi lo farà. E la musica lo sottolinea bene proprio nella variazione dalla prima alla seconda parte.
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