Nutro sentimenti contrastanti riguardo queste spettacolari Olimpiadi cinesi, ormai quasi all'epilogo. Avevo già accennato, qualche post fa, alle inquietanti suggestioni figlie dell'improponibile (speriamo!) confronto tra i giochi Olimpici del 1936 a Berlino e quelli in corso a Pechino, puntualmente alimentate questi giorni da chi accosta la saetta Usain Bolt al memorabile Jesse Owens.
Le vite umane dovrebbero valere molto più di qualche centesimo tolto o qualche centimetro aggiunto a un record mondiale. Ma è questo il messaggio che ci arriva da queste Olimpiadi? Sono alquanto disgustato dal rifiuto del CIO di tributare un minuto di silenzio alle vittime del disastro aereo di Madrid di ieri. Prima ancora, mi chiedo perché non sia stato dedicata qualche iniziativa alle migliaia di vittime dell'Ossezia. E se la denuncia del Dalai Lama di centinai di civili uccisi il 18 agosto dalle milizie cinesi in Tibet è vera, perché restare in silenzio? The show must go on sempre e innanzitutto? Temo che questa attenzione a non disturbare la pax romana nella quale si svolgono i Giochi, sia un segno di quanto le ex potenze economiche siano diventate dipendenti dai capitali della nuova grande Cina.
Mi chiedevo alla vigilia se queste sarebbero state semplicemente Olimpiadi di campioni, oppure di eroi pronti a qualche gesto coraggioso in favore dei diritti umani. La risposta l'abbiamo avuta tutti: sono state innegabilmente Olimpiadi di grandi e straordinari campioni, ma pare che gli eroi mal s'addicano ad un mondo dove l'omologazione, l'inquadramento, l'irreggimentazione, prevalgono sul gesto coraggioso capace di testimoniare in favore delle minoranze, dei lutti, della libertà. Forse gli unici eroi di Pechino 2008 sono state le atlete Georgiana e Russa che si sono abbracciate sul podio esorcizzando il conflitto in corso, e pure gli attivisti pro-Tibet - tra il pubblico non tra gli atleti - arrestati fuori dagli stadi dalla Polizia cinese (quando non è impegnata ad oscurare qualche sito occidentale!).
Eroi a parte. Dove sono i campioni di una volta, quelli che vincevano con umiltà? Oggi molti vincitori sembrano compiacersi di umiliare gli sconfitti... molti sconfitti si comportano come bambini capricciosi... lo avete visto l'atleta che ha buttato per terra la medaglia, perché di metallo inferiore a quello ambito? Alla faccia dello spirito decubertiano! E io - povero illuso - che sognavo che qualche medaglia fosse restituita in segno di protesta contro l'occupazione del Tibet!
Ma certi atleti sono ancora "essere umani"? Erano proverbiali le atlete della CCCP mascolinizzate a suon di ormoni e peggio, cosa dire però di un Michael Phelps che si ingurgita 12.000 calorie al giorno... non è una forma di doping edule pure questo? Che succederà al metabolismo di questo sportivo quando smetterà di nuotare a livello agonistico? Che razza di esempio ci dà Phelps quando dichiara che la sua vita consiste in mangiare, nuotare, dormire e null'altro? Può ancora chiamarsi sport tutto questo? Si può ancora credere che l'importante non è vincere ma partecipare quando ai vincitori gli sponsor promettono premi da 6 zeri? Altro che medaglie!
Non amo volgermi al passato, ma spero in futuro di rivedere piccoli grandi uomini come il nostro Pietro Mennea... che veramente correvano solo per la gloria e con il cuore prima ancora che con i muscoli!
P.S. Proprio poche ore dopo avere scritto queste righe ho letto una intervista a Margherita Granbassi, che un po' risponde a qualche mio dubbio sul comportamento troppo acquiescente degli atleti a Pechino, quasi avessero subito una qual sorta di plagio collettivo. I cinesi si sono dimostrati maestri nell'arte di ipnotizzare e "distrarre" le masse, camuffando la realtà e censurando persino in tempo reale le dirette. E tutto il mondo, dai governi nazionali al CIO, s'è dimostrato fin troppo attento - come fa chi ossequia chi ostenta le leve del potere - a non rompere il giocattolo olimpico che il popolo cinese ha introiettato - ahimè in buona fede - come elemento d'identità e orgoglio nazionale. L'autoritarismo del XXI secolo è subdolo: ha sempre più le forme esteriori delle democrazie e allo stesso tempo gli apparati di potere e di controllo psicologica delle coscienze ispirati a quelli delle dittature. La Cina è solo l'esempio più incombente e vistoso.
1 : commenti:
Complimenti Daniele!!
Sono d'accordo totalmente.
Ciò che è triste è l'ingranaggio ormai avviato, parte di altri infiniti ingranaggi, e, tanto perchè la Cina era contro il Capitalismo, il capitalismo ha vinto nella cultura sociale, come ideale di benessere, di vita patinata e facile, di Fortuna con la F maiuscola da cui occorre farsi baciare per poter vivere emergendo!
"Cultura sociale", è un modo di dire, un'altro gioco di parole, un modo per riempire la bocca senza conoscere i veri CONTENUTI.
E' solo una moda, una tendenza, un volgere della massa, fatta da tutti noi, a idealizzare le Immagini fino a sovrapporle alla vita vera.
(quelle mal riuscite e scomode, di immagini, si eliminano, si nascondono, si NEGANO)
Ma non è cultura, anche se diventa costume sociale.
L'Olimpiade nacque per aprire a dei Valori umani, è diventata un altro micro/mega ingranaggio del polifemico Dio Commerciale, con un occhio solo, naturalmente!
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