È diversi giorni che mi scorrono davanti le immagini dello spaventoso incidente verificatosi lo scorso 8 agosto sulla A4 (la Trieste-Venezia) tra Cessalto (TV) e e San Donà (VE). Le ho viste su internet nel video registrato da una telecamera della Società Autostrade che inquadrava il tratto dove si è verificata la tragedia.
Immagini che si sovrappongono al ricordo di altre immagini...
Un paio di mesi fa, dopo essere uscito dal lavoro ad Assisi, mi sono trovato imbottigliato e incolonnato in superstrada come non era mai successo in 12 anni che compio quel tragitto: avrei impiegato addirittura un paio d'ore per arrivare a casa a Perugia quando di norma basta un quarto d'ora. S'era verificato un incidente e vicino all'uscita di Ospedalicchio tutti noi automobilisti potemmo realizzarne la gravità. Solo tanta fortuna, aveva evitato che ci fossero state vittime. Un autoarticolato proveniente da Perugia nel bel mezzo d'un rettilineo aveva sbriciolato il boston centrale e invaso in diagonale la nostra direzione di marcia fino a schiantarsi sul guardrail opposto, qui la motrice era rimasta incastrata senza cadere nella scarpata, completamente distrutta ad altezza ruote ma con la cabina di guida sostanzialmente integra. Ora il traffico di entrambe le direzioni procedeva a passo d'uomo sulle due corsie dell'unica carreggiata ancora percorribile. La sorte aveva voluto che nessun altro autoveicolo transitasse al momento del salto di carreggiata del pesante automezzo altrimenti - lo pensai io e sicuramente tutti quanti osservavano la scena - sarebbe stata una mattanza. Il giorno dopo ripercorrendo il rettilineo dove il camion aveva sbandato constatai l'assenza di qualunque tentativo di frenata... dunque un malore o un colpo di sonno.
Vedere il video dell'incidente sull'A4 per me è stato "rivedere" proprio quello che per un istante, con un brivido, avevo immaginato sarebbe accaduto qui a Ospedalicchio se altri autoveicoli fossero transitati nel momento dell'incidente. Ecco quel che raccontano le immagini... nel momento in cui il camion bianco diretto verso Venezia divelve lo spartitraffico, sta sopraggiungendo in direzione Trieste un camion rosso e due auto in fase di sorpasso: ci rendiamo conto che nessuno potrà evitare l'impatto. Solo la seconda auto, se solo avesse rispettato la distanza di sicurezza dalla prima, forse avrebbe potuto cavarsela. Invece viaggia ad alta velocità appiccicata al veicolo precedente, colpevolmente al di sotto della distanza di sicurezza... un comportamento irresponsabile, che purtroppo vedo ripetersi spesso attorno a me, per mano soprattutto di neopatentati che scambiano l'asfalto delle strade con quello dei circuiti, per inesperienza e incoscienza. In un istante il camion bianco invade la carreggiata opposta il conducente del camion rosso viene travolto subito, gli stop delle due auto sulla corsia di sorpasso si accendono disperatamente per un istante. La prima auto scompare nel camion, come un fantasma che attraversa un muro, e già la seconda fa la medesima fine. Poi esplodono i serbatoi di benzina, dei camion e delle auto, e scoppia l'inferno. Durissimo il bilancio dell'incidente, alla fine si conteranno 7 vittime: i due camionisti, 3 persone sulla prima auto e 2 sulla seconda.
Nel frattempo la Morte, come appagata della strage appena compiuta, sfiora e raggela altre persone coinvolte coi loro mezzi sulla carreggiata di sinistra, le lascia però uscire miracolosamente vive, per ricordarlo e raccontarlo.
Questo video mi ha suscitato tante emozioni. In primis la pietà per le vite scomparse allora che in una manciata di secondi l'A4 s'è trasformata in un teatro di guerra... poi il senso d'ineluttabilità del nostro destino: quando assume la forma di un TIR che d'improvviso ti taglia la strada a pochi metri, hai appena il tempo di capire che non puoi far nulla per evitare la fine... poi l'amarezza per le norme di sicurezza non rispettate: da quanto tempo non dormiva il camionista che ha provocato la propria morte e quella di altre persone? Questa tragedia mostra drammaticamente come la nostra vita sia appesa a un fragile filo: un camion che ci piomba addosso non distingue l'automobilista prudente da quello folle. Essere prudenti e responsabili è chiaramente un dovere, per noi e ancor più per gli altri, ma non è garanzia di nulla.
Proprio di fronte a scene come questa - drammatiche quanto quelle dell'11 settembre, delle guerre recenti, di tutte quelle di cui abbiamo memoria - mi chiedo come facciano così tante persone a non credere che la vita continui anche dopo la morte. Che senso avrebbe nascere in un mondo difficile come questo se tutto finisse qui? Se non ci fosse un dopo vivremmo solo per riempirci alternativamente di piaceri e di sofferenze, in attesa che una sorte capricciosa, che premia i buoni quanto i cattivi e punisce i cattivi quanto i buoni, ci soffi via... no, non riesco a crederlo. Che siamo qui solo di passaggio, da un prima a un dopo, per me è evidente quanto è vero che il sole tramonta per risorgere la mattina seguente.
Prego che quelle persone che hanno incontrato una sorte così spietata, così come tutti coloro che muoiono similmente in conflitti o assassinati o straziati in qualsivoglia modo feroce, allorché trapassano a miglior vita, non s'arrestino alle soglie del Cielo, ma possano subito volare, col loro corpo di luce, Là dove l'unica legge che vince è quella di Dio e del suo Amore.
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giovedì 14 agosto 2008
Un incidente spaventoso
Il post precedente è stato pubblicato da
Daniele Passerini
alle
19:29
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2 : commenti:
Ho visto alcuni fotogrammi di quel video sull'articolo del Corriere della Sera. Non ho avuto il coraggio di guardare le immagini in movimento, e però le foto avevano su di me una strana fascinazione/repulsione, mi mettevo dentro ogni macchina e mi immaginavo che stessero pensando i passeggeri di ciascuna. Anche io ho avuto un'esperienza brutta per strada qualche anno fa (2001), stavo andando in vacanza verso Sanremo con amici, siamo entrati in una galleria e deve esserci stato un incidente tra veicoli davanti a noi (non abbiamo visto), non siamo riusciti a capire però a quanto sembra scoppiò un incendio, siamo usciti dalla macchina e siamo corsi fuori, la galleria pareva non finire mai. Peraltro la macchina era a 3 porte, io stavo davanti però lì per lì non riuscivo a fare alcunché, mi ha dovuto ordinare mia cugina da dietro "Chiara, apri!". Neanche allora, nessuna vittima, fortunatamente.
In 25 anni che guido ho avuto 2 incidenti gravi...
Nel 1995 l'auto (una Fiat Uno) ha sbandato sulla strada bagnata ed è andata dritta contro il guardrail (allo svincolo di Madonna Alta per intenderci, vendendo da Ponte San Giovanni): incredibilmente un po' per la spinta in alto data dal cordolo, un po' perché il guardrail era già stato piegato da qualcun altro prima di me, sono letteralmente salito con l'auto sopra il guardrail e sono rimasto incastrato lì, con le due ruote anteriori di nuovo a terra nell'aiuola e le due posteriori in aria. In officina il meccanico mi disse che dovevo essere uno molto fortunato. Mi fece vedere il fondo dell'auto che se ne stava sollevata sopra il ponte idraulico: il supporto verticale del guardrail aveva tagliato il sotto scocca come un apriscatole... il taglio si fermava pochi millimetri prima del serbatoio della benzina!!!
Nel 1998 - nonostante in quel periodo soffrissi una grave crisi ipertiroidea - continuavo ad andare al lavoro ad Assisi perché non mi piaceva l'idea di mettermi in malattia (capito Signor Ministro che-fa-di-tutta-l'erba-un-fascio Renato Brunetta???). Ero sulla quattro corsie tra Ospedalicchio e Bastia... più che un colpo di sonno è stato un momento di assenza, come un black out della mia coscienza, che non credo sia durato più di qualche manciata di secondi: quando son tornato in me mi son reso conto che stavo per tamponare l'auto che mi precedeva (ho beccato uno di qui conducenti che cammina a 50km/h in superstrada). Per evitarlo mi sono buttato sulla corsia di sorpasso, ma così facendo l'auto (una Ford Ka) ha cominciato a sbandare. Ho tentato di riprenderla ma s'è intraversata del tutto, sono finito nella scarpata ribaltandomi numerose volte. Macchina distrutta; io acciaccato ma tutto intero (santa cintura e sant'airbag!).
In entrambi i casi riconosco di essere stato incredibilmente fortunato... Per questo ogni volta che mi trovo di fronte alla scena di un incidente mortale mi chiedo: "Perché loro no e io sì? Di certo non lo meritavo più di loro... e allora perché?" E siccome credo in Dio e che sia un Dio immensamente buono, la mia risposta è che la violenza, la crudeltà e la morte siano solo illusioni (reali) di questo mondo... che la vita sia come un elaboratissimo sogno (che a volte può assomigliare ad un incubo) da cui ci svegliamo morendo.
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