Concludo, riportando ancora un paio di articoli, la parentesi aperta sull'idrogeno, argomento che mi affascina. Alimenta infatti la mia speranza di vedere mia figlia crescere in una società dove al collasso di modelli di vita e consumo ecologicamente insostenibili faccia da contrappeso un dilagante utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e una tecnologia finalmente al servizio dell'uomo e dell'ambiente, non solo nel "ricco" occidente ma anche nel "povero" sud del mondo.
Da oggi in superstrada si può fare il pieno a idrogeno
COLLESALVETTI (Livorno). Taglio del nastro ufficiale questa mattina per il primo distributore di idrogeno di Italia, che è addirittura il primo erogatore al mondo di idrogeno prodotto utilizzando energia rinnovabile. Al distributore Eni (Agip) di Grecciano (nella foto i pannelli fotovoltaici installati sul tetto), sulla superstrada Fi-Pi-Li, stamani è arrivato il top management dell´Eni, tra cui l´ingegner Angelo Taraborrelli, direttore generale della divisione Refining & marketing di Eni, l´ingegner Gioacchino Costa e l´ingegner Riccardo Treré. Ad oggi non esiste una normativa italiana che consente ai veicoli alimentati ad idrogeno di circolare, quindi verranno a rifornirsi solo i prototipi di Multipla bifuel e alcuni Doblò che stanno progettando alcune aziende di Pontedera, come la Ilt, in collaborazione con la Piaggio. Dal punto di vista delle fonti rinnovabili, la stazione di Grecciano è in grado di produrre 110mila dei 300mila kilowattori annui che rappresentano il fabbisogno di tutta l’area di servizio. Risultato raggiunto grazie ai pannelli solari che rivestono tutta la superficie del tetto e alle torri eoliche installate sul retro della stazione, un impianto ibrido quindi, realizzato vincendo un bando della Regione Toscana.
Per Rifkin la rivoluzione dell´idrogeno è a un passo
SAN ROSSORE (Pisa). Forse era l’ospite più atteso, il personaggio che più di ogni altro evocava suggestioni e scenari avveniristici. E così è stato, ma solo in videoconferenza, perché alla fine Jeremy Rifkin, l’uomo dell’economia dell’idrogeno, è rimasto negli Stati Uniti portando al meeting di San Rossore un contributo «a distanza», che non ha mancato di ricevere apprezzamenti nella platea che lo ha ascoltato con notevole interesse. Anche lui ha insistito a lungo sulla fine del petrolio, parlando di una finestra di una ventina d’anni al massimo. «A quel punto – ha detto – quando i due terzi del petrolio saranno nel Medio Oriente e tutti lo vorranno, l’America, la Cina, l’India, cosa mai succederà?». Da qui, la sfida dell’idrogeno, che secondo Rifkin è stata raccolta in modo non episodico, come rivelerebbero «alcuni segnali che giungono da tutto il mondo». L’economista però non nasconde le difficoltà nel dover pensare proiettati nel futuro. E prende come termine di paragone il computer: «Se qualcuno trent’anni fa avesse detto che in ogni casa e in ogni ufficio ci sarebbe stato un computer, per di più collegati a internet, lo avremmo preso per pazzo. È così che dobbiamo ragionale per le celle combustibili a idrogeno. Altri trent’anni e famiglie e imprese produrranno la loro energia, più di quanto ne hanno bisogno, condividendola con i loro vicini». Rifkin non manca neppure di indicare un esempio, ovvero il lancio ormai imminente di cartucce portatili all’idrogeno con un’autonomia di 60 ore di energia. Ricorda che l’aeroporto di Monaco è alimentato con energia che ha questa origine e regala una curiosità: in occasione dell’ultima interruzione di elettricità a New York, le sole luci accese erano proprio i lampioni all’idrogeno di Central Park.
(19/07/2006 - www.greenreport.it)
Per Rifkin la rivoluzione dell´idrogeno è a un passo
SAN ROSSORE (Pisa). Forse era l’ospite più atteso, il personaggio che più di ogni altro evocava suggestioni e scenari avveniristici. E così è stato, ma solo in videoconferenza, perché alla fine Jeremy Rifkin, l’uomo dell’economia dell’idrogeno, è rimasto negli Stati Uniti portando al meeting di San Rossore un contributo «a distanza», che non ha mancato di ricevere apprezzamenti nella platea che lo ha ascoltato con notevole interesse. Anche lui ha insistito a lungo sulla fine del petrolio, parlando di una finestra di una ventina d’anni al massimo. «A quel punto – ha detto – quando i due terzi del petrolio saranno nel Medio Oriente e tutti lo vorranno, l’America, la Cina, l’India, cosa mai succederà?». Da qui, la sfida dell’idrogeno, che secondo Rifkin è stata raccolta in modo non episodico, come rivelerebbero «alcuni segnali che giungono da tutto il mondo». L’economista però non nasconde le difficoltà nel dover pensare proiettati nel futuro. E prende come termine di paragone il computer: «Se qualcuno trent’anni fa avesse detto che in ogni casa e in ogni ufficio ci sarebbe stato un computer, per di più collegati a internet, lo avremmo preso per pazzo. È così che dobbiamo ragionale per le celle combustibili a idrogeno. Altri trent’anni e famiglie e imprese produrranno la loro energia, più di quanto ne hanno bisogno, condividendola con i loro vicini». Rifkin non manca neppure di indicare un esempio, ovvero il lancio ormai imminente di cartucce portatili all’idrogeno con un’autonomia di 60 ore di energia. Ricorda che l’aeroporto di Monaco è alimentato con energia che ha questa origine e regala una curiosità: in occasione dell’ultima interruzione di elettricità a New York, le sole luci accese erano proprio i lampioni all’idrogeno di Central Park.
(20/07/2006 - www.greenreport.it)
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