Siamo appassionati d’Amore onestà spiritualità arte poesia politica democrazia sostenibilità tecnologia green-energy cold-fusion LENR medicina alternativa cambi di paradigma rivoluzioni scientifiche criptoarcheologia e “tante cose infinite, ancor non nominate”. Siamo uno specchio capovolto della realtà, fuori c’è il patriarcato qui una "società gilanica", fuori c’è ancora la società del petrolio qui dentro siamo pro E-Cat (funzionanti), mobilità elettrica, fotovoltaico, sistemi d'accumulo ecc.

>>>> CERCHI LIBRI SUL BENESSERE DEL CORPO, DELLA MENTE E DELLO SPIRITO?

BACHECA DEL BLOG

22passi è un blog non una rivista on line, pertanto la responsabilità di quanto scritto in post e commenti dovrebbe appartenere solo ai rispettivi autori. In ogni caso (cfr. Sentenza Corte di Cassazione n. 54946 del 27 dicembre 2016), le persone fisiche o giuridiche che si reputassero diffamate da determinati contenuti, possono chiederne la rimozione contattando via email l'amministratore del blog (vd. sezione "Contatti") e indicandone le "coordinate" (per es. link, autore, data e ora della messa on line).

giovedì 30 novembre 2017

1 dicembre 2017: inizia la REIvolution del Welfare italiano?

Post di Daniele Passerini

A partire da domani 1 dicembre 2017, tutti cittadini in possesso dei requisiti previsti dal Decreto legislativo 15 settembre 2017 n. 147 potranno presentare ai Comuni la domanda per il Reddito di Inclusione (ReI), la misura nazionale di contrasto alla povertà che subentra al Sostegno all'Inclusione Attiva (SIA), utilizzando l'apposito modulo messo on line dall'INPS da pochi giorni.

Per ora potranno accedere (semplificando parecchio, perché ci sono diverse condizioni e sub-requisiti) le famiglie con un ISEE inferiore a 6000€ che abbiano al loro interno: figli minori o figli disabili in presenza di genitori o disoccupati che abbiano compiuto 55 anni o donne in stato di gravidanza.
Queste per ora sono infatti le famiglie ritenute più bisognose, poi, a partire da luglio 2018 la platea dei beneficiari dovrebbe venire allargata.

Chi è interessato a conoscere i requisiti precisi per l'accesso e ai tetti massimi di contributo economico che verranno ricaricati mensilmente sulla nuova Carta ReI del governo Gentiloni (già Carta SIA del governo Renzi, già Carta acquisti del governo Berlusconi), può consultare l'esaustiva circolare INPS linkata a fine post oppure - è abbastanza completa - la pagina dedicata al ReI on line sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Formalmente il ReI è il proseguimento del SIA, poiché ne eredita molta forma e sostanza (il SIA stesso era stato concepito come “misura ponte” preliminare al ReI), ma si configura come qualcosa di molto più innovativo e soprattuto strutturale. 
Innanzitutto il ReI aspira a diventare un LivEAS (Livello Essenziale di Assistenza Sociale) con tutto quello che ne consegue: attorno all'attuazione di questa nuova misura “universale” è stato tracciato (a partire dal finanziamento PON Inclusione – Avviso 3/2016) il disegno di una vera e propria riorganizzazione strutturale dell'intero servizio sociale nazionale, incardinato dalla fine degli anni '90 nei Comuni.
Di più, il ReI non vuole essere solo uno dei LivEAS, vuole essere il primo livello essenziale del welfare, il LivEAS più essenziale di tutti, preso atto che proprio la povertà e il depauperamento della popolazione sono l'emergenza sociale da contrastare. 

È stato stimato che il 40-60% delle persone oggi beneficiarie di contributi economici attivati dai Servizi Sociali comunali potranno rientrare nel ReI ed uscire dunque dai bilanci comunali andando a carico di quelli statali. Questo significa che i Comuni, con le risorse così risparmiate, potranno attivare altre tipologie di intervento e sostegno sociale, mentre per l'improcrastinabile rafforzamento degli organici dei Servizi Sociali dovrebbero arrivare risorse dallo Stato centrale, in continuità ed integrazione (vd oltre) a quelle del PON Inclusione. 

Si apre insomma tutta una nuova stagione di programmazione e riorganizzazione, equiparabile a quella avviata a inizio millennio dalla Legge 328/2000 (la prima legge quadro italiana del sistema di welfare nazionale), la cui spinta propulsiva, ahimè, durò molto poco, anche a causa della caduta del secondo governo Amato e al ritorno in sella di Berlusconi. Di fatto, sforbiciandone i Fondi, la destra impedì la compiuta attuazione di una Legge voluta dai precedenti governi di sinistra. 
La rivoluzione del ReI alle porte, se si realizzerà come previsto, sarà molto più profonda. La L. 328/00 ha modificato in primis gli assetti giuridici e istituzionali (a partire dalla creazione degli Ambiti Territoriali sociali e dalla ridefinizione complessiva della ripartizione delle competenze tra Fondi sociali e Fondi sanitari), il ReI porterà invece a una modifica radicale delle modalità di lavoro e della dotazione di personale degli Uffici servizi sociali.

Il ReI presuppone infatti l'esistenza di una efficiente rete tra Servizi sociali e tutti gli altri Servizi territoriali (i Centri per l'Impiego innanzi tutto, i Servizi ASL, la Scuola, l'accesso all'Edilizia agevolata pubblica, i servizi territoriali del Ministero di Grazia e Giustizia, il privato sociale, il volontariato, l'associazionismo ecc.). Dalla qualità e forza di questa “infrastruttura sociale” dipende il futuro del ReI e dello stesso sistema di Assistenza sociale nazionale che il legislatore ha voluto decisamente incernierare su questa nuova misura.
Ma al momento, è proprio la spina dorsale di questa infrastruttura chiamata a sostenere il carico di lavoro del ReI ad essere drammaticamente fragile e sottodimensionata rispetto al compito. Condizionare il ReI, giustamente, alla messa in piedi di un progetto individualizzato e multidisciplinare di inclusione sociale, da fare sottoscrivere al nucleo familiare e seguire e monitorare in itinere, significa dover garantire la figura dell'assistente sociale nel Sistema Sociale Nazionale esattamente come la figura del medico di base è garantita nel Sistema Sanitario Nazionale. Questo però è ben lungi da ciò che oggi si verifica nei Servizi.

Gli assistenti sociali che lavorano negli enti locali italiani risultano essere 11.052, che diviso per 7.978 Comuni, dà una media di 1,3 assistenti sociali per Comune. Ma si tratta di un numero ben poco significativo, poiché vengono pesate allo stesso modo (sic!) città come Roma (2.234.100 abitanti), cittadine come Assisi (28.400), paesi come Valfabbrica (3.400) e comprende gli assistenti sociali in maternità, malattia e part time. Comunque sia, questi 1,3 assistenti sociali “in media” per Comune, si occupano ogni giorno di tutte le aree e tutte le problematiche che afferiscono ai servizi sociali: dalla povertà alla tutela dei minori, dall'immigrazione all'integrazione socio-sanitaria, passando per handicap, non autosufficienza, progetti di vita indipendente, accompagnamento al lavoro, assistenza domiciliare, assistenza scolastica ecc.
Scendendo di dettaglio, i dati dicono che Italia ci sono aree “virtuose” (poche!) con un assistente sociale ogni 3.000-2.500 abitanti, aree a metà strada (molte!) – come il Comune di Assisi – con un assistente sociale ogni 10.000-9.000 abitanti. Ma anche zone (troppe!) del tutto prive di un Servizio sociale, cioè con nemmeno un assistente sociale, e non parliamo necessariamente di territori meno sviluppati, parliamo di molti piccoli Comuni e di tante periferie delle grandi città.

Davanti a numeri del genere è evidente che l’infrastruttura sociale nazionale è una rete disomogenea e debole, piena di strappi e buchi, su cui sta per essere lanciato addosso un TIR. Con tale consapevolezza, già con la legge di Bilancio 2018 attualmente in discussione, pare si stiano cercando dei rimedi. Servono risorse, serve liberare i Comuni dal blocco del turn over, consentendo l'assunzione (molti enti non possono assumere pur avendo le risorse per farlo) degli assistenti sociali necessari a garantire l’attuazione del ReI e di tutta quella rete di servizi necessaria a non ridurlo a un bonus monetario. In Commissione parlamentare sono stati presentati emendamenti alla Legge di Bilancio che vanno proprio in questa direzione, due in particolare sono stati presentati dal Pd: il primo aumenta dal 15% al 20% il Fondo contro la Povertà, destinando obbligatoriamente una quota all’implementazione dei servizi sociali; il secondo prevede che “al fine di garantire sistematicamente l'infrastruttura sociale della legge e i servizi” richiesta dal ReI in quanto LivEAS, “possono essere effettuate assunzioni di assistenti sociali in deroga ai divieti e alle limitazioni di nuove assunzioni previste dalla legislazione vigente, anche nel caso in cui l'amministrazione interessata sia in situazione di soprannumerarietà ovvero in condizioni strutturalmente deficitarie o in stato di dissesto”. 

Senza abbastanza assistenti sociali per definire, mediare, concordare e seguire i progetti delle famiglie beneficiarie del ReI, il rischio è quello di una presa in giro. L’erogazione del sussidio è vincolata all’adesione al progetto, ma se gli assistenti sociali sono troppo pochi, i progetti arriveranno con tempi lunghissimi o saranno fatti “a fotocopia”, oppure si tradirà lo spirito del ReI e arriveranno i soldi senza progetto (facendo slittare la proroga alla sottoscrizione dei progetti oltre quella già fissata a luglio 2018). Sarebbe un disastro, perché il ReI può realmente essere uno strumento innovativo, ma se fosse snaturato rischia di diventare l'ennesima (e per di più costosissima) misura assistenzialistica "a fondo perduto".

Fonti: 
P.S. Tutto oro quel che luccica?
Il dubbio che siamo di fronte a uno dei più grandi spot elettorali della storia della Repubblica sorge spontaneo, ma cerchiamo positivamente di allontanarlo, per preservare quello che comunque di buono nel ReI c'è.
Resta la sensazione che si sia messo - abitudine molto cara in Italia - il carro davanti ai buoi, forse persino davanti agli scoiattoli... auspichiamo che gli scoiattoli possano essere resi enormi e forti come buoi, così da riuscire a tirare il carro.
Sorvolo su tanti dubbi "tecnici", che potranno però essere affrontati e risolti strada facendo.
Uno però lo dico. Da assistente sociale ritengo molto rischioso avere previsto l'utilizzo della carta ReI - oltre che per pagare spesa, medicine, bollette ecc. - anche per prelevare (fino a un massimo della metà del contributo mensile) denaro contante dagli sportelli automatici (con tanto di paradossali commissioni di 1,75€ alle banche e 1,00€ alle Poste!). La Carta SIA non lo consentiva e non riesco a comprendere lo scopo di tale novità! A meno che dentro qualche Ministero qualcuno, zitto zitto, non abbia valutato che così facendo - attraverso sigarette, alcol, gratta&vinci e altri beni soggetti a Monopolio - lo Stato potrà recuperare una bella fetta di quello che dà alle famiglie povere... altra abitudine molto italiana, quella della mano che non sa cosa faccia l'altra.

43 : commenti:

Daniele Passerini ha detto...

Zero commenti...
è una dimostrazione del fatto che in Italia i tema del welfare, dell'assistenza e dell'inclusione sociale, della solidarietà, non interessano a nessuno? Non è un bel segno... :(
Considerato, per di più, che il livello medio di cultura degli utenti di questo blog è alto, questo disinteresse mi sembra un segno molto preoccupante, in generale, rispetto al livello della partecipazione civica in Italia. E mi fa intuire come sia potuto accadere che i governi Renzi-Gentiloni abbiano costruito una misura strutturale così importante senza che la gente quasi se ne accorgesse.

mario massa ha detto...

@Daniele
"è una dimostrazione del fatto che in Italia i tema del welfare, dell'assistenza e dell'inclusione sociale, della solidarietà, non interessano a nessuno? "

Secondo me è la dimostrazione che la gente è avvilita: qualunque cosa si decida di fare non cambia nulla per mancanza di fondi. Temo che l'unica cosa che potrà migliorare le cose sarà una vera ripartenza dell'economia, ma quella non la si ottiene con leggine in parlamento.

Daniele Passerini ha detto...

@Mario Massa
Ahimé, gli economisti sanno bene che pessimismo/ottimismo dei cittadini è una variabile che, oltre a essere condizionata dallo stato di salute dell’economia di un Paese, retroagisce a sua volta sull’economia stessa: è un cane che si morde la coda.
Mario, spero che non sei ancora ancorato al mito della crescita infinita, in un pianeta con risorse finite è impossibile... salvo che Luna, Marte e asteroidi divengano la nuova Frontiere e le risorse andiamo a prenderle lassù e i rifiuti prodotti dalla nostra “civiltà” a loro volta li scarichiamo lassù.., sempre che non saltino fuori gli alieni a multarci per inquinamento di sistema solare protetto! :)

Daniele Passerini ha detto...

P.S. Grazie per il commento, obbligato! ;)

mario massa ha detto...

@Daniele
"Mario, spero che non sei ancora ancorato al mito della crescita infinita"

No, come non credo alla necessità della crescita demografica per cui secondo alcuni occorrerebbero sovvenzioni a chi ha più figli. La popolazione italiana non è in diminuzione anche se non facciamo figli (quando ero piccolo io eravamo in 50 milioni, oggi siamo più di 60), per cui perchè preoccuparsi? E' solo grazie agli stranieri? E allora? (purchè non siano clandestini).

Qui:
https://www.indexmundi.com/g/g.aspx?c=it&v=67&l=it
si può vedere come il PIL attualizzato e a parità di potere di acquisto sia cresciuto fino al 2008 e poi si sia stabilizzato a un valore 30% superiore a quello del 2000 e enormemente superiore a quello di molti anni prima.
Come è possibile quindi che oggi tutti diciamo che economicamente si sta peggio e sono aumentati i poveri?
Qui:
https://pagellapolitica.it/dichiarazioni/7163/il-reddito-degli-italiani-prima-e-dopo-la-crisi
è riportato il reddito disponibile pro capite e l'andamento non è molto diverso.

Commè (direbbe Bertoldo)?
La mia sensazione è che a forza di garanzie l'italia sia divisa in due: una parte con lavoro o pensione garantita e un'altra che fa la fame. Inoltre la mia sensazione è che si usino un sacco di soldi per cose che una volta non c'erano, questo sia a livello statale che privato, per cui alla fine anche se il PIL procapite non è diminuito sono diminuiti i soldi nelle tasche degli italiani. Queste cose non è detto che siano inutili, ma non si può avere botte piena e moglie ubriaca. Esempi: spese per il clima: un'auto Euro6 costa molto di più di una Euro1 di 20 anni fa: giusto per il clima, ma quei soldi rinchiusi in iniezione elettronica e marmitta catalitica non ce li hai più. Spese per la sicurezza: normative, sistemi ISO9000, certificazioni obbligatorie, assicurazioni obbligatorie, ma anche 6 airbag, auto che devono resistere al crash-test, obbligo di pneumatici invernali e estivi, seggiolini omologati per bimbi. Tutte cose sacrosante, ma altri soldi che non ci sono più. Poi ci sono le nuove tecnologie: quanto costa a una famiglia media cellulare o smartphon per tutti, computer, Internet, tablet, giochi tecnologici per i bimbi? E l'asciugatrice, chi l'aveva 20 anni fa? Poi c'è la salute: 20 anni fa andavi dal medico se stavi male, oggi se non fai i ceck-up pensi di dover morire domani: la prevenzione è sacrosanta, ma non è gratis. Poi ci sono cure mediche costosissime: una volta ti ammalavi di tumore e quasi sempre morivi. Oggi ti tengono in vita anche per molti anni con chemio che costano anche migliaia di euro per la comunità, ti veniva un infarto e morivi, oggi ti trapiantano. Bellissimo, ma sono soldi che vanno. E siccome viviamo di più da anziani siamo un costo dato che siamo più vecchi, ma non più sani (spero di non avere istigato Silvio: a proposito la sua assenza mi preoccupa). Quando ero ragazzo in ospedale c'erano 6 letti per stanza, oggi 2. Allora al massimo ti facevano delle economicissime radiografie, oggi TAC, Risonanza e PET. Poi ci sono le famiglie distrutte da separazioni e divorzi (triplicati in 20 anni): una famiglia che abitava in una casa, dopo ne abita 2. E paghi doppio di tutto + avvocati e psicologi.

Alla fine la gente dice:"non arrivo a fine mese".

A parte uno stato più efficiente (ma è illusorio sperare in miglioramenti superiori a pochissimi %), o rinunciamo a questo tenore di vita medio, o migliora l'economia per cui ci sono più soldi per tutti. Se possibile opto per la seconda.

Daniele Passerini ha detto...

@Mario
Condivido più o meno tutto.
Certo, i redditi sono mediamente cresciuti, ma sono aumentate le spese ed è diminuito il potere di acquisto.
I risparmi sono stati consumati.
Il depauperamento del sempre più residuale ceto medio è iniziato negli anni ‘90 e non si è più arrestato.
La povertà è aumentata in modo massiccio.
Certo, se il nostro stile di vita medio fosse meno dispendioso le cose potrebbero andar meglio... ed è vero che oggi si spende per tantissime cose superflue sé non inutili.
La ripresa dello sviluppo economico - dicono gli indicatori - c’è già, ma parallelamente deve anche abbassarsi un po’ il livello delle spese inutili delle famiglie: il modello consumistico ha mostrato i suoi limiti intrinsechi, se non cresce parecchio la gente che aderisce ai nuovi modelli di consumo (legati alla cooperazione etica tra popoli, alle energie rinnovabili, allo sviluppo sostenibile, al riciclo ecc.) no lo sviluppo inevitabilmente si arresterà di nuovo. Abbiamo un’economia di mercato che produce beni adatti a un livello di ricchezza che appartiene solo a una minoranza... non possono essere certo i nuovi poveri a trainare una siffatta economia!
Avrai sicuramente sentito parlare di questo:
http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/notizie/2017-12-01/censis-economia-ripresa-trainano-industria-ed-export-ma-cresce-italia-rancore-094437.shtml?uuid=AEK13bLD

Silvio Caggia ha detto...

@Mario Massa
Ciao Mario, visto che mi chiami in causa io sono ovviamente per la prima ipotesi, sono per la decrescita felice...
Molte delle cose che elenchi sotto la voce stile di vita sono per me falsi bisogni creati da un marketing irresponsabile.
Specie nella sanità.
Ed i numeri mi danno ragione, basta guardare, lo ripeto fino alla nausea, le statistiche eurostat sulla speranza di vita SANA in picchiata... La causa? Proprio l'overdiagnosys

Daniele Passerini ha detto...

@Silvio
Evvai, ora la discussione si fa interessante! :)

Silvio Caggia ha detto...

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=158286891586327&id=130957770985906

pegupe@gmail.com ha detto...

Daniele

Il tuo rammarico sulla scarsa partecipazione al tema da te trattato, purtroppo è un segnale dei tempi ed il principale motivo che rende i potenti sempre più prepotenti. Il luogo comune “tanto sono tutti uguali” è l’alibi che giustifica la nostra irresponsabilità e ci fa entrare nella sindrome della comoda critica, quando la responsabilità è solo nostra. Abbiamo la fortuna di vivere in un sistema democratico, ma non ne facciamo uso. La politica, sempre più, trasforma i cittadini in tifosi oppure in giudici indignati che non esercitano il potere della loro indignazione e i potenti sanno che un tifoso difficilmente abbandona la squadra del cuore. Se costoro fossero certi di non essere rieletti, quando disattendono in modo palese le loro promesse, forse farebbero più attenzione alle esigenze dei cittadini che li hanno eletti.
Quando il sig. Renzi si presentò alle primarie, io gli diedi il mio voto e lo feci perché condividevo quasi interamente la sua linea politica, ma compresi quasi subito che non aveva alcuna intenzione di realizzare ciò che aveva promesso. Se tutti coloro che condividevano le sue promesse, avessero fatto come me, Renzi sarebbe ritornato a Rignano il giorno dopo aver pronunciato la famosa frase “Enrico stai sereno”. Certo è utopistico pensare che chi ha posti di potere, come i parlamentari, possa abbandonare chi può conservargli quel potere, ma io mi rivolgo a coloro che vivono fuori da quegli interessi e che, almeno ogni due anni, sono chiamati a decidere i destini di chi li governa. Berlusconi ha governato per 20 anni e ce lo ritroviamo ancora tra i piedi, ma di chi è la colpa se non di chi continua a lamentarsi disertando le urne? Costoro, secondo me, sono i veri, inconsapevoli, nemici della democrazia.
Smettiamo di pensare che tanto tutti sono uguali e continuiamo a mandare a casa chi non fa ciò che ha promesso di fare e vediamo se avranno il coraggio di fare leggi che ci impediscano di andare a votare.
L’indignazione quando è diserzione non è diversa dall’indifferenza. Gli ignavi, lo stesso Dante, li mise nell’Antinferno e li sottopose a terribili tormenti.
So che questo mio pensiero susciterà l’indignazione di molti, ma è proprio ciò che desidero.

Antonio ha detto...

Ciao Daniele e tutti, come vanno le cose?
Sono mesi che non scrivo nulla qui sia per mancanza di argomenti che mi interessano sia per la totale mancanza di tempo.

Curiosamente questo argomento (diciamo un aspetto strettamente correlato) mi sta a cuore pur non avendo competenze specifiche che non siano quelle di essere un "attore" del mondo del lavoro.

Premesso che approvo queste misure che vanno a cercare di arginare delle situazioni di grande disagio sociale e personale non ritengo che possano essere delle misure a lungo termine.
Le vedo come un "workaround" così come sono perplesso che lo possano essere cose come il salario di cittadinanza e similari.

In sintesi la domanda che voglio farti è semplice:
L'uomo secondo te ha bisogno di reddito o ha bisogno di lavoro (inteso come una attività che lo gratifichi rendendolo utile a sé, ai propri cari ma soprattuto alla crescita e al benessere dei suoi simili)?

Vorrei sapere il tuo parere (o anche quello di altri) prima di andare avanti nel mio ragionamento.

pegupe@gmail.com ha detto...

Antonio
Penso che l'uomo abbia bisogno di potersi realizzare piuttosto che di reddito e di lavoro.

Daniele Passerini ha detto...

@Silvio
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=158286891586327&id=130957770985906
Fortunatamente non tutti siamo "topi", che chi più chi meno un po' lo siamo non si discute, che ci siano forze potenti (economiche, ma non solo) che ci vorrebbero tali non si discute... ma grazie al cielo ci sono tante persone che sono ancora in grado di uscire dai corridoi/labirinto del test da laboratorio.

Daniele Passerini ha detto...

@pegupe
...ma di chi è la colpa se non di chi continua a lamentarsi disertando le urne?
Condivido in pieno il tuo pensiero.
Bisogna però riconoscere che la scelta offerta dal menù riesce a scontentare praticamente tutti i palati. Ognuno di noi alle prossime elezioni dovrà mandar giù ANCHE qualcosa che, in una certa percentuale, non gli piace... e qua si entra in un campo dove la razionalità ha pochi strumenti su cui poggiare e finisce ad essere più una questione... di pancia (nel senso del "cervello emotivo").

Daniele Passerini ha detto...

@Antonio
Premesso che approvo queste misure che vanno a cercare di arginare delle situazioni di grande disagio sociale e personale non ritengo che possano essere delle misure a lungo termine.
Innanzitutto felice di risentirti. Anche io ho sempre pochissimo tempo, ma cerco di non dimenticare che esiste anche questo blog! :)
Allora, da persona che invece di politiche sociali è competente, ti dico che - come qualsiasi esperto ti confermerebbe - un Welfare State che funzioni DEVE fondarsi su misure strutturali e con continuità nel tempo. Il problema dell'Italia è proprio che da quest'orecchio qui non ci sente!
Qui sono di moda le misure spot, con radicali cambi di rotta da governo a governo, preoccupandosi spesso di smantellare ciò che i governi precedenti hanno fatto piuttosto che proporre realmente qualcosa di diverso (e soprattutto migliore).
Non avremmo avuto una Legge 328 nel 2000 (la prima legge quadro sull'assistenza sociale, che era invocata da quasi mezzo secolo!) se non ci fossero stato prima un "filotto" di governi centro-sinistra (dal 1996 al 2000) Dini, Prodi, D'Alema, Amato. Di fatto dopo la caduta dell'ultimo governo Amato, è stata abbandonata a sé stessa dai governi successivi di centro destra ed è stata attuata a macchia di leopardo in tutta Italia, anche perché ha subito pesantissimi tagli nei finanziamenti.
Il problema del ReI è solo, come ho evidenziato nel post, non è nella misura in sé, che se applicata come dovrebbe sarebbe veramente una svolta e un abbandono del mero assistenzialismo sociale, ma nel fatto che si dichiara guerra alla povertà senza avere le truppe per combatterla... e di truppe - e buone - ne servono parecchie... se no è più che sicuro che si daranno via tanti soldi, ma la guerra la vincerà comunque la povertà.
Il discorso sarebbe lungo, molto tecnico e da addetti ai lavori e io sono pure sotto esame (giovedì devo andare a Roma a dare Psicometria e analisi dei dati, il mio primo esame della mia prossima nuova laurea) quindi non posso nemmeno partecipare alle discussioni del blog.
Se ti interessa dopo il 7 dicembre si può fare! ;)
Veniamo comunque alla tua domanda:
"L'uomo secondo te ha bisogno di reddito o ha bisogno di lavoro (inteso come una attività che lo gratifichi rendendolo utile a sé, ai propri cari ma soprattuto alla crescita e al benessere dei suoi simili)?"
Ha bisogno di entrambe le cose: di un lavoro più gratificante possibile (ma non viviamo nel migliore dei mondi possibili, quindi bisogna anche sapersi accontentare e dare ugualmente il massimo) che SOPRATTUTTO gli dia un reddito giusto (equiparato al suo impegno) che gli permetta di vivere dignitosamente soddisfacendo non solo i suoi bisogni primari, ma anche quelli più elevati (culturali, artistici, di solidarietà ecc.).

Daniele Passerini ha detto...

@pegupe
Penso che l'uomo abbia bisogno di potersi realizzare piuttosto che di reddito e di lavoro.
Questo lo possiamo dare per scontato.
C'è un libro bellissimo, l'Autobiografia di uno yogi di Yogananda, che ho letto una trentina di anni fa e sicuramente ha lasciato molte tracce dentro di me. Se ricordo bene, il guru di Yogananda era un impiegato statale (delle poste o delle ferrovie, non ricordo bene) che lavorava le sue tot ore al giorno in ufficio (e ho il sospetto che a quei tempi, e in India, fossero almeno una decina di ore al giorno) poi tornava a casa e si dedicava alla famiglia (aveva una marea di figli)... beh, tutto questo non gli ha impedito di realizzarsi e di guidare una scuola spirituale con tanti discepoli, tra cui proprio Yogananda.

Antonio ha detto...

@Daniele, potremmo dire che siamo "un po' d'accordo".
Non ho dubbi che servano delle misure strutturali per la lotta alla povertà (grazie della spiegazione sul solito "percorso italico della legge" che ignoravo); non sono per nulla d'accordo che queste siano una soluzione "strutturale e di lungo termine" alla carenza di reddito da lavoro.

Cerco di argomentare senza esagerare: i prossimi anni saranno connotati da una scarsa e decrescente offerta di lavoro e il trend non riguarderà solo i livelli più bassi ma anche, grande novità, anche il mondo delle professioni ed i livelli più alti. I settori dell'Intelligenza artificiale, deep learning, machine learning nel loro insieme e applicati alla robotica decreteranno la fine di una ampia gamma di lavori.
Il mese scorso ero ad un convegno la cui relazione più "forte" era quella che parlava di "ingegneri che lavorano per eliminare il lavoro di altri ingegneri".

L'effetto di ciò sarà che il mondo della produzione e dei servizi avrà bisogno di molto meno lavoro per produrre la redditività del capitale; i cosiddetti "lavori produttivi" assorbiranno sempre meno risorse umane.

Quello che accadrà è che il tasso di disoccupazione tenderà ad aumentare, anche in maniera importante e anche in ambiti professionali che prima ne erano esenti.

La carenza di "lavoro produttivo" ridurrà il reddito disponibile rischiando di provocare povertà (tutt'altro che improbabile).
A questo punto abbiamo due soluzioni:
a)incrementare il supporto reddituale attraverso un meccanismo di welfare diretto (la soluzione del tuo articolo).
b)inventarci di lavori "improduttivi" (nel senso dell'accrescimento del capitale), non necessariamente pubblici che abbiamo un "beneficio indiretto" per la società e anche per i suoi interessi economici (il capitale). Questi lavori ovviamente avrebbero l'effetto di garantire del reddito disponibile alle persone che sarebbero anche gratificate per la loro "utilità" e non solo assistite nella povertà.

Temo che stiamo "perdendo tempo" e che dovremmo organizzarci per gestire questa nuova rivoluzione, che non deve arrivare: è già qui.

Mentre stiamo tutti concentrati sul problema energetico (l'interesse su Andrea Rossi ne è un aspetto) la vera emergenza rischia di essere quella del lavoro e del lavoratore il vero "dimenticato" degli ultimi 30 anni.

Unknown ha detto...

fare, guadagnare, essere, avere etc... non che Matrix lo consideri un bel film ma quel tema di base era interessante ( o Eric Fromm fate voi). Datemi tutto e non saprò che farmene. Io da buon borghese benestante che ha fatto i più svariati lavori, compreso il facchino ai mercati generali ma con le spalle ben coperte, non sono mai riuscito a pensare alla società come ad una vasca da riempire di cose che servono al cittadino. Quindi il punto di Daniele mi sta particolarmente a cuore. Chissà che un certo approccio razionalista e meccanico (e non sistemico) ai processi sociali non produca appunto queste storture. L idea che un problema si possa risolvere col quanto e non col come. Da buon autarchico son sempre stato insofferente persino alle annose rivendicazioni dei metalmeccanici che appunto riducevano tutto ad una questione salariale. Ma salario si ok... ma per farci cosa? Non è in fondo sempre quello il tema? Anche nella ricerca scientifica come nel welfare. L assenza di progetto generale, l assenza di senso e direzione. Ridurre tutto ad una sommatoria, ad una statistica. Numeri sovrapposti a numeri. Il tema di Mario e di Silvio è emblematico. Lo sviluppo tecnologico produce semplificazione e complessità al contempo. Ogni ritrovato tecnologico apparentemente velocizza i nostri processi cognitivi, ci permette di fare più azioni in minor tempo ma aumentano a dismisura il numero di dispositivi che ci chiedono in maniera più o meno indotta di fare delle azioni che prima non erano richieste, la più parte delle quali sono in realtà totalmente inutili ed alienanti. Così accade che in questo processo di sovrapposizione continua la parte di cervello che viene più sacrificata è quella che orienta la bussola del senso, che ci dice e suggerisce come spendere al meglio il capitale che abbiamo a disposizione: umano, economico, temporale. E L isola felice di questo blog rappresenta quel luogo del pensiero dove ci si chiede il perché delle cose e non solo il come e il quanto. Anche voi come me la mattina vi alzate e controllate i vostri 3-4 siti feticci? Li scorrete velocemente nell attesa di non si sa bene cosa. Leggete i titoli generali e saltate come quanti impazziti dalla minaccia nucleare al video del gatto che balla la samba? I miei sono repubblica.it, il fatto quotidiano e il sito di Grillo. Alterno con il meteo ogni tanto. Il più delle volte non per vedere le previsioni ma per verificare se il tempo fuori sia lo stesso di quello del sito. Ma ci può essere routine più stupida ed esiziale? E pensate che son figlio di intellettuali, cresciuto a pane e gnoseologia. E chi invece nella suburra vive in una casa popolare? Asfissiato dal tempo libero e dalle storie di plastica della televisione? Fuori che vede? Le gru che incessantemente lavorano per costruire il prossimo centro commerciale? La scavatrice di pasoliniana memoria. E cosa glielo diamo a fare il bancomat a questo? Ma anche a me toglietemelo il bancomat che sto per comprare un barometro retro' su Amazon che prevede il tempo di ieri.

Poi però in questo naufragar non dolce ma dolciastro ecco che approdo su quest ermo colle dove persone ancora pensano e si scambiano opinioni e volano e credono all impossibile. Tutti qui dentro a loro modo, da Caggia a Mario Massa, son dei sognatori, perché come dice mio padre Mario parla male ma razzola bene.

Per senso delle cose non intendo spiegazione ma direzione. E per direzione non intendo meta ma percorso. Se non ti chiedi perché lo fai, se non ti poni il dubbio, sia che tu sia uno scienziato, un assistente sociale, un operaio, un disoccupato indigente allora non importa quanti strumenti avrai a disposizione perché saranno gli strumenti che useranno te.

https://m.youtube.com/watch?v=nE59NDKC7TY

Daniele Passerini ha detto...

@Antonio
Ho l'impressione che non hai perfettamente capito cosa sia il ReI, ne parli come fosse una misura prettamente assistenzialistica e non è (non dovrebbe) essere così.
In breve.
Il ReI (come già il SIA) si compone di due parti.
1) La parte passiva: la carta ricaricabile delle PP.II. su cui va ogni mese il contributo statale (e bada bene che non parliamo di grandi cifre).
2) La parte attiva: il progetto multidisciplinare (l'adesione al quale dovrebbe essere requisito per ricevere la parte passiva) che prevede il coinvolgimento per esempio dei Centri per l'Impiego e che dovrebbe includere pertanto corsi di formazione, tirocini ecc., ma anche per es. la partecipazione dei genitori a corsi di genitorialità dei servizi specialistici ASL (se emergesse un bisogno simile) e così via.
Non è certo per la parte passiva che servono nuovi assistenti sociali e altre figure specialistiche.
Qua parliamo di una analisi dei bisogni globale della famiglia, per identificare i fattori di debolezza e di rischio che l'hanno portata a cadere in povertà (nella maggioranza dei casi la perdita del lavoro) e un progetto che dovrebbe mettere in rete tutti gli attori del pubblico e del privato sociale per intervenire proprio su quei fatturi.
L'idea è dare il pesce per un po', ma insegnare al beneficiario a come pescare autonomamente nel frattempo.
Ma tutto questo presuppone l'infrastruttura sociale di cui parla il post (e l'articolo a cui il post si ispira).

Circa la tendenza alla perdita del lavoro, c'è poco da fare: è strutturale essa stessa. È ovvio che accanto alle misure sociali servono anche misure di sviluppo economico volte a creare nuove tipologie di lavoro.
Ciò detto la penso in generale (a parte l'idea del lavoro gratis che proprio mi pare campata per aria) come il sociologo De Masi: non so se hai letto qualcosa di lui. In pratica è uno degli ideologi del movimento 5 stelle e che spiega come, in un mondo in cui l'automazione ridurrà drasticamente l'esigenza di lavoro umano, il reddito di cittadinanza diventa ineludibile. Qualche secolo fa sarebbe sembrata fantascienza l'idea della pensione: cioè, dopo una vita di lavoro, continuare a essere pagati finché non si resta in vita. Ora la sfida è capire che tra qualche secolo sarà normale prendere la "pensione" sin da quando si nasce, per poter crescere in salute, dedicarsi allo studio e all'arte, dare il proprio contributo intellettuale alla società.

Torno a studiare! ;)

Daniele Passerini ha detto...

P.S. Il ReI ha poco a che fare col concetto di reddito di cittadinanza, ma meglio questo intanto che niente.

pegupe@gmail.com ha detto...

Antonio
Se continuiamo a cercare soluzioni usando metodi che sono superati dai tempi, non arriveremo da nessuna parte. Sarebbe come se pretendessimo di far funzionare il sistema GPS usando la fisica newtoniana piuttosto che la fisica della relatività.
Il sistema economico si regge su regole che, comunque le si manipoli, non funzionano più. In realtà non hanno mai funzionato perché nella sostanza si reggevano sul saccheggio. La crisi attuale è più drammatica perché non ci sono più zone nuove da saccheggiare e quindi abbiamo un organismo, l’umanità globale, che sta divorando se stessa. In passato l’umanità era un organismo spezzettato perché le realtà erano totalmente separate e quindi si potevano ammazzare 90 milioni di indiani americani, senza che questo incidesse sull’esistenza di quella parte dell’umanità che aveva sempre vissuto senza neppure conoscerne l’esistenza.
Occorre cambiare totalmente punto di vista e ricercare soluzioni che non usino gli strumenti del passato. Ho scritto più volte su questo blog che il punto cardine è la produzione di energia pulita e gratuita, quindi decentrata al massimo livello possibile, perché chi controlla l’energia controlla il pianeta.
Per quale motivo ci si appassiona tanto alla vicenda di Rossi? Credo perché nel profondo della nostra coscienza ne conosciamo l’importanza sociale. Questa importanza spiega anche l’atteggiamento di chi in buona o cattiva fede ne contesta l’idea. I conservatori hanno sempre avuto paura dei veri cambiamenti e poiché viviamo in una società di anziani, costoro sono, più dei giovani, strutturalmente portati al mantenimento dello status quo.
Proviamo a immaginare un’umanità che sia capace di produrre energia in modo illimitato, immaginiamo il potenziale produttivo di un’automazione sempre più spinta che divora energia, per quale motivo l’uomo dovrebbe essere costretto a usare le braccia invece che solo la mente? Gli antichi Romani non confondevano l’ozio con la pigrizia, l’ozio era quella condizione che permetteva alla mente e alla fantasia di realizzare se stessi.
Noi continuiamo a regolare i rapporti umani da contabili, solo perché qualcuno vende energia e finché qualcuno venderà energia, anche fosse Rossi, noi saremo costretti a ragionare come ragionieri e, in una condizione di mercato totalmente saturo, anche la soluzione migliore non farà altro che allungare il fine vita dell’umanità.
Con questo ammiro e sostengo il lavoro individuale di coloro che dedicano la propria esistenza al miglioramento della vita dei più deboli, ma, purtroppo, la carità cristiana lasciata a se stessa non potrà mai risolvere il dramma che sta vivendo l’umanità in questo straordinario mutamento storico.
Spero,con questo, di aver chiarito il mio pensiero quando ho scritto:
”Penso che l'uomo abbia bisogno di potersi realizzare piuttosto…..”.

CLaudio Rossi ha detto...

Capisco che allargare il discorso indicando altri e più ampi problemi strutturali possa sembrare fuori tema e comunque un ulteriore elemento di confusione, ma non credo che possano esistere soluzioni ai problemi sociali finchè non si metterà mano a quelli che ritengo i due peggiori tumori dell'umanità. L'eccessiva produzione di esseri umani e la devastazione dell'ambiente che ci ospita quale effetto del modello consumistico imperante.

Daniele Passerini ha detto...

@pegupe
Che ne pensi del nuovo soggetto politico della sinistra? Anzi DI SINISTRA, perché il PD di tutto ormai può (s)fregiarsi tranne che di quella parola.
Grasso ha creato una casa per i profughi del PD o è qualcosa di più? Può davvero essere il cuore del nuovo partito di sinistra italiano? La casa per tutti quelli che non trovano più un partito di sinistra da votare?
Sarà qualcosa che non verrà menzionata nei libri di storia o qualcosa di simile, o meglio analogo (mutatis mutandis AL QUADRATO!), alla nascita del partito comunista pro-popolo fuoriusciti dal partito socialista pro-sistema tra l’estate 2020 e gennaio 2021?
Sia detto, le differenze sono notevoli: il PCI di (quasi) un secolo fa era un partito rivoluzionario che si ispirava alla rivoluzione d’ottobre russa (di un secolo esatto fa!), “Liberi e Uguali” nasce più CONTRO la politica televendita-marchettara Berluscon-Renziana che IN FAVORE di un’idea chiara... oppure no?
Quanto assomiglia l’Italia di oggi all’Italia di allora? Le analogie inquietano: poco dopo la scissione del PCI ci fu (nel 1922) la marcia su Roma (e quelli NON furono mica passi d’amore!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!).
Avrò 3 mesi (io e tanti altri cittadini politicamente “disperati”) per capire se voglio continuare a puntare il mio voto sulla scommessa 5 stelle. Se i 5 stelle pensano di riuscire a contrastare le fake news di Renzi contrapponendo il faccino pulito di Di Maio hanno bello che perso: è come se non riuscissero più a comunicare all’esterno la loro diversità e i loro programmi, è come se avessero voluto sfidare Renzi sul suo stesso campo, senza avere però la stessa esperienza del navigatissimo maramaldo rivale (la vicenda del confronto mai avvenuto tra Di Maio e Renzi docet).
Se LIBERI E UGUALI saprà costruire un programma politico vero, chiaro e concreto, senza aria fritta, senza occhiolini a populismo e destra, potrebbe beneficiare di una trasfusione di consenso da un PD senza più anima, rottamato al cuore dal suo malaugurato leader. Ma solo dal PD?
La sensazione che il momento storico attuale sia tremendamente simile a un secolo fa c’è, sarà anche una suggestione, ma una suggestione potente.
Quale sarà il voto utile?

Daniele Passerini ha detto...

@CLaudio
Hai perfettamente ragione.
Ma qui non si parla di ricette ai mali del mondo, si vola più bassi.
Se hai una “epidemia” di obesità, DEVI preoccuparti di estirparne o ridurne cause di diffusione. Ma DEVI ANCHE preoccuparti di prendere in cura quelli che obesi sono già, intervenire su tutte le complicazioni causate loro dall’obesità, insegnarli una corretta educazione alimentare, metterli a dieta... curarli!
Il ReI dovrebbe essere questo.
Non è la soluzione ai problemi del mondo e nemmeno dell’Italia, chiaro. O tocca essere cinici e lasciar fare alla “selezione naturale”? Sei consapevole però che, in questo caso la “selezione naturale” salva comunque i “carnefici” e uccide le “vittime”?
La vedo da assistente sociale... esattamente come un medico o un infermiere, se vedono qualcuno che sta male, si sentono in dovere di intervenire. Serve sia la prevenzione che la cura, non si possono togliere risorse alla cura per puntarle solo sulla prevenzione: c’è un dovere etico e morale di curare i malati.
La malattia di cui si parla è la povertà. Il ReI è un “protocollo terapeutico” che fa riferimento a mix di “farmaci”.
Ben vengano parallelamente tutte le strategie di prevenzione a medio-lungo... ma intanto bisogna trascinare i feriti fuori dal campo di battaglia.
Scusa le metafore sanitarie e belliche, ma sono le prime che vengono in mente quando si tratta di sociale. Anche se in verità il sociale avrebbe una marcia in più: la logica di rete, la rete dei servizi (che se funzionano di per sé possono integrarsi tra loro e moltiplicare l’effetto delle loro singole azioni) e la rete della solidarietà civica e qui si apre un mondo.

Daniele Passerini ha detto...

@Alessandro Pepe
Condivido in pieno anche lo spirito del tuo commento naturalmente, ne condivido persino lo spaesamento.
Ora però me ne torno a studiare!!! ;)
Da brividi lo spezzone del film con Volontè.

Unknown ha detto...

@Daniele

Rispondo non interpellato alla domanda su Grasso. Leggete L intervista a Canfora di oggi sul Fatto Quotidiano, è secondo me emblematica. Poi spiego perché

Daniele Passerini ha detto...

@Alessandro Pepe
Avevo letto questo stamattina:
https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/12/03/piero-grasso-leader-della-sinistra-tra-le-ovazioni-per-unalternativa-io-ci-sono-qui-per-difendere-valori-e-principi/4016705/

L’intervista dove è che non la trovo?

Daniele Passerini ha detto...

@Alessandro e Guglielmo
Certo che a Liberi e Uguali (per dirla alla Nanni Moretti) manca solo una cosa: saper dire (e soprattutto fare!) qualcosa “di sinistra”. Devo ancora capire su cosa vogliono fondare il programma politico oltre che sul prendere le distanze da Renzi.

Unknown ha detto...

Ecco il problema credo stia proprio nei proclami. Se quest entità più o meno astratta è stata in grado di partorire il nome e il tema del gruppo e ora si accinge a definire idee e progetti già secondo me sbaglia in partenza dal punto di vista cronologico. Io non voto un partito o un movimento sulla base di quello che dice o dichiara. Lo voto sulla base della cronologia degli eventi. Una costola del Pd che si separa e vaga per mesi in cerca di identità anteponendo la questione della gestione dei gruppuscoli ad essa legata ed eventuali faide interne alla questione identitaria non avrà mai il mio voto, oso dire per Principio. Il dibattito a sinistra fin dalla svolta della Bolognina è sempre stato un dibattito interno e non mi interessa. Non cerco un partito che faccia e dica quello che voglio ma che suggerisca ed agisca su di una prospettiva che io non riuscivo a prevedere. Si troverà sempre un piccolo gruppo o partito che la pensa come noi ma quello secondo me è un voto pavido, rassicurante non proiettivo. Inoltre la nostra capacità di previsione, in quanto elettori, è capire quale distanza c'è tra proclami ed azioni e sopratutto quali sono gli strumenti che si intende utilizzare per legare questi due mondi: il pensiero astratto e l'agire. Io credo che le pulsioni di Grasso e compagnia stanno assumendo i contorni della riserva indiana che cerca di tutelarsi e purificarsi attraverso il meccanismo della scissione. cercano di occupare lo spazio vuoto rimasto dei disorientati spacciando per foresta vergine una terreno inquinato su cui si è già ampiamente speculato.

Unknown ha detto...

Ps riguardo all'intervista a Canfora secondo me è emblematica proprio per questo. Parla come se la questione fosse appunto solo interna. Una assoluta autoreferenzialita' che produce riflessioni di una banalità sconcertante, nessuna prospettiva come se la questione fosse solo etimologica, solo ed unicamente sulla natura de nome e della posizione geo culturale che il partito deve avere. Il resto dell Italia sembra un accessorio inutile. Parole e pensieri da partito del 4%, che vuole essere del 4%.

Unknown ha detto...

Tanto per rinfrescare la memoria

https://m.youtube.com/watch?v=6ghlQeMRpkQ

Daniele Passerini ha detto...

@Alessandro Pepe
:-)*

CLaudio Rossi ha detto...

@ Daniele
...la "selezione naturale” salva comunque i “carnefici” e uccide le “vittime”...
Non sono affatto per quella selezione naturale. Sul rischio della marginalizzazione per carenza di lavoro scrissi qui un post ben tre anni fa. Sostenni anche che garantire un reddito a chi non può trovare lavoro, perchè di lavoro ce ne sarà sempre meno, è una strada obbligata anche per tenere in piedi tutta la baracca. Meglio se con strumenti intelligenti che motivano le persone e orientano verso ciò che ciascuno saprebbe fare meglio; indipendentemente dalla domanda e dall'offerta. Sono però pessimista sul futuro in generale perchè non vedo un radicale ripensamento sui meccanismi che hanno creato le premesse del disastro sociale di cui si cerca - giustamente - di attenuare gli effetti.

Vincenzo Bonomo ha detto...

Caro Daniele, che ne diresti di organizzare (all'interno del blog) una "galleria" con i commenti più interessanti che vengono man mano postati dagli autori presenti su questo sito, in modo che non vadano persi "come lacrime nella pioggia" e restino a futura memoria e a disposizione dei prossimi nuovi lettori? Ti faccio questa proposta perché solo in questo post ci sono almeno 4/5 commenti (come per esempio quello di ieri di Alessandro Pepe) davvero notevoli e che sarebbe un vero delitto se si perdessero nel mare magnum del blog.

Alessandro Pagnini ha detto...

Ho avuto un paio di occasioni per discutere di queste tematiche con mia sorella, che è lauretata in economia (tesi: 'Marx, Hegel e Jung' e ho detto tutto :-D ). Comunque le nostre preoccupazioni erano simili a quelle espresse da molti, compreso Antonio, che ha toccato uno dei punti che più mi hanno impressionato, ovvero la grande capacità dell'automazione di arrivare a sostitutire l'uomo in una serie di occupazioni che finora non sembravano toccabili. Credo che anche Hillary Clinton si sia preoccupata, ultimamente, di sottolineare l'impatto della AI sulla società e ovviamente sull'occupazione, paventando una sostanziale impreparazione a fronteggiare questo scenario. E lei parlava degli USA, figuriamoci in Italia. Vabbe'...noi eventualmente puntiamo sul turismo, che pizza e mandolino hanno sempre il loro 'appeal' ;-)

CLaudio Rossi ha detto...

@ Daniele

Hai centrato l'argomento in anticipo:

www.repubblica.it/economia/2017/12/04/news/rei_isee_caf-182986311/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P5-S1.8-T1

Daniele Passerini ha detto...

@CLaudio
Sono però pessimista sul futuro in generale perchè non vedo un radicale ripensamento sui meccanismi che hanno creato le premesse del disastro sociale di cui si cerca - giustamente - di attenuare gli effetti.
E su questo siamo tutti d'accordo, purtroppo il ReI è roba da "vigili del fuoco" chiamati a contenere (e magari spegnere) gli "incendi sociali", non si vedono ancora, viceversa, misure in campo per bloccare e neutralizzare i "piromani" dell'economia mondiale.

Hai centrato l'argomento in anticipo:
www.repubblica.it/economia/2017/12/04/news/rei_isee_caf-182986311/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P5-S1.8-T1

Era facile: conoscendo gli addendi in ballo si faceva subito a tirare la somma. E ancora è solo l'inizio. Per esempio non si parla (non ne ho parlato nemmeno io nel post se no era troppa carne sul fuoco!) delle ENORMI problematicità legata al nuovo SIUSS (Sistema Informativo Unitario dei Servizi Sociali) istituito a livello nazionale con il ReI e alla vecchia BDPSA (la Banca Dati delle Prestazioni Sociali Agevolate) che fa capo all'INPS ma deve essere compilata dai Comuni. Il Sociale negli ultimi anni è stato caricato di nuovi obblighi informativi in modo esponenziale, al punto che siamo arrivati al paradosso che o si fa, o ci si ferma ad inserire in banca dati quello che si è già fatto. Servirebbe da una parte nuovo personale specialistico per l'equipe multidisciplinare (in primis assistenti sociali ed educatori) e dall'altra nuovo personale dedicato alla reportistica e all'inserimento dati. Per rendere l'idea di cosa siano oggi gli Uffici Servizi sociali, immagina di avere Vettel e Raikkonen che oltre a guidare la monoposto e cercare di vincere i GP, devono fare tutti i giorni i turni in fabbrica per costruire/aggiornare le componenti della vettura, devono lavorare al box per mettere a punto telaio e motore, devono fare report per Marchionne, devono rispondere ai giornalisti ecc. il tutto per 1300-1500€ al mese.

Daniele Passerini ha detto...

@Alessandro Pagnini
... l'impatto della AI sulla società e ovviamente sull'occupazione, paventando una sostanziale impreparazione a fronteggiare questo scenario.
Ricordi questo piccolo post?
https://22passi.blogspot.it/2017/04/come-evolvera-il-lavoro-nel-prossimo.html
Ho da parte gli appunti di quel convegno. Mi ero ripromesso di farne un post... ma il tempo tiranno...

Consiglio comunque a tutti la lettura di questo libro (non l'ho ancora letto, ma è delle tesi che espone che si è parlato a quel convegno):
https://www.ibs.it/lavoro-2025-futuro-dell-occupazione-libro-domenico-de-masi/e/9788831728089

Daniele Passerini ha detto...

@tutti
Ascoltate i dem parlare sui mass media a proposito del ReI e notate bene come la mia ipotesi di grande spot elettorale è più che suffragata. Si è preferito correre per far diventare il ReI operativo PRIMA delle elezioni... anche se così facendo si è varata una nave ancora in costruzione, a partire dallo stesso scafo!!!
La cosa paradossale è che il ReI di Gentiloni, come il SIA di Renzi che sostituisce, poggia le fondamenta sulla carta acquisti di Berlusconi...

Alessandro Pagnini ha detto...

OT

Apprendo che il CODACONS è indagato per procurato allarme, riguardo alle vicende dei vaccini, per aver associato senza prove certe, la morte di una decina di persone alla vaccinazione.
Mi chiedo che fine abbiano fatto le diverse denunce che so essere state presentate per il procurato allarme della Lorenzin, che per convincere alle vaccinazioni, in televisione tirò in ballo 400 morti di morbillo in Gran Bretagna, in un periodo in cui i dati ufficiali parlavano di uno soltanto e mi sembra che fosse pure dubbio.

No...giusto per par condicio....il procurato allarme vale per tutti o solo per alcuni?

CLaudio Rossi ha detto...

@ Alessandro

Sottoscrivo. Come dimostrato abbondantemente, le "Fake news" del Governo non contano. (Sennò povero Renzi!)

Unknown ha detto...

Ma qualcuno che ha voglia di scrivere un post
sui Bitcoin? Io purtroppo arrivo a capirci fino ad un certo punto e mi pare un tema interessante

Daniele Passerini ha detto...

@alessandro Pepe
Nessuno ha risposto al tuo appello... :’(

@tutti
CVD
http://www.cnoas.it/Press_and_Media/Comunicati_Stampa/2017_403.html

Posta un commento

N.B.PER LASCIARE COMMENTI È NECESSARIO REGISTRARSI CON LA PROPRIA GMAIL
22passi è un blog non una rivista on line, pertanto la responsabilità di quanto scritto in post e commenti dovrebbe appartenere solo ai rispettivi autori. In ogni caso (cfr. Sentenza Corte di Cassazione n. 54946 del 27 dicembre 2016), le persone fisiche o giuridiche che si reputassero diffamate da determinati contenuti, possono chiederne la rimozione contattando via email l'amministratore del blog (vd. sezione "Contatti") e indicandone le "coordinate" (per es. link, autore, data e ora della messa on line).

Related Posts with Thumbnails