Diciamolo una volta per tutte. La credibilità di Silvio Berlusconi come capo di governo non è più questione di politica ma di psicologia. Infatti, senza addentrarci in questioni filosofiche e scomodare i noumeni di Platone e Kant, è un dato assodato delle scienze attuali che quella che si ritiene realtà oggettiva è solo una rappresentazione sociale condivisa. TUTTI gli Italiani sono chiamati a scegliere non da che parte stare ma a quale rappresentazione della realtà credere... i posteri giudicheranno chi oggi è più lungimirante.
Questa antitesi può essere bene esemplificata dal confronto tra lo spericolato paragone storico Berlusconi-Catilina, proposto davvero "coraggiosamente" da Deborah Bergamini sul Corriere della Sera di ieri (qui), e la replica di Adriano Prosperi su La Repubblica di oggi.
CATILINA, MARX E IL CAVALIERE, di Adriano Prosperi
"QUOUSQUE tandem"... Fino a quando abuserai della nostra pazienza? La celebre frase di Cicerone ha garantito l'immortalità scolastica di Catilina offrendo una veste classica a ogni nostra impazienza. Ma che c'entra Catilina con la pazienza degli italiani? Moltissimo, almeno secondo quello che scrive l'onorevole Deborah Bergamini in una appassionata lettera al direttore del "Corriere della sera". L'onorevole, rimuginando una sua impazienza politica, ha avuto un'idea luminosa: Catilina come Berlusconi. Catilina era, secondo lei, un uomo "coraggioso e di parola", dotato di "profondo senso della "Patria" anche se un po' anticonformista. Fu, lei scrive, calunniato e demonizzato dai poteri forti" che gli scatenarono contro il più grande avvocato dell'epoca, Cicerone, e lo fecero a pezzi con calunnie, lettere anonime, brogli elettorali. Una tragedia. Proprio quella che rivive oggi in Italia: qui c'è un "uomo che sta trasformando l'ltalia", un nuovo Catilina. I suoi nemici, "potentati senza patria, politici mediocri e polverosi intellettuali" chiusi a riccio in procure politicizzate e redazioni di giornali, ostacolano il grande uomo. Proprio come accadde a Catilina.
Ora, ognuno ha il diritto di usare la storia per dirci che cosa pensa e che cosa vuole. Purché sia chiaro che cosa vuol dire non staremo a scuotere per lui quella polvere dai libri . Ma il modello ha da essere somigliante. Catilina era sì un "uomo vizioso portatore del nuovo", secondo la descrizione che ne fornì Sallustio, uno storico non privo di simpatia per il personaggio. E fin qui ci siamo. Ma era anche un aristocratico spiantato, carico di debiti, che si era "messo a capo di una massa di diseredati" , come si legge nella recente solida opera storica di uno specialista (Emanuele Narducci, Cicerone. La parola e la politica, ed. Laterza). Proiettare il profilo sociale dello spiantato Catilina su quello del Cavalier Berlusconi sembra quanto meno di malaugurio per un uomo che figura molto in alto nella statistica dei maggiori patrimoni del mondo. Catilina fu più volte battuto alle elezioni: e anche questo non corrisponde del tutto. Il due volte battuto Berlusconi (da Prodi) non sembra in crisi di voti e regge saldamente in pugno una maggioranza di quelle che una volta si definivano bulgare. Non come quel Catilina carico di debiti che tentò la via della sollevazione violenta mettendo insieme gente di ogni risma, veri e propri briganti insieme a un mondo popolare - plebe urbana, soldati e contadini poveri attirati dalla sua promessa di cancellazione dei debiti e di distribuzione delle terre - quelle dello Stato. Il gioco può finire qui. Giudicherà il ministro Gelmini se l'onorevole ammiratrice di Catilina ha bisogno di esami di riparazione. Anche perché in una incauta esibizione di cultura l'onorevole azzera tutto il suo patetico e drammatico disegno: scrive che il tragico della storia "fugge davanti alla farsa in cui si trasforma" . Questo è puro Karl Marx, proprio lui, il comunista. Comunque sulla farsa siamo calorosamente d'accordo: farsa oscena, degna della comicità plautina, quella che siamo costretti a vivere. E ci sia consentita un'ultima osservazione polverosamente professorale: la definizione di Catilina - e di Berlusconi - come "rivoluzionario conservatore" è una citazione rivelatrice, più di quell'involontario Marx. Ci riporta a quel quel movimento tedesco di violenza critica della tradizione liberal-democratica che si definì della "Rivoluzione conservatrice" e confluì in gran parte nel nazismo. Naturalmente il sistema democratico e liberale consente anche all'onorevole deputata, come a tutti i fascisti di ritorno, la libertà di opinione. Senza garanzie di reciprocità. Come disse una volte Vittorio Foa all'on. Pisanò in un dibattito televisivo: "Se vinceva lei io sarei ancora in prigione. Avendo vinto io, lei è senatore della Repubblica e parla qui con me".
Ancora, il grado di frattura sociale del popolo italiano emerge benissimo da questa lettera di un lettore a Corrado Augias, che ho trovato su La Repubblica di oggi.
SAREI UN PERFETTO BERLUSCONIANO
Egr. Dr Augias, ho un problema esistenziale, forse potrà aiutarmi. Sono un imprenditore di Varese di 43 anni, quindi non ho fatto il famoso '68. Anni fa ho avuto dei guai fiscali e grazie alle leggi berlusconiane in pratica non mi è successo niente; infine vivo nella zona più leghista d'Italia. Insomma dovrei essere un tipico elettore della Lega oppure un berlusconiano «interessato». Invece sto male perché non riesco a capire come nel XXI secolo, in una democrazia solida, si possano votare persone con una cultura e una statura politica di livello così mediocre. Se mi sforzo riesco a trovare una motivazione in quel mix tra folclore e ignoranza nelle valli lombardo-venete, oppure l'opportunismo di alcuni e la paura del diverso di altri. Ma nemmeno questo spiega i milioni di voti a Berlusconi. Milioni, capisce? Come li giustifica? Ignoranza? Opportunismo? Paura? Scarse informazioni sul passato del nostro tycoon? Ho il curriculum del perfetto berlusconiano, perché non riesco a votarlo mentre milioni di miei concittadini lo fanno?
Franco Frattini
In realtà alla domanda del signor Frattini si è tentato più volte di rispondere. Si sono provati nell'esercizio sociologi, psicologi di massa, interpreti dei flussi d'opinione, scrittori. Posso provare a riassumere i vari argomenti scalettandoli secondo la mia opinione. Al primo posto metterei le insufficienti informazioni. I nostri connazionali che conoscono, hanno cioè letto o udito, le cose cui il signor Frattini accenna, sono pochissimi. Pochi i giornali che le hanno scritte, pochissimi o nessuno i Telegiornali che ne hanno parlato. Intere categorie di italiani (anziani, istruzione medio-bassa, residenti in provincia) non hanno mai sentito parlare della Banca Rasini né sanno, per venire all'oggi, su quali prove l'avvocato inglese Milis è stato condannato. Secondo: da molto tempo il paese è sottoposto ad un lavaggio del cervello televisivo, ore al giorno per anni e anni, le cui conseguenze non sono state ancora pienamente valutate. Questo fattore, sommato al precedente e alle scarse letture, dà già buona parte del risultato totale. Terzo: l'indiscutibile abilità dell'uomo, la sua furbizia istintiva che gli consente di intercettare i flussi profondi del sentimento nazionale. Non a caso qualcuno lo ha definito 'l'Arcitaliano'. Quarto: la sua capacità di far risaltare le promesse nascondendo la povertà dei risultati, rinviando sempre ad un imprecisato futuro la vera soluzione dei problemi. Morale: se il paese avesse un'informazione più libera, il gioco sarebbe molto più difficile.
Concludo linkando la "discesa in campo", finalmente senza se e senza ma di Avvenire, il giornale dei vescovi, a firma di Gianfranco Marcelli.
4 : commenti:
sei tornato!
Un po' zombeggiante, ma ancora vivo e vegeto! ;o)
e sviaggia un poco : (
Abbi fede!
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