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martedì 24 giugno 2008

Una bici rosso sangue

Racconto breve scritto di getto, in forma epistolare.
Roma, 24 giugno 1984
Cara Anna, mi dispiace di come s'è conclusa la nostra ultima telefonata: di fronte alle tue accuse ho perso la pazienza. Perciò ti scrivo ora, con calma, per chiarire come sono andati veramente i fatti... La primavera scorsa Lucia mi fa capire che vorrebbe una bici nuova. Allora ti telefono e ti propongo di comprargliela insieme (la mamma e il papà) per il suo undicesimo compleanno. Mi rispondi di no, che lì da te avete il garage pieno di bici. In particolare ci sarebbe la tua bici nuova che lei può usare, anzi Lucia l'ha già presa un po' di volte e le ha rotto il cambio, va solo aggiustata. Son tutte cose che mi hai detto tu. Di lì a poco - e ricordo la scena come fosse ora, la stavo accompagnando alla lezione di danza - ne parlo con Lucia e le dico che HAI PERFETTAMENTE RAGIONE: è inutile comprare un'altra bici. La cosa migliore è riparare il cambio della tua e usare quella. LUCIA CI RIMANE MALE, comincia a fare le sue classiche lagne, che la tua bici e brutta, che non le piace per niente e si vergogna di andarci, che ne vuole una nuova. Allora la sgrido: è una grande viziata, non si possono buttar via i soldi per un capriccio e la cosa più giusta da fare è aggiustare e usare la tua bici. DI FRONTE A LUCIA HO SOSTENUTO LA TUA STESSA OPINIONE (per lo meno quella che allora mi avevi espresso al telefono) a costo di farle mettere il muso. Veniamo al presente. Qualche giorno fa mi dici casualmente che per compleanno, tu, Andrea, e i vostri genitori le comprerete tutti insieme una bicicletta nuova. ME NE STO ZITTO ma certo un po' ci rimango male, perché l'idea era partita da me e tu mi avevi escluso che quello potesse essere un regalo per il suo compleanno. Ho cose più serie a cui pensare e la cosa scivola nel dimenticatoio. Oggi Lucia mi racconta che ieri è stata con voi a scegliere la bici, una bella bici tutta blu. Beh, mi aspettavo che fosse tutta contenta, invece sembrava soprattutto trattenersi dal rivelarmi qualcosa: alla fine mi dice tra i denti che a lei piaceva di più un'altra bici, rossa, ma quella non si poteva comprare. Immagino che sia per una questione di prezzo, così le chiedo se per caso sa quanto costasse di più la bici rossa. Mi risponde, cinquantamila lire. Allora mi viene spontaneo dirle che se il problema sono solo le cinquantamila fuori bilancio le avrei aggiunte io e sarei entrato tra quelli che che le regalavano la bici. Del resto - e Lucia questo se lo ricorda benissimo - l'idea di questa nuova bici per il suo compleanno era stata mia. La riaccompagno a casa da te, ma vedo che s'è fatto tardi e non ho tempo per citofonarti: dico a Lucia che ti telefonerò per farti questa proposta. Arrivo a casa e sento il telefono squillare. Corro, rispondo, e sei tu partita in quarta: che razza di idee ho messo in testa a Lucia...? non devo permettermi più... ti metto in cattiva luce di fronte alla bambina... ecc. Provo a dirti quello che ti ho scritto ora in questa lettera ma mi rispondi: 1) CHE NON E' VERO CHE TI AVEVO PROPOSTO DI COMPRARE INSIEME LA BICI A LUCIA; 2) CHE NON RICORDI NEMMENO DI AVERMI MAI DETTO DELLA TUA BICI NUOVA COL CAMBIO ROTTO... A QUESTO PUNTO DELLA TELEFONATA FRANCAMENTE COMINCIANO A GIRARMI E FUMARMI e visto che - nonostante ci provo - non c'è verso di farti ragionare, che non mi ascolti, che non mi fai parlare, che insisti ad accusarmi di cose che non si reggono, allora scoppio! Mi sale il sangue alla testa, ti do della MATTA (ti stavi comportando da tale) e tu t'arrabbi che ti do della matta! La conversazione ha oramai preso una bruttissima piega e continui a non darmi modo di chiarire né io ho più la lucidità per farlo: allora piuttosto che sorbirmi ancora le tue recriminazioni ti mando dove ben sai e sbatto giù la cornetta! Questi sono i fatti. Ribadisco che NON HO IN ALCUN MODO VOLUTO METTERTI IN CATTIVA LUCE DI FRONTE A LUCIA: mi è testimone Dio e la mia coscienza. E aggiungo anche il buonsenso. Ribadisco per l'ennesima volta che credo sarebbe utile vederci ogni tanto (vederci, non sentirci per telefono, al citofono, o scrivendoci qualche lettera... non è la stessa cosa) per confrontarci su come vediamo crescere nostra figlia e accordarci rispetto a tante cose che riguardano la sua educazione: fosse anche solo un paio di volte all'anno, però farlo davvero, in un luogo neutro come un bar o una pizzeria. E va benissimo anche in presenza del tuo nuovo compagno (è una persona con cui si ragiona bene) o di un'altra persona di nostra fiducia... se ti creasse disagio star da sola in un posto pubblico con me. Non è un mio bisogno, è una necessità che sento rispetto a Lucia. Anche l'episodio di oggi mi conferma che sarebbero utili questi incontri. Tu mi dici d'essere convinta che faccio di tutto per screditarti di fronte a Lucia. Tu puoi anche non crederci ma in tutta onestà cerco di fare esattamente il contrario. Questo ovviamente non lo faccio per te. Ma lo faccio per lei. Voglio che cresca serena. Certo, non lo nascondo: ci sono tante cose che vorrei raccontarle, di quel che è successo VERAMENTE tra noi, dei motivi per cui ci siamo separati... quando ti sei innamorata di Andrea e nel giro di poche settimane hai scelto di lasciarmi; ma nemmeno il giorno che diventerà maggiorenne me la sentirò di spiegargliele... un po' di anni più in là, quando la sentirò diventata davvero matura, allora sì. Il tempo, si sa, è galantuomo.

2 : commenti:

aurasoma ha detto...

Scusa se mi inserisco in questa discussione così personale.
So bene che tra ex(moglie) ed ex(marito) è meglio non mettere il dito :-)
Volevo solo esprimere tutta la mia solidarietà a tua figlia, che è un pò simolo dei nostri figli, che si trovano sempre più spesso a pagare le spese di noi "adulti" che non sappiamo più comunicare!
Auguri..
ps:magari compra qualche adesivo rossa da attacare alla bici blu :-)

Daniele Passerini ha detto...

Ok!
Ma si tratta di un racconto di fantasia... :)

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