Post scriptum del 5 ottobre 2007: ho scritto le parole qui sotto, almeno 24 ore prima che la notizia esplodesse sui media (stranamente l'ho letta in anticipo su un giornale locale). Immaginavo che sarebbero potuto nascere strumentalizzazioni politiche: tipo il commento del vignettista Vauro che ho appena ascoltato. Ribadisco, sono stato obiettore di coscienza e lo resterò a vita, ma trovo disumano sentire ragionamenti (davvero terra terra) tipo "non mi mancherà" o "se l'è cercato"... proprio tra due giorni sotto casa mia passerà la marcia della pace il cui obiettivo è superare le divisioni senza enfatizzare le differenze! Sostituisco anche una mia vecchia foto a quella di Lorenza e Francesca che avevo messo prima, ormai "saturata" dai media.
Stamattina, mentre sfogliavo distrattamente un quotidiano sorseggiando un cappuccino, l'occhio mi è caduto su un articolo di cronaca il cui contenuto era più o meno quello del redazionale trovato nel pomeriggio su repubblica.it e inserito in questo post. Mi riferisco all'agente del SISMI rapito in Afghanistan e mortalmente ferito qualche giorno fa durante il blitz per liberare lui e il suo commilitone.
Leggendo del matrimonio celebrato tra Lorenzo, con un piede già in Cielo, e la compagna Francesca che rimane in Terra a crescere tre figli, mi sono commosso fino a ritrovarmi gli occhi umidi. Fuori di ogni retorica l'ho vissuto come un trionfo dell'amore.
Sono stato obiettore di coscienza, sono un pacifista, ma rispetto la decisione di chi sceglie una carriera militare, tanto più se in questa ha realizzato e compiuto il suo destino, un destino che per la compagna e i figli rimasti soli ha un sapore certamente amaro.
Afghanistan, l'agente ferito si è sposato. Nozze strazianti in "articulo mortis".
ROMA - Per lui non ci sono più speranze, ma prima di morire, Francesca ha voluto esaudire un sogno che le aveva confidato da tempo. Nella stanza del reparto di rianimazione del Celio, a Roma, l'agente del Sismi in coma irreversibile dopo le ferite riportare durante la liberazione in Afghanistan, è stato unito in matrimonio con la sua compagna Francesca. Quel "sì" che non ha potuto pronunciare giovedì sera, Lorenzo D'Auria l'aveva dichiarato più volte alla sua amata e non ne aveva fatto segreto neppure a suo padre: "Da tempo volevano sposarsi - ha confermato Mario D'Auria - ma gli impegni militari gli avevano sempre fatto rimandare la data". Lorenzo e Francesca hanno già tre figli, l'ultimo ha appena due mesi. "E' stato un grande gesto d'amore", ha detto ancora il padre del paracadutista ferito. "E poi è stata anche una scelta giusta, perché ha sancito che la compagnia di mio figlio potrà avere la pensione come vedova di un militare morto in servizio". Lorenzo è tenuto in vita solo dal respiratore artificiale ma è stato possibile comunque sposarlo perché il diritto canonico prevede per "urgenza di morte del coniuge" e quando il moribondo avesse già manifestato il desiderio di convolare a nozze, un'unione in articulo mortis che ha gli stessi valori civili e religiosi di qualsiasi altro sposalizio.
(29 settembre 2007)
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