Alla luce dell'exploit del M5S e delle discussioni che ne sono nate anche tra non addetti ai lavori su democrazia, società e rete, appare di disarmante attualità il tema del progetto specifico di peer education che l'Ufficio in cui lavoro ha proposto nel presente anno scolastico alle scuole superiori di 2° grado della Zona Sociale 3 dell'Umbria. Parliamo di una progettualità generale giunta ormai al decimo anno consecutivo e che si sostenta grazie alla "rete" (di istituzioni e persone) e al livello di fiducia e apprezzamento che è riuscita a costruire e consolidare attorno a sé.
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peer-media-education
da utenti inconsapevoli a peer-media-educators
Progetto Peer Education
Anno Scolastico 2012/13
a cura di Rosella De Leonibus
Proseguendo sul tema dell’identità e delle relazioni, la "PEER-MEDIA-EDUCATION, da utenti inconsapevoli a peer-media-educators", sarà la linea che sottende la progettazione per questo anno 2012– 2013.
Il tema della progressiva costruzione della propria identità adulta - che abbiamo elaborato negli scorsi anni passando dall’immagine di sé, per trovare espressione nella dimensione interiore del sogno e nella dimensione esterna dell’essere protagonisti, per poi transitare nella ricerca della propria identità sessuata maschile e femminile, e nella rappresentazione di sé attraverso la videonarrazione, ed esplorato lo scorso anno attraverso un lavoro sul rapporto con il proprio ambiente di vita, fatto di persone, luoghi, storie, e soprattutto fatto di relazioni - sarà elaborato quest’anno attraverso la nuova realtà delle forme di comunicazione e relazione interpersonale che i nuovi media ci propongono. E si tratterà di tracciare la strada per passare, da consumatori inconsapevoli, a veri e propri peer-media-educators.
Occorrerà mantenere rispetto alla tematica un respiro molto vasto, in modo da poter contenere le idee che i ragazzi stessi vorranno sviluppare, a partire dagli incontri da svolgere nelle scuole fino alla full immersion che programmeremo con loro.
Note introduttive sul contenuto del progetto
peer-media-education
da utenti inconsapevoli a peer-media-educators
Mobilità connessa, integrazione uomo-macchina, condivisione geolocalizzata: è questa la rivoluzione tecnologica (e antropologica) che definisce lo sviluppo dei nostri stili di vita nei prossimi anni.
La mobilità connessa: spazi e tempi, sempre più immediati, devices spuri, onnicomprensivi, estremamente potenti pur nella loro portabilità, progressiva smaterializzazione e inserimento dell'oggetto tecnologico entro i confini corporei dell'utente, massima integrazione dell’uomo con la macchina.
Touchscreen, sensori ambientali: si semplifica il dialogo tra utente e strumento.
La realtà aumentata: essere connessi da quando ci si sveglia a quando si va a dormire, circondati da una realtà che potrà essere definita aumentata perché conterrà immediatamente l'interpretazione e l'approfondimento che di per sé l'ambiente non offre in tempo reale.
La condivisione geolocalizzata ed infine la doppia presenza: stare nel mondo off line mentre si sta anche in quello on line, mettendo il secondo al servizio del primo. L'essere umano entrerà nella rete fino a incorporarla, e la connessione stabile e duratura cambierà le formule dell’interazione sociale spontanea (embodied network), mentre le facoltà psichiche saranno collocate in parte nell’hardware, e in parte in outsourcing, cioè spostate o delegate nella nuvola di dati che tutto avvolge. Essere vivi coincide sempre di più con l’essere on line, morire si avvicina sempre di più ad andare off line.
La realtà aumentata: essere connessi da quando ci si sveglia a quando si va a dormire, circondati da una realtà che potrà essere definita aumentata perché conterrà immediatamente l'interpretazione e l'approfondimento che di per sé l'ambiente non offre in tempo reale.
La condivisione geolocalizzata ed infine la doppia presenza: stare nel mondo off line mentre si sta anche in quello on line, mettendo il secondo al servizio del primo. L'essere umano entrerà nella rete fino a incorporarla, e la connessione stabile e duratura cambierà le formule dell’interazione sociale spontanea (embodied network), mentre le facoltà psichiche saranno collocate in parte nell’hardware, e in parte in outsourcing, cioè spostate o delegate nella nuvola di dati che tutto avvolge. Essere vivi coincide sempre di più con l’essere on line, morire si avvicina sempre di più ad andare off line.
Gli adolescenti stanno già si dividono il loro tempo tra 11 ore di consumo mediale e 7,5 ore di tempo reale. Il volume degli stimoli sta modificando la materia grigia (Kevin Warvick).
Sta cambiando il modo in cui la nostra mente funziona, stanno cambiando il modo di relazionarci, di acquisire informazioni, di fare esperienza dello spazio e del tempo, di costruire e gestire i legami, la vita quotidiana, il lavoro.
Negli ultimi quindici anni si è trasformato il modo e la velocità di circolazione dell'informazione, ed è cresciuto, con l’aumentare dell’interattività, il controllo e la partecipazione delle persone rispetto ai media.
I nativi digitali crescono inglobando e le caratteristiche della comunicazione digitale, in termini di rapidità d'accesso, modalità di ricerca, archiviazione e gestione dei contenuti, ripartizione del tempo e delle abilità in senso multitasking. La rete ha inciso e sta tuttora incidendo anche sulle modalità di formazione dell'identità e sulla sperimentazione relazionale in un contesto che è allo stesso tempo pubblico e privato, soprattutto se si pensa ai social network. Le relazioni, a loro volta, si basano ora su un nuovo modello di fiducia fortemente influenzato dal funzionamento della rete.
On line gestiamo le amicizie, creando un prolungamento delle relazioni ordinarie e dell'esistenza materiale.
In rete è facile fingere caratteristiche che non ci appartengono, e sentirsi perfino più autentici di quanto non si sperimenti off line; è più facile on line sentire le appartenenze che sostengono la nostra identità sociale, ed è più facile anche sentirsi unici.
I circuiti neurali e i neurotrasmettitori del piacere e della ricompensa sono molto attivati dalle interazioni on line, e aumenta la presenza di ossitocina, l’ormone del legame, nel sangue degli internauti.
Nello stesso tempo mai fino ad ora è stato possibile l’accesso ad una area così vasta di risorse informative e di scambi, mai come ora si aprono spazi immessi di condivisione, e mai come ora gli adolescenti possono imparare dai loro pari, coi quali sono connessi notte e dì.
E mai come ora l’adolescente è solo davanti al vasto infinito mondo là fuori, vi accede senza filtri e senza mediazioni, si espone a processi che lo sovrastano in modo inusitato, e mai come ora ha bisogno di essere accompagnato ad osservare come questo mondo informatizzato funziona, non dal punto di vista tecnologico, area sulla quale i nativi digitali sono già maestri e maestre, ma dal punto di vista della formazione dell’identità, del condizionamento dei comportamenti ed infine, certamente e soprattutto, dal punto di vista delle possibilità che offre di educarsi tra pari.
Anzi, possiamo dire che i nuovi media e la loro diffusione costituiscono il supporto più potente e vasto che sia mai esistito di educazione tra pari.
Si tratta quindi di sperimentare un utilizzo dei media non passivo, un rapporto consapevole e critico, si tratta di sperimentare il passaggio da consumatori inconsapevoli ad utenti sensibilizzati e critici, ed infine ad autori di educazione tra pari.
Finalità
Lo scopo di questo progetto è produrre una sensibilizzazione e accrescere abilità e competenze, consentendo di applicare quanto appreso nel corso dell’esperienza, favorire la capacità di lavorare in gruppo ed essere protagonisti della propria crescita come esseri umani che sanno riconoscere il proprio modo di comunicare e di entrare in relazione attraverso i nuovi media e i social network.
Si realizza un processo di empowerment coi partecipanti, i quali si sentono fruitori ma al contempo attori all’interno delle loro relazioni, e possono percepire la possibilità di vivere attivamente la costruzione della propria competenza a gestire le relazioni in termini di peer-media-educators.
Il processo di costruzione della propria identità questa volta si manifesterà come momento riflessivo generato dal contatto consapevole con le possibilità e i rischi offerti dai nuovi media.
Si scopriranno poi possibilità importanti di utilizzo pro-sociale, e ci sarà la possibilità di essere riconosciuti, di relazionarsi in modo più evoluto.
Riflettere sul percorso che conduce da un utilizzo dei nuovi media e dei social network “usa e getta”, propri della logica mercificante, a relazioni intelligenti, dove il contatto mediatico con l’altro, sia esso rappresentato dal coetaneo/a o dal vasto mondo esterno, consente di sviluppare una competenza importante, quella del pensiero autoriflessivo.
È una forma di pensiero molto importante in adolescenza, che permette di costruire una consapevolezza di sé e delle proprie scelte, e permette di sviluppare una modalità di relazione meno appiattita sui modelli mediatici, più capace di riconoscere l’altro e creare contatti vivi e vivificanti.
Le linee di lavoro sul tema
Idea guida: media education
da utenti inconsapevoli a peer-media-educators
Tratteggiamo qui di seguito alcuni spunti da cui trarremo le linee di lavoro che animeranno l’esplorazione attiva dell’idea-guida.
- Realtà: quale? Aumentata, virtuale, sensoriale…
- Gestione delle informazioni e capacità di selezionare
- La modifica dell’intelligenza in senso arborescente
- Emozioni in rete
- Spazio virtuale come spazio transizionale
- Rapporto tra azioni virtuali e conseguenze sul reale
- Il linguaggio e la comunicazione per immagini nei social network
- Proiezione di sé e identità nella pluralità dei feed-back
- Identità multiple e liquide
- Relazioni virtuali anziché reali che si moltiplicano
- Immagine di sé comparata alle immagini virtuali degli altri
- Cyberbullismo e gogna mediatica
- Eterna memoria della rete
- Gestione del gossip on line
- Falso sé mediatico
- Solitudine, isolamento, individualismo
- Privacy/legalità
- Web crime, truffe, phishing, quartieri malfamati del web
- Merchandising e marketing delle app e dei supporti
- Per curiosità: come si fa a “ fare senza”?
Obiettivi:
- capacità di analisi
- fruizione attiva dei media - Cosa ci possiamo fare di creativo?
Supporti tecnologici utilizzati:
- accesso a internet
- smartphone, tablet, portatile
Modalità di lavoro: attivazioni di simulazioni, giochi di ruolo off line e on line, esplorazione dell’identità e dei comportamenti possibili, ricerca guidata in internet, percorsi guidati di utilizzo dei social network, costruzione di effetti virali e gestione di identità virtuali, analisi critica del fenomeno del cyberbullismo, ed infine costruzione di un tutorial sull’uso dei nuovi media da destinare ai propri coetanei e utilizzo dei social network per scopi di solidarietà e inclusione sociale.
Filmografia:
- The social network, la nascita di Facebook
- Surrogates - I surrogati
- Tron
- Matrix
- Avatar
- The Truman show
- Inception
- docufilm Twittamentary
Cosa possiamo fare di creativo?
- Creare un tutorial di peer-media-education
- Costruire un messaggio virale (regole del messaggio virale)
- Usare la rete per un crowdfunding per beneficenza
- Usare la rete per il riutilizzo e il riuso dell’usato
- Come uscire dall’eccesso di visibilità su internet
- Che ci faccio con 400 indirizzi?
- La mia storia tramite Google Image
Sono queste le tematiche che vogliamo tenere in mente come filo conduttore per esplorare questo grande tema, per sviluppare nei ragazzi una consapevolezza più fine di se stessi e degli altri e una competenza più articolata nel relazionarsi.
Le esploreremo con modalità interattive e creative, utilizzando diversi linguaggi (parola, corpo, suono, segno grafico, azione teatrale, gioco di gruppo) e diversi media (foto, video, social network, narrazioni scritte, pannelli, stemmi, adesivi, segni e disegni…)
Lavorare sulla possibilità di costruire una peer-media-education
- è imparare a “pensarsi” e “pensare il mondo”
- è osservare se stessi e il proprio mondo con occhi diversi
- è sviluppare il proprio potenziale di ascolto e di comunicazione empatica
- è creare uno spazio mentale per uscire dagli stereotipi mediatici
- è costruire u è creare uno spazio interno di riflessione tra il sentito e l’agito
- è un elemento importante della propria competenza relazionale
- è incidere sulla realtà, a partire dai contesti relazionali tra pari, per arrivare al contesto della rete, dove si svolge buona parte della propria esistenza individuale
- è marcare la propria presenza in modo consapevole tra i pari
- è sottolineare la propria esistenza
- è vivere il gruppo dei pari con una modalità più attiva
- è sviluppare le proprie competenze ad instaurare relazioni con il “diverso da sé”
- è arricchire il proprio “capitale relazionale”
- è fare prevenzione in modo attivo, sostenendo il sentimento di autoefficacia
Formula di lavoro generale:
- I ragazzi valorizzano le loro competenze e sono coinvolti nel processo di sensibilizzazione con un ruolo di produttori di punti di vista diversi e originali su se stessi e sul loro mondo.
- Le loro competenze diventano più visibili anche davanti agli insegnanti, ai genitori, alla comunità sociale, oltre che essere utilizzate nei confronti dei pari.
- Le fasi progettuali sono condivise e partecipate e sono parte integrante del progetto.
- Le parti progettuali e quelle formative sono concepite per essere svolte in parte a scuola e parte in full immersion residenziale.
- La full immersion residenziale tematica viene proposta anche al gruppo degli adulti coinvolti.
- Il territorio, la comunità sociale, vengono coinvolti sia nei passaggi della fase progettuale che nella fase di attuazione, oltre che nella restituzione.
- L’idea/chiave è quella dell’essere produttori di nuove immagini di sé e del proprio mondo, dell’essere capaci assumere una nuova sensibilità, assumere anche la responsabilità e la competenza comunicativa che questo comporta, sia per quanto riguarda i peer-educators già formati, che saranno chiamati a svolgere interventi di co-progettazione e coinvolgimento diretto nel percorso di sensibilizzazione, sia per i peer in formazione, che, fin dalle prime ore di lavoro formativo, si alleneranno a lavorare in termini il più possibile autonomi.
Un’altra area di lavoro in cui intendiamo sviluppare maggiore attivazione nel ruolo di protagonisti sarà quella degli adulti referenti, i quali saranno in prima persona coinvolti nella full immersion residenziale
- per condividere linguaggi e strumenti di lavoro
- per sperimentare in prima persona la specificità dell’approccio della peer education
- per fare team con gli operatori che si occuperanno della formazione dei peer
- per sviluppare anche soggettivamente nuove sensibilità rispetto al tema
Di tutte le angolature della peer education, in questo progetto vorremmo enfatizzare quella per cui
la metodologia della peer education rende i ragazzi
realmente e concretamente
creatori e costruttori dell’immagine di sé e del proprio mondo
Questa esplorazione può essere sviluppata in ambiti via via più larghi: a partire dal proprio mondo interno, con maggiore consapevolezza e conoscenza di se stessi, fino al gruppo dei pari, con migliori capacità di “leggersi”, osservarsi e diventare consapevoli, fino al cerchio delle relazioni amicali ed affettive, ai suoi luoghi e alle sue ritualità, fino al cerchio invisibile delle relazioni via social network e via nuovi media.
Lo scopo è quello di sviluppare intorno a tutto ciò una capacità di essere soggetti attivi, risorsa preziosa per spingere anche la comunità ad immaginarsi con nuovi potenziali..
Su questa base, su questi input, saranno i ragazzi a produrre idee e saranno gli operatori ad assicurare che queste idee prendano corpo, struttura e confini comunicabili.
Struttura temporale
Il progetto si articola sull’arco di un anno scolastico
All’interno dell’anno scolastico si sviluppa su diversi passaggi successivi.
Fase iniziale
settembre–dicembre 2012
Progettazione delle linee guida, socializzazione e reclutamento
Dopo una fase interna di tipo progettuale, che prevede la costituzione del gruppo degli operatori, il team building e il reset delle competenze del gruppo degli operatori stessi, si sono articolati più incontri di socializzazione dell’esperienza di full immersion residenziale realizzata nella primavera del 2012 con i peer educators.
Sono stati svolti contatti con presso le Scuole con i Dirigenti e i Docenti, e quindi, una volta presentate le linee generali del progetto, si può procedere con il reclutamento degli adulti referenti e il successivo percorso di formazione dei peer.
Vengono coinvolti nella progettazione i vecchi peer educators formati negli anni precedenti
Fase successiva a regime
gennaio –aprile 2013
Definizione del progetto di sensibilizzazione e lavoro nella Scuola
Definizione del nucleo progettuale e condivisione degli adulti referenti
Reclutamento dei peer per la fase di sensibilizzazione a Scuola e per la fase di full immersion residenziale
Sensibilizzazione a Scuola dei nuovi peer educators
Coordinamento, sensibilizzazione e team building dei peer educators formati negli anni precedenti
Full immersion residenziale dei ragazzi che diventano protagonisti della sensibilizzazione
Full immersion residenziale degli adulti (insegnanti e genitori) che diventano protagonisti della metodologia e del legame di gruppo tra loro e con gli operatori: gli adulti fanno team tra loro
Supervisione in itinere degli operatori impegnati
maggio- giugno 2013
socializzazione conclusiva
Preparazione della socializzazione conclusiva
Socializzazione conclusiva
luglio-settembre 2013
Incontri di valutazione e discussione, sia con i vecchi peer già formati negli anni precedenti, che avranno partecipato al progetto, sia con i nuovi peer formati nell’anno in corso.
Appendice
Alcuni concetti di metodo sul tema della prevenzione
Fare prevenzione significa agire su uno e entrambi di questi due livelli:
- Rimuovere i fattori di rischio
- Potenziare i fattori di protezione
Una prevenzione efficace si fonda su scelte scelte caratterizzate da:
- Rigore metodologico
- Efficacia dimostrata
- Requisiti che permettono una facile diffusione del modello scelto
- Possibilità di trasferire in altri contesti le linee-guida degli interventi che sono risultati efficaci, i quali sono i "vincoli" di fedeltà e i "margini di adattabilità" di un progetto originario che si è mostrato efficace.
Le azioni di un progetto di un progetto di prevenzione possono essere articolate intorno all’esame di:
- Fattori di rischio: aumentano la vulnerabilità delle persone, del gruppo e delle comunità.
- Fattori protettivi: sviluppano una resilienza in individui, gruppi, comunità che migliora la probabilità di conseguire benessere anche in presenza di un certo fattore di rischio.
Sono più efficaci gli interventi di prevenzione che attivano più livelli di protagonisti, e che agiscono sia sulla resilienza che sui fattori di rischio.
- Partnership più ampia possibile
- Luoghi e occasioni di partecipazione attiva della cittadinanza
- Promuovere la libertà di adottare comportamenti di benessere ( rimuovere ostacoli alla libertà; rinnovare fattori di libertà).
In generale, si può rilevare se e quanto è cambiata la:
- Acquisizione di abilità
- Modificazione di convinzioni, percezioni e atteggiamenti
Un buon progetto
Un buon progetto, secondo quanto finora affermato, potrebbe essere quello che permette di:
- Affrontare i fattori di rischio e di protezione rilevanti per lo sviluppo delle condotte problematiche e promuovere la resilienza individuale.
- Mirare alla globalità cioè:
- attivare programmi multicomponenziali rivolti a più destinatari (ad es. ragazzi, istituzioni, famiglia);
- concentrare le iniziative con gli altri progetti in atto e con gli altri protagonisti (ad. es., media, servizi sociosanitari, organizzazioni giovanili, parrocchia, ecc.) anche allo scopo di evitare sovrapposizioni e ottimizzare le risorse;
- accogliere i limiti delle situazioni in cui si opera e quelli che si generano nel percorso
- Essere di durata e intensità sufficienti al conseguimento dei risultati prefissi
- Basarsi su una conoscenza precisa delle caratteristiche generali e locali del fenomeno su cui si interviene.
- Prefiggere obiettivi chiari e realistici
- Prevedere funzioni di monitoraggio e valutazione.
- Affrontare la questione della sostenibilità sin dall'inizio
- Tenere conto del ruolo svolto dalle caratteristiche psicosociali degli adolescenti
- Tenere sotto controllo i preconcetti di chi prepara e applica il programma.
- Coinvolgere i giovani destinatari nella progettazione e nella realizzazione del programma.
- Comunicare messaggi credibili per i destinatari
- Prevedere una componente informativa e una di sviluppo di abilità
- Utilizzare processi interattivi di gruppo
- Tenere nel dovuto conto la formazione e le caratteristiche personali delle persone che condurranno le attività di prevenzione a contatto con i giovani.
Di conseguenza, come già abbiamo avuto modo di sottolineare, le modalità di attuazione prevederanno:
- una atmosfera tollerante, senza tattiche che facciano leva sul moralismo e sulla paura: creazione di un clima di un dialogo aperto
- uso di metodi interattivi - come le discussioni in piccolo gruppo, le attivazioni individuali con linguaggi immaginativi, narrativi, autonarrativi, giochi di gruppo e giochi di ruolo.
22passi.blogspot.com: post n. 2073 (-149)
4 : commenti:
https://www.youtube.com/watch?v=ScJdb4e6Kp0
https://www.youtube.com/watch?NR=1&v=IAZERsCW3wI&feature=endscreen
Auriti Simec.org
@Bertoldo
E cosa c'azzecca l'off topic con la peer education?
più che di metodo bisogna insegnare quali sono le cose vere e non come manipolarle ...
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