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giovedì 14 ottobre 2010

La solitudine dei numeri primi

I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell'infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo più in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che a anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti, dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci. Il secondo pensiero lo sfiorava soprattutto di sera, nell'intrecciarsi caotico di immagini che precede il sonno, quando la mente è troppo debole per raccontarsi delle bugie. 
Paolo Giordano
La solitudine dei numeri primi
(incipit del capitolo 21)
Premessa (non brevissima e totalmente fuori tema)

Mi trovo in riserva di energie, perciò mi sono dato la regola di non rubare più ore al sonno per scrivere sulle sue pagine del blog. Torno a casa dal lavoro, spremuto a mo' di limone, con in testa fondi per la non autosufficienza, gruppi di lavoro integrati con la ASL, gestione associata dei servizi sociali comunali da mandare a regime, indagini ISTAT sulla spesa sociale in scadenza, servizi di mediazione familiare da attivare, bandi anti-crisi in corso, nuove competenze come pioggia, richieste dati da Prefettura e Regione, monitoraggi, rendicontazioni, adempimenti vari e chi più ne ha ne metta. Il coordinatore della Zona Sociale ieri ha riconosciuto che le mansioni che svolgo andrebbero distribuite su almeno 3, 4 persone... se la mia situazione è rappresentativa di gran parte della pubblica amministrazione - pare di sì - è inevitabile che la qualità dei servizi possa solo peggiorare, per quanto un bravo one-man-band possa suscitare simpatia e ammirazione è ovvio che un'orchestra di onesti musicisti suona molto meglio! 
Ricordo una tale overdose di lavoro solo nella gestione del dopo-terremoto del '97 ad Assisi (ricordo mesi in cui effettuavo tante ore di straordinario quante di ordinario): dopo un anno di carretta tirata a quei ritmi ne ricavai una crisi di ipertiroidismo da stress e un incidente stradale (auto completamente distrutta, salvato da cintura e airbag). Quell'esperienza mi ha insegnato molto e non ho alcune intenzione di ripeterla!
Se adesso sto rifacendo capolino qui è perché oggi ho preso un giorno di ferie per accompagnare mia figlia a fare il richiamo di una vaccinazione.

Vengo al tema: il best seller rivelazione di Paolo Giordano. 

Da un po' ho una strana abitudine: tanto più un libro e sulla bocca di tutti tanto più lascio trascorrere qualche anno prima di leggerlo. Così ho fatto anche con La solitudine dei numeri primi, un'opera prima che nel 2008 ha fatto strage di premi letterari - uno per tutti il primo posto al premio Strega - e record di copie vendute in Italia (una milionata!), trasformando uno sconosciuto esordiente ventiseienne in un autore affermato. E ho pure fatto l'esatto contrario di ciò che sarebbe saggio: ho letto il romanzo dopo aver visto il film che ne è stato tratto, con regia di Saverio Costanzo.

La trasposizione cinematografica del 2010 è un ritaglio intelligente del soggetto originale di Giordano (al copione ha collaborato l'autore stesso), pressoché circoscritto ai due protagonisti, Alice e Mattia,  a scapito dei personaggi minori, trasformato in un puzzle di flashback che, mano a mano che l'azione avanza, si compone a svelarci la vicenda e l'interiorità dei personaggi. Davvero encomiabile l'interpretazione di Alba Rohrwacher e di Luca Marinelli (nella foto), che hanno dato credibilità - e non era facile - alla complessa psicologia di Alice e Mattia, al loro mal d'anima. Film assolutamente da vedere.

Al contrario di quella del film, la struttura del romanzo è rigorosamente cronologica e fotografa i due protagonisti nei momenti topici delle loro vite. Il trauma che Alice subisce da bambina (1983). Il trauma che Mattia subisce da bambino (1984). L'incontro tra Alice e Mattia da adolescenti (1991) e lo strano incastro che viene a crearsi tra le rispettive solitudini. C'è una geometrica corrispondenza tra i traumi infantili di Alice e Mattia: quello di lei - un incidente di sci - inciderà sul fisico quanto sulla psiche (e su ambo i piani con l'anoressia), quello di lui - la sua responsabilità nella scomparsa della sorella gemella - inciderà sulla psiche (un senso di colpa insuperabile) e di lì sul fisico, con un cronicizzarsi di atti autolesionistici. La narrazione prosegue, quasi come un teorema matematico, sviluppando le conseguenza di queste premesse, si focalizza su determinati "capitoli" delle vite di Alice e Mattia (dal 1995 al 2007), durante i quali i due si avvicinano, innamorano e allontano senza riuscire mai a dare corpo e senso alla loro relazione, eternamente in nuce.

Ho letto le prime 150 pagine nell'arco di una decina di giorni, la sera prima di addormentarmi, e ho divorato le ultime 150 in tre ore dalle 5 alle 8 di mattina di domenica scorsa. Ciò a testimonianza di quanto la seconda parte mi abbia avvinto nonostante conoscessi intrecci e conclusione della storia. Ho sentito taluni parlare di questo libro come di un capolavoro, altri definirlo un banale romanzetto il cui successo resta un mistero. La mia opinione? Per me le opere che provocano reazioni contrastanti hanno sempre un quid, una marcia in più. Non so se è un romanzo che i posteri ricorderanno, forse la forza di Giordano non sta nel suo stile letterario, discontinuo o magari solo ancora acerbo, però per la mia sensibilità la storia regge molto bene. Mi sono sorpreso ad appassionarmi a scrutare nella vita di due personaggi che, per quella che è la trama in sé, sarebbe forse stato più logico che suscitassero fastidio o repulsione.

Si percepisce in tutto il libro la "doppia anima" di questo giovane autore, scientifica (è un fisico particellare con un curriculum esemplare) e umanistica (mostra il daimon di chi sa e deve raccontare storie), indubbiamente una persona fuori dal comune. Immagino che La solitudine dei numeri primi lasci perplessi soprattutto due tipologie di persone:  da una parte quelle che alla vita chiedono ordine e coerenza, che il bianco sia bianco e il nero sia nero, che non ci sia mai confusione tra buoni e cattivi; dall'altra i romantici a tutti i costi, che dal caos e disordine traggono linfa, che sperano inguaribilmente nel deus ex machina dell'amore e della passione. A mio parere quanto più si riesce a vivere tra queste due visioni, prendendone il meglio e emancipandosi dal peggio, tanto più si può apprezzare questo libro e innamorarsi di Alice e Mattia, due personalità decisamente borderline, che lottano comunque con forza per restare a galla e non sprofondare nelle loro nevrosi. In fondo sono normali persone "anormali", eroi urbani del nostro tempo, una donna e un uomo non omologati, né carne né pesce, figli delle confuse famiglie d'oggi. Chi si sente normale e migliore di loro, scagli la prima pietra. Mi sento numero primo come loro.

 
Un'ultima curiosità: il titolo del libro è stato imposto all'autore dall'editore al posto di Dentro e fuori dall'acqua... personalmente dubito che in questo caso avrebbe avrebbe avuto lo stesso successo!

LINK:
P.S. del 18/10/10. Nuovo post: Donald Duck e i numeri primi gemelli.

11 : commenti:

the daffodils ha detto...

Come te, compero i best sellers ad anni di distanza, e proprio settimana scorsa ho letto la solitudine dei numeri primi. Un libro particolare, affascinante, non fosse per la maestria con cui descrive i due personaggi, due anime fuori dagli schemi. Mi ha ricordato molto "Il mistero del cane ucciso a mezzanotte" di Haddon, dove il protagonista è un bambino autistico.

Un abbraccio

Daniele Passerini ha detto...

Abbiamo più di una cosa in comune allora! ;)

Fay ha detto...

Tre. Ma questo non l'ho ancora letto, e non so neanche se lo farò. Sono io il numero primo? ;)

Daniele Passerini ha detto...

E pure gemello, sta a vede' Fay! ;)

Fay ha detto...

Gemello forse è pretendere troppo... :D Speculare? come 17 e 71?

Buona prima settimana nella casa ridipinta di fresco, Daniele.

Daniele Passerini ha detto...

Numeri primi speculari???
Forte!!! :)
(13, 31)
(17, 71)
(37, 73)
(79, 97)
ecc.
Sei grande Fay! :)))

Daniele Passerini ha detto...

difficile fermarsi
(107, 701)
(113, 311)
(149, 941)
(157, 751)
(167, 761)
(179, 971)
(337, 733)
(347, 743)
(359, 953)
(389, 983)
(709, 907)
(739, 937)
(769, 967)
ecc.

...basta, mi fermo ai numeri primi speculari entro il 1000! ;)

Geniale Fay!

Fay ha detto...

Wow! Sei bravissimo!
Mi stuzzica, 'sta cosa: vogliamo provare coi numeri primi palindromi? 101, 313... continui tu?

Daniele Passerini ha detto...

Sarei tentato... ma davvero ho cose più urgenti da fare... perché durano appena 24 ore i giorni?! ;)

Daniele Passerini ha detto...

Comunque sembra che i primi palindromi siano stati sviscerati ben benino!

Fay ha detto...

Non pensavo che qualcuno studiasse i palindromi per scopi matematici - ma al solito parlo da non matematica -: ci ho pensato per gioco, per cui grazie del link!:)

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