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sabato 31 luglio 2010

Viaggi e mete dell'amore

2 : commenti
Ogni persona è un continente inesplorato. E l'amore somiglia a un vascello che ci porta dall'altra parte dell'oceano, più o meno rapidamente, dai pochi nodi di un veliero al teletrasporto di Star Trek. Sia come sia, arriva il momento di sbarcare in una terra vergine. A questo punto dovremmo sapere che amare non è protrarre all'infinito la navigazione, né condividere solo l'ebrezza del viaggio in mare. Nemmeno affrettarsi ad abbattere alberi, costruire una casa, arare e seminare un campo e ritrovarsi a rincorrere se stessi. Naturalmente la meta non era l'arrivo sulla spiaggia. La meta è oltre i monti che spuntano dal profilo della foresta, ma conviene, per adesso, distrarre l'attenzione dalla meta e concentrarsi sul presente. Non avere fretta. Ascoltare i rumori della foresta e della sua vita selvaggia. Mappare sorgenti e fonti di cibo, esplorare grotte. Ce n'è voluto per capirlo, ma riparto da qui. Ringraziando chi mi ha portato a rifletterci.

venerdì 30 luglio 2010

Il marinaio e la sirena

0 : commenti
Tengo barcamenato sulle mani l'istante che mi gorgheggiò son tua e fino a che riemergerà dal mare percorro giorno e notte questa rotta.

Coazioni a ripetere

2 : commenti
Costui aveva stretto un patto con Gianfranco. Ora ha espulso Gianfranco. Lo ha messo nella lista dei proscritti, perché nel Popolo della Libertà non sono consentite opinioni diverse dalle sue. Se non sbaglio costui aveva stretto un patto anche col popolo italiano...

giovedì 29 luglio 2010

Nel centro del lago della luna

0 : commenti
Le onde restituiscono alla terra la flotta che ci ha portato fino a qui: legni bruciati, la vita che avevo, così lontana ora. Oltremare. Ho scelto questo mondo per restare. Ho scelto questo giungla per lottare. Ho scelto questo sogno per amare. Là, nel centro del lago della luna. Mai più acquitrini, paludi, bivi, solo una destinazione: Mexico.
Versi liberamente ispirati alla storia di Hernán Cortés (1485-1547). Appena sbarcato sulle coste dell'odierno Messico, ordinò di bruciare le navi affinchè i soldati non avessero alternative a seguirlo. Così facendo, con solo 508 uomini, conquistò l'impero azteco che contava milioni di abitanti. "La parola Messico deriva dalla parola náhuatl Mēxihco [me:ʃiʔko], nome con il quale gli Aztechi designavano la loro capitale. Ci sono diverse ipotesi circa il significato della parola "Mēxihco”. Un’etimologia proposta suggerisce che potrebbe essere interpretato come "luogo [dove vive] Mēxitli o Mēxtli", un nome del patron della guerra degli Aztechi. Un'altra proposta comunemente utilizzata sostiene che il nome derivi dalle parole metztli (luna), xictli (centro) e -co (in, il posto). In questo modo il nome Messico significherebbe Nel centro della Luna o Nel centro del lago della luna, che era uno dei nomi attribuiti al lago di Texcoco. Tuttavia tale spiegazione non è soddisfacente in quanto etimologicamente non idonea." (vedi l'intera voce su Wikipedia)

Il fiume e la Ninfa

7 : commenti
Il fiume amò talmente la sua Ninfa da lasciarla fluire via nel mare.

domenica 25 luglio 2010

In una parola

2 : commenti
Avvicinarsi. Scoprirsi. Cercarsi. Sentirsi. Mancarsi. Desiderarsi. Aspettarsi. Ritrovarsi. Giurarsi. In una parola... INNAMORARSI.

sabato 24 luglio 2010

Piena d'amore

3 : commenti
Ci liquefaremo l'uno dentro l'altro come divorato fiume nella piena. E dai nostri corpi scorreremo via.

Appunti di PNL (1): empatia

2 : commenti
Questo post segue:
Comincio da qui a riordinare e risistemare gli appunti presi durante le 40 ore di corso di empowerment personale, condotto da Melinda Bianchi. Naturalmente in mezzo inserirò anche mie riflessioni sugli argomenti trattati. Cercherò di fare brevi post, suggerendo non più di un libro da leggere in ciascuno di essi.
Uno dei miei principali pregiudizi contro la PNL, era che fosse un approccio adatto più al mondo di imprenditoria, marketing, pubblicità, commercio, che alla sfera dello sviluppo personale. Sicuramente la PNL può essere usata per migliorare la performance di manager e venditori, ma ho scoperto che è efficace in questi contesti perché è, a prescindere, uno strumento capace di aiutare le persone a vivere e interagire in modo più consapevole e, in senso lato, ecologico. Rispetto ad altre strade la PNL offre un vantaggio: moltissime persone sono portate a rifiutare un cammino di sviluppo personale che passi per psicoterapia, meditazione, yoga e quant'altro, ma possono accettare un cammino "compatto" e ben costruito razionalmente come la PNL. Inoltre la PNL favorisce cambiamenti in tempi relativamente veloci, e questo rafforza la motivazione di chi la sperimenta. Non stupitevi quindi che un animo junghiano, poetico ed esoterico quale sono, che si interroga molto sui perché della vita, riconosca alla "fredda" PNL un ruolo importante nel potere migliorare il mondo, accanto ad antiche tradizioni sapienziali più appartenenti alla dimensione spirituale che mentale. Bene, cominciamo. Come ho già detto, la PNL non è una psicoterapia, non focalizza la sua azione sull'identità ma sul comportamento, fermo restando che a lungo andare il comportamento retroagisce sull'identità. Il cervello agisce soprattutto per abitudine: chi ha sperimentato una via "dolorosa" tende a perpetuarla perché comunque la conosce. È necessario un forte scossone interiore per innescare un cambiamento, anche se esso può portarci da una situazione di sofferenza a una situazione migliore. Poiché siamo essere pensanti, lavorare sul linguaggio è un metodo che si è dimostrato molto efficace per modificare un comportamento inadeguato: ecco perché il modello fu battezzato programmazione neuro-linguistica. Non siamo soli al mondo, siamo creature sociali e non esiste comportamento che prescinda dall'interazione con altre persone. In generale noi non interagiamo con l'essenza delle persone, ma, più superficialmente, con i loro comportamenti. Dobbiamo perciò diventare consapevoli che non esistono persone egoiste, cattive, crudeli e così via, esistono piuttosto persone che si comportano come tali. Per comunicare tra persone in modo sano bisogna astenersi dal giudicare, non portare l'attenzione sulle cose che non vanno ma su quelle che vanno bene, bisogno soprattutto immedesimarsi nell'altro. Dicevano i Sioux: "Prima di giudicare una persona cammina per tre lune nei suoi mocassini". L'atteggiamento in cui ci si astiene dal giudicare chi è diverso da noi e ci si immedesima in lui fino a provare le sue stesse emozioni è detto empatia (comprendere emozioni interiori partecipando ad esse), concetto più profondo sella semplice simpatia o antipatia (condividere o non condividere emozioni insieme). L'atteggiamento empatico è imprescindibile per instaurare una buona comunicazione, poiché chi si sente giudicato si chiude, chi si sente compreso si apre. Purtroppo nella società in cui viviamo, predominano stili di leadership impositivi invece che collaborativi, conflitti invece che mediazioni, vendette invece che perdoni, ovvero relazioni in cui qualcuno vince purché qualcun altro perda invece che relazioni in cui si vince entrambi. Le azioni che ho evidenziato in rosso dissipano le nostre energie psichiche, le azioni evidenziate in verde le accrescono. Concetto che Stephen R. Covey (ne Le sette regole per avere successo) ha condensato nella metafora del conto corrente emozionale in cui depositiamo fiducia invece che denaro e dove potremo poi attingere al momento del bisogno. Concludo con questo consiglio tipico dell'approccio PNL. Di fronte a qualcosa che ancora non siete in grado di capire o fare o padroneggiare, non ditevi mai "non ci riesco", al limite ditevi "non ci riesco, per ora", o meglio ancora "mi eserciterò finché non imparerò a farlo".
(continua)

Haiku sull'amore

2 : commenti
Hug, di Matilde Bartoletti - www.studioartistico.com



È bello così
senza etichette date
osservandolo!

venerdì 23 luglio 2010

Diavolo d'una PNL!

0 : commenti
Ho completato oggi il corso di Programmazione Neuro-Linguistica di 40 ore di cui avevo parlato qualche settimana fa (qui). Purtroppo non ho trovato il tempo di parlarne in itinere come mi ero ripromesso, ma vedrò di farlo un pezzetto alla volta a posteriori. È successo infatti che, oltre ad aver riveduto i (grossi) pregiudizi che avevo sulla PNL, il corso in questione ha abbondantemente superato le mie aspettative.
Apro una parentesi personale. Questo mese di luglio, ex equo con quello in cui nacque mia figlia 12 anni fa, si sta rivelando uno dei migliori della mia vita! Infatti ho vissuto una fantastica sincronicità tra l'incontro fulmineo e folgorante con una persona molto speciale (!); le 5 giornate di formazione in PNL (9, 15, 16, 22, 23 luglio); la vacanza dall'11 al 25 luglio di mia figlia a Capracotta (IS), che mi ha permesso una libertà di movimento utilissima per frequentare il corso di PNL e soprattutto per conoscere, giorno per giorno, la persona molto speciale di cui sopra; infine, ciliegina sulla torta, la cornice a tutto ciò delle note di Umbria Jazz 2010 dal 9 al 18 luglio. Belle coincidenze! Tornando alla PNL, il suo assunto di base è che portare il nostro focus sui meccanismi "genetici" della comunicazione umana (tramite un modello esplicativo semplice ed estremamente efficace) consente ai singoli di migliorare le loro capacità di capire, farsi capire, conseguire obiettivi. Ovviamente se tanti singoli traggono questi benefici, in prospettiva è l'intera società a migliorare. La PNL è saper comunicare, è ecologia della relazione. Siamo educati a credere che in qualsiasi relazione se uno ha ragione l'altro ha torto, se uno è in posizione up l'altro è in posizione down, se uno vince l'altro perde. La forza della PNL sta nel ribaltare questi assunti e dimostrare che è possibile costruire consapevolmente relazioni in cui non c'è bisogno di contendersi la ragione e in cui si può vincere tutti insieme senza che nessuno perda. Detto così sembra magico, ma comprendendo e applicando gli assunti della PNL si scopre che imparare a comunicare in modo sano è più facile di quanto si possa immaginare. È importante capire che la PNL non è un percorso psicoterapeutico. Dato un comportamento che vogliamo modificare o una qualsivoglia performance che vogliamo migliorare, la PNL non si sofferma sul perché dello stato attuale ma sul come possiamo modificarlo. Già Freud aveva ben compreso che al paziente non basta comprendere l'eziologia di una nevrosi per liberarsene (abreazione), mentre soffermarsi sul come invece che sul perché, lungi dall'essere un approccio superficiale, può diventare il migliore grimaldello con cui scardinare le nostre coazioni a ripetere. Naturalmente psicoterapia e PNL non devono essere viste in antitesi, possono benissimo coesistere e supportarsi a vicenda, soprattutto se dal campo del miglioramento delle nostre performance andiamo verso quello della cura delle psicopatologie. Tra i modelli psicologici che conosco, quello che più mi ricorda la PNL è l'Analisi Transazionale di Eric Berne: non perché siano modelli simili come enunciati, ma perché sono accomunati dall'essere semplici da capire quanto potenti da applicare e dal focus dato alle modalità della comunicazione interpersonale. Come l'analisi transazionale ha inquadrato le relazioni nelle 3 categorie bambino-genitore-adulto a seconda dell'atteggiamento in cui si pongono emittente e ricevente, così la PNL ha codificato le 3 categorie visivo-auditivo-cinestetico (V-A-K) a seconda dei filtri che emittente e ricevente usano sia per inviare che decodificare messaggi. Per oggi direi che può bastare, la prossima volta ci soffermeremo su uno dei postulati della psicologia del XX secolo, su cui si fonda anche la PNL: la mappa non è il territorio. Concludo sottolineando che la nostra formatrice, la Dr.ssa Melinda Bianchi di quel di Frosinone, dalla prima all'ultima ora di formazione, ha dimostrato una rara capacità di conduzione dell'aula, tanto anti-cattedratico-accademica quanto stimolante e concreta, frutto di preparazione, esperienza, professionalità, empatia e simpatia non comuni. Ho partecipato a diverse esperienze simili (gruppi di lavoro, gruppi terapeutici, gruppi formativi...) e non avevo mai visto accadere trasformazioni così veloci, sia dei singoli sia del gruppo inteso come entità maggiore della somma delle parti. In particolare mi ha impressionato come Melinda abbia saputo guidare e assecondare la crescita del gruppo, fino quasi a trasformarlo, senza stonature né eccessi, da gruppo in formazione a gruppo di auto-aiuto, a tratti persino terapeutico... vedendo in giro i pasticci che pure fior di terapeuti a volte sanno combinare, tanto di cappello!

martedì 20 luglio 2010

L'incontro con Dio

3 : commenti
Ogni vita ha uno o più episodi centrali, verso cui le sue trame in divenire convergono e donde di nuovo diramano in inaspettate direzioni. Il punto centrale della sua vita si materializzò intorno ai vent'anni anni, se ricordo bene 22; una data ahimè imprecisata, ché egli non fu lucido da capire che di lì a qualche anno avrebbe rimpianto non averla annotata in memoria. Era uno studente fuoricorso del biennio d'Ingegneria, una media discreta (24,5 trentesimi) incastonata in una costanza mediocre (solo 8 esami registrati sul libretto), amante della razionalità a livello quasi patologico, nonché spirito ateo e scettico, seppure inguaribilmente idealista e romantico.

Quella mattina si trovava solo in casa, a scorrere gli appunti delle lezioni. Ripeteva e camminava in lungo e largo nell'appartamento dove viveva con la madre: 130 metri quadri al settimo piano di uno di quei condomini considerati allora di media borghesia. Quand'ecco, affacciatosi nel salone pavimentato di marmo bianco traslucido, venne come colpito e incuriosito da un riflesso di luce solare, che entrava dalla finestra della veranda e riverberava sul pavimento. Si avvicinò per vedere meglio cosa avesse di speciale quel luccichio. Pochi passi e di colpo si ritrovò sommerso, travolto, da un'onda inconcepibile di... pura liquida felicità! Le gambe cedettero e si trovò per terra inginocchiato senza capacitarsi del perché e del per cosa. Nessuna spiegazione razionale. Per la prima volta viveva uno di quei momenti di totale apertura in cui il cuore istantaneamente si estroflette e protende su tutto l'universo. Fu pure l'unica volta che egli ebbe percezione di una intensità emotiva così incontenibile e immotivata.

Sorrideva e rideva di gioia, il corpo e la mente fusi in un'unica divina sensazione di pienezza, mai sperimentata, che dico, nemmeno vagamente immaginata! Dopo un po' tornò in sé, chiedendosi se fossero trascorsi secondi o minuti. Si rialzò, continuava a sorridere estasiato, più che camminare i piedi scivolavano sul pavimento leggeri leggeri. Cosa diavolo era successo? Non si capacitava. Non era certo stato un sogno, perché continuava a sentire vividissimo il ricordo della felicità illimitata e incondizionata che aveva sentito scorrere in tutto il suo essere. Ma non aveva la più pallida idea di cosa l'avesse causata e liberata.

Passò la giornata, e i giorni successivi, a domandarsi se avesse casualmente ingerito col cibo, la sera prima, qualche sostanza psicotropa... magari un'intossicazione alimentare aveva interferito coi suoi neurotrasmettitori... anche se un effetto così ritardato... e così forte... e così piacevole... no, non era verosimile. Ma allora? Ateo com'era non poteva trovare risposte collocate fuori se stesso, e nessuna ipotesi endogena reggeva. Pertanto, nelle settimane che seguirono, mano a mano che l'eco di quello che aveva provato si affievoliva lentamente, accantonò via dai pensieri quell'episodio inclassificabile e lo archiviò nel cassetto virtuale dei suoi x-files.

Soltanto una decina d'anni dopo comprese che quella Luce, quella mattina, aveva drasticamente modificato la traiettoria della sua vita, spalancando un ventaglio di nuove intuizioni, scelte, ricerche, scoperte. L'estate successiva lasciò la facoltà di ingegneria consapevole che non era la sua strada. Si mise a cercare qualcosa tale da aprirgli velocemente una prospettiva lavorativa e renderlo autonomo e indipendente dai suoi genitori. Inoltre cercava qualcosa che lo facesse sentire utile. Gli venne in mente una zia assistente sociale all'INAIL... A settembre partecipò alla selezione per iscriversi alla laurea breve triennale di servizio sociale della facoltà di Scienze Politiche. La prova consisteva in un tema d'italiano sulle motivazioni che ci spingevano a scegliere la professione di assistente sociale: arrivò primo. Dopo la maturità classica e quattro anni d'Ingegneria il nuovo corso fu una passeggiata. Mentre frequentava e studiava andò a vivere in un gruppo appartamento per disabili cui prestava assistenza come obiettore di coscienza. Lì per caso incontrò la donna che poi avrebbe sposato e ci andò subito a convivere. Dette i 21 esami curriculari e conseguì il titolo di Assistente Sociale in due anni invece che tre, massimo dei voti cum laude.

Di pari passo sentì sempre più forte il richiamo della dimensione spirituale. Finalmente capì che in quel riflesso di Luce sul marmo aveva incontrato il Divino, che era stato un segno non un sogno, e non dubitò mai più che questa vita è solo un tuffo nell'apparenza e che la vera realtà è posta ad altri livelli. Che esiste un luogo dove numeri e parole, mente e cuore, controllo ed emozioni coesistono armoniosamente, lungi dall'essere estremi di opposti. Rilesse i Vangeli, testi di Cristianesimo esoterico, Buddismo, Induismo e Zen, studiò astrologia, si avvicinò a reiki, yoga, qiqong e meditazione. Da questa storia sono nate molte altre storie, che esulano da questa, e molte altre ne nasceranno. Probabilmente le più belle devono ancora essere scritte.

E da tanto tempo che volevo raccontare questa mia esperienza "mistica". Mi bloccavo di fronte alla possibilità di essere preso in giro e soprattutto all'incapacità di trasformarne il ricordo in parole che parlassero a chiunque. Oggi ho sentito che era il momento giusto per provarci
(ho preferito usare la terza persona). Ma rispetto all'obiettivo di trasmettere quello che provai mi do una sufficienza scarsa!

La più breve che ho mai scritto

5 : commenti
Mi sei successa dentro.
Appena sfornata: è la "poesia" più breve che ho mai scritto. Il record precedente lo deteneva Occhi che brillano in terra come schegge di cielo.

domenica 18 luglio 2010

Umbria Jazz 2010

2 : commenti
"Strano pensare che sei qui in centro anche tu... ti voglio bene."
"Lo so... respiriamo la stessa aria e ne siamo felici." Improvvisamente con la coda dell'occhio ti vedo. Sei passata a cinque, sei metri da me. Non mi hai visto perché sono appoggiato alla parete del palazzo, tra chi guarda la gente, ascolta l'orchestra o aspetta qualcuno, il cellulare in mano. Tu invece assecondavi il movimento della folla, una melodia dentro il flusso dello spartito, lo sguardo e i passi dritti verso il palco. D'istinto stacco la schiena dal muro e cerco la tua scia. Cammino qualche secondo senza trovarti, poi eccoti, coi tuoi amici, ferma a parlare. Ti arriverei vicino, ti metterei la mano sulla spalla, oh che sorpresa, ciao, i tuoi amici certo, piacere. Ma ripenso a quello che mi hai detto ieri, di non avere fretta, di non correre troppo avanti. E mi arresto, anzi mi sposto di lato e frappongo tra noi un paio di sipari di persone che ondeggiano al rithm&blues, affinché non succeda che mi vedi. Alla fine vi spostate verso i suonatori e io torno dov'ero ad aspettare le mie amiche. Scrivo "Ti ho visto... ero certo che ti avrei visto... va bene così..." e te lo invio. Dopo pochi minuti rispondi "Non so se mi guardi... ma credo di averti rincorso a un certo punto... emozionante...". Già, anche tu potresti avermi intravisto, ci sta suonando la stessa musica in testa, andiamo all'unisono. "Ora no... ti ho perso in mezzo alla gente... e il cuore batte forte...". Arrivano le mie amiche con altri amici e mi prendono in giro, con chi smessaggio? perché sorrido tanto? Si chiacchiera, ma sono distratto. Voglio rivederti ancora. "Ragazzi," propongo, "che ne dite di avvicinarci un po' al palco?". Avanziamo di una decina di metri e balliamo un po'. Guardo avanti ma non ti trovo. Mi scuso col mio gruppo, "torno subito," dico e parto. Ripenso alla direzione che avevi preso prima di perderti di vista, m'infilo in mezzo alla gente, venti metri dal palco, quindici, dieci, finché inquadro nuovamente la familiarità dei tuoi capelli, le spalle nude e un bicchiere in mano. Sono felice. Sono stato capace di ritrovarti per due volte in mezzo a una massa di persone, io che spesso non ricordo nemmeno qualcuno che mi saluta chiamandomi per nome. Sono sintonizzato con te, come una bussola punto la mia stella polare e te lo scrivo così: "Ti ho rivisto... ho appurato che basta seguire il cuore per ritrovarti, anche qui in mezzo... ora sono tornato tra i miei amici e ti lascio coi tuoi. Sono felice di averti visto". L'orchestra cambia repertorio, si butta nel funky e sciorina una hit dopo l'altra. Passo il resto della serata a ballare sapendoti e sentendoti vicina, fino a poco dopo l'una, quando dopo l'ultimo bis la piazza inizia a svuotarsi, accompagno le mie amiche al mini-metrò e percorro Corso Vannucci a ritroso fino a dove ho parcheggiato il vespone. Arriva il tuo ultimo sms della serata: "...è stato bellissimo saperti con me..."
(ispirato a una storia vera)
P.S. Però che differenza con i post che nel 2007 (qui) e 2008 (qui) dedicai sempre a Umbria Jazz!

Riposare, pensare, amare

4 : commenti





Partire dalla mia camera per ritinteggiare l'intera casa, non è stato frutto di un ragionamento: dovevo cominciare da qualche parte, perché non da lì? In realtà, mi rendo conto adesso che con tale scelta, inconsciamente, ho dato voce ha un perché sì!

Qualche commento addietro, qualcuno accennò alla sincronicità tra ristrutturazioni interiori del nostro vivere e ristrutturazioni esteriori del nostro habitat. Osservazione che accolsi e feci mia. A camera finita, posso dire che oltre a sapere che è così, lo sento molto bene, cinestesicamente, con tutto me stesso: sto ridando colore alle pareti di casa insieme a quelle dell'anima. Vivo infatti un periodo di grandi trasformazioni e novità, oserei dire in assonanza con l'ingresso di mia figlia nell'adolescenza. Probabilmente si tratta della cosiddetta "crisi di mezza età", sancita nel mio caso dal 45esimo compleanno, ma crisi nel senso nobile del termine, cioè di abbandono della "vecchia giovinezza" e d'ingresso nella "nuova maturità". Crisi dunque che accentua la rivoluzione piuttosto che la distruzione e che, in tutta franchezza, mi sta portando molte più opportunità e gioie che difficoltà.

Tra tutte le stanze dall'appartamento, la propria camera è quella che ha più a che fare con il nostro intimo, perché è il nido dove ci accoccoliamo a riposare, pensare, amare. Ed è da qui che parte la mia nuova fase di vita.

Ciò premesso, con molta soddisfazione e orgoglio, vi mostro la mia nuova camera (qui com'era qualche settimana fa), il nuovo nido che ho preparato. Ho mantenuto il soffitto bianco, per dare più possibile luce e spazio all'ambiente, ho invece virato le pareti dal precedente crema all'attuale (che del era stato un panna venuto male) verso un... boh, un pesca-melone chiaro, comunque sulla scala del rosso invece che del giallo. L'armadio ora stacca un po' più dallo sfondo, ne risulta una maggiore dinamicità dei suoi volumi. Le immagini appese alle pareti, il legno a vista, soprammobili e abbellimenti (ne ho rubato qualcuno al soggiorno!) persino il rame del portalampade e l'acchiappasogni, si amalgamano meglio con la nuova dominante cromatica. Nel complesso sento la stanza molto più calda di prima, non nel senso dell'afa di questi giorni naturalmente, dico nel senso del cuore!

Buona domenica a tutti.

P.S. del 4 settembre 2010. Ho fatto una piccola aggiunta alla stanza...

giovedì 15 luglio 2010

La forma della felicità

7 : commenti
La felicità è uno stato liquido, assume la forma di ciò che ami.

martedì 13 luglio 2010

Cali ciocche in su

5 : commenti
Ho richiesto in sorte lo scompiglio dei tuoi capelli, e colorarti di emozioni se m'arriccio dentro l'idea di pettinarti la pelle. Ma non attorcigliarti lontano da me ora che te lo confido.
A destra Moon di Alphonse Mucha (1860-1939)


lunedì 12 luglio 2010

Le lettere del tuo nome

2 : commenti
Ho disegnato le lettere del tuo nome.
All'inizio ho messo un compasso, per farti un cerchio attorno che protegga i ricordi più dolci e lasci fuori dal cuore quelli più amari. La seconda lettera è stata una squadra, con l'angolo retto poggiato a sinistra, perché della vita tu non debba temere gli spigoli. In mezzo ho capovolto un segnale di pericolo, affinché la fortuna ti baci. Così come ho preso dall'immaginazione uno spicchio di luna, calante, per darmi modo di entrare quando ti chiudi. E al posto dell'ultima lettera ho messo un pettine, ché possa aiutarci a sciogliere i nodi che ci accompagnano.
Ti ho letta e riletta, guardata e anagrammata. Finché mi sono addormentato nel tuo paese delle meraviglie.

giovedì 8 luglio 2010

Il caso non esiste

4 : commenti
"Dio è il braccio, il caso è la fionda, l'uomo è il sasso. Provate a resistere, una volta lanciati."
Victor Hugo

Nell'inverno a cavallo tra il 1980 e il 1981 avevo 16 anni, per prendere le mie prime e uniche lezioni di chitarra, una volta a settimana cambiavo due autobus e arrivavo dall'altra parte della città, in Via Bramante. Il Maestro Dell'Aira era un simpatico signore coi baffi alla Salvator Dalì, longilineo e dinoccolato, che per introdurmi all'arte delle sei corde mi insegnava brani degli anni '60 come Apache, Pietre, Paese mio, Montagne verdi e così via. Che impresa riuscire a prendere un barrè pulito! Non potevo certo immaginare che di lì a pochi anni avrei spostato senza fatica il La maggiore lungo tutta la tastiera usando solo due dita. E ancora meno potevo sapere che, due piani sopra l'appartamento dove andavo a imparare a suonare viveva, una ragazza quindicenne di nome Daniela...

Nell'inverno del 1991 facevo l'obiettore di coscienza in un gruppo appartamento per disabili: prestavo assistenza e convivevo assieme a loro. Mi ci ero trasferito da poco, ai primi di dicembre, e avevo ancora 9 mesi di servizio da completare. Un giorno verso la fine febbraio, mi trovavo nel soggiorno, l'ora morta tra le pulizie del pomeriggio e la cena, seduto al lungo tavolo da 14-16 coperti, a preparare un esame d'università e nessuno a ronzare intorno. Sentii la serratura della porta d'ingresso girare, voci, mi voltai e salutai Francesco, uno dei volontari che veniva ogni giorno a dare una mano in comunità. Lo accompagnava una ragazza bionda, alta, con gli occhiali sul naso e un'aria un po' svagata sulle spalle. Non la conoscevo, presentazioni, si chiamava Daniela, ciao piacere io Daniele, sorriso, poi feci per rimettermi a leggere e lei per andare con Francesco a riprendere il loro discorso. Ma l'occhio le cadde sul libro aperto davanti a me, Psicologia Generale del Canestrari: cominciò a farmi un mucchio di domande sul perché e percome lo studiassi. Lei era neolaureata in psicologia. Finì che si fermò a cena e che poi restammo a chiacchierare fino all'una come vecchi amici, solo mezz'oretta di pausa poco prima di mezzanotte, quando dovevo coricare ed assistere la persona tetraplegica a cui mi dedicavo in particolare. Il tempo era davvero volato. Quando ci salutammo sulla porta mi invitò alla sua festa di compleanno di lì a pochi giorni, anch'io volevo rivederla. Due settimane dopo stavamo già insieme, innamorati cotti. Al congedo dal servizio civile andai direttamente a convivere con lei nella casa che i suoi genitori le aveva appena regalato. Passati altri tre anni ci sposammo. Passati altri quattro anni nacque Arianna. Passati altri tre anni mi lasciò per un altro uomo. Dolore. Disillusione. Nuova vita, sulle macerie di quella crollata.
Ovviamente nel 1991, la prima volta che andai a conoscere i genitori di Daniela, riconobbi subito lo stesso condominio di Via Bramante dove 10 anni prima ero andato a prendere le mie prime lezioni di chitarra e interpretai tale coincidenza come un segno del destino. Tutt'ora lo credo. Perché Perugia non è Roma, ma nemmeno un paesino. Certo il destino in preparazione non era quello che sognavo: spesso i nostri desideri consci non sono inclusi nei progetti del nostro Sé superiore o, se preferite, nei disegni di Dio.

lunedì 5 luglio 2010

"Nobili" considerazioni matematiche et spirituali...

3 : commenti
A lato: Agnolo Bronzino (1503-1572) "L'Allegoria dell'Amore e del Tempo"
Crescendo tutte le persone convergono verso la stessa età. Forse non risponde alla logica del senso comune, ma è rigorosamente matematico.(1) È comodo prendere ad esempio me e mia figlia che compiamo gli anni praticamente nello stesso giorno (io sono nato il 10 luglio 1965, lei l'11 luglio 1998, 33 anni dopo me). Nel 1999, quando lei ha compito 1 anno e io 34, avevo 34 volte la sua età. Nel 2001, quando lei ha compito 3 anni e io 36, avevo 12 volte la sua età. Nel 2009, quando lei ha compito 11 anni e io 44, avevo 4 volte la sua età. Nel 2031, quando lei compierà 33 anni e io 66, avrò 2 volte la sua età. All'infinito, quando lei compierà infiniti anni e io infiniti anni più 33 (la differenza di età tra noi che resta costante), avrò 1 volta la sua età... come dire la stessa. Al di là della logica aritmetica, credo che questo possa significare che nella vita eterna (nell'Al di Là) ci ritroveremo tutti con la stessa "età", la stessa saggezza, la stessa esperienza. E al di là di queste nobili considerazioni spirituali, mi chiedo fino a che punto sia normale che, invecchiando, mi vengano pensieri simili se incontro una ragazza, troppo più giovane di me, capace di catturare la mia attenzione ai limiti della soglia di guardia... buonanotte! :-) (1) In termini matematici, detta x l'età di una persona e x'=x+b l'età di un'altra persona (b=x'-x è la differenza di età tra la seconda persona e la prima), il limite del rapporto x'/x per x che tende all'infinito è uguale a 1: crescendo tutte le persone convergono verso la stessa età.

domenica 4 luglio 2010

Video dell'Abuela Margarita e traduzione in italiano

3 : commenti

Esattamente 20 mesi fa sono stato orgoglioso di inserire nel blog un'intervista all'Abuela Margarita, arrivata fino a me via email, di inoltro in inoltro, e intitolata Quando desidero qualcosa lo chiedo a me. Invito sempre a leggerla perché questa famosa guaritrice messicana parla con semplicità e chiarezza di un rapporto armonioso tra esseri viventi e Madre Terra che un tempo era la norma e che purtroppo la "civiltà" moderna ha relegato a eccezione. Per fortuna oggigiorno sono sempre più, anche se ancora troppo poche, le persone che desiderano tornare a vivere secondo questa "eccezione"!

E ora voglio mostrarvi una di quelle bellissime sinergie, che internet consente, tra tecnologie moderne, contenuti sacri e antichi, collaborazione tra persone. Due settimane fa, Maria Teresa Lanza (Associazione Matre Matutae), mi ha lasciato questo commento, sotto l'intervista di quella splendida nonnina:

Oso lasciare qui una mia 'pretesa' (dirai magari tu, conoscendomi - ti ricordi anche relativamente al prezioso libro di Ashley Montagu che gli italiani da 20 anni non trovano in commercio?); no! questa mia è un ennesimo appello in onore del Sacro Femminino, che abita i cuori maschili e femminili che non temono e accettano il 'non visibile', proprio come sai fare tu (e ti ringrazio, come donna).
Sono a chiedere se qualcuno riesce a tradurre in italiano il video dell'Abuela (Nonna) Margarita: http://www.youtube.com/watch?v=x5jDj6CbIRY

Detto fatto, ho inoltrato la richiesta a un'amica traduttrice (di due, tre lingue straniere, tra cui lo spagnolo) e ora grazie al link e alla preghiera di Maria Teresa ho inserito qui il video seguito dalla tradizione in italiano fatta dalla brava, gentile e impagabile Anna Paola. Buona visione e buona lettura.

Intervista ad Abuela Margarita raccolta a Cali, il 10 gennaio 2010.

Traduzione in italiano di Anna Paola Maestrini

Canto:

SONO IL POTERE DENTRO DI ME,

SONO L’AMORE DEL SOLE E LA TERRA,

SONO IL GRANDE SPIRITO E SONO ETERNA,

LA MIA VITA E’ PIENA DI AMORE E GIOIA.

SOY EL PODER DENTRO DE MI,

SOY EL AMOR DEL SOL Y LA TIERRA,

SOY EL GRAN ESPÍRITU Y SOY ETERNA,

MI VIDA ESTÁ LLENA DE AMOR Y ALEGRÍA

e… guarda che se lo canti molte volte, ci credi! Io, sì, ci credo. Mi piace moltissimo crederci, perché so che non ci voglio credere per sentirmi superiore: non è per questo. È per crederci, e per continuare a vivere felice, per continuare ad amare.

Il risveglio femminino, negli uomini e nelle donne, trasformare le emozioni a partire dall'amore.

Una delle mie attività, da vari anni, è parlare del risveglio del femminino. Pensiamo che il risveglio del femminino riguardi la donna, ma il “femminino” ha un rapporto diretto con il cuore, e quindi con il fatto di trasformare le nostre emozioni in Amore. Pertanto credo che in questi tempi il femminino, che sta sia nell’uomo che nella donna, e che è Amore, sia realizzarsi con Amore. L’Amore non è soltanto la sessualità, l’Amore è la disponibilità ad amare. Il Potere è dentro di noi. Anche la Paura. Infatti, noi nasciamo con queste due possibilità: l’Amore e la Paura. A furia di metterci in testa la svalutazione, eccola, ora c’è, sta accadendo. Io credo che sia meglio non aver paura.

Imparare ad onorare noi stesse. Tutte, siamo il centro. Tutte, siamo la circonferenza.

La donna deve cominciare a credere nel proprio valore, a crederci moltissimo, ad amarsi e onorarsi. Deve cominciare a sapere che vale. Nel ’93, su invito degli indigeni Seminoles, ho camminato per due mesi e mezzo attraverso tutta la Florida, proprio dalla punta fino alla frontiera nord. Camminavamo ogni giorno, e il tema era: il cambiamento attraverso la donna. Riguardo a questo argomento, una delle cose che dicevo è che migliaia e migliaia, se non milioni – e non credo di esagerare! – di anni fa, la donna era considerata uguale all’uomo, con l’unica differenza di essere, rispettivamente, manifestazione femminile e maschile. Fino a quando la donna fu considerata in questo modo, la Terra non fu mai avvelenata. Mai. Il giorno in cui la donna lasciò il suo spazio, fu il giorno in cui la Terra cominciò ad esser avvelenata. Le spiegazioni sono molte, anche se non voglio addentrarmi troppo nell’argomento adesso, comunque dicono che i Maya, e gli Olmechi, conoscessero il simbolo del Cerchio, la forza della ruota, ma non la fecero mai girare, perché era il Cerchio della Vita, perché sapevano che il giorno in cui si fosse fatta girare la ruota, sarebbero sorte le industrie, e tutto quello che sta accadendo in questo momento. Questo è quello che posso dire: il Cerchio della Vita è qualcosa che ha uno stretto rapporto con l’Amore, con il fatto che siamo tutti, un punto sul bordo (la circonferenza) e, al contempo, possiamo entrare facilmente in relazione con il Centro, di modo che, a sua volta, il Centro si occupi del posto dove ci troviamo [A.M. indica con la mano di nuovo la circonferenza].

La mia casa si chiama Hunab Ku. È rotonda. Hunab Ku vuol dire Dio nella lingua Maya. Nella mia casa metto del sahumerio1, del coppale [una resina di origine vegetale], del cedro o qualche altra pianta che serve ad onorare, e onoro la mia casa. I mattoni della mia casa sono vivi – le mura sono di mattone. Il tetto della mia casa è di legno ed è vivo. Io non penso che è morto, credo che possa anche parlare. Poiché la mia casa è viva, onoro anche me stessa, con una foto mia grande così. Quando ricevetti questa foto, avevo un po’ di piantine di orchidee, e ora ci metto sempre dei fiori. Anche se sembra strano, perché si tratta della mia foto… però dentro questa scimmia che cammina, che sono io, [ride] c’è il Grande Spirito. Dunque, onorarci serve, perché dobbiamo esser ben consapevoli, del tutto sicuri che Dio è dentro di noi, sin dal giorno in cui siamo stati concepiti.

1 Si tratta di un bagno di fumo costituito da diverse erbe e radici della tradizione fra cui il Palo Santo; ha la particolarità di allontanare qualsiasi negatività ed aprire le strade a tutte le cose buone della vita. L'incenso ancora oggi usato dagli Sciamani di tutto il Sud America.

Il potere e il lignaggio delle donne anziane

Credo che noi donne anziane, più di chiunque altro, siamo capaci di dire: sono qui, sono qui (cantilenando), sono qui… vero? per condividere l’esperienza. Credo che una delle cose che dobbiamo cominciare a rinforzare è… I Maya e i Nahuatl celebravano le Cerimonie della Vita; nella cerimonia che si fa quando si compiono 52 anni, si chiude il cerchio, che equivale a 4 volte 13 anni, e si ritorna al punto in cui si era bambini. Tornando in quel punto, però, si è già nati, c’è già stato il risveglio ormonale, si hanno già avuto figli e figlie, a 39 anni siamo nel pieno della famiglia, e quindi ora, qui, a 52 anni, si apre la maternità e la paternità universale, sia per le donne che per gli uomini. Però accade che la donna rimane lì, a prendersi cura dei nipoti, a volte anche sforzandosi di controllare, sforzandosi di… c’è un’altra parola che ora non mi viene… con l’ansia di, dicono, di prendersi cura, ma in realtà è di controllare, e poi, in realtà, finiscono col soffrire, no? Perciò, non andiamo oltre. Invece, se trascorriamo i 13 anni successivi assumendoci questa maternità universale, a 65 anni, diremo, beh, già ho portato avanti la maternità/paternità universale, ormai ho tanti figli e figlie sparsi per tutta l’umanità, in molti luoghi, e allora mi chiedo come posso ancora servire, vero? Ed è allora che cominciamo ad essere al loro servizio, ma come? Ebbene, condividendo la nostra esperienza. La verità è che dopo i 65 anni, diventiamo oro in polvere per l’umanità. Oro in polvere (oro molido)! Quando parlo di oro in polvere, mi riferisco agli anziani che hanno superato i 65 anni.

Ho una cerimonia, che chiamo Flor y Canto (fiore e canto), che si fa con la luna piena, e contiene vari canti, e uno fa così:

LUNA PIENA, LUNA PIENA,

RIEMPIMI, RIEMPIMI D’AMORE,

LUNA PIENA, LUNA PIENA,

RIEMPIMI, RIEMPIMI D’AMORE.

NONNA LUNA, NONNA LUNA,

CAMBIA I MIEI SENTIMENTI

IN PURO AMORE,

NONNA LUNA, NONNA LUNA,

CAMBIA I MIEI SENTIMENTI

IN PURO AMORE.

LUNA LLENA, LUNA LLENA,

LLENAME, LLENAME DE AMOR,

LUNA LLENA, LUNA LLENA,

LLENAME, LLENAME DE AMOR.

ABUELA LUNA, ABUELA LUNA,

CAMBIA MIS SENTIMIENTOS

EN PURO AMOR,

ABUELA LUNA, ABUELA LUNA,

CAMBIA MIS SENTIMIENTOS

EN PURO AMOR.

giovedì 1 luglio 2010

Donne di Vrindavan ad Arezzo dal 6 al 26 luglio

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Ho saputo pochi giorni fa da Tamara Farnetani, la brava fotografa della mostra Donne di Vrindavan, che tra pochi giorni quest'ultima verrà nuovamente allestita nel centro di Arezzo.
Si tratta dell'allestimento già utilizzato nel 2008, in occasione delle prime esposizioni fatte a Perugia, Assisi, Spoleto, Trento, Vaiano (PR), arricchito da nuovi approfondimenti di Angela Rossi e Angelo Fanelli, sempre con le liriche che scrissi allora ad accompagnare le intense e suggestive foto di Tamara. Non annoierò i frequentatori più assidui di questo blog raccontando per l'ennesima volta la storia che Donne di Vrindavan racconta e contribuisce a diffondere - quella delle vedove indiane - né la storia della mostra medesima, dalla prima idea di Tamara alla realizzazione cui partecipai. Chi vuole saperne di più può consultare il blog della mostra (donnedivrindavan.blogspot.com), per un resoconto più giornalistico, e i post a essa dedicati in Ventidue passi d'amore e dintorni (con etichetta argomento: "Donne di Vrindavan" 2008) per un resoconto meno formale. In conclusione, chi è curioso di immergersi per la prima volta in Donne di Vrindavan, o desidera rivederla, potrà visitarla ad Arezzo dal 6 al 26 luglio 2010, in orario 21.30-24.00, presso il Circolo Aurora (ARCI) in Piazza S. Agostino. Se non volete perdervi il vernissage, appuntamento a martedì 6 luglio, ore 22.
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