Pubblicato il 3 ottobre 2013, nella seduta n. 118
Premesso che:
da circa 25 anni si conducono esperimenti con la cella elettrolitica di Fleischmann e Pons o con reattori basati su metalli di transizione (ad esempio in Italia il reattore al titanio-deuterio di Scaramuzzi, il reattore al nichel-idrogeno di Piantelli-Focardi; il reattore al costantana, lega nichel-rame, di Celani) nei quali è stata rilevata una produzione di eccesso di calore con densità di potenza elevatissime, superiori per ordini di grandezza a quelle delle ordinarie reazioni chimiche, esplosive incluse, quindi di grande potenzialità per le applicazioni energetiche;
l'elevata densità di potenza faceva annunciare, ai primi scopritori, di aver identificato ciò che avveniva nella cella: reazioni di fusione a temperatura ambiente, la "fusione fredda" (FF). Si tratta di un'affermazione in totale contrasto con le conoscenze acquisite e condivise nel mondo scientifico: l'American Physical Society (nel suo congresso di Baltimora del 1° maggio 1989), dopo solo venti giorni dalla pubblicazione dell'articolo di Fleischmann, Pons e Hawkins sul Journal of electroanalytical chemistry, dichiarava la scoperta di Fleischman e Pons una mera pretesa e, nel giro di due anni, la "fusione fredda" veniva bollata come "scienza patologica" dal mondo accademico;
alla condanna aveva attivamente contribuito il mondo accademico stesso e con la reiezione da parte delle riviste scientifiche degli articoli sulla FF, come lamentava già nel 1990 il premio Nobel Julian Schwinger, e al Massachussets institute of technology (MIT) con attive campagne di denigrazione e falsificazione dei dati a favore della "fusione calda", come testimoniò in un suo libro del 1991 Eugene Mallove, caporedattore scientifico al MIT;
a parere degli interroganti l'ostilità nei confronti della FF, oltre che per la sua inspiegabilità nell'ambito delle teorie condivise, è perdurata negli anni principalmente per i seguenti motivi: le difficoltà nella riproducibilità degli esperimenti; la consolidata tendenza nel mondo della fisica a voler legittimare ciò che si debba ritenere scienza, atteggiamento indubitabilmente pre-galileiano ma funzionale, e con successo, ad orientare cospicui investimenti pubblici sui canali designati (un solo esempio tra i tanti: risulta agli interroganti che ammonta ad oltre 7 miliardi di euro il costo dell'esperimento sul bosone di Higgs); una tendenza dei militari a velare gli esperimenti di FF con la segretezza per motivi connessi all'innovazione nelle armi nucleari (ad esempio, compare solo nel 2002 il rapporto della U.S. Navy sugli esperimenti condotti nei loro laboratori nel periodo 1989-2002, quasi tutti con produzione di rilevanti "anomalie" termiche e di elio);
considerato che: