Mi dispiace si svelino così in fretta e così drammaticamente gli effetti dei tre fondamentali errori del movimento 5 Stelle, prima di aver prodotto l'atteso rinnovamento degli altri partiti.
Il primo errore è costituito dalla mistificazione di considerare i propri eletti cittadini puri, portavoce dei cittadini tutti: contrapponendo cittadini onesti (tutti) e politici degli altri partiti corrotti (tutti). Ancorché l'ipotesi possa compiacere gli elettori è falsa: noi cittadini non siamo, nemmeno percentualmente, più onesti dei politici che eleggiamo.
Il secondo assunto sbagliato è la pretesa di far governare le grandi città, o l'Italia, da dilettanti allo sbaraglio, costringendoli poi o a farsi commissariare dai proprietari del marchio 5 stelle, non eletti da nessuno, o a farsi affiancare da specialisti di "chiara fama" quasi la loro esperienza professionale dentro le amministrazioni potesse venire dalla luna e non da frequentazioni, quantomeno interessate, con il mondo politico: come nel caso di Paola Muraro. Le competenze consolidate di un eletto devono essere di due tipi: una principale, rappresentativa, e una subordinata alla prima, amministrativa. Deve avere la virtù di saper rappresentare e risolvere i drammatici problemi della comunità nell'incontro con le diverse istanze di coloro che si battono contro l'ingiustizia sociale crescente, a partire dal punto di vista delle sue vittime. Una tale rara qualità umana dev'essere legittimata da anni di partecipazione alle lotte per la difesa dei loro diritti, delle quali dev'essere espressione diretta con coraggio e determinazione, resistendo a ogni prepotenza, minaccia o tentativo di corruzione. Deve inoltre mettere a servizio di questa visione strategica la capacità di amministrare l'interesse pubblico, a cominciare dai livelli più vicini alla comunità. Poiché prima di spiegare agli altri, anche solo dall'opposizione, come si amministra una grande città o uno stato, deve aver dato minima prova della sua capacità di farlo, o almeno di comprenderne la complessità. Il suo unico requisito non può essere la garanzia di non avere un passato politico e di essersi fatto esclusivamente i fatti propri, come un qualsiasi cittadino di scarsa coscienza sociale, senza alcuna dimostrata esperienza di cura efficace del bene comune. Non basta dire, per Roma o per l'Italia: «abbiamo ereditato una situazione insostenibile». Se ti sei candidato con la promessa di risolvere i problemi meglio di chiunque altro, poi non devi nascondere la tua incapacità dietro le responsabilità di quanti ti hanno preceduto. Altrimenti non sei migliore di loro, per due ragioni di pari gravità: o non eri consapevole della drammaticità della situazione che dicevi di conoscere come nessuno, o hai mentito consapevolmente millantando la tua capacità di risolverla solo per farti eleggere.
Il terzo errore è lo stesso che ha fatto finora la fortuna del movimento: procacciando consensi a destra e a manca. «La distinzione vera è tra onesti e disonesti, nel 2016 non ha più senso distinguere fascisti e antifascisti, suvvia, sono passati 72 anni dalla caduta del fascismo!», dicono. Perché? I fascisti non ci sono più? Ma dai! Da quale anno sono diventati più bravi? Non sono sempre quelli che, ovunque nel mondo, si fanno corrompere dai poteri finanziari e reprimono duramente ogni movimento popolare, incarcerano, torturano e uccidono gli oppositori, scatenano guerre genocide, discriminano donne, persone di diverso colore, condizione fisica, lingua, cultura, religione, orientamento sessuale? Se poi ci hai creduto davvero e affidi l'organizzazione del Comune di Roma a Raffaele Marra, braccio destro del fascista Alemanno, l'amministrazione romana più corrotta dopo quella del ventennio, ti svegli e capisci quanto costerà l'inganno d'aver vinto grazie ai voti di destra: a te. E quel che più conta ai Romani.
Franco Sarbia