"Avevo notato che c'era qualcosa nell'aria perché durante le riprese dell'ultima scena, quella in cui i ragazzi salgono sui banchi per salutare il professore, uno dei camionisti della troupe, uno pieno di tatuaggi, persino sulle palpebre, si era messo a piangere come un vitello. L'attimo fuggente è un film che tocca dentro. Parla della passione, della creatività, di tutte quelle cose alle quali la gente aspira ma che raramente riesce a realizzare". (Robin Williams)
Cosa rispondere a una figlia che ti telefona in lacrime, dal campeggio, perché non c'è più l'attore protagonista di tanti film con cui lei è cresciuta? Quasi sempre film che trasmettevano gioia, positività, fiducia, speranza o comunque, quando pure drammatici, sempre un messaggio forte in favore di un significato della vita immortale e trascendente, da cercare, trovare e per cui lottare. Film e ancora prima telefilm (l'indimenticabile Mork e Mindy) con cui sono cresciuto io stesso e che sono stato felice di condividere con mia figlia.
Da ieri non c'è più, e per di più si sospetta che proprio lui, testimonial di senso in una civiltà che ne è disperatamente orfana, potrebbe essersi tolto la vita. Ci ha dimostrato di essere un grande attore - come tale lo abbiamo conosciuto e ci resterà dentro, per sempre parte delle memorie umane e digitali - ma chi era Robin Williams nel privato? Abbiamo pensato che brillasse sul grande schermo per assonanza con le sceneggiature che sceglieva o per i quali lo sceglievano i registi... ora ci chiediamo se fosse più assonanza o più compensazione, più testimonianza o più anelito. Soffriva di una grave depressione... è stato alcolista... cocainomane... lui, acclamato, ammirato, seguito.
Patch Adams ha dichiarato: "Williams, per fare me, e anche in modo contestabile, ha guadagnato 21 milioni di dollari. Se fosse stato un po' più simile al vero me, quei soldi li avrebbe donati all'ospedale che tentiamo di costruire da 40 anni. Da lui non sono arrivati neanche 10 dollari". Ahimè, non basta sapere recitare il ruolo di persone fantastiche, generose e oblative per esserlo sul serio anche nella vita.
Venticinque anni fa, il direttore di facoltà ci accolse con questo aforisma: "Chi vuole laurearsi in Sociologia non è in pace con il mondo, chi vuole laurearsi in Psicologia non è in pace con se stesso, chi vuole laurearsi in Scienze Sociali non è in pace né con il mondo né con se stesso". Cosa si potrebbe dire allora di chi sceglie di fare l'attore? Forse in certi casi è così poco in pace con se stesso da scegliere di indossare una maschera e salire sul palco proprio per riuscire a vivere?
Capita di chiedersi se quella del denaro che non dà la felicità sia la consolazione meno peggiore di chi ne ha poco o una grande verità. Di certo chi ha molto denaro può meglio fingere con se stesso di potersi comprare la felicità, perché può rimandare, a volte indeterminatamente, l'incontro con il Sé che ci chiede se siamo davvero felici. Ma è un incontro che quasi sempre non può essere evitato.
È banale, sono sempre le persone sensibili a soffrire di più, soffre meno chi non sa vedere la follia collettiva che la nostra società ha promosso a sistema, il ribaltamento d'importanza tra avere ed essere, tra saper fare e saper essere, che ci fa identificare più facilmente con quello che abbiamo o sappiamo fare piuttosto che con quello che veramente sappiamo essere come persone, col nostro prossimo. Ma i suicidi della gente comune non fanno mai notizia, finiscono in prima pagina solo quelli delle star. Un mio collega di lavoro si è ucciso un mese fa, la chiesa era piena: è stato veramente commovente vedere quanti fossimo lì a ricordarlo e salutarlo... credo che nel suo piccolo abbia fatto tanto per tante persone.
Robin Williams ha lasciato a questo pianeta tante interpretazioni che sono entrate a far parte dell'immaginario collettivo e arriveranno ai posteri. Eppure, ho la sensazione che questa sua scomparsa in qualche modo racconti la storia di una persona "irrealizzata", che non ha aiutato il mondo quanto sarebbe stato in grado. Se avesse utilizzato il suo talento e le sue fortune per aiutare concretamente il prossimo - quello cioè che facevano molti personaggi che ha interpretato - probabilmente non avrebbe avuto tempo per alcol, cocaina, depressione e avrebbe toccato la vera felicità e oggi sarebbe qui a testimoniarcelo e farci sorridere e sognare ancora.
In gamba, mio capitano, un altro giro, un'altra corsa.