Quando dopo 11 anni di matrimonio mia moglie mi disse "non ti amo più" si concluse la prima parte della mia vita... dolorosamente. Iniziò così la seconda, più faticosa, ma più autentica. E promisi a me stesso di amarmi di più e non ritrovarmi di nuovo ad accettare compromessi.
Ad amarmi di più sono riuscito abbastanza. Sui compromessi il discorso è ostico: son sempre più convinto che la stessa vita sia un compromesso, tra la necessità di dovere cadere quaggiù e il farsi una ragione che in questa parentesi non abbiamo più le ali... ma se compromesso dev'essere che almeno sia spesso bagnato dalle gocce della felicità.... che sia un vivere nel cuore piuttosto che nella testa: meglio, molto meglio, restare invischiati nei sentimenti che nei pensieri: perché da un sentimento sbagliato si riesce a guarire, mentre un pensiero sbagliato ci può accompagnare anche per tutta la vita.La prima azione dopo la separazione fu trovarmi una nuova casa. Non poteva essere la casa dei miei sogni, fu perciò un saggio compromesso (eddaje coi compromessi!) tra i soldi che avevo e ciò che desideravo. E poi la casa dei sogni non voglio sceglierla da solo (che sogno mediocre sarebbe!), ma insieme alla prossima compagna che condividerà con me il fuoco del grande amore. Sei anni fa avevo bisogno di un "nido" dove curare le ferite, così ristrutturai la casa dove abito a mia immagine e somiglianza, nominandomi suo unico architetto e arredatore: uno spazio centrale più grande possibile, una bella stanza da letto, una stanza-casetta per Arianna, una cucina abitabile, un bagno piccolo, ma con tutto ciò che serve, armadi a muro, soffitte e ripostigli per sfruttare tutto lo spazio possibile. Solo 63 metri quadri, ma nessuno ci crede quando glielo dico: sembra più grande. E piace a tutti, trasmette calore ed è accogliente. Tra lavoro e impegni finisce che ci passo poco tempo, ma ci torno sempre volentieri perché mi ci ricarico. È una casa dove mi sento a casa. Qui ho scritto due libri, anzi, considerando il catalogo di Donne di Vrindavan, diciamo pure tre. Per quanto si possano amare quattro mura, amo questa casa. Ciononostante so già che ci resterò ancora un paio d'anni al massimo... sento chiaramente che è così, ho fede che qualcos'altro, più vicino ai miei sogni, si concretizzerà: con più spazio dentro e un giardino (e un piccolo orto) fuori, con il cane che vuole mia figlia e magari pure un gatto. E pure un camino (quanto mi manca!) e un tavolo da ping-pong! Però non venderò la casa di adesso: Arianna non vuole in alcun modo visto che ha deciso (e non ha nemmeno compiuto 10 anni) che quando sarà grande questa sarà la sua prima casa da viverci per conto suo!