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lunedì 27 luglio 2009

Ghiannis Ritsos: zero, uno e due volte nove...

Anche le parole vene sono dentro di esse sangue scorre quando le parole si uniscono la pelle della carta s’accende di rosso come nell’ora dell’amore la pelle dell’uomo e della donna.
Ghiannis Ritsos
Ho scoperto grazie a Erri De Luca - ne parla nel suo Alzaia edito da Feltrinelli - il poeta greco del '900 Ghiannis Ritsos (1909-1990). La lirica che ho scelto, una delle tante che costellano il web del ricordo di questo poeta, getta un ponte felicissimo tra amare la poesia e amare l'altro sesso: per alcuni di noi queste due ricerche rispondono pari pari allo stesso imperativo. Pare che a Ritsos piacesse molto comporre mini-componimenti d'una sola riga, a metà tra la poesia e l'aforisma; quelli che ho qui selezionato sono in sintonia con la precedente poesia.
Com’è arduo per la parola passare dal sangue alla poesia. A volte, per avventura, le parole trovano l’altro loro significato. La sera tardi posai la cazzuola del muratore sulle mie carte. Vocali, consonanti, gridano, s’accordano, tacciono in profonda imparzialità.
Erri de Luca cita due di queste piccole liriche:

Hanno ammainato le bandiere. Sono rientrati in casa. Contano i soldi.

Ti si è rotto l'aquilone? Lo spago tienilo.

La prima descrive benissimo tutti quelli che hanno abdicato ai loro ideali di gioventù... quelli che magari hanno fatto il '68 tirando molotov contro i "celerini" e oggi sono dentro il Popolo delle Libertà.
La seconda è un'immagine azzeccatissima per dire che mai nulla è perduto e qualcosa in mano ci resta sempre.
N.B. Le cifre dell'anno della nascita e della morte di Ghiannis Ritsos (1909-1990) sono le stesse... numeri speciali nella vita di persone fuori dall'ordinario.
Notizie sull’autore:
Ghiannis Ritsos nacque a Monemvasià nel 1909. Dopo un’infanzia segnata da gravi lutti familiari, nel 1926, colpito da tisi, fu ricoverato in sanatorio, dove rimase per tre anni. In seguito esercitò la professione di attore-ballerino e di copista in una banca. Nel 1933 entrò nelle file della sinistra, avviando un impegno politico che segnerà, spesso dolorosamente, la sua esistenza. Durante la guerra civile, il successivo governo di destra e la dittatura dei Colonnelli (1967-1974) fu ripetutamente incarcerato e deportato nei “campi di rieducazione nazionale”, ma restò sempre fedele ai suoi ideali di libertà e di giustizia sociale. L’impegno politico ebbe un’importanza centrale anche nella sua poesia, ma in Ritsos risuonano tutte le note, dolenti e gioiose, della grecità.Ottenne numerosi riconoscimenti internazionali di grande prestigio, e fu candidato per anni al Premio Nobel per la Letteratura. Le sue poesie e molti suoi lavori teatrali sono stati tradotti in tutte le lingue europee. Dotato di un’incredibile facilità di versificazione, Ritsos è autore di oltre cento raccolte, tra le quali segnaliamo Trattore (1934); Piramidi (1935); Epitaffio (1936); Sinfonia di primaveraLa marcia dell’oceano (1940); L’uomo con il garofano (1952); Veglia (1954: contiene Grecità e La Signora delle Vigne); I quartieri del mondo (1957); Quando arriva lo stranieroL’architettura degli alberi (1958); Le vecchie e il mare (1959); Sotto l’ombra del monteDodici poesie per Kavafis (1963); Testimonianze I (1963); Filottete (1965); Testimonianze II (1966); Gesti (1969-70); Pietre Ripetizioni Sbarre (1972); Elena (1972); Crisòtemi (1972); Quarta dimensione (1972); Diciotto canzonette per la patria amara (1973); Graganda (1973); La distruzione di Melos (1974); Inno e lamento per Cipro (1974); La pignatta affumicata (1974); Il muro nello specchio (1974); Diario d’esilio (1975); L’ultimo secolo prima dell’uomo (1975); Attualità (1975); Divenire (1977); La Porta (1978); Il corpo e il sangue (1978); Una lucciola illumina la notte (1978); Trittico italiano (1976-81, contiene: Trasfusione, Il mondo è uno, La statua sotto la pioggia); Erotica (1980-81).Ha inoltre tradotto Tolstoj, Hikmet, Ehrenburg, Jozef, Majakovskij, un’antologia di poeti rumeni e una di poeti cecoslovacchi. È morto nel 1990. È stato tradotto nelle principali lingue del mondo. (1938); (1958); (1962); Numerose le traduzioni in italiano, la maggior parte delle quali dovute a N. Crocetti: La Signora delle Vigne, Parma 1986 (con importanti riferimenti bibliografici); Erotica (1981); Il Funambolo e la Luna (1984, in questa collana, Lèkythos 4); Quarta dimensione (1993, in questa collana, Lèkythos 18), e a F.M. Pontani: Poesie (Scheiwiller 1969); Prima dell’uomo (Mondadori 1972); Diciotto canzonette per la patria amara (Verona 1974); La distruzione di Melos (Bologna 1975); Elena (Verona 1985); Pietre Ripetizioni Sbarre (2004, in questa collana, Lèkythos 35).

Scheda bio-bibliografica tratta dal sito di Crocetti Editore

6 : commenti:

la signora in rosso ha detto...

ora lo conosco anch'io! e se mi capita l'occasione approfondirò quello che ha lasciato scritto.
nb il paese nel mio post è Canal di tenno in Trentino. Ciao

Anonimo ha detto...

hai sempre una chicca nascosta nel cappello tu... e dire che con questo caldo la paglietta tua potrebbe andare a fuoco!!! ;-))
Erri è un grande... e il non conosciuto Ritsos è il benvenuto in famiglia!!! Mi informerò perchè se di certo entra nelle tue recensioni significa che ha i numeri!!! Al rientro dalle ferie mi farà piacere sottoporti qualcosa di scritto.... mi interessa il tuo parere!!! Ti abbraccio e buone ferie!!!
paolo

Daniele Passerini ha detto...

Felice di avervi fatto conoscere questo poeta... però dovete ringraziare soprattutto Erri De Luca.
Un abbraccio a entrambi!

Sole ha detto...

finalmente qualcuno che conosce Ritsos!!
Vi consiglio di leggere un suo libro meraviglioso "Il Funambolo e la Luna" edito da Crocetti (quello che ho io è del 2005).

lo sto (ri)studiando per un corso di scrittura creativa...ma non finisce mai di lasciarmi senza parole!

Daniele Passerini ha detto...

Ciao Solange,
più che conoscere direi riconoscere! ;)

Sole ha detto...

Ladro, - davvero, un ladro dappoco, pregiudicato; faceva la
posta
a donne e uomini, vecchi e bambini, a foglie, finestre, lampadine,
a vecchie chitarre, macchine per cucire, rami secchi, a se stesso
Rubava sempre
un loro atteggiamento, una loro espressione, le cicche che
gettavano per strada,
i loro vestiti, quando si spogliavano nell'ora dell'amore, i loro
pensieri,
le loro forme sconosciute, le loro e le sue, e ne faceva
grandi, strani mazzi di fiori o li piantava nei vasi. Adesso,
dal fioraio all'angolo, lo vedevamo dietro i vetri
aspergere con la pompa le grandi rose, le dalie, i garofani,
non li vendeva né li regalava; - un ladro singolare,
un principe decaduto dentro la sua serra. Solo il suo viso,
esangue, si distingueva in mezzo ai gigli altissimi,
come un morto nel feretro di vetro. Tuttavia,
nel freddo dell'inverno, questo fiorista coi suoi fiori invenduti
ci dava sempre l'impressione di un'eterna primavera; anche se
in seguito apprendemmo
che tutti quei fiori erano di carta, colorati
con tinte rosse e gialle - ma soprattutto rosse - in sfumature
varie.

da "Il funambolo e la luna" di G. Ritsos

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