"Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione.
Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: "Non c'è altro da vedere", sapeva che non era vero.
Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era.
Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio.
Sempre.
Il viaggiatore ritorna subito."
Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: "Non c'è altro da vedere", sapeva che non era vero.
Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era.
Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio.
Sempre.
Il viaggiatore ritorna subito."
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3 : commenti:
Sono sempre stato innamorato della sensazione che si prova visitando un posto sconosciuto. Quella eccitante vertigine che nasce dal non avere punti di riferimento noti, che è tanto più grande quanto più il luogo è straniero e alieno alla nostra esperienza.
Non ricordo quando è stato - forse nella tarda adolescenza - che ho scoperto che la medesima sensazione potevo provarla anche camminando per le strade della mia città, e non dico i vicoli poco frequentati, ma pure quelle più battute. Basta poco... è un leggero cambiamento di stato d'animo che può essere indotto con l'intenzione... un po' come quando con la meditazione o il training autogeno ci si concentra su un punto del corpo e lo si sente caldo, freddo, pulsante ecc... come vogliamo sentirlo noi: non è banale suggestione, è il pensiero che agisce effettivamente sul corpo fisico. Allo stesso modo, se sono sereno e in pace con me stesso, accade che riesco a guardare ciò che è consueto come fosse nuovo, le stesse cose di ogni giorno come se le vedessi per la prima volta... provo quella sensazione da esploratore che si affaccia su un nuovo mondo... scopro particolari che - incredibilmente - non avevo mai captato. E non è un come se immaginativo ma sostanziale!
Oggi stesso per esempio, qui a Perugia, mentre salivo con le scale mobili dentro la Rocca Paolina, mi sono ritrovato ad ammirare le volte medioevali come fosse la prima volta. Mi sentivo un turista a bocca aperta che non le aveva mai osservate prima. E quando sono sbucato fuori in Piazza Italia ho scoperto alcune cariatidi liberty sul palazzo della Banca d'Italia... ora è chiaro che in 34 anni che vivo a Perugia le avevo già viste, ma oggi per la prima volta le ho guardate sul serio!
Succede anche a voi?
Tutta la vita è un viaggio. Siamo sempre in viaggio, ogni momento... siamo sempre a Casa e allo stesso tempo sempre in ricerca... sono due dimensioni che qui in Terra percepiamo contrapposte, ma sento istintivamente come due facce della stessa medaglia.
Il viaggio dell'aria e del vuoto
Musashi, poeta e calligrafo giapponese, maestro di kendo e gran forgiatore di spade nel suo bel "Libro dei cinque anelli" ci avvisa: " Ku - il vuoto - é l'elemento piu' sacro e invisibile. Il vuoto é il nulla.E' il sacro che appare.Praticando la forma si puo' percepire il vuoto".
Il viaggio è un percorso di autoguarigione che via via ci affina e ci trasforma. Con "corpi nudi e sensibili" si attraversano gli elementi, Si cammina e si "danza" sulla terra per immergersi nelle acque purificanti e medicinali. Ci si riscalda al calore del sole o si fa uno "yoga del fuoco" con i riti della pirobazia.E finalmente in cima ai monti "sacri", come veri "angeli d'aria", si potrà danzare stimolati dai venti. Gli orientali considerano il vuoto come quinto elemento che si puo' esperenziare con strani alpinismi alla rovescia dove si affronta la paura degli abissi e dei "salti nel vuoto".
L'autore del commento inserito da Ideavagante è Italo Bertolasi (www.globalvillage-it.com).
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