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sabato 6 maggio 2017

Che impressione ha suscitato Di Maio a Harvard? Non lo saprete leggendo La Stampa, La Repubblica, L'Unità...

Mi è talmente piaciuto l'articolo pubblicato su La Voce di New York (link originale), segnalatoci oggi da Alessandro Pepe, che ho deciso di riportarlo nel blog integralmente. Buona lettura.
Daniele
***

Cosa penso dopo aver visto Di Maio parlare ad Harvard

Perchè a me, italiano negli USA, Luigi Di Maio è parso maturo, equilibrato, aperto

di Francesco Erspamer


È con parecchi pregiudizi che mercoledì sono andato alla Kennedy School (la scuola di scienze politiche di Harvard) ad ascoltare Luigi Di Maio, di cui peraltro sapevo pochissimo. Innanzi tutto non sono di quelli che credono che chi è giovane abbia automaticamente ragione, neppure nelle mode e nei consumi figuriamoci in politica. E poi sono ostile alla democrazia diretta, che era lo specifico tema dell’incontro organizzato dall’Ash Center for Democratic Governance and Innovation; è uno dei due o tre punti che finora mi hanno impedito di simpatizzare apertamente per il M5S, pur rendendomi conto che per l’Italia il pericolo di gran lunga più grave sia oggi rappresentato dal PD e che qualunque alternativa sia tatticamente preferibile a un protrarsi e consolidarsi del regime renziano. A indispettirmi ulteriormente, appena entrato nella sala dove di teneva l’incontro, la presenza di troppi italiani, parecchi dei quali palesemente senza alcun legame con Harvard o con gli Stati Uniti: giornalisti di quotidiani italiani e anche, pensavo, militanti del M5S. È una deplorevole usanza nazionale quella di andare all’estero solo per far notizia in patria e di portarsi dietro la claque.
Mi sbagliavo. Di grillini non ce n’erano, o almeno non si sono fatti notare; ben più numerosi i piddini, presenti non per capire o dialogare ma per attaccare il M5S. E Di Maio mi è parso maturo, equilibrato, aperto. Una sola occasione non basta per esprimere un giudizio definitivo; però sono restato positivamente sorpreso e non vedo perché non ammetterlo. Del resto potete farvi la vostra opinione ascoltando la registrazione integrale dell’evento sulla pagina facebook dell’Ash Center; io mi limiterò a poche considerazioni, volte in particolare a smentire i resoconti faziosi con cui i giornali filo-renziani (con in testa La Stampa e prevedibilmente La Repubblica e L’Unità) hanno cercato di trasformare in una débâcle il convincente discorso di Di Maio e le sue lucide risposte alle domande che gli sono state poste.
Significativa la conclusione di Archon Fung, professore di scienze politiche, direttore accademico della Kennedy School e moderatore della serata: “Ciò che avete ascoltato stasera è probabilmente uno dei più interessanti e sensati [la parola inglese che ha usato era mature] tentativi di rinnovare la politica in questa contingenza storica. Credo che nel prossimo futuro vedremo sempre di più emergere nuovi politici e nuovi candidati [e qui ha indicato Di Maio] capaci di inventare nuovi metodi di azione politica per cercare di riprendere contatto con la gente e darle una voce”. È un vero complimento, da parte di uno studioso che nella sua presentazione iniziale era stato cauto e aveva qualificato Di Maio come un rappresentante del “populismo di destra” (presumo che Di Maio avrebbe risposto subito se quell’introduzione fosse stata tradotta in italiano dall’interprete): chi davvero ama la democrazia, ha in sostanza detto Fung, non può snobbare gli sforzi per comprendere e trasmettere le esigenze del popolo – in altri tempi si sarebbe parlato di intellettuali organici.
Per motivi simili Di Maio ha positivamente sorpreso me. Del suo discorso non ho apprezzato l’accenno alla meritocrazia come valore (io penso che il merito non debba portare a una kratía, ossia al dominio, e che la supremazia dei migliori, ammesso e non concesso che sia possibile stabilirla oggettivamente, sarebbe altrettanto pericolosa di una supremazia fondata sulla razza o, mettiamo, sul QI o la prestanza fisica). Altrettanto poco mi è piaciuto il suo vantarsi del rifiuto di finanziamenti pubblici, come se il problema fosse lo Stato e non fossero i privati e le multinazionali. Se potessi dargli consigli, gli suggerirei infine di evitare di parlare di post-ideologia come se ancora vivessimo negli anni sessanta o settanta, quando sarebbe stata una posizione provocatoria (simile a quella del grandissimo Montale della Lettera a Malvolio contro la religione pasoliniana dell’impegno); oggi puzza di deriva liberista, di consumismo delle idee.
Anche perché poi, in realtà, erano anni che non sentivo un discorso così ideologico. Dopo vent’anni di narcisisti preoccupati solo di sembrare di successo (e, peggio, convinti che il successo sia l’unico valore), questo di Di Maio mi è finalmente sembrato un discorso politico, in cui si fanno proposte, si annunciano programmi, si ammettono le difficoltà che si incontreranno e lo stesso ci si sforza di andare avanti; il tutto esposto con competenza e una pacatezza ormai inconsueta in Italia.
Nette alcune precisazioni sul M5S, a smentire le troppe fake news: ha per esempio negato la loro opposizione alle vaccinazioni dei bambini; e ha spiegato che non intendono uscire dalla NATO a patto che la NATO si rinnovi e trovi nuovi equilibri, anche rispetto ai paesi a essa esterni; però ritirerebbero i soldati italiani dall’Afghanistan e non aumenterebbero i contributi finanziari, come invece chiesto da Trump a Gentiloni. Mi è piaciuta anche la sua difesa di un’Europa unita a livello di popoli e di cittadini, non di banche e corporation; “l’euro è diventato più importante dell’Europa” ha detto. Sull’immigrazione ha fatto una distinzione fra profughi e migranti economici; so che non piace a certa sinistra (che però retoricamente parla sempre e solo di scampati a guerre e fame) ma per me è ragionevole e realistica.
Ho sempre pensato che esista una differenza fondamentale fra un consenso ideologico e un consenso tattico; di questo secondo tipo è per esempio la mia convinzione che in assenza e in attesa di una vera sinistra nell’Italia attuale sia utile sostenere il M5S contro il PD, per impedire un totalitarismo liberista ma anche per prevenire l’affermazione di una destra sociale alla Le Pen. Ascoltando Di Maio mi sono però reso conto che esiste un altro tipo di consenso, che in mancanza di termini migliori chiamerei procedurale; in sostanza penso che, almeno per il modo in cui è stato descritto mercoledì sera, il M5S possa contribuire alla ricostruzione di uno spazio politico alternativo rispetto al gossip mediatico promosso da Berlusconi e Renzi. Uno spazio indispensabile per la rinascita della vera sinistra di cui sopra.

11 : commenti:

Silvio Caggia ha detto...

Era piaciuto molto anche a me...
Avevo scritto: Prepariamoci per un Movimento 50 Stelle... :-D
Ma che ci vanno a fare i piddini fino ad Harvard? Non potevano incontrare Di Maio in Italia? :-D

Silvio Caggia ha detto...

Oggi vi inoculo io un vaccino, un vaccino contro le stronzate che leggerete oggi su giornali, blog, TV riguardo Di Maio:
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Alleanza_Bolivariana_per_le_Americhe
Vedrete che sapere cos'è l'ALBA farà bene al vostro sistema immunitario mentale...

Unknown ha detto...

@daniele
Come sai io ho votato 5 stelle ritenendolo il male minore. Di gran lunga miglioredi PD, Leghisti, per non parlare delle destre ridicole. Ma, allo stesso tempo, negli anni ho seguito i discorsi della loro classe dirigente e sopratutto i loro CONTENUTI. Non vanno al di là del piccolo buon senso, niente visione del futuro, niente progettualità, promettono una rete a chi sta cadendo nel precipizio della crisi economica ma non hanno soluzioni. Per me, a differenza del simpatico commentatore dell'articolo, delle persone contano eccome il Quoziente intellettivo ed il Cuore, inteso come senso di fratellanza alla pari con tutti gli esseri umani, non come buonismo cattolico di maniera. Se non hai intelligenza, non puoi avere nè contenuti, nè soluzioni, ma solo galleggiare nei problemi. Seneca diceva che nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa dove andare. Ed io, non ho capito affatto, dove i 5 stelle vogliono andare, so solo che intercettano un senso di rabbia e di impotenza, ma sono alle prese con problemi molto più grandi delle loro capacità.

Silvio Caggia ha detto...

@Domenico Canino
"Ed io, non ho capito affatto, dove i 5 stelle vog­liono andare"
Registrati su Rousseau e decidilo tu!

sono solo un misero test ha detto...

@Domenico

...niente visione del futuro, niente progettualità...

veramente non ho sentito nessun altro porsi il problema dell'energia da qui al 2050, o come sarà il mondo del lavoro nei prossimi 20 anni (o come ristrutturare le forze armate, addirittura una nuova politica agricola! da iscritto sono stato veramente in imbarazzo a usare tutto il potere che mi è stato messo a disposizione: su certi argomenti non potevo avere un'opinione e, si, mi è toccato delegare).

per quanto riguarda l'intelligenza, premesso che non vedo giganti intorno a noi (cit.: il divo giulio), la migliore qualità di un un uomo di potere è sapersi scegliere i collaboratori. i problemi sono veramente molto grandi: la difficoltà della democrazia di fronte all'avvento di una nuova aristocrazia finanziaria è storica, non contingente, ed è in questo senso che a mio avviso va inquadrata tutta la vicenda. il problema è che "dall'altra parte" sono così poco intelligenti da non avere neppure capito che questo è un problema. o forse l'hanno capito, e allora è anche peggio.

Unknown ha detto...

Esatto, siamo circondati da gente che critica ma non muove mai il culo.

CLaudio Rossi ha detto...

@ Domenico

Citando dal bellissimo libro (tra poco alle stampe) di un amico che scrive su questo blog: "l'assoluto non esiste": restando quindi nel mondo del "relativo" oggi non vedo nello scenario politico italiano (e non solo) partiti o movimenti che abbiano quella visione del mondo, quella progettualità di cui parli e che sappiano bene dove andare. E anzi, in questo scenario "relativo", mi sembra che il M5S più di qualche sforzo in quella direzione lo faccia, come riconosce anche Erspamer.

Unknown ha detto...

@Sono solo un misero test ha scritto:

"la migliore qualità di un un uomo di potere è sapersi scegliere i collaboratori. "

Appunto. Virginia Raggi ha sentenziato.

Daniele Passerini ha detto...

@Angelo
L'Italia in effetti è stata resa quello è proprio dalla genia degli "uomini di potere". Ben vengano donne di potere capaci di sbagliare, riconoscerlo, trarre esperienza dai propri errori e ricominciare.

sono solo un misero test ha detto...

@Daniele

fantastica repubblica: eravamo in "1.500" . strepitosa! :-D

Daniele Passerini ha detto...

@SSUMT
Beh noi che c'eravamo ci rendiamo ben conto di quanto questa bugia abbia le gambe corte!!
Ormai l'obiettività de La Repubblica vale quanto quella del Cinegiornale Luce! :D
Questa bugia è la linea ufficiale dettata dagli spin doctor del PD (che farebbero bene a passare dalla cocaina alle camomilla!). Vedi anche quanto (squallidamente) diramato ieri dal vertice del PD umbro:
https://www.google.it/amp/www.ansa.it/amp/umbria/notizie/2017/05/20/leonelli-pd-grillo-rispetti-lumbria_e9488e10-7b7b-4e4b-972a-ba0bb179caab.html
Tutti noi che c'eravamo sappiamo molto bene quanto il comportamento dei marciatori assomigli molto più alla descrizione "francesca" di Grillo che a quella "odiosa" di Leonelli.

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