Nonostante il grande Gibran sia uno dei miei autori preferiti, non conoscevo questa sua breve lirica su cui oggi per caso mi è caduto l'occhio leggendo un giornale:
L'anima del filosofo veglia nella sua testa
l'anima del poeta vola nel suo cuore
l'anima del cantante vibra nella sua gola
ma l'anima della danzatrice vive in tutto il suo corpo.
L'anima del filosofo veglia nella sua testa
l'anima del poeta vola nel suo cuore
l'anima del cantante vibra nella sua gola
ma l'anima della danzatrice vive in tutto il suo corpo.
Sarei curioso di conoscere il testo in lingua originale, per vedere se il traduttore è stato più bravo a mantenere o addirittura a creare l'allitterazione veglia - vola - vibra - vive.
In effetti questo brano di Gibran - che è poesia e aforisma insieme - esprime magnificamente la dolce risonanza che si prova vedendo un corpo (specie femminile) muoversi a ritmo di danza. Trovo affascinante la "scala" (ascendente) che porta dal filosofo al poeta, al cantante, alla danzatrice. Il filosofo usa la testa per collegare tra loro le parole, il poeta usa il cuore per aggiungere la bellezza alle parole, il cantante usa la gola per aggiungere la musica alla poesia, la danzatrice usa tutto il corpo per aggiunge il movimento alla musica.
Un'ultima riflessione.
L'anima veglia sulla testa, vigila dunque sullo strumento che le permette di interagire con la materia. E' significativo che la testa, e dunque la mente e il pensiero, siano posti al gradino più basso. Salendo di grado l'anima vola nel cuore. Si libera, inebria e gioisce attraverso amore, emozioni, sentimenti! Salendo ancora di grado l'anima vibra nella gola. Qui è facile pensare al Logos, al potere divino e creativo della vibrazione sonora sotto forma di vocalizzo... mantra... parola... preghiera... Infine l'anima vive nel suo Tempio, il corpo. Si pensi alle vie yogiche dell'India in cui la moksh (illuminazione) viene cercata proprio attraverso il controllo totale del corpo (un controllo profondo, non mentale).
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