Una delle leggende ladine raccolte e raccontate da Karl Felix Wolff. E' sempre un piacere incantarsi leggendo o ascoltando una bella fiaba...
In un tempo molto lontano, nel lago di Carezza viveva una bellissima Ondina che spesso si sedeva a cantare su quella riva, ma - appena costei sentiva avvicinarsi qualcuno - tornava in fretta ad immergersi nell'acqua.
Vicino al lago, nel gran bosco che sale su fino alle cime del Latemàr, abitava uno stregone, il quale un giorno, per caso, vide quella ninfa sulla sponda e fu tanto colpito dalla sua bellezza da volerla rapire. Ogni giorno se ne veniva al lago e tentava di avvicinarla, però la delicata Ondina, allorché lo notava, si tuffava via e quello restava solo con la sua rabbia. Qualche volta lo prendeva un tal furore che, per sfogarsi, scatenava sul Latemàr tremendi temporali e scagliava fulmini a dozzine nel lago di Carezza. Ma lei se ne rideva, tranquilla e sicura sul fondo...
Dopo un po' di tempo, lo stregone capì che in questo modo non avrebbe ottenuto nulla e pensò di ricorrere alle proprie arti magiche. Si trasformò in una lontra ed a mezzogiorno, l'ora in cui la sua bella soleva sedere al sole sulla riva, cercò di avvicinarsi furtivamente, strisciando fra gli alberi del bosco. E, quando fu abbastanza vicino per udire il canto di quella, fece fra sé con gioia non pura: "Questa volta non mi scappi!"; ma anche quel giorno, come capitava sempre quando la ninfa lasciava giocare la propria voce per l'aria, gli uccelli del bosco si erano raccolti tutti sugli alberi vicini alla sponda per ascoltarne la canzone ed imparare da lei. Bene, nell'attimo in cui videro la perfida lontra avvicinarsi di nascosto, intuirono il pericolo che minacciava la loro amica e cominciarono a cinguettare all'unisono ed a svolazzare qua e là con gran trambusto!
L'Ondina, vedendo gli uccelli tanto insolitamente irrequieti, sentì odor di pericolo e corse a nascondersi nel lago. Subito il mago le fu dietro e la inseguì a nuoto: ormai quella era nel suo elemento e la più abile di tutte le lontre non l'avrebbe mai raggiunta. Lo stregone dovette quindi tornarsene indietro con le pive nel sacco e tanto irritato contro gli uccelli, che avrebbe voluto sradicare tutti gli alberi per impedir loro di potersi più posare vicino a quella graziosa amica. Poi, ragionandoci meglio, capì che, se l'avesse fatto, non avrebbe comunque più potuto sperare di avvicinarsi non visto alla bella Ondina.
Ostinato e fuori di sé per il dispetto, non sapendo più a chi votarsi, un bel giorno l'uomo si decise a salire sul Vajolòn per consultare una Stria del Masaré che abitava lassù in una caverna. La vecchia si mise a ridere e gli disse: "Vuoi essere un mago e ti fai canzonare da una piccola ninfa? Sei davvero un grande Mago! Un bambino sarebbe più furbo di te..."
Lo stregone indispettito le rispose che la faccenda non era tanto facile, che lui stesso si era già rivolto ad altri due maghi e che, tutti e tre assieme, non avevano saputo trovar di meglio di quel che aveva già fatto.
La strega non poté trattenersi dal continuare a ridere, perché c'era da divertirsi un mondo della cosa, ma alla fine, sempre in tono di scherno, lo congedò: "Allora ti darò io un consiglio. La ninfa non ha mai visto un arcobaleno: tu costruiscine uno che abbia un capo sulle vette del Latemàr e l'altro sul lago e fallo più bello che puoi. Appena lei lo vedrà - è uno spirito, ma sempre femminile! - verrà fuori ad ammirarlo e vorrà sapere curiosa cosa sia. Tu intanto ti sarai cambiato in un vecchio mercante con una bella barba bianca ed un sacco pieno d'oggetti d'oro e di gioielli e ti avvicinerai alla riva del lago non di nascosto ma apertamente, con passo fermo e tranquillo. Arrivato all'acqua, toccherai con mano l'arcobaleno e dirai quasi parlando con te stesso - Guarda qua! Questo è il tessuto con cui si fanno i meravigliosi gioielli dell'aria... - Ne taglierai un pezzetto e lo metterai nel tuo sacco, dal quale farai così cadere l'oro e gli oggetti preziosi prima nascosti dentro. L'Ondina, che non ha mai visto simili cose, non potrà trattenere la sua curiosità e verrà a parlare con te. Allora, tu racconterai serenamente che sei un gran mercante, che certe principesse ti ordinano gioielli d'aria e che a casa tua hai ogni sorta di meraviglie... ed alla fine la inviterai a vedere la tua merce! Vedrai che per curiosità la tua bella perderà ogni prudenza e verrà con te ovunque vorrai condurla.
Lo stregone fu entusiasta del piano che gli parve come minimo geniale. Il giorno stesso salì sul Latemàr e vi creò un magnifico arcobaleno, che inarcò al di sopra dei boschi fin laggiù, al lago di Carezza. Subito l'Ondina mise fuori la testa dalle acque e guardò con meraviglia quei bei colori insoliti. È vero che sul fondale del lago vi erano molte pietre preziose, ma erano tutte sepolte nella sabbia e ad esse lei mai aveva fatto caso. Quando lo stregone del Latemàr la vide ammirare con tanto sbigottimento l'arcobaleno, credette d'essere sicuro del fatto suo e corse giù per il bosco a rotta di collo. Ma era così impaziente che dimenticò di prendere l'aspetto da mercante e, appena, la Ninfa lo vide arrivare, lo riconobbe e con un salto fu nell'acqua.
Allora lo stregone fu invaso da un'ira smisurata. Per sfogarsi sradicò alberi, scagliò pietre e macigni ed alla fine afferrò pure l'arcobaleno: lo fece in mille pezzi e lo gettò nel lago!!! Poi si arrampicò sui monti e non si fece mai più vedere...
Frattanto, l'arcobaleno si era sciolto ed i suoi colori si erano sparsi sulla superficie dell'acqua, dove sono sempre rimasti.
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