Comincio con questo post a citare qualche poesia di Nazim Hikmet, poeta nato a Salonicco nel 1902. Ahimè l'ho scoperto tardi; mi ritrovo molto vicino al suo sentire (come sento lui molto vicino a un altro autore che amo, Gibran). Esponente di spicco della cultura turca del '900, scrisse molte delle sue poesie durante la detenzione in carcere. Si trasferì negli anni '20 in Russia e rientrato successivamente in Turchia fu condannato per la sua opposizione al regime e per propaganda comunista. Rimesso in libertà nel 1950, si stabilì a Mosca dover morì nel 1963. Per Nazim Hikmet la poesia d'amore non è mai soltanto poesia d'amore, egli riassume in "Amore" la sua esistenza, quelle esperienze che ognuno di noi ha almeno una volta nella vita. Caratteristica è la quasi totale mancanza di punteggiatura nelle sue poesie (informazioni tratte da www.poesia-creativa.it). In Italia hanno contribuito a renderlo noto al grande pubblico le citazioni e i riferimenti inseriti dal regista di origine turca Ozpetek ne Le fate ignoranti (2001).
Naturalmente, come per tutta la letteratura tradotta da un'altra lingua, spetta al traduttore l'onore e l'onere di riuscire a restituirci il significato pur evocando in qualche modo il ritmo originario, ma le immagini e le emozioni trasmesse dalle poesie spesso son così forti da sapersi ritrasformare in nuova poesia in tutte le lingue del mondo!
È L'ALBAÈ L'alba. S'illumina il mondo
come l'acqua che lascia cadere sul fondo
le sue impurità. E sei tu, all'improvviso
tu, mio amore, nel chiarore infinito
di fronte a me.
Giorno d'inverno, senza macchia, trasparente
come vetro. Addentare la polpa candida e sana
d'un frutto. Amarti, mia rosa, somiglia
all'aspirare l'aria in un bosco di pini.
Chi sa, forse non ci ameremmo tanto
se le nostre anime non si vedessero da lontano
non saremmo così vicini, chi sa,
se la sorte non ci avesse divisi.
È così, mio usignolo, tra te e me
c'è solo una differenza di grado:
tu hai le ali e non puoi volare
io ho le mani e non posso pensare.
Finito, dirà un giorno madre Natura
finito di ridere e piangere
e sarà ancora la vita immensa
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