(Post di Franco Sarbia)
Leonardo riserva sorprese in ogni aspetto delle sue creazioni: rappresentazioni dell'inconscio collettivo, radicate nella misteriosa simbologia medioevale, ma proiettate dall'intelletto in un futuro che tale ancora rimane anche per noi. Qui si racconta come, in particolare dal 1482 durante e dopo il suo periodo milanese, si possano “vedere le voci” delle figure umane e divine dei suoi dipinti, quali: la Vergine delle rocce, il Cenacolo e la Gioconda, e come abbiano appreso a parlare.
Nel 1486 Leonardo da Vinci dipinge “La Vergine delle Rocce” in collaborazione con i fratelli de Predis, tra i quali operava il miniaturista sordo Cristoforo. E la firma in Lingua dei Segni: linguaggio universale di remotissime origini. Uno studioso americano, Joseph Castronovo recentemente scomparso, sostiene che la mano sinistra della Vergine segna l’iniziale allo specchio del mancino Leonardo, la destra dell'Arcangelo Uriel ha la configurazione “D” di “Da” e quella del Salvatore segna la “V” di Vinci. Insieme compongono le iniziali dell'autore in dattilologia moderna: L.D.V. Seguendo tale ipotesi potremmo ancora immaginare un livello di comunicazione più profondo, direttamente derivante dalla traslitterazione delle iniziali in: “Lex Dei Vincit”, come chiave di lettura del dialogo tra i personaggi del quadro. Giacché questi comunicano tra di loro con la postura del corpo e l’espressione del viso, ma le inequivocabili parole di tale messaggio, criptate in dattilologia ed espresse in lingua dei segni, sono affidate alle mani. La mano destra della Vergine sulla spalla del piccolo Giovanni Battista lo incoraggia, inclinando il corpo verso suo figlio, a preparare la via del Salvatore sulla terra. La sua mano sinistra configurata nella parola segno “Bambino”, poco sopra il grembo illuminato, si tende a proteggerlo: «Questo bimbo è frutto del mio grembo e del Santo Spirito. E il mio amore veglierà sul compimento del suo destino terreno». E amore e tenerezza esprimono anche i suoi occhi rivolti verso il basso, insieme a dolore.Tra la sua mano protettrice e il capo di Gesù si frappone, infatti, nell'indice teso di Uriel, il Disegno di Dio sulla terra: terribile per una madre. Uriel, “luce di Dio”, misteriosa figura di Angelo del giudizio, seduto sulla destra rappresenta il regno dei cieli, gli occhi di Dio sul mondo. La sua mano sinistra sostiene il piccolo Gesù «questo bimbo appartiene al cielo», afferma, mentre i suoi occhi rivolti all'orizzonte dell’universo osservante, e la mano destra a indicare il Battista ci raccontano: «Per salvarli, il Padre suo lo ha inviato tra gli uomini, ecco colui che lo annuncerà!». Il piccolo Giovanni inginocchiato, nell'adorazione dovuta al Divino, e proteso verso il Cristo con le mani giunte in preghiera, conferma le parole dell’Arcangelo e dichiara la sua fede: «Sì, io riconosco in te, Uomo e Dio, il Messia, a Te rivolgo la mia preghiera di salvezza per tutta l’umanità». Gesù, appoggiato con la mano sinistra alla madre terra, e attratto verso il cielo da Uriel, gli risponde con la mano benedicente: «Io vero uomo e vero Dio, nel nome del Padre mio, in verità ti dico che la tua fede vincerà».
Osservando l’opera nel suo insieme possiamo intendere, finalmente, un estremo livello di rappresentazione simbolica. Una luce intensa, la luce della creazione, proviene dall'orizzonte e ne sfuma il profilo, all'inizio di un aspro percorso in un paesaggio di sublime scenografia “dantesca”: nell'oscurità e nella sofferenza che hanno accompagnato, attraverso acque e rocciose asperità, il cammino dell’umanità prima del Cristo. Nell'intensa musicalità ritmata sugli elementi del paesaggio, ora una nuova luce, proveniente dal futuro, illumina le figure di primo piano in un ambiente vitale, ricco di essenze vegetali, tanto minuziosamente rappresentate da evocare gli aromi della terra fertile. È la luce della salvezza: sulla stretta via dell’estremo sacrificio aperta tra le rocce di un precipizio, sul bordo del quale appare seduto Gesù. In questo scenario il canto delle persone si leva come un inno a Dio. L’imposizione della mano della Vergine sopra il capo del Bambino, oltre al significato di “Leonardo”, “Lex” e Amore, richiama anche l'Inno "Veni Creator Spiritus". La mano di Uriel, celeste creatura, in posizione centrale, significa, “Da”, Deus, Disegno divino. Ma il suo indice puntato corrisponde sia al Padre normativo sia alla singolarità dell’unico Dio, e prima di tre persone consustanziali. La mano del Sacro bambino configurata come lettera “V”, rappresenta “Vinci”, Vincit, Vero, Verità, ma anche le due dita levate indicano in lui la seconda Persona del Figlio di Dio. Ecco allora che l’adorazione del Battista, diretta alle tre mani ravvicinate e riunite dal suo sguardo nel mistero della fede, appare rivolta alla Trinità: Spirito, Padre e Figlio. E questa costituisce la suprema ispirazione Divina che, al di sopra di Leonardo e con lui, firma l’opera sua.
Leonardo riserva sorprese in ogni aspetto delle sue creazioni: rappresentazioni dell'inconscio collettivo, radicate nella misteriosa simbologia medioevale, ma proiettate dall'intelletto in un futuro che tale ancora rimane anche per noi. Qui si racconta come, in particolare dal 1482 durante e dopo il suo periodo milanese, si possano “vedere le voci” delle figure umane e divine dei suoi dipinti, quali: la Vergine delle rocce, il Cenacolo e la Gioconda, e come abbiano appreso a parlare.
Nel 1486 Leonardo da Vinci dipinge “La Vergine delle Rocce” in collaborazione con i fratelli de Predis, tra i quali operava il miniaturista sordo Cristoforo. E la firma in Lingua dei Segni: linguaggio universale di remotissime origini. Uno studioso americano, Joseph Castronovo recentemente scomparso, sostiene che la mano sinistra della Vergine segna l’iniziale allo specchio del mancino Leonardo, la destra dell'Arcangelo Uriel ha la configurazione “D” di “Da” e quella del Salvatore segna la “V” di Vinci. Insieme compongono le iniziali dell'autore in dattilologia moderna: L.D.V. Seguendo tale ipotesi potremmo ancora immaginare un livello di comunicazione più profondo, direttamente derivante dalla traslitterazione delle iniziali in: “Lex Dei Vincit”, come chiave di lettura del dialogo tra i personaggi del quadro. Giacché questi comunicano tra di loro con la postura del corpo e l’espressione del viso, ma le inequivocabili parole di tale messaggio, criptate in dattilologia ed espresse in lingua dei segni, sono affidate alle mani. La mano destra della Vergine sulla spalla del piccolo Giovanni Battista lo incoraggia, inclinando il corpo verso suo figlio, a preparare la via del Salvatore sulla terra. La sua mano sinistra configurata nella parola segno “Bambino”, poco sopra il grembo illuminato, si tende a proteggerlo: «Questo bimbo è frutto del mio grembo e del Santo Spirito. E il mio amore veglierà sul compimento del suo destino terreno». E amore e tenerezza esprimono anche i suoi occhi rivolti verso il basso, insieme a dolore.Tra la sua mano protettrice e il capo di Gesù si frappone, infatti, nell'indice teso di Uriel, il Disegno di Dio sulla terra: terribile per una madre. Uriel, “luce di Dio”, misteriosa figura di Angelo del giudizio, seduto sulla destra rappresenta il regno dei cieli, gli occhi di Dio sul mondo. La sua mano sinistra sostiene il piccolo Gesù «questo bimbo appartiene al cielo», afferma, mentre i suoi occhi rivolti all'orizzonte dell’universo osservante, e la mano destra a indicare il Battista ci raccontano: «Per salvarli, il Padre suo lo ha inviato tra gli uomini, ecco colui che lo annuncerà!». Il piccolo Giovanni inginocchiato, nell'adorazione dovuta al Divino, e proteso verso il Cristo con le mani giunte in preghiera, conferma le parole dell’Arcangelo e dichiara la sua fede: «Sì, io riconosco in te, Uomo e Dio, il Messia, a Te rivolgo la mia preghiera di salvezza per tutta l’umanità». Gesù, appoggiato con la mano sinistra alla madre terra, e attratto verso il cielo da Uriel, gli risponde con la mano benedicente: «Io vero uomo e vero Dio, nel nome del Padre mio, in verità ti dico che la tua fede vincerà».
Osservando l’opera nel suo insieme possiamo intendere, finalmente, un estremo livello di rappresentazione simbolica. Una luce intensa, la luce della creazione, proviene dall'orizzonte e ne sfuma il profilo, all'inizio di un aspro percorso in un paesaggio di sublime scenografia “dantesca”: nell'oscurità e nella sofferenza che hanno accompagnato, attraverso acque e rocciose asperità, il cammino dell’umanità prima del Cristo. Nell'intensa musicalità ritmata sugli elementi del paesaggio, ora una nuova luce, proveniente dal futuro, illumina le figure di primo piano in un ambiente vitale, ricco di essenze vegetali, tanto minuziosamente rappresentate da evocare gli aromi della terra fertile. È la luce della salvezza: sulla stretta via dell’estremo sacrificio aperta tra le rocce di un precipizio, sul bordo del quale appare seduto Gesù. In questo scenario il canto delle persone si leva come un inno a Dio. L’imposizione della mano della Vergine sopra il capo del Bambino, oltre al significato di “Leonardo”, “Lex” e Amore, richiama anche l'Inno "Veni Creator Spiritus". La mano di Uriel, celeste creatura, in posizione centrale, significa, “Da”, Deus, Disegno divino. Ma il suo indice puntato corrisponde sia al Padre normativo sia alla singolarità dell’unico Dio, e prima di tre persone consustanziali. La mano del Sacro bambino configurata come lettera “V”, rappresenta “Vinci”, Vincit, Vero, Verità, ma anche le due dita levate indicano in lui la seconda Persona del Figlio di Dio. Ecco allora che l’adorazione del Battista, diretta alle tre mani ravvicinate e riunite dal suo sguardo nel mistero della fede, appare rivolta alla Trinità: Spirito, Padre e Figlio. E questa costituisce la suprema ispirazione Divina che, al di sopra di Leonardo e con lui, firma l’opera sua.
Come Mozart forse anche Leonardo creando bellezza giocava, ispirandosi al Divino creatore. Così non possiamo dimostrare quali combinazioni di significato abbia inteso applicare mentre scopriva la modalità comunicativa di Cristoforo. Però anche noi possiamo divertirci ad immaginare altri possibili significati delle mani segnanti. Invertendone l'ordine potremmo supporre, ad esempio: "Virgo Deum Ligata", Vergine a Dio Congiunta; oppure il titolo “in volgare” dell’opera medesima, “Vergine Delle Rocce” perché, nel contesto della scena, la mano della Vergine può pure configurarsi quale parola segnata di “Rocce”. Un pensiero, allora, conclude logicamente questo infinito gioco interpretativo: «il fascino delle opere di Leonardo consiste proprio nella loro capacità di far risuonare e liberare la fantasia, nostra e di quanti abbiano tentato o tentino di svelarne il significato». Paradigma di tale capacità è la postura enigmatica di Monna Lisa che lascia immaginare allo spettatore: chi mai possa essere e cosa sia in procinto di dire o fare. Ciò che appare è indefinito. Infinito. Il suo atteggiamento eternamente lascia intendere che stia per succedere qualcosa, qualunque cosa, e lo spettatore inseguito dagli occhi di lei rimane in uno stato ipnotico ad aspettare che lei parli o sorrida, come fosse viva. Perché Monna Lisa non sorride, "sta per sorridere", non parla, "sta per parlare". Questo “voler essere” la proietta, vivente, nell'eterno presente dello spettatore, similmente a quanto accade osservando la propria immagine nelle opere specchianti di Michelangelo Pistoletto, figlio e discepolo di un padre sordo. La mano destra della Gioconda morbidamente appoggiata sulla sinistra è nella posizione d’attesa che assumono le mani delle persone sorde o degli interpreti di lingua dei segni quando stanno per dire qualcosa. Così lo spettatore conscio di trovarsi di fronte ad un immagine è indotto a pensare che la sua immobilità sia “sospesa” e che la persona rappresentata stia per animarsi e vivere proprio nel momento in cui viene osservata. Nella miniatura di Cristoforo De Predis, "La guarigione del sordomuto", sono analogamente configurate le mani degli Apostoli e dei parenti che attendono al prodigio del Cristo.
Nel suo "Trattato de la pittura" Leonardo parla di Cristoforo – forse pensando anche a Pinturicchio, detto il “sordicchio” – quando consiglia ai ragazzi di osservare ed imparare l’arte dei sordi, «Non rinfacciatemi che vi propongo un insegnante che non parla, perché egli vi insegnerà meglio con i fatti, che tutti gli altri maestri attraverso le parole. Il buon pittore ha da dipingere due cose principali: l'uomo e il concetto della mente sua. Il primo è facile, il secondo è difficile, perché si ha a figurare con gesti e movimenti delle membra, e questo ha da essere imparato da chi meglio li fa che alcuna altra sorta d'uomini». Forse non sapremo mai in che modo si sia espressa l'influenza di Cristoforo su Leonardo per renderlo talmente abile nel rappresentare la cultura sorda nella sua arte. Di sicuro la curiosità di Leonardo lo aveva indotto ad indagare sulla modalità espressiva di Cristoforo avvalendosi dell’interpretariato dei due fratelli, Evangelista e Giovanni Ambrogio, che parteciparono alla realizzazione dell’opera. Possiamo immaginare che così, e interagendo con dei modelli umani, i due avessero modo di discutere come i sentimenti e le azioni dei diversi soggetti, e la comunicazione tra loro, fossero chiaramente rappresentabili senza la voce. E Leonardo, eccelso nel “pensare con le mani”, aveva presto compreso che il loro naturale potenziale comunicativo avrebbe dato la parola alle sue opere. Poiché non è immaginabile che la sua prescrizione non fosse basata sulla diretta esperienza, Leonardo poteva indicare i Sordi come "maestri" per l'insegnamento che egli stesso aveva tratto da loro. Egli aveva capito tutto della comunicazione visivo gestuale, ben oltre il confuso gesticolare quale appare ad un udente che ne ignora la potenza significante: peculiare di una originale cultura in grado di rappresentare compiutamente, in profondità, ogni concetto ed emozione, superando il silenzio, e svelando quanto le parole spesso nascondono. Ciò intendendo con chiarezza, Leonardo spiegava ai suoi allievi come saper ascoltare l'umanità, sentirla nel profondo, non dipenda dall'udito. Come ogni genitore di bambino sordo impara a capire, perché l’intelligenza è potenziata e le capacità cognitive sono sviluppate dall'abilità di riconoscere e ricordare il significato degli impercettibili movimenti del corpo, dell’espressione dei sentimenti e delle forme in rapido movimento: all'origine delle parole composte nell'aria con le mani come un canto silente.
Cristoforo, come tutti i Sordi all'epoca, era interdetto, i suoi fratelli dovevano sottoscrivere per lui gli atti notarili, il testo dei quali documenta così il suo modo di comunicare con loro in lingua dei segni. Pendevano sui sordi i pregiudizi dell’antica educazione Cristiana. Sant'Agostino, che per primo aveva documentato la posizione della chiesa sulla sordità, riconosceva alle persone sorde “possibili manifestazioni dell'anima” ma le riteneva ineducabili perché l'infermità impediva loro di apprendere le lettere con le quali comprendere il messaggio di salvezza della fede. Ebbene Leonardo oltre cinquecento anni fa proponeva le persone sorde come insegnanti di arti visive, unici nel figurare l’espressione profonda dell’anima e di comunicare il messaggio di salvezza che a loro stessi era precluso. Era tanto avanzato quel messaggio che, nel paese di Leonardo, dopo mezzo millennio dalla sua esortazione, ancora i sordi non possono insegnare nella scuola, neppure alle persone sorde. E la lingua dei segni attende ancora il riconoscimento dal Parlamento, in spregio della Convenzione Onu sui diritti delle persone disabili.
Franco Sarbia
(Wiki articolo composto incorporando i commenti ad una nota ricevuti da persone sorde)
Valdengo, 12 Aprile 2015
59 : commenti:
@Franco Sarbia
Bello svegliarsi e "aprire gli occhi" con un articolo come questo, come tutti quelli che scrivi del resto.
Grazie di essere su questa barca. :)
Articolo fantastico, interessantissimo!!!!
Grazie
Gio
@ Franco
complimenti. .... post interessantissimo!!!
Mi unisco al coro di plauso! :-)
non sapevo nulla di Leonardo e dei sordi; veramente mi giunge nuova e mi interessa; complimenti;
ma la mano della vergine non stà mimando il modo in cui si suona uno strumento musicale ? e che musica suona ?
perchè poi il dipinto è stato tosato : http://www.settemuse.it/pittori_scultori_italiani/leonardo_da_vinci/leonardo_da_vinci_009_la_vergine_delle_rocce_1506.jpg
forse le rocce sullo sfondo riportano ad una particolare zona d'Italia frequentata dal Leonardo ?
e presente in molti suoi dipinti ?
Domanda da completo profano: ma il linguaggio dei segni esisteva gia' ai tempi di LdV? C'era gia' una codifica riconosciuta "standard"?
Quoto Barney. La domanda me la sono posta anch'io, anche se mi sono risposto di sì, arbitrariamente, seguendo il ragionamento del post.
@Cimpy et al.
Posso chiedervi perchè in questo bellissimo post commentate l'intervento di Darden? Perchè non lo fate nel post dedicato all'ICCF19?
Giusto per rompere?
Gio
@ Barney
@ Alessandro Pagnini
Non esiste una risposta documentata alla domanda di Barney. In Italia poi s'e perso traccia di ogni tradizione storica in lingua dei segni perché a Milano nel 1880 il "Congresso Internazionale per il miglioramento della sorte dei Sordomuti" deliberò la proibizione della lingua dei segni, per ragioni religiose e pseudoeducative. Da allora la lingua dei segni entrò in clandestinità e venne utilizzata segretamente dalle persone sorde negli istituti per "sordomuti", come erano definiti fino a pochi anni fa. I documenti dettati da Cristoforo ai fratelli la indicherebbero come sua modalità espressiva operante alla fine del XV secolo. Nello stesso periodo è altrettanto certo l'uso della lingua dei segni tra gli udenti documentato dagli occidentali che incontravano gli Indiani delle grandi Pianure del Nord America. Il filmato del link ne illustra l'utilizzo come lingua interprete nel congresso intertribale del 1930.
https://www.youtube.com/watch?v=bfT2a5SGDFA
Si deve supporre che tale modalità comunicativa risalga almeno al neolitico antico, per due fondamentali ragioni: per le popolazioni nomadi non esistevano alternative di comunicazione con genti autoctone vissute nell'isolamento glaciale per millenni, portatrici di codici linguistici estremamente differenziati e reciprocamente incomprensibili; la lingua dei segni è il mezzo più efficace per i cacciatori che agiscano in branchi organizzati, poiché è silente, inintelligibile per le prede ed è, anche grazie alla stazione eretta, un vantaggio competitivo degli uomini sui lupi. Tuttora non c'è una codifica standard: esistono molti dialetti in lingua dei segni, ma i sordi in pochi giorni riescono a comunicare con interlocutori di lingua verbale e cultura molto lontane dalle loro. Così è avvenuto per Ambra, la figlia sorda della mia compagna, Melania. In meno di una settimana è riuscita a dialogare correntemente in video chat con un ragazzo sordo Cambogiano. La ragione è dovuta alla sintassi comune della lingua dei segni, con il verbo sempre alla fine e con configurazioni delle mani omologhe per concetti. Solo due esempi per chiarire: se si mettono i palmi delle mani con le dita unite l'uno di fronte all'altro s'indicherà sempre un oggetto solido, come casa, camera, cassetto ecc.; se le dita aperte delle due mani oscillano lasciandosi penetrare l'una dall'altra s'indicherà sempre qualcosa di aereo, come vento, trasparente, ecc.
In Italia la dattilologia è cambiata di recente: "l'alfabeto muto" che usavamo da bambini è stato sostituito da uno molto più rapido e chiaro. Ma dopo l'ottocento l'Italia come abbiamo visto è stata un caso anomalo. Sull'uso delle verbalizzazioni Leonardesche mi rimetto allo studioso americano Joseph Castronovo, molto più documentato e competente di me, che per primo ha formulato l'ipotesi della firma in dattilologia da parte di Leonardo.
@Bertoldo
La tosatura, ovvero lo zoom sulle mani è responsabilità mia. Senza alcun secondo fine se non "ingrandire" e focalizzare il particolare.
@Bertoldo
La mano della Vergine canta l'inno "Veni Creator Spiritus" come ho accennato nell'articolo. Osserva nel filmato l'identica configurazione delle mani di Dio nel rappresentare la discesa dello Spirito Santo. https://www.youtube.com/watch?v=33XotuYs-io
Più in generale nel dipinto Leonardo affida alla Vergine il ruolo di "direttore d'orchestra."
@ Franco
Grazie per le delucidazioni, sempre interessanti :-)
"Più in generale nel dipinto Leonardo affida alla Vergine il ruolo di "direttore d'orchestra." "
Si ma secondo alcuni c'è qualcosa di molto più elevato in quei dipinti e in quelle pose , una conoscenza di grado elevato sempre nascosta dalla chiesa cattolica e gli interessi che vi gravitano attorno . https://www.youtube.com/watch?v=0msHFg3yXfU
"@Bertoldo
La tosatura, ovvero lo zoom sulle mani è responsabilità mia. Senza alcun secondo fine se non "ingrandire" e focalizzare il particolare. "
Il quadro per intero mostra dei particolari che fanno riferimento al lago di Como e le montagne nello sfondo sono quelle di Lecco e il frastagliato che le incornicia è una grotta che si trova sempre nelle vicinanze di Lecco ...
non se si riuscirà a vedere l'immagine grotta
immagine 2 comme ?
@Bertoldo
dopo la tua osservazione ho aggiunto il link all'immagine completa, Non so se le fantasiose interpretazioni di Riccardo Magnani rappresentino qualcosa di "molto più elevato" delle informazioni che Leonardo stesso fornisce come chiave di lettura delle voci che animano le sue opere. Né sono in grado di esprimere una opinione fondata sulla "musica portante dell'universo". So per certo che le opere di Leonardo cono arte "per tutti i sensi" e si propongono di coinvolgere la percezione olfattiva, tattile, visiva, e uditiva. Nell'articolo accenno alla rappresentazione dei ritmi "musicali" della composizione del dipinto, dei gesti e della postura delle mani. Sicuramente Leonardo conosceva la rappresentazione simbolica del "canto delle pietre" così ben descritta dal musicologo Marius Schneider nel suo "Pietre che cantano. Studi sul ritmo di tre chiostri catalani". Sicuramente Leonardo ne utilizza i codici sui fondamenti scientifici così seriamente spiegati da Schneider stesso. Fosse vivo potremmo chiedere aiuto a lui per approfondire la conoscenza della musica composta nel dipinto. Perdonami ma conoscendolo gli darei assai più credito di quanto non sia disposto a fare con Magnani. Nell'articolo ho preferito parlare di ciò che so. Per quanto "terra terra" le mie riflessioni sono quanto meno originali e fondate. Non mi risulta che qualcuno prima le abbia sviluppate in modo compiuto.
@ Amici
Potreste andare a insultavi da qualche altra parte?
Basta osservare attentamente e nella gioconda lo sfondo è il lago di como e le montagne sono di Lecco . Tutto o quasi quello che scrive il magnani sembra avere un direzione che mai nessuno prima ha proposto , pur essendo le evidenze abbastanza visibili e facilmente dimostrabili . Purtroppo c'è un certa ritrosia ad avanzare mentalmente in tutti i campi , appena si pongono dei dubbi o nuove prospettive queste vengono bloccate per timore di ripensare il già pensato e dato per acquisito , con piccole deviazioni insignificanti quanto ingenue .
sembra quasi che abbia dei suggeritori molto preparati che gli dicono cosa dire e scrivere ... come con Paititi e i puntini luminosi rintracciabili sulle vecchie mappe di google vicino a cuzko ...
-12.021857, -72.388612 coordinate google maps di paititi grande piazzale ...
a nord cuzko i punti che indicano dove cercare ... il blu per esempio in questa foto ...
@chiunque stia commentando qui dentro di qualsivoglia cosa esuli dal topic del post
Onde evitare di essere irrispettosi sia rispetto ai temi immortali affrontati nel post, sia rispetto alll'intelligenza e alla sensibilità che Franco vi ha profuso, sia rispetto agli altri lettori interessati all'argomento del post, SIETE CORTESEMENTE INVITATI AD ANDARE A CONFRONTARE LE VOSTRE OPINIONI RIGUARDO ARGOMENTI OFF TOPIC IN QUALSIVOGLIA ALTRO POST DEL BLOG DI VOSTRO GRADIMENTO, GRAZIE.
@Franco Sarbia
Hai qualche evidenza di veridicità su quanto narrato da Dan Brown a proposito della simbologia presente nel Cenacolo vinciano?
Ciao
Gio
@tutti
Per chi è di Roma segnalo tra 3 giorni (giovedi 16 aprile) la presentazione del libro Il manuale dell'abate Silvestri - le origini dell'educazione dei sordi in Italia.
@Barney
In merito alla domanda che hai fatto, se qualcuno del blog potesse andarci potrebbe condividere con gli autori del libro l'articolo di Franco, dunque girare a loro la tua domanda.
@Franco Sarbia
Non ricordo dove vivi, non è che per caso sei di Roma... sarebbe perfetto.
P.S. Anche se l'abate Silvestri è vissuto 3 secoli dopo Leonardo, avrà attinto al passato e magari lui stesso nel suo manuale dava indicazione sull'origine del LIS di oggi.
@Gio2
Per una errata diffidenza pregiudiziale mi sono tenuto alla larga dalle ipotesi di Dan Brown. Le consideravo alla stregua dei racconti di Voyager, il Kazzenger di Crozza. Questo m'impedisce di esprimere una opinione documentata. So solo per certo che alcune pretese verità storiche sulle quali si fonda il romanzo non sono affatto provate o sono bufale.
@Daniele Passerini
Grazie per la segnalazione. Io sono genovese ma abito in un piccolo comune in provincia di Biella: Valdengo. La mia compagna Melania Vaccaro è stata fondatrice e per molti anni presidente dell'associazione di genitori di giovani sordi "Vedo Voci" a sostegno della sperimentazione del bilinguismo nella scuola pilota di Cossato. Lei è amica personale di Simonetta Maragna la curatrice del libro e sta collaborando alla documentazione dei contenuti dell'intervento di una delle relatrici del programma di giovedì all'Istituto Statale dei Sordi di via Nomentana. L'obiettivo principale dell'iniziativa è la promozione della legge sul riconoscimento della Lingua dei Segni. Io stesso ho elaborato gli emendamenti dell'Ente Nazionale Sordi (ENS) alla proposta di legge approvata dalla regione Piemonte. Il congresso del 1880, al quale i sordi non ebbero accesso stabilì che "il segno uccide la parola" ed impedisce ai sordi il corretto apprendimento della lingua italiana, a dispetto dell'evidenza scientifica. Studi dell'Università per persone Sorde Gallaudet dimostrano che nell'apprendimento della lettura e della scrittura i ragazzi sordi figli di sordi segnanti e alfabetizzati ottengono risultati incomparabilmente superiori a quelli educati con metodi "oralisti". Questo aveva capito alla fine del XVIII secolo il reverendo Thomas Hopkins Gallaudet nel nome del quale fu fondata l'Università di Washington D.C. Aveva appreso la metodologia di insegnamento alle persone sorde a Parigi nella prima scuola pubblica per persone Sorde fondata dall'abate Charles-Michel de l'Épée. Quest'ultimo elaborò anche una lingua dei segni convenzionale, prendendo come nucleo centrale proprio i gesti già utilizzati dai suoi stessi allievi e creando una serie di segni per designare gli elementi grammaticali. Il suo metodo venne poi perfezionato dall'abate Sicard (1742-1822). Galludet conobbe quest'ultimo e non direttamente de l'Epée perché nacque due anni prima che lui morisse. Lo conobbe invece nel 1744 l'Abate Tommaso Silverstri, autore del manuale, che verrà finalmente stampato e presentato Giovedì. In premessa il manuale anticipa i moderni principi dell'insegnamento bilingue. Afferma che per i sordi le strade per accedere all'istruzione sono: i segni; la scrittura; la “viva voce” (ovvero la lettura labiale). Non a caso in tale ordine.
@Daniele Passerini
@Tutti
Seguendo i vostri commenti ho integrato l'articolo con alcuni link che chi lo ha letto il giorno della pubblicazione si è perso. Ve li segnalo indicando il testo al quale sono agganciati, ed i relativi rifermenti:
- "vedere le voci" - saggio di Oliver Sacks "Vedere voci";
- Vergine delle rocce - immagine completa del dipinto su Wikipedia;
- linguaggio universale di remotissime origini - video dell'Indian Sign Language Council del 1930;
- "Veni Creator Spiritus" - video dell'omonimo inno diretto dal decano della scuola canto ambrosiana;
- Michelangelo Pistoletto - video del progetto "Arte in Segni" elaborato e promosso da me in collaborazione con la mia compagna e con la fondazione Cittadellarte di Michelangelo Pistoletto; i testi sono miei; quando lo abbiamo presentato a Michelangelo, figlio e allievo di un sordo, ha esclamato: "finalmente le mie opere parlano!"; guardando il video capirete perché;
"La guarigione del sordomuto" - omonima miniatura di Cristoforo de Predis, il "maestro sordo di Leonardo; la sua qualità non è comparabile con le opere di Leonardo, potrete tuttavia notare che la posizione di "attesa" del miracolo delle mani degli apostoli e dei parenti è la stessa delle mani di "Monna Lisa".
Buona visione.
@Franco Sara
Lo immaginavo....
grazie
ciao
Gio
Sarbia. ... maledetto correttore automatico!!!!!
Ps: la danzatrice somala del video "Arte in segni", Shukri Farah, è sorda e laureata in pedagocgia.
nulla da dire sulle immagini che ho postato e coincidono con i lquadro di leonardo ?
@ bertoldo
hai ragione. Posso solo ringraziarti. Non ne sapevo nulla ma pare assolutamente verosimile che Leonardo nel suo periodo lombardo abbia visitato e preso nota di quei luoghi, modificando poi, in particolare, la natura e le luci del primo piano che nel dipinto non rappresentano l'interno di una grotta. Del paesaggio mi hanno interessato soprattutto la simbologia ed il ritmo della composizione, assolutamente compatibili con la tua ipotesi. Ciao.
Oggi 2 maggio 1519, 496 anni fa, muore Leonardo Da Vinci. Ci sono sue luminose idee di civiltà che non abbiamo saputo realizzare e ancora appartengono al nostro futuro desiderabile. L'insegnamento dei Maestri Sordi e il riconoscimento della Lingua dei Segni parlata dalle sue opere è una delle manifestazioni alte del suo genio a confronto con la nostra persistente, vergognosa, inciviltà.
@Franco Sarbia
È un vero peccato che un post interessante e istruttivo come questo sia stato eclissato dall'ICCF19 e da commenti trolleschi. Se gli altri autori sono d'accordo lo ripulirei dei commenti trolleschi insulsi in modo che resti come ottimo link consultabile sulla storia della LIS, buoni commenti inclusi.
@Daniele Passerini
Perfettamente d'accordo. Grazie.
@Franco Sarbia
Fatto. Grazie a te per quello che avevi dovuto sopportare.
Posta un commento
N.B.PER LASCIARE COMMENTI È NECESSARIO REGISTRARSI CON LA PROPRIA GMAIL
22passi è un blog non una rivista on line, pertanto la responsabilità di quanto scritto in post e commenti dovrebbe appartenere solo ai rispettivi autori. In ogni caso (cfr. Sentenza Corte di Cassazione n. 54946 del 27 dicembre 2016), le persone fisiche o giuridiche che si reputassero diffamate da determinati contenuti, possono chiederne la rimozione contattando via email l'amministratore del blog (vd. sezione "Contatti") e indicandone le "coordinate" (per es. link, autore, data e ora della messa on line).