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martedì 29 ottobre 2013

Le cause meccaniche della cosiddetta fusione fredda: Infragilimento da idrogeno, microfessurazione e reazioni di fissione piezonucleare agli elettrodi

Alberto Carpinteri
Mi è pervenuta via email, poche ore fa, l'ultima versione di un articolo scientifico firmato dal gruppo di ricerca del PoliTO guidato dal Prof. Carpinteri, derivato dal lavoro presentato in Inglese all'ICCF-18 - pubblicato col titolo Mechanical Conjectures Explaining Cold Nuclear Fusion - ora tradotto e disponibile gratuitamente per tutti i lettori di lingua italiana

Sottolineo che trattasi di un lavoro di grande importanza, che merita ampia diffusione in quella parte sana e galileiana di comunità scientifica che non chiude gli occhi di fronte a nuove ipotesi, nuovi modelli, nuove teorie e nuove applicazioni tecnologiche, quando hanno il supporto di sempre più numerose evidenze sperimentali.


Le cause meccaniche della cosiddetta fusione fredda:
Infragilimento da idrogeno, microfessurazione e reazioni di 
fissione piezonucleare agli elettrodi

A. Carpinteri1, O. Borla1, A. Goi,
A. Manuello1, D. Veneziano1

1Politecnico di Torino, Department of Structural, Geotechnical and Building Engineering, Corso Duca degli Abruzzi 24 – 10129 Torino, Italy

ABSTRACT  Recentemente sono state osservate numerose evidenze di reazioni nucleari anomale durante esperimenti di frattura fragile nei solidi e cavitazione nei liquidi. In questo lavoro le reazioni piezonucleri di fissione vengono considerate al fine di fornire una spiegazione dei fenomeni riconducibili alla cosiddetta fusione nucleare fredda. Nonostante la grande quantità di risultati sperimentali provenienti dalla ricerca sulla fusione nucleare fredda sulle reazioni nucleari a bassa energia (Low Energy Nuclear Reactions)la comprensione di questi fenomeni risulta ancora oggi incompletaD'altra partecome riportato nella maggior parte degli articoli dedicati alla fusione nucleare freddala comparsa di microfratture sulla superficie degli elettrodi utilizzati negli esperimenti è una delle osservazioni più ricorrentiNel presente lavoro viene proposta una spiegazione di tipo meccanico che prende in considerazione un nuovo tipo di reazioni nuclearile fissioni piezonucleari, causate in sostanza dall’infragilimento da idrogeno che avviene agli elettrodiNel corso della campagna di sperimentazione che verrà descritta, sono stati riprodotti fenomeni elettrolitici mediante l’uso di due elettrodi: un anodo realizzato in Ni-Fe ed un catodo in Co-Crimmersi in una soluzione di acqua e carbonato di potassio. Durante tali esperimenti, sono state rivelate emissioni di neutroni e di particelle alfaInoltre, la composizione degli elettrodi è stata analizzata prima e dopo gli esperimenticonsentendo di individuare effetti riconducibili a fissioni piezonucleari avvenute negli elettrodi. Il fenomeno primario appare essere quello di fissione simmetrica del Ni  in due atomi di Si ovvero in due atomi di Mg. Ulteriori frammenti sono poi costituiti da particelle alfa.

Parole chiave: Fusione nucleare freddafissioni piezonucleariinfragilimento da idrogenoelettrolisi.

- nuova revisione -

22passi.blogspot.com: post n. 2203 (-19) 

39 : commenti:

nemo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
nemo ha detto...

E da molto tempo che penso che la fusione fredda sia in realtà un processo fissione nucleare.

Vettore ha detto...

Molto interessante: è un esperimento facilmente replicabile che merita sicuramente di essere approfondito. Proprio per questo devo fare alcune critiche, che spero risultino utili agli autori:
1) nell'articolo (per lo meno in quello in italiano qui riportato) non c'è alcuna descrizione delle grandezze elettriche utilizzate, al punto che non si capisce neanche se si tratti si un esperimento con plasma o di semplice elettrolisi a bassa tensione. E' noto che le caratteristiche di tensione e corrente e le impedenze della sorgente elettrica influenzano enormemente il tipo e la qualità dei risultati. Sarebbe utile pertanto una descrizione dettalgiata del sistema di alimentazione o un estratto delle forme d'onda di tensione e corrente;
2) se è stato innescato un plasma i rivelatori elettronici di neutroni e alfa possono essere stati vittima delle forti emissioni elettromagnetiche, e quindi i risultati riportati sui conteggi potrebbero non essere affidabili. Sarebbe stato utile impiegare in parallelo anche rivelatori passivi (CR-39, rivelatori a bolle, rivelatori ad attivazione, etc.) o rivelatori di impulsi elettromagnetici con funzione di gate;
3) come mai si trovano trasmutazioni della stessa entità sui due elettrodi, quando invece l'idrogeno si dovrebbe concentrare, adsorbire ed evolvere solo o soprattutto sul catodo? (Cioè sull'elettrodo di Co-Cr e non su quello di Fe-Ni);
4) manca l'analisi della soluzione elettrolitica dopo l'elettrolisi (possibilmente agli stessi intervalli di tempo impiegati per l'analisi degli elettrodi): se non si sa cosa è andato in soluzione, è difficile fare un bilancio completo degli elementi;
5) i risultati ottenuti non sono sufficienti a confermare o dimostrare l'ipotesi che da il titolo all'articolo, che resta pertanto solo un'ipotesi di lavoro: ok, c'è un metallo, c'è idrogeno, ci sono fratture, ci sono trasmutazioni, ma non c'è nessuna evidenza di un meccanismo che unisce tutte queste cose. Per esempio le microfessure potrebbero essere a loro volta un effetto di un fenomeno nucleare intenso e localizzato, o non avere nessuna relazione con le trasmutazioni.

carloluna ha detto...

estremamente chiarificatore!
noto che le conclusioni di Carpinteri collimano con quelle di Mastromatteo
derivanti dall'esperimento Borghi.
del resto la reazione di Rossi avviene in un tubo d'acciao.
manca solo il catalizzatore che per logica deve essere piezoelettrico.

Silvio Caggia ha detto...

Alcune considerazioni sparse:
- le microfratture da idrogeno mi ricordano i discorsi fatti da me non molto tempo fa sulla legge di Dalton e l'attesa replica di gabrichan-massa di un esperimento giapponese...
- le trasmutazioni in elettrolisi mi ricordano Mondaini ed i suoi facili esperimenti che attendono sempre qualcuno che li replichi...
- si parla di una eventuale rottura simmetrica degli elementi etichettandola come "fissione nucleare", per me questa roba sta a quella che conosciamo come fissione quanto il laser sta ad una lampadina ad incandescenza... Sempre luce e', ma non provatemi a convincere che sono la stessa cosa... :-)

gio ha detto...

riporto su rossi annotazione di nevanlinna su cobraf:

"In allegato Andrea Rossi all'EPO, richieste di brevetto [anche non concesso].
Certe entries sono interessanti e/o inaspettate - in particolare meraviglia che, dopo la scoperta energetica più importante per la storia dell'umanità, abbia continuato a [cercare di] brevettare dettagli di motori Diesel."

http://www.cobraf.com/forum/immagini/R_123538793_1.pdf

Unknown ha detto...

@carloluna
non sarei d'accordo, con i miei risultati e con l'esperimento di don Borghi la collimazione è solo apparente. Considera i commenti di Vettore, molto puntuali e tieni conto che se la reazione 4 fosse il motivo dei riscontri sperimentali, dato l'enorme (tra virgolette) in campo nucleare, quantità di materiale trasmutato (secondo le analisi EDX apparentemente riferibili a qualsiasi punto della superficie dell'elettrodo), lascio immaginare le conseguenze sulla salute degli sperimentatori. Se si vuole essere sicuri dei neutroni bisogna procedere con attivazione neutronica come fece don Borghi, questo si. A riguardo delle trasmitazioni, queste sono riferibili a fenomeni di elettromigrazione da parte della corrente nell'elettrodo che porta in superficie concentrandoli i materialii già presenti nel bulk a concentrazioni più basse. Immagino gli umbe' che si fregano le mani.

Paul ha detto...

Curioso tributo ad Albert Einstein dagli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale:
http://www.flickr.com/photos/volaremission/10538135034/

Daniele Passerini ha detto...

DA UBALDO MASTROMATTEO
@Daniele
Invia pure agli autori il testo che ti aggiungo qui in fondo.
I critici sono molto attenti e non ci si può permettere neanche piccole sviste. Inoltre mi associo al commento di Vettore sul blog, in particolare dove suggerisce attenzione ai disturbi elettromagnetici, sia per il rivelatore di neutroni che alfa, beta e gamma.
Ubaldo


Daniele,
questa mattina mi sono svegliato presto per via dell'ora solare. Non sapendo cosa fare mi sono collegato ad internet e ho visitato il tuo blog per curiosare. Visto il nuovo post con l'articolo di Carpinteri e altri, l'ho scaricato e letto rapidamente.
Qui di seguito alcune mie considerazioni a partire dalla meno importante:
1) nella bibliografia l'articolo di don Borghi è datato 1957, mentre don Borghi è andato a Recife nel 1960; forse hanno scritto 1957 anzichè 1975, anche se don Borghi è rientrato in Italia nel 1974: insomma un pasticcio che non sfuggirà ai soliti noti.
2) Il rivelatore di particelle alfa messo fuori dalla cella non è in grado di misurare alfa prodotte all'interno: dovrebbero avere energie paurosamente alte per attraversare la ceramica e il teflon di chiusura; sarebbe stato utile tenere il rivelatore sui gamma, piuttosto.
3) l'analisi delle percentuali di elementi presenti sugli elettrodi alla fine del test è sicuramente un artefatto, anche se gli elementi riscontrati somigliano a quelli che io stesso e Piantelli abbiamo osservato nei nostri rispettivi esperimenti. Infatti, mentre nel mio caso le misure riguardavano zone alterate della superficie di piccolissime dimensioni (dove per giunta il materiale si era fuso a temperatura ambiente), nell'articolo in questione sembrerebbero riguardare la totalità della superficie, qualsiasi punto. Questo riscontro è semplicemente dovuto al fatto che la forte corrente che scorre nell'elettrodo e la temperatura dello stesso, fanno sì che i materiali presenti negli elettrodi a basse concentrazioni prima del test, siano trasportati per elettromigrazione alla superficie dell'elettrodo, dove si sono concentrati e quindi in percentuali più alte; siccome il totale deve essere 100, c'è diminuzione del materiale principale dell'elettrodo stesso.
4) Se non fosse vero il punto 3, la reazione da loro indicata come 4, coinvolgerebbe talmente tanto materiale che gli sperimentatori dovrebbero essere già al cimitero e l'articolo non sarebbe nemmeno stato scritto: i burst di emissione di neutroni evidenziati dal rivelatore di poco superiori al fondo, indicano che la provenineza di questi neutroni non può provenire dalla reazione 4, ma o da disturbi elettromagnetici o da qualche altra reazione, questa si forse di provenienza LENR, ma con un rate trascurabile.
5) prevedo per Carpinteri e soci il solito gioco al massacro da parte anche dei meno scettici.

Bona giornata,
Ubaldo

MISTERO ha detto...

@Vettore
Riprendo i tuoi punti.
1) Cerca "Alessandro Goi", il reattore è uno scaldino, troverai tutte le informazioni in rete, post, filmati etc. Sosteneva un cop 10 (2010) e quando gli ho chiesto come lo misurava mi ha risposto che lo calcolava sommando la potenza radiante di ogni singolo elemento dei radiatore che utilizzava collegato allo scaldino. Per lui ogni elemento era da un kW, 10 elementi 10 kW contro un kW in ingresso. Il radiatore "Fondital" da scheda tecnica in rete dava circa 100 W per elemento. in seguito con una misura diretta abbiamo calcolato un rapporto 1,2, troppo poco per sostenere una OU e all'epoca non conoscevo Mario Massa che sicuramente avrebbe fatto una misura migliore della nostra ed escluso ogni dubbio.
2) Concordo, ma mi sembra che che abbiano utilizzato anche i CR39 e non capisco perché non risulta nel paper, chiederò lumi.
3) Secondo me perché fanno una forzatura nel voler sostenere la frattura anziché il fenomeno chiaro ed evidente ai loro occhi, anzi alle loro orecchie ;-)
4) Anche qui mi sembra sia stata fatta, non capisco, chiederò anche per questo.
5) Idem come per la 3).

Hermano Tobia ha detto...

Grazie a Vettore ed Ubaldo per le interessanti analisi, che condivido.

Volevo aggiungere che la presenza di elementi leggeri negli elettrodi, come dice Ubaldo, è un reperto abbastanza diffuso negli esperimenti di quel tipo; al di là di possibili artefatti, una delle ipotesi è che non si tratti di fissione (sappiamo che la fissione di elementi leggeri richiede energia per avvenire), ma di modifiche temporanee del decadimento di alcuni ipotesi, come ad esempio accade nell'effetto Reifenschweiler ( http://www.lenr-canr.org/acrobat/Reifenschwreducedrad.pdf ).

nemo ha detto...

Purtroppo alla luce di quel che dice Vettore, mi pare ci siano gravi vizi, ma credo anche che valga la pena riprovarci. Comunque ritengo molto più facile e probabile la fissione che non la fusione. In altre parole penso che entrambi i processi siano possibili ma la fissione debba essere preponderante

Daniele Passerini ha detto...

@gio
"In allegato Andrea Rossi all'EPO, richieste di brevetto [anche non concesso].
Certe entries sono interessanti e/o inaspettate - in particolare meraviglia che, dopo la scoperta energetica più importante per la storia dell'umanità, abbia continuato a [cercare di] brevettare dettagli di motori Diesel."

Direi che invece la sequenza è interessante:
13/01/2011 Method and apparatus for carryng out nickel and hydrogen exothermal reaction
23/03/2011 Processo ed apparato per pompa di iniezione di oli vegetali
12/06/2012 Sistema di iniezione di olio lubrificante vegetale nei motori diesel funzionanti con olio di semi
12//06/2012 Oli lubrificanti per motori diesel funzionanti con oli vegetali
Tutto ciò mi ricorda una ipotesi (mi pare di Nevanlinna) che mi era stata riferita: e se il catalizzatore si presentasse nella forma di un olio? e se esso fosse sparato in qualche modo dentro l'E-Cat (sistema di iniezione) piuttosto che agire in modo statico? Qualcuno può verificare se nei brevetti in questione gli oli contengono nanoparticelle?

piero41 ha detto...

Da Nevanlinna "fiorita" anche se forse un po’ troppo fulminante la risposta a Vettore...(?)
“@All'amico sconosciuto
Perfetto. Col che anche il vescovone di Torino e i suoi diaconi possono essere inscritti d'ufficio tra i cialtroni [a conferma post Santa Sindone].

Aggiungo che tutte quelle trasmutazioni e il flusso di neutroni .............e] i conti non tornano].
Incidentalmente, le quattro obiezioni, per buone che siano, sono elementari. Perché gli eroi della fusione fredda si dimostrano così frequentemente ingenui nella prassi sperimentale? Questa non è una cattiva domanda.”


@Daniele22
“Qualcuno può verificare se nei brevetti in questione gli oli contengono nanoparticelle?”
Ipse (nevanlinna)dixit

"Domanda [anche troppo facile]: in che processo industriale viene impiegato idrogeno in pressione e polvere di nickel?

Hints: (I) "... biodiesel puro o grezzo, nonché derivati da produzione (glicerina ad uso industriale e farmaceutico, ... , e acidi grassi liberi di largo utilizzo nel settore cosmetico e nei detergenti e lubrificanti)", (II) lubrificanti Fuchs. [ Dagli storici bidoni delle prime prove di Rossi-Focardi vds le foto su Cobraf :-)..]

Mi piacciono i teoremi, sono un modo di ragionare pulito - peccato che non funzionino per le cose pratiche.”

Gli interessati faranno bene a controllare i commenti interi su:

http://www.cobraf.com/forum/topic.php?reply_id=123501426&topic_id=5747&ps=20&pg=1&sh=0

gio ha detto...

@ daniele

non so darti una opinione, qui siamo abbondantemente fuori dalla mie competenze e interessi.

riportavo paro paro solo la nota di nevanlinna.....che per qualcuno può essere di spunto.

quello che mi colpisce è la poliedricità di rossi

Vettore ha detto...

@Tutti (locali e non)
Vorrei precisare una cosa che forse non è risultata chiara rispetto a quanto ho scritto: le critiche che ho fatto avevano come scopo quello di suggerire agli autori di includere nel paper una maggiore quantità di dettagli (secondo me importanti) sull'esperimento, che possano chiarire meglio i punti che ho indicato. La mancanza di queste informazioni è una carenza "formale", ma non implica affatto (di per se) che l'esperimento stesso o i risultati presentati siano errati o non validi.

nemo ha detto...

Un ipotesi banale sull'e-cat.
Potrebbe essere che abbia creato una cella a combustibile con il nichel e ricicli quindi la corrente elettrica prodotta per riscaldare l'acqua?
http://it.wikipedia.org/wiki/Pila_a_combustibile

nemo ha detto...

Da wikipedia:
La svolta avviene nel 1932 con il Dr. Francis T. Bacon. Invece di utilizzare elettrodi porosi in platino, molto costoso, ed acido solforico, assai corrosivo, come bagno elettrolita, il Dr. Bacon decise di utilizzare un elettrodo poco costoso, in nickel, ed un elettrolita alcalino meno corrosivo. Perfezionò il suo progetto fino al 1959, dimostrandone l'efficacia con una saldatrice alimentata da una pila da 5 Kilowatt. Francis T. Bacon, un discendente diretto dell'altro famoso Francis Bacon chiamò così la sua famosa pila la "Cella Bacon" (in inglese Bacon Cell).

carloluna ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
piero41 ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
carloluna ha detto...

@piero41
grazie caro amico per la tua stimolante ironia tuttavia al di là della forma c'è la sostanza.Da parecchio tempo sono incuriosito dal glicerolo per il fatto che è particolarmente adatto per la produzione di idrogeno in virtù della sua elevata concentrazione di idrogeno e anche per i suoi effetti biologici non solo lassativi(ti prevengo...).Ho pensato che potesse costituire la fonte interna di idrogeno nel reattore.Così fosse produrrebbe acreolina.In effetti la reazione emana odore tossico come testimonia Cures:
X Nevanlinna.Le do una traccia gastronomica sulla carica.A tre metri di distanza si ha una forte sensazione di allappamento e la lingua s’impasta. Sapore polveroso.

Vettore ha detto...

Tornando all'E-Cat, mi piacerebbe chiedere a Cures se ha mai visto ri-accendere un E-Cat. Cioè accenderlo, spegnerlo, e poi riaccenderlo (dopo un tempo arbitrario). Ho sempre avuto il sospetto che gli E-Cat fossero "one-shot", cioè che una volta accesi possano rimanere in funzione per un tempo anche lungo, ma se li si spegne non li si può riaccendere. Questo dettaglio potrebbe fornire indicazioni interessanti sul funzionamento interno e potrebbe anche spiegare diverse "stranezze"...
Altra cosa: l'allumina (ma anche altri materiali ceramici) fondono a temperatura inferiore a quella del tungsteno, quindi non sono necessari i gamma per spiegare le fusioni. Però un filamento di tungsteno per arrivare a quella temperatura deve essere riscaldato in assenza di ossigeno, altrimenti si ossida rapidamente e si rompe.
Terza cosa (la butto lì): il cloruro di magnesio si presta bene ad essere usato per l'immagazzinamento di idrogeno sotto forma di ammoniaca, che può essere rilasciata con un leggero riscaldamento e convertita da appositi catalizzatori...

Pietro F. ha detto...

un nuovo articolo pubblicato sul foreign policy journal: "Cold Fusion Energy: What to Expect and How Close We Are".

link; http://www.foreignpolicyjournal.com/2013/10/30/cold-fusion-energy-what-to-expect-and-how-close-we-are/

Si accenna al fatto che l'ecat produca dello zinco, ma non era rame?

Unknown ha detto...

@nemo
fuochino, mi sa che in parte ci hai preso
ciao

MISTERO ha detto...

La statistica?
La statistica mi dice che due poveri disgraziati dei quali uno mangia tutti i giorni e l'altro no, entrambi hanno mezzo stomaco pieno. Uno purtroppo però morirà di fame.

MISTERO ha detto...

13/01/2011 Method and apparatus for carryng out nickel and hydrogen exothermal reaction
23/03/2011 Processo ed apparato per pompa di iniezione di oli vegetali
12/06/2012 Sistema di iniezione di olio lubrificante vegetale nei motori diesel funzionanti con olio di semi
12//06/2012 Oli lubrificanti per motori diesel funzionanti con oli vegetali


Daniele, ti sei dimenticato anche questo:

PROCESSO ED APPARATO PER ACCORCIARE LE MOLECOLE DI OLIO VEGETALE PER MEZZO DI ULTRASUONI

Ma guarda un po la cavitazione...
Comunque tanto per dire la mia, qualsiasi processo di cavitazione oggi noto può "accorciare" le molecole di liquidi organici con un costo energetico conveniente rispetto al "hot cracking" tradizionale.
In questo caso però nel brevetto citato non vengono menzionati catalizzatori indispensabili affinché i radicali prodotti non si ricombinino tra loro riformando macro molecole. In verità quindi non si tratta di un "cold cracking" ma di un banale dispersore molecolare che rompe i macro cluster intervenendo sui ponti idrogeno che non si riformano in presenza di una piccola percentuale d'acqua che varia a seconda dell'olio trattato.
Nonostante tutte queste belle invenzioni ri-brevettate (le prime applicazioni sono brevettate dal 1956), circa 20 impianti da 500 kW alimentati da olio vegetale e venduti dalla EOS srl, sono fermi.
La causa viene imputata all'alto costo dell'olio vegetale che negli ultimi 10 anni ha avuto un aumento in alcuni casi anche del 1000% a seguito delle norme europee che impongono l'utilizzo di percentuali sempre più altre di biodiesel (prodotto da olio vegetale) in blending con il diesel.
Una lettura attenta degli attuali costi di mercato dell'olio vegetale rapportato ai benefici dichiarati dalle sue invenzioni, risparmio del carburante di oltre il 20% e utilizzo di oli di scarto a basso costo, in un bilancio economico attualizzato, rende estremamente profittevoli gli impianti di cogenerazione venduti e installati dalla EOS srl.
Non capisco perché sono fermi.

MISTERO ha detto...

Daniele
Tutto ciò mi ricorda una ipotesi (mi pare di Nevanlinna) che mi era stata riferita: e se il catalizzatore si presentasse nella forma di un olio?

Mi cito perché forse non è chiaro:

Ma guarda un po la cavitazione...

Il nikel è noto come elemento anticavitativo. Le eliche delle navi vengono prodotte con percentuali molto alte di questo elemento proprio per ridurre gli effetti corrosivi della cavitazione, le giranti dei reattori a cavitazione russi vengono prodotti con bronzo navale "monel" ad alta percentuale di nikel.

Vettore, ti dice qualcosa tutto questo?
Una curiosità, le miniere di nikel più produttive si trovano in zone opposte alle faglie tettoniche più antiche mentre un paio si trovano esattamente in zone di subduzione.
:-)

Unknown ha detto...

vedo con piacere che non si tratta più (troll esclusi) di funziona non funziona, ma di cervelli come nevanlinna, cures, vettore, mistero, abundo, etc. che sono finalmente passati a what happens in the reactor? Buon segno

Daniele Passerini ha detto...

@MISTERO
Tutto cavita insomma... è "il senso della vite"! ;)

@domenico canino
vedo con piacere che non si tratta più (troll esclusi) di funziona non funziona, ma di cervelli come nevanlinna, cures, vettore, mistero, abundo, etc. che sono finalmente passati a what happens in the reactor?
Da un pezzo, Domenico, da un pezzo... solo troll e disinformatori non se ne accorgono, o meglio fanno finta ;)

Paul ha detto...

Poi ci sono quelli che condizionano wikipedia con filtri ferrei. Anche Rossi se ne è lamentato.

Vettore ha detto...

@Mistero
No, non mi dice molto il fatto che le eliche navali siano ad alto contenuto di nichel... Nel senso che sono ignorante in materia... :-)

@Domenico Canino
Io è dall'inizio del 2010 che mi chedo cosa diavolo c'è in quel reattore!!! :-)
Circa un anno prima che diventasse un caso "mediatico"...

@Nevanlinna
Leghe di tungsteno anti-ossidanti? Può darsi... Se c'è ossigeno è probabile (anzi necessario). Se non c'è ossigeno ma altri gas più "inerti" andrebbe bene anche il tungsteno semplice (questa era la mia ipotesi)...
Riguardo alla carica pre-caricata, si, lo penso anche io per l'Hot-Cat, mi sembra la soluzione migliore ed è tecnicamente fattibile (in passato avevo ipotizzato che la carica già "caricata" fosse "sulla" resistenza o sulle pareti). Non è necessario "ricoprire" il materiale con strati sottili, c'è un metodo molto più semplice! Basta "inquinare" le superfici con qualche tipico veleno per catalizzatori: questo impedisce all'idrogeno di diffondere fuori e ricombinarsi (fatto noto nel campo dei materiali impiegati nelle industrie petrolchimiche, che sono vittima di embrittlement più che in altri contesti). Causalmente i "veleni" di cui parlo hanno tutti un odore terribile...
La soluzione sarebbe parzialmente applicabile anche agli E-Cat a bassa temperatura, che secondo me sono il vero oggetto da studiare: sono più rudimentali, offrono meno possibilità (nel senso che limitano lo spazio di ricerca) e probabilmente contengono la chiave in una forma più "evidente" rispetto all'Hot-Cat...

Alessandro Pagnini ha detto...

@ Vettore
http://www.nautica.it/superyacht/521/tecnica/cavitazione.htm

Quando sentivo Mistero parlare di cavitazione, non pensavo fosse proprio lo stesso fenomeno. Pensavo ad una omonimia ;-)
Ma tu guarda..... :-)

MISTERO ha detto...

Alessandro
http://www.mhi.co.jp/en/products/detail/engineering_mals.html
Risparmio del carburante fino al 25% per i cargo navali che utilizzano questo sistema.

http://julietmarine.com/
Supercavitazione utilizzata come sistema di propulsione

http://youtu.be/deTfAoDTlBU
Scritta e composta da un caro amico.. :-)

http://youtu.be/wssG8pADrBI
http://youtu.be/6C7T0VnOIXM
Cavitazione cacca.. ;-)

Un problema diventa una opportunità.

Daniele Passerini ha detto...

@tutti
Ben ritrovati! Nell'attesa di tornare a dedicarmi di nuovo un po' di più al blog, inizio con sistemare alcune cose rimaste in sospeso, a cominciare dall'articolo di cui al presente post, che avevo messo off line su richiesta degli autori in attesa di una revisione fatta alla luce degli appunti pervenuti. Ho appena rimesso on line l'ultima revisione (mi è arrivata un mese fa, ma non ho avuto modo e tempo di intervenire prima).

@Vettore
@Ubaldo Mastromatteo
Gli autori mi hanno fatto pervenire anche le risposte alle critiche che avevate scritto tra i commenti precedenti. Le potete leggere qui a seguire.

Daniele Passerini ha detto...

Risposte ai Revisori

PRIMO REVISORE


Si ringrazia il primo Revisore per la manifestazione di interesse e apprezzamento per gli esperimenti condotti.

1) nell'articolo (per lo meno in quello in italiano qui riportato) non c'è alcuna descrizione delle grandezze elettriche utilizzate, al punto che non si capisce neanche se si tratti si un esperimento con plasma o di semplice elettrolisi a bassa tensione. E' noto che le caratteristiche di tensione e corrente e le impedenze della sorgente elettrica influenzano enormemente il tipo e la qualità dei risultati. Sarebbe utile pertanto una descrizione dettagliata del sistema di alimentazione o un estratto delle forme d'onda di tensione e corrente;

Nella versione dell’articolo riproposta sono indicate sinteticamente le caratteristiche di tensione e corrente misurate durante le prove. Si è scelto volutamente di non indicare ulteriori dettagli rispetto a quelli riportati nel lavoro in modo da focalizzare il manoscritto sui principali risultati di emissioni e trasformazioni composizionali. Inoltre non vengono forniti ulteriori dettagli su espressa richiesta del costruttore della strumentazione poiché essa non risulta ancora protetta da brevetto. In ogni caso, una descrizione dettagliata del sistema di alimentazione potrà essere fornita insieme alle forme d’onda di tensione e corrente, qualora venga effettuata una esplicita richiesta nei confronti degli autori e soprattutto del costruttore della cella utilizzata.

2) se è stato innescato un plasma i rivelatori elettronici di neutroni e alfa possono essere stati vittima delle forti emissioni elettromagnetiche, e quindi i risultati riportati sui conteggi potrebbero non essere affidabili. Sarebbe stato utile impiegare in parallelo anche rivelatori passivi (CR-39, rivelatori a bolle, rivelatori ad attivazione, etc.) o rivelatori di impulsi elettromagnetici con funzione di gate;

I burst di neutroni monitorati non sono di sicuro di origine elettromagnetica, poiché come è noto a tutti gli sperimentatori, la strumentazione solitamente utilizzata per la misura di neutroni soddisfa i requisiti standard forniti dalla Commissione Elettrotecnica Internazionale per la EMI (Electro- Magnetic Interference).

Inoltre, come più volte pubblicato negli articoli dei medesimi Autori, considerando che i processi di frattura di materiali dielettrici possono portare alla emissione di particelle cariche e neutre (elettroni, fotoni, raggi X duri), al fine di evitare possibili false misure neutroniche l'uscita del rivelatore è abilitato per rilevare solo segnali superiori ad una soglia prefissata e decisa di volta in volta a seconda della sperimentazione in oggetto.

Daniele Passerini ha detto...


3) come mai si trovano trasmutazioni della stessa entità sui due elettrodi, quando invece l'idrogeno si dovrebbe concentrare, assorbire ed evolvere solo o soprattutto sul catodo? (Cioè sull'elettrodo di Co-Cr e non su quello di Fe-Ni);

È evidente che per una reazione di elettrolisi classica l’idrogeno gassoso viene formato in corrispondenza del catodo per reazioni di riduzione. D’altro canto è necessario che il revisore prenda in considerazione quanto proposto dagli autori in relazione al meccanismo fondamentale individuato e basato sull’infragilimento da idrogeno. L’idrogeno formatosi al catodo e successivamente presente in soluzione viene assorbito generando la microfessurazione degli elementi maggiormente inclini all’assorbimento dei gas nel reticolo. In questo senso il Ni appare essere uno degli elementi più inclini all’assorbimento. È infatti noto, dagli studi nell'ambito della Meccanica della Frattura che il Ni e le sue leghe sono particolarmente sensibili all’infragilimento da idrogeno.

4) manca l'analisi della soluzione elettrolitica dopo l'elettrolisi (possibilmente agli stessi intervalli di tempo impiegati per l'analisi degli elettrodi): se non si sa cosa è andato in soluzione, è difficile fare un bilancio completo degli elementi;

È stata effettuata un analisi del residuo secco della soluzione dopo 38 ore di funzionamento della cella. In questo caso non si è ritento utile riportare i dati relativi poiché essi confermavano essenzialmente le analisi prima dell’esperimento fatta eccezione per la comparsa di alcuni elementi come Na, Al, Si, Cr e Co con contenuti minimi in traccia.

5) i risultati ottenuti non sono sufficienti a confermare o dimostrare l'ipotesi che da il titolo all'articolo, che resta pertanto solo un'ipotesi di lavoro: ok, c'è un metallo, c'è idrogeno, ci sono fratture, ci sono trasmutazioni, ma non c'è nessuna evidenza di un meccanismo che unisce tutte queste cose. Per esempio le microfessure potrebbero essere a loro volta un effetto di un fenomeno nucleare intenso e localizzato, o non avere nessuna relazione con le trasmutazioni.

Tali affermazioni sono considerazioni personali del revisore.

(gli autori)

Daniele Passerini ha detto...

Risposte ai Revisori

SECONDO REVISORE


1) nella bibliografia l'articolo di don Borghi è datato 1957, mentre don Borghi è andato a Recife nel 1960; forse hanno scritto 1957 anzichè 1975, anche se don Borghi è rientrato in Italia nel 1974: insomma un pasticcio che non sfuggirà ai soliti noti.
La citazione menzionata si riferisce ad un lavoro del 1957. Tale riferimento è stato utilizzato da molti altri autori e compare tra l’altro in ben 10 riferimenti ritrovabili facilmente sul web. Il lavoro appare con l’indicazione di unpublished probabilmente poiché frutto di una comunicazione interna. L’utilizzo della “comunicazione privata” o della “comunicazione” in generale è una tipologia di citazione che si trova sovente negli articoli dedicati a questo tipo di studi. Un lavoro con gli stessi autori e lo stesso titolo inoltre riporta anche la data del 1971 con l’identificazione Comunicacao n.25. Infine lo stesso lavoro appare definitivamente pubblicato nel 1992 su rivista.

Gli autori ritengono ingiusto post datare il lavoro di don Borghi essendoci come prima evidenza in letteratura l’anno 1957.

Si è optato in definitiva di inserire nella nuova versione dell’articolo la data di pubblicazione a rivista e cioè il 1992 e citare di seguito anche le date precedenti del 1957 (quella originale) e del 1971.

Si desidera sottolineare inoltre che sarebbe utile che il revisore rivedesse la biografia del religioso e scienziato italiano don Borghi. Egli infatti, venuto meno l’appoggio economico con la morte di De Gasperi (1954) si trasferì in Brasile. È dunque possibile che egli abbia iniziato una serie di comunicazioni scientifiche prima del 1960. Nel 1960 egli inizia la sua attività di docenza in Brasile ed istituisce ufficialmente i laboratori a Recife.

Per chiarire tale cronologia si riporta un breve passo tratto dalla pubblicazione on line intitolata: “Low Energy Nuclear Reactions: The Revival of Alchemy” di Roberto A. Monti (http://www.volta.alessandria.it/episteme/ep4/ep4alchem.htm).

“1950-1955. C. Borghi planned an experiment to synthesize neutrons starting from a cold hydrogen plasma. Expelled from the University of Milan, he moves to the Vatican. With the money he is given -under the counter- by De Gasperi, he starts his experiments in a Roman laboratory. Borghi succeeds where Harkins failed: "cold" synthesis of the neutron shows that the neutron really is "the sum of a proton and an electron". De Gasperi's death marks the end of Borghi's financial support. He emigrates to Brazil in order to continue his experiments. In Recife he founds the Center for Nuclear Energy (38)”.

(38) C. Giori. Private communication to R.A. Monti.

Si sottolinea che il termine “pasticcio” utilizzato dal revisore è scorretto e offensivo.

Daniele Passerini ha detto...

2) Il rivelatore di particelle alfa messo fuori dalla cella non è in grado di misurare alfa prodotte all'interno: dovrebbero avere energie paurosamente alte per attraversare la ceramica e il teflon di chiusura; sarebbe stato utile tenere il rivelatore sui gamma, piuttosto.

La possibilità di monitorare le particelle alfa dipende effettivamente dalla loro energia. Il fatto che il rilevatore non sia in grado di misurare le alfa prodotte all’interno non è del tutto corretto. Gli eventi monitorati, infatti, erano di tipo impulsivo e non continuo a supporto del fatto che solo la parte più energetica delle alfa prodotte sono state in grado di attraversare gli strati di ceramica e teflon.

Il fatto di tenere invece il rivelatore sui gamma poteva fornire un’informazione aggiuntiva, ma non indispensabile.

3) l'analisi delle percentuali di elementi presenti sugli elettrodi alla fine del test è sicuramente un artefatto, anche se gli elementi riscontrati somigliano a quelli che io stesso e Piantelli abbiamo osservato nei nostri rispettivi esperimenti. Infatti, mentre nel mio caso le misure riguardavano zone alterate della superficie di piccolissime dimensioni (dove per giunta il materiale si era fuso a temperatura ambiente), nell'articolo in questione sembrerebbero riguardare la totalità della superficie, qualsiasi punto. Questo riscontro è semplicemente dovuto al fatto che la forte corrente che scorre nell'elettrodo e la temperatura dello stesso, fanno sì che i materiali presenti negli elettrodi a basse concentrazioni prima del test, siano trasportati per elettromigrazione alla superficie dell'elettrodo, dove si sono concentrati e quindi in percentuali più alte; siccome il totale deve essere 100, c'è diminuzione del materiale principale dell'elettrodo stesso.

Gli autori considerano la parola “artefatto” scorretta e offensiva per quanto riguarda il lavoro proposto. Tali termini non si addicono al ruolo di Revisore. Si ritiene che sia compito di chi sceglie i revisori evitare commenti offensivi al fine di evitare l’abbassamento dei toni della discussione.

Per quanto riguarda l’ipotesi avanzata dal Revisore 2 si ritiene che il fenomeno di elettromigrazione, come noto, aumenti al diminuire delle dimensioni degli elementi del circuito che coinvolge e che, pertanto, riguardi circuiti alla scala del componente elettronico (microcircuiti integrati). Gli elettrodi utilizzati non sono componenti di microcircuiti per ovvie ragioni dimensionali. Appare dunque difficile che un fenomeno che dovendo avere un effetto ridotto date le dimensioni dell’elettrodo, possa essere considerato, seriamente, la spiegazione per le evidenze macroscopiche di variazioni composizionali dell’ordine di decine di punti percentuali.

In secondo luogo, anche ammettendo la presenza di qualche effetto di elettromigrazione essa dovrebbe generare per effetto del trasposto e della concentrazione anche zone di diminuzione nella concentrazione di certi elementi che invece mostrano solo incrementi. Gli incrementi mostrati per elementi come Ni, Si Mg, Fe e Cr nei due elettrodi provengono da analisi dove le misure effettuate dopo l’esperimento mostrano tutte valori superiori o al massimo confrontabili con i precedenti.

Daniele Passerini ha detto...

4) Se non fosse vero il punto 3, la reazione da loro indicata come 4, coinvolgerebbe talmente tanto materiale che gli sperimentatori dovrebbero essere già al cimitero e l'articolo non sarebbe nemmeno stato scritto: i burst di emissione di neutroni evidenziati dal rivelatore di poco superiori al fondo, indicano che la provenienza di questi neutroni non può provenire dalla reazione 4, ma o da disturbi elettromagnetici o da qualche altra reazione, questa si forse di provenienza LENR, ma con un rate trascurabile.

I burst di neutroni monitorati non sono di sicuro di origine elettromagnetica, poiché come è noto a tutti gli sperimentatori, la strumentazione solitamente utilizzata per la misura di neutroni soddisfa i requisiti standard forniti dalla Commissione Elettrotecnica Internazionale per la EMI (Electro- Magnetic Interference).

Inoltre, come più volte pubblicato negli articoli dei medesimi Autori, considerando che i processi di frattura di materiali dielettrici possono portare alla emissione di particelle cariche e neutre (elettroni, fotoni, raggi X duri), al fine di evitare possibili false misure neutroniche l'uscita del rivelatore è abilitato per rilevare solo segnali superiori ad una soglia prefissata e decisa di volta in volta a seconda della sperimentazione in oggetto.

5) prevedo per Carpinteri e soci il solito gioco al massacro da parte anche dei meno scettici.

Tali affermazioni sono considerazioni personali del revisore.

(gli autori)

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