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venerdì 30 marzo 2007

Uno scandalo nelle alte sfere della Vita...

Wislawa Szymborska

Una Donna, un Premio Nobel per la Letteratura, Anno 1996 Sono molte le ragioni per cui oggi pubblico questa poesia, il rumore d'ogni aggiunta parola turberebbe il silenzio in cui risuonano i miei pensieri e sfumerebbe i palpiti del cuore di chi leggerà questa poesia...



Un amore felice

Un amore felice. È normale? 
è serio? è utile ? 
Che se ne fa il mondo di due esseri 
che non vedono il mondo ? 
Innalzati l'uno verso l'altro senza alcun merito, 
i primi venuti fra un milione, ma convinti 
che doveva andare così - in premio di che? Di nulla; 
la luce giunge da nessun luogo - 
perché proprio su questi, e non su altri? 
Ciò offende la giustizia? Sì. 
Ciò infrange i princìpi accumulati con cura? 
Butta giù la morale dal piedistallo ? Sì, infrange e butta giù. 
Guardate i due felici: 
se almeno dissimulassero un po', 
si fingessero depressi, confortando così gli amici! 
Sentite come ridono - è un insulto. 
In che lingua parlano - 
comprensibile all'apparenza. 
E tutte quelle loro cerimonie, smancerie, 
quei bizzarri doveri reciproci che s'inventano - 
sembra un complotto alle spalle dell'umanità! 
È difficile immaginare dove si finirebbe 
se il loro esempio fosse imitabile. 
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie, 
di chi ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe, 
chi vorrebbe restare più nel cerchio? 
Un amore felice. Ma è necessario? 
Il tatto e la ragione impongono di tacerne 
come d'uno scandalo nelle alte sfere della Vita. 
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto. 
Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra, 
capita, in fondo, di rado. 
Chi non conosce l'amore felice 
dica pure che in nessun luogo esiste l'amore felice. 
Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire.
 

giovedì 29 marzo 2007

Al di là della gente ti cerco

Por detràs de ti te busco. No en tu espejo, no en tu letra, ni en tu alma. Detràs, màs allà.

Un'ultimo post ancora... per controbilanciare l'aereo a pile ecco un po' di farfalle di poesia che ci fanno volare in aria senza bisogno di motore, solo con le ali dei versi! Ancora da La voce a te dovuta il sublime Pedro Salinas: penso che pochi uomini abbiano saputo così bene esprimere l'abisso di petali e ciliegie in cui ci precipita l'amore, al di là, più oltre, sempre.


Sì, al di là della gente 
ti cerco. 
Non nel tuo nome, se lo dicono, 
non nella tua immagine, se la dipingono. 
Al di là, più in là, più oltre.

Al di là di te ti cerco. 
Non nel tuo specchio 
e nella tua scrittura, 
nella tua anima nemmeno. 
Di là, più oltre. 

Al di là, ancora, più oltre 
di me ti cerco. Non sei 
ciò che io sento di te. 
Non sei 
ciò che mi sta palpitando 
con sangue mio nelle vene, 
e non è me. 
Al di là, più oltre ti cerco. 

E per trovarti, cessare 
di vivere in te, e in me, 
e negli altri. 
Vivere ormai di là da tutto, 
sull’altra sponda di tutto 
- per trovarti - 
come fosse morire.

Dopo l'auto ecco anche l'aereo a H!

Riporto questo articolo che, come la petizione per i distributori di H, parla di tecnologia pulita alle porte... certo ci vorranno ancora parecchi anni ma l'utopia di una civiltà moderna alimentata da energie rinnovabili comincia a dar segni di fattibilità.
Silenzioso e pulito come un aliante la Boeing prepara il primo aereo "a pile" (di Luigi Bignami, da www.repubblica.it del 28/03/07)
Sarà molto silenzioso, volerà senza inquinare, assomiglierà ad un aliante, ma sarà un aereo in tutto e per tutto. Il velivolo che sta per prendere il volo in Spagna si differenzia da tutti i suoi predecessori perché sarà spinto da celle a combustibile e batterie leggere. Un aereo a pile, si potrebbe dire. Sarà il primo esperimento del genere per un aereo pilotato il cui assemblaggio è in corso presso il Boeing Research and Technology Center di Madrid, che lo sta studiando e sperimentando il veivolo dal 2003. Attualmente sono in corso minuziosi collaudi in vista dei primi test al suolo e in volo. Spiega Francisco Escartì, direttore generale del centro di ricerca Boeing di Madrid. "Data l'efficienza e i benefici per l'ambiente dell'emergente tecnologia a celle a combustibile, Boeing vuole essere in prima linea nel suo sviluppo e nell'applicarla a prodotti aerospaziali". Tale aereo sarà "pulito" perché le celle (o pile) a combustibile sono un dispositivo elettrochimico che trasforma direttamente l'idrogeno in elettricità e calore, senza alcun processo di combustione. Grandi benefici per l'ambiente derivano dal fatto che queste celle non producono alcun tipo di emissione e sono più silenziose dei motori a idrocarburi. In particolare va detto che l'aereo in via di costruzione negli hangar della Boeing è ad elica, la quale viene mossa da un motore elettrico alimentato da un sistema ibrido, composto cioè, in parte di celle a combustibile del tipo a "membrana a scambio protonico" (PEM - Proton Exchange Membrane) e in parte da batterie al litio-ionio. Le prime provvedono alla propulsione nella fase di crociera, quando cioè l'aereo richiede una minore forza di spinta, mentre le seconde entrano in gioco durante le fasi del volo che richiedono maggiore potenza, vale a dire decollo e ascesa. I collaudi in volo saranno condotti in Spagna e serviranno a dimostrare per la prima volta come un aereo con pilota possa mantenere un assetto di volo lineare con la sola propulsione fornita da celle a combustibile. Ma gli aerei a "pile" potranno mai un giorno sostituire i grandi jet, passeggeri e non, che oggi sono tra le fonti d'inquinamento più importanti dei nostri cieli? Risponde Escartì: "Sebbene Boeing non preveda che le celle a combustibile possano costituire la fonte primaria di energia per i futuri aerei passeggeri (perché difficilmente in tempi brevi si potranno avere motori così potenti da mantenere in volo velivoli così pesanti), dimostrazioni come questa serviranno a preparare il terreno per l'uso di simili tecnologie su piccoli aerei con e senza pilota". L'aereo che in questi giorni è in fase di assemblaggio definitivo ha un'apertura alare di 16,3 metri e può mantenere una velocità di crociera di circa 100 chilometri all'ora. È basato sul motoaliante Katana Xtreme (più noto come Super Dimona), prodotto dall'austriaca Diamond Aircraft Industries, che si è anche occupata delle principali modifiche strutturali del velivolo. Altre industrie si sono preoccupate di altre parti del progetto. L'azienda spagnola Aerlyper, ad esempio, si è occupata sia di alcuni lavori di modifica sull'aerostruttura, che del montaggio e del cablaggio di tutti i componenti. L'azienda francese SAFT, invece, ha progettato e assemblato le batterie ausiliarie e di riserva. L'Air Liquide España ha progettato e assemblato l'impianto e il sistema di rifornimento a idrogeno. I primi test sono stati condotti presso un centro del Politecnico di Madrid e sempre la Spagna metterà a disposizione i suoi impianti e un pilota collaudatore per i test in volo. Per un impiego di questa tecnologia nel campo dell'aviazione commerciale bisognerà attendere probabilmente tra i 10 e i 15 anni.

A proposito del vecchio sito (III)

Ahimè devo fare una scelta: il dovere prima del piacere! Ho in testa parecchie cose che mi piacerebbe postare e/o commentare nel blog ma questi giorni non è aria... non è il tempo ad essere tiranno, è che rimettere a posto i contenuti per il nuovo www.22passi.it sta risultando molto ma molto più complesso e lungo del previsto. E siccome Simone (il mio provvido webmaster!) sta aspettando che gli mando il tutto devo per forza di cose dare priorità a questo impegno piuttosto che allo scrivere sul blog. Subito dopo il presente, scrivo un post che mi impegnerà pochi minuti (riporto un pezzo preso dal sito di La Repubblica) e poi mi ritiro per un po' di giorni a creare il nuovo sito... a presto!

La cosa più bella che...

Ringrazio Luigina di avermi inoltrato questo brano di cui - come al solito - non si sa la fonte... il cuore di qualcuno senza dubbio!
Un giorno un'insegnante chiese ai suoi studenti di fare una lista dei nomi degli altri studenti nella stanza su dei fogli di carta, lasciando un po' di spazio sotto ogni nome. Poi disse loro di pensare la cosa più bella che potevano dire su ciascuno dei loro compagni di classe e scriverla. Ci volle tutto il resto dell'ora per finire il lavoro, ma all'uscita ciascuno degli studenti consegnò il suo foglio. Quel sabato l'insegnante scrisse il nome di ognuno su un foglio separato, e vi aggiunse la lista di tutto ciò che gli altri avevano detto su di lui/lei. Il lunedì successivo diede ad ogni studente la propria lista. Poco dopo, l'intera classe stava sorridendo. "Davvero?" sentì sussurrare. "Non sapevo di contare così tanto per qualcuno!" e "Non pensavo di piacere tanto agli altri" erano le frasi più pronunciate. Nessuno parlò più di quei fogli in classe, e la prof non seppe se i ragazzi l'avessero discussa dopo le lezioni o con i genitori, ma non aveva importanza: l'esercizio era servito al suo scopo. Gli studenti erano felici di se stessi e divennero sempre più uniti. Molti anni più tardi, uno degli studenti venne ucciso in Vietnam e la sua insegnante partecipò al funerale. Non aveva mai visto un soldato nella bara prima di quel momento: sembrava così bello e così maturo... La chiesa era riempita dai suoi amici. Uno ad uno quelli che lo amavano si avvicinarono alla bara, e l'insegnante fu l'ultima a salutare la salma. Mentre stava lì, uno dei soldati presenti le domandò "Lei era l'insegnante di matematica di Mark?". Lei annuì, dopodiché lui le disse "Mark parlava di lei spessissimo". Dopo il funerale, molti degli ex compagni di classe di Mark andarono insieme al rinfresco. I genitori di Mark stavano lì, ovviamente in attesa di parlare con la sua insegnante. "Vogliamo mostrarle una cosa", disse il padre, estraendo un portafoglio dalla sua tasca. "Lo hanno trovato nella sua giacca quando venne ucciso. Pensiamo che possa riconoscerlo" Aprendo il portafoglio, estrasse con attenzione due pezzi di carta che erano stati ovviamente piegati, aperti e ripiegati molte volte. L'insegnante seppe ancora prima di guardare che quei fogli erano quelli in cui lei aveva scritto tutti i complimenti che i compagni di classe di Mark avevano scritto su di lui. "Grazie mille per averlo fatto", disse la madre di Mark. "Come può vedere, Mark lo conservò come un tesoro". Tutti gli ex compagni di classe di Mark iniziarono ad avvicinarsi. Charli sorrise timidamente e disse "Io ho ancora la mia lista. È nel primo cassetto della mia scrivania a casa". La moglie di Chuck disse che il marito le aveva chiesto di metterla nell'album di nozze, e Marilyn aggiunse che la sua era conservata nel suo diario. Poi Vicki, un'altra compagna, aprì la sua agenda e tirò fuori la sua lista un po' consumata, mostrandola al gruppo. "La porto sempre con me, penso che tutti l'abbiamo conservata" In quel momento l'insegnante si sedette e pianse. Pianse per Mark e per tutti i suoi amici che non l'avrebbero più rivisto. Ci sono così tante persone al mondo che spesso dimentichiamo che la vita finirà un giorno o l'altro. E non sappiamo quando accadrà. Perciò dite alle persone che le amate e che vi importa di loro, che sono speciali e importanti.

mercoledì 28 marzo 2007

Da Saramago all'idrogeno!

Sono felice di dare il benvenuto ai primi post di Betty! Ho dovuto aspettare, ma ha già recuperato il tempo perduto: se continua a questo ritmo qualitativo e quantitativo potrò prendermi un po' di vacanza dal blog, eh eh! Che dire, Betty ha dato talmente tanti spunti che non voglio scrivere commenti a caldo. E proprio il mio amore per la sana contraddizione mi porta adesso a saltare di palo in frasca, come accade del resto agli eventi che accadono nella nostre vite. Dalla letteratura alla tecnologia dunque, dall'arte del sublime all'utopia sociale (ma l'utopia di ieri è il reale di oggi), dal post di Betty su Saramago all'idrogeno! La fonte della petizione che qui riporto (che gira per e-mail da vari mesi) è il blog di Beppe Grillo, se ho capito bene. La inserisco nella sezione POSITIVITA' DAL MONDO: il cambiamento delle persone deve andare di pari passo con quello delle strutture sociali e della tecnologia. .
Subject: PETIZIONE AUTO AD IDROGENO Da Beppe Grillo Un cittadino italiano ha finalmente deciso che gli fa troppo male respirare le polveri sottili e vedere persone a cui vuole bene morire di cancro intorno a sé per il benessere delle multinazionali petrolifere e ha chiesto alla commissione europea (dipartimento dell'ambiente) di creare una legge che obblighi i padroni del petrolio ad installare accanto ad ogni distributore di benzina almeno un distributore ad idrogeno e di incominciare a produrlo utilizzando energie rinnovabili. In parole povere questa legge favorirà l'introduzione sul mercato delle automobili ad idrogeno a ***ZERO INQUINAMENTO*** e ad alte prestazioni!!! Finalmente potremo respirare a pieni polmoni e anche i figli dei nostri figli! L'auto del futuro esiste già ed in vari modelli! Bastano 800.000 firme per far abbassare la testa ai padroni del petrolio. Firmate la petizione per voi, i vostri amici e parenti! Cogliamo questa opportunità e facciamone un'arma, anche per altre piccole battaglie. i Io l'ho fatto e sono il numero : 396675 !! D PER ANDARE A FIRMARE LA PETIZIONE FAI UN CLICK SUL LINK QUI SOTTO: http://www.petitiononline.com/idrogeno/petition-sign.html
Mi sembra una buona cosa e invito tutti a firmare: siamo quasi a metà delle firme necessarie! E preghiamo che nel frattempo maturi pure una tecnologia pulita per produrre/ricavare l'idrogeno, che forse al momento proprio proprio ancora non c'è, ma quasi.  

POST COLLEGATI:
LIBRO CONSIGLIATO: "Economia all'idrogeno" di Jeremy Rifkin

La Fotografia nell'Anima
o L'Anima nella Fotografia...

POSTATO DA BETTY 

La fotografia… permettetemi d’agganciare l’argomento dal mio punto d’osservazione...
Sapete, ho sempre nutrito un innato trasporto e motivo per la fotografia, con quest’arte di cogliere e fissare attimi che divengono così eterni, molto più indelebili dei disegni rupestri dei nostri preistorici antenati. Non reputandomi un’artista della fotografia, ho comunque sempre tenuto molto vicina la mia macchina fotografica in ogni circostanza e ho spesso riflettuto su questo mio stretto rapporto con quest’occhio invisibile, a volte discreto, altre meno, sempre pronto a vedere attraverso i nostri occhi, eppur capace di cogliere molto più di quel che noi stessi crediamo di fissare attraverso il “mirino” - in questo c’è affinità tra il cecchino e il fotografo, forse, in ogni caso le statistiche confortanti dicono che ci sia un maggior numero di fotografi che di cecchini, almeno così mi auguro – eppure anche qui vorrei chiedervi se non crediate che a volte un fotografo in fondo non è meno di un cecchino per quanto possa invadere intimamente i nostri attimi ?
Vi è mai capitato d’incontrare qualcuno che non possiede nemmeno una fotografia ? A me si, non vi sorprende pensare che vi è chi non ha mai raccolto attimi? Ricordo che rimasi dispiaciuta, riflettendoci successivamente, ho pensato si trattasse di una persona sfortunata, ecco. Sciocca e approssimativa riflessione la mia direste, o no ? Ma provate attorno a questo perno a imbastire la sua possibile storia (per questo bisognerebbe creare l’etichetta “racconti”)… La fotografia è indispensabile per non dimenticare, per perpetuare nel tempo emozioni, pensieri, sentimenti, esperienze, suggestioni, luoghi, storie, la nostra storia.... In fondo è forse un modo per sfuggire al senso di precarietà, di temporaneità con cui conviviamo, per fermare il tempo, appunto, perché nulla sfumi di noi, anche quando noi non saremo più qui a raccontarci… perché il viaggio non finisca con noi… Si, il viaggio è una metafora che personalmente utilizzo e ho utilizzato spesso per raccontare la mia visione della vita, dei sentimenti. Il particolare che l’occhio della fotocamera riesce a immortalare è nella mia interpretazione la possibilità di recuperare quel che a prima vista ci sfugge, è una chance per rallentare e guardare meglio, sopperire alla distrazione del momento e afferrare i significati che non sempre sono prevedibili nello stesso momento in cui si preme leggermente sul pulsante dell’otturatore. Questa è anche una delle ragioni per cui continuo ad avere una romantica predilezione per le tradizionali macchine fotografiche reflex piuttosto che per le digitali, affermando ciò, chiedo venia qualora suscitassi qualunque forma di dibattito legato alle diverse tecniche fotografiche, ma per me è un riferimento puramente sentimentale. Io provo un’esuberante palpitazione persino nell’essere ignara di quali risultati giungeranno tra le mie mani una volta sviluppati e stampati i negativi. C’è, c’è stato un periodo in cui per vicissitudini intrecciate di vita il mio rapporto con le fotografie è divenuto particolarmente stretto, sapete, contemporaneamente per varie ragioni mi sono trovata a dover far riaffiorare tutta l’infinità di fotografie che compongono il puzzle della mia vita sino ad oggi, per lungo tempo mi so trovata a tirar fuori tutto quel patrimonio che un po’ pigramente riposava in scatole, album e supporti tecnologici più moderni, ben protetto nel buio di armadi e cassetti di cui talvolta ci si dimentica… Seduta sul pavimento, fuori i colori dei pomeriggi invernali, mi sono lasciata avvolgere da questo tappeto fatto di sguardi, mani, moltitudini, luoghi, pietre, foglie, cieli, fiori, colori, voci, suoni, profumi, stagioni, mesi, giorni, notti, tramonti, albe… E ho pensato a come nel divenire della nostra vita la stessa fotografia possa donarci balsamo divino o ferro bruciante di una spada. Che strana, ho pensato ancora una volta, è la vita… Le cose non vanno mai come credi… E ti scopri quasi incredulo, quando ormai il gesto è compiuto, a strappare una fotografia… Avete mai provato a strappare una fotografia anche semplicemente perché ritenete sia mal riuscita ? O perché, istintivamente, facendolo credete di cancellare delle tracce ? Avete sentito male ? Io si, m’è capitato di provare su me stessa la medesima sensazione di strappo che le mie mani hanno perpetrato a qual pezzo di carta e oltretutto si protrae nei giorni successivi.. Ne parlo perché io l’ho fatto, eh sì, e nel scriverlo ritornano vivide le sensazioni, impresse appunto come in una fotografia… che strano gioco di parole… Strappare una fotografia tanto quanto occultarla o vivere convincendosi che quell’attimo fissato dall’obiettivo non sia mai esistito è avvilente e dà un profondo senso di perdita irreparabile, malinconico abbandono di quel che siamo stati e abbiamo vissuto. Eppure io, per esempio, raccolgo soprattutto foto di viaggi, viaggi itineranti in luoghi vicini e molto lontani dove la meta è il viaggio stesso e i luoghi non hanno la peculiarità d’essere belli o brutti secondo un comune metro di valutazione estetico, e mentre proseguo mi lascio condurre lungo strade secondarie quando, se, possibile, con una giusta dose di ponderazione e altrettanta audacia. Credo che gli scatti più belli siano proprio quelli che non si pianificano, ingabbiati nei condizionamenti di un itinerario predestinato, troppo razionalmente pianificato da condurci solo in una direzione, che, sebbene sia quella nota e imparata a memoria, non sempre è la migliore, una volta che ci si confronta sul campo, per imparare prima che vincere. Per vivere pienamente quel che vi è di buono ad attenderci se osassimo svoltare l’angolo e andare incontro o “contro” a quello che ci hanno insegnato essere l’incerto, si potrebbe incontrare uno “scatto” che vale una vita… il Pulitzer della nostra vita. La fotografia, per non perdere i ricordi e per continuare a raccoglierne, strada facendo… E a questo scopo vorrei condividere con voi le parole di José Saramago che ho postato nell’apposita sezione “poesie indimenticabili”. È una prosa ma io la sento come una poesia, un fotogramma…

A proposito del tempo...

Perfeziono il discorso sul tempo, trattato nel precedente post, riportando l'inizio della Postilla Maya di Ventidue passi d'amore e inserendo a lato la scansione dell'ultima pagina del libro, con la tavola dei numeri maya da 1 a 22.

*** 
L’uomo occidentale computa il tempo in modo quantitativo e lineare: si preoccupa soprattutto di collocare lungo la freccia temporale quel che accade, è accaduto, presume accadrà. Lo fa anno per anno, ricorrendo ad un farraginoso calendario gregoriano di 12 mesi, ciascuno formato da un numero di giorni variabile tra 28 e 31 (da ciò l’uso della nota filastrocca per rammentarli) sì da ricondurlo, con l’espediente dell’anno bisestile, al periodo che la Terra impiega a compiere una rivoluzione solare. Lo fa giorno per giorno, ricorrendo ad una sequenza di 24 ore di 60 minuti ciascuna. Lo fa per ragioni pratiche, ché la società moderna assume di fondarsi sulla certezza del tempo quanto su quella del diritto. Si tratta di un sistema basato sul numero 12 e suoi multipli. All’opposto gli antichi Maya erano interessati agli aspetti qualitativi e radiali del tempo: non a quanto prima o dopo un dato riferimento accade un evento, ma alla qualità intrinseca del giorno in cui accade(4). Tali qualità, che “colorano” con la propria sfumatura l’evento stesso, sono differenti manifestazioni nel mondo dello Spirito Creatore. Scaturiscono da 20 strutture energetiche archetipiche combinate con 13 modalità d’espressione (toni) a formare una matrice di 260 giorni-combinazioni chiamata tzolkin. Di più, queste differenti qualità ricorrono nel tempo secondo onde e ritmi che si dilatano all’infinito evocando un gioco di scatole cinesi, la geometria frattale, la peculiarità dell’ologramma di contenere in ogni sua parte, anche la più minuscola, il tutto. È in tale prospettiva che i Maya hanno costruito, con una precisione che lascia tutt’oggi a bocca aperta, il loro sistema calendrico. Non per imbrigliare il tempo e asservirlo agli scopi umani, ma per navigarci dentro, assecondando e interpretandone onde e qualità. In altri termini per sincronizzare le coscienze individuali e le azioni terrene ai cicli cosmici(5). Questo sistema è basato sui numeri 13 e 20.
(4) C’è analogia tra visione temporale Maya e quella del Taoismo cinese: come la prima enfatizza la qualità del giorno, la seconda enfatizza la qualità dell’attimo. Su quest’ultima si fonda l’I King, il libro divinatorio per antonomasia dell’antica Cina (di datazione incerta, forse anteriore al 3000 a.C.), costruito su un sorprendente sistema di 64 esagrammi, composti da linee intere ‘maschili’ (yang) o linee spezzate ‘femminili’ (yin), stabili o mutevoli nel loro opposto. Carl Gustav Jung scoprì racchiusa nell’I King una vera e propria cosmologia basata sul principio di sincronicità.
(5) Per questo sarebbe più corretto parlare di sincronario piuttosto che di calendario maya.

Salinas e il tempo

Che incrocio nel tuo polso  
del tempo contro il tempo!  
Orologio, freddo, avvinto,
vigile, attende  
che scorra il tuo sangue
nel battito. Ti opprimono  
ordini, da fuori:
tic tac, tic tac,  
la voce, lì, nella macchina.
Alla tua vita infinita,
senza termine, gettano  
lacci puerili i secondi.  
Ma il tuo cuore  
là in fondo afferma
- sangue che va e viene  
in te, con il tuo amore -
il suo essere, il suo ritmo, diverso.  
No. I giorni, il tempo,  
non ti saranno mai contati  
in una sfera bianca,  
tre, quattro, cinque, sei.  
Le tue indolenze, i tuoi impulsi,  
il grande ardore senza calcolo,
non si possono dire in cifre.  
Sentili tu, spogliata
di orologio, nel polso:
battito contro numero.
Amore? Vivere? Ascolta
il sommesso tic tac  
che ormai sono vent'anni  
vibrò la prima volta
in una carne vergine  
del tatto della luce,  
per offrire al mondo  
un conteggio diverso,  
unico, nuovo: tu.
(da La voce a te dovuta, di Pedro Salinas)
 
Quando qualche anno fa incontrai questa poesia di Salinas ne fui folgorato. Anche perché nello stesso periodo m'interessavo a come era stato concettualizzato diversamente il tempo dalle culture succedutesi sulla Terra. C'è il tempo lineare, quantitativo, automatico e meccanico, a cui veniamo educati nella società in cui viviamo, e quello circolare, qualitativo, armonico, connesso ai ritmi naturali del cosmo, che concepivano per esempio i Maya e gli indiani americani, così come i Taoisti cinesi. Questa poesia di Salinas esprime perfettamente tale iato, che qui esplode nello scontro tra il tempo scandito dall'orologio al polso di una giovane donna e il suo ritmo cardiaco, tra le regole e il mistero della vita che pulsa in lei. 

Ed ecco alcune note sull'autore trovate su un sito che mi piace!
Pedro Salinas nasce a Madrid, il 27 novembre 1891 e vi trascorre la prima giovinezza. Dopo due anni di studi in Legge, si iscrive alla facoltà di Lettere, e consegue la laurea di letteratura spagnola.Già nel 1911 pubblica i suoi primi versi, poi rinnegati come "raccapriccianti". Nel 1914 inizia a viaggiare, tenendo lezioni presso le principali istituzioni universitarie europee. Nel 1915 si sposa. Rimane tre anni a Parigi come lettore di spagnolo alla Sorbona; al rientro in patria vince un concorso per la cattedra di lingua e letteratura spagnola e opta per la sede di Siviglia dove insegnerà per nove anni. Tra il '22 e il '23 è a Cambridge per otto mesi come visiting professor, e sempre nel '23 esce la sua traduzione di Proust, "En busca del tiempo perdido". Nel '28 si trasferisce a Madrid, presso il Centro di Studi Storici. Nel '36 parte per gli Stati Uniti per un temporaneo incarico, ma non tornerà più in patria. Massachusetts, Vermont, Baltimora California, Puerto Rico, sono alcuni dei luoghi in cui si reca per insegnare e per tenere conferenze sulla poesia e la realtà nella letteratura spagnola. Morirà a Boston, il 4 novembre 1951. I suoi resti riposano nell'antico cimitero di Santa Maddalena, a San Juan de Puerto Rico, accanto al mare che cantò nel poema El Contemplado. Collaboratore delle principali riviste letterarie spagnole ("España", "Prometeo", "Revista de Occidente") è stato amico di tutti i grandi scrittori, poeti e intellettuali della sua epoca, da Unamuno a Valle Inclán, da Machado a Ortega y Gasset, García Lorca, Rafael Alberti, Juan Ramón Jiménez.

A proposito del vecchio sito (II)

Ormai sono più di dieci giorni che non riesco più a modificare il mio vecchio sito localizzato su Alice (Telecom). Risparmio a chi legge la cronaca della mia odissea nel dedalo dei call-center del 187 dove ogni operatore dà una risposta forse competente ma sempre differente. Resta che tuttora non si viene a capo della "anomalia" che ha congelato al 16 marzo il sito in questione. Sorprendente è che proprio il giorno prima, il 15 marzo, mi erano arrivate delle giuste critiche rivolte al sito (vedi il primo post "A proposito del vecchio sito") e si era materializzato dal nulla chi si offriva per realizzarmene uno nuovo. Beh, davvero niente male la sincronicità! Verrebbe da parafrasare quell'adagio che vuole che quando l'allievo è pronto il Maestro appare... in questo caso è apparso il webmaster! Era da un anno che desideravo separarmi dal cavo ombelicale di Telecom, ma non potevo perché avevo costruito e continuavo ad aggiornare il sito tramite il suo editor HTML incluso in Alice. Bene bene, carissima (nel senso del costo) Telecom, presto potrò dirti addio! Sono impegnato alla stesura dei contenuti per il nuovo sito e questo mi lascia meno tempo per scrivere sul blog. E pare che Betty, Giulia e Angela abbiano ancor meno tempo di me per lasciare loro stesse qualche post da queste parti. Mi piacerebbe scrivere qualcosa sulle due presentazioni dei libri fatte a marzo, prima a Perugia e poi a Roma... offrono parecchi spunti, soprattutto la seconda! Appena mi trovo un'oretta libera lo faccio.

venerdì 16 marzo 2007

La "redazione" s'allarga

Non per par condicio ma per il piacere di accogliere un'altra persona in gamba nella nascente "redazione" di questo blog, dopo una lettrice di Venezia e una di Roma ho invitato a partecipare alla creazione dei post anche una lettrice di Taranto... in un ideale abbraccio di tutta l'Italia! Ora non mi resta che aspettare i primi post non miei... così potrò dedicare più tempo al terzo e quarto libro che ho in cantiere! :-) Marzo mi sta portando fortuna quanto i raggi di questo sole fuori stagione portano calore: Betty è un vero vulcano e indirizza sulle rive di questo blog (e di www.22passi.it) navigatori coi fiocchi e contro fiocchi, che stanno dando contributi importanti alla crescita di entrambi i siti. C'è però uno sfondo bianco e nero a tutto ciò: dedico molti momenti delle mie giornate all'amica Antonella da poco scomparsa e - che sia immaginazione o realtà - la sento spesso vicina, piena di serenità ed energia... alla prossima vita Anto! P.S. Se qualcuno desidera pubblicare post su questo blog (se trovasse limitante poter solo commentare quelli esistenti)... parliamone! La mia mail è 22passi@gmail.com

POST SCRIPTUM DEL 2010. Se da una parte le visite al blog in questi anni sono decollate, dall'altra è fallito il progetto di costruirlo a più mani, anche probabilmente per i mutamenti di rotta che ho dato: blog pubblico sì, ma con un'impronta spesso decisamente intimista e personale.

Lettore di pensiero virtuale!

Ringrazio l'amico Mitridate di avermi segnalato il LETTORE DI PENSIERO VIRTUALE con la seguente sfida:
"SE QUALCUNO RIESCE A SPIEGARMI COME FUNZIONA, ME LO FACCIA SAPERE. PER ME C'E' UN PO' DELL'INCREDIBILE!! CLICCATE QUI SOTTO E POI PROVATE." 
http://ennius.altervista.org/Lettore%20di%20Pensiero.htm
Non mi sono mai reputato particolarmente intelligente ma stavolta la spiegazione l'ho trovata al primo colpo... diciamo che il mio interesse per la numerologia mi ha aiutato. Buon divertimento!
P.S. a chi si dovesse arrendere la soluzione la darò in privato.

La voce dell'Anima

La prima delle 7 Orbite di lettura di Sospensioni di gravità:

LA VOCE DELL'ANIMA
Intorno alla Galassia, il Sole
1 Come sopra una tavoletta di cera, tutte le persone che incontriamo ci lasciano una traccia. Appena percettibile, lieve, marcata, profonda: dipende pure da chi reputiamo d'essere, poiché ogni io sono comporta qualche io posso e tanti io non posso che giorno dopo giorno ci induriscono. Sa cambiare chi ammorbidisce la propria 'cera' ai raggi del Sole sì da lasciarsi imprimere, chi posa a terra il mantello delle sicurezze, la lama della mente, lo scudo delle paure. Magari temi che ad aprirti senza difese quelle tracce diverranno ferite dolorose, perfino mortali. E' vero, a volte succede. Il mondo fa specchio ai nostri pensieri e loro creano santi e mostri: puoi pensare e fare il bene però imbatterti nel male rimuginato e compiuto da chi è meno consapevole. La mente non trova soluzione. Il cuore sa affidarsi alla corrente. I bambini si aprono con naturalezza e fiducia a parole e segni in arrivo, non hanno ancora una personalità che li rivesta né un bagaglio di cultura che li indirizzi. L'universo irrompe nelle loro vite, sante vele cucite e gonfiate da Dio, a spingerle verso una missione forse lunga forse breve. Potenzialmente sono tutto ciò che sognano, e lo saranno: finché ascoltano la voce antica della loro anima.

A proposito del vecchio sito (I)

Da ieri il "vecchio" sito www.22passi.it mi sta dando problemi: non riesco più ad editarlo in alcun modo. L'assistenza di Alice mi ha confermato che non si tratta di un problema di linea ma proprio del mio spazio web su Alice e che entro 48h dovrebbe essere risolto. Qui su Blogger invece tutto sembra funzionare bene e colgo l'occasione per ringraziare Betty di avere già risposto all'invito di entrare a far parte della "redazione" di VENTIDUE PASSI D'AMORE e dintorni... (22passi.blogspot.com) completando la procedura di iscrizione che permette anche a lei di pubblicare nuovi post sul blog. Insomma Betty, aspetto di leggerti con trepidazione. E aspetto che completi la propria iscrizione anche la mia amica di Roma... che non so se preferisce apparire col suo nome o con un nick. Torniamo al vecchio sito www.22passi.it, vecchio rispetto a questo blog naturalmente (16 mesi contro 2): appena Alice lo "sbloccherà", aggiornerò al volo la home, ho infatti ricevuto alcune critiche che mi trovano assolutamente d'accordo; in attesa dei provvidi aiuti di qualche buon Samaritano (!) inserirò almeno questo AVVISO AI NAVIGANTI:
"La grafica di www.22passi.it (layout e colori, stili e formati dei testi, impaginazione ecc.) stride con la cura dedicata a gran parte dei contenuti testuali, vincolata com'è alle possibilità concesse dall'editor di www.alice.it con cui il sito è stato interamente costruito passo a passo. Questo non è un "sito professionale" fatto male bensì un "sito amatoriale" fatto nel miglior modo possibile per essere presente nella rete senza nozioni tecniche, senza costi, secondo le mie attuali capacità. Avrei preferito scelte cromatiche più discrete, piene di luce, più consone alla leggerezza ed essenzialità che distinguono i due libri a cui queste pagine web sono dedicate. Avrei voluto sfruttare vere funzioni ipertestuali. Se visiterai anche il blog "VENTIDUE PASSI D'AMORE e dintorni..." constaterai che l'editor di www.blogger.com ha consentito un risultato decisamente migliore. In attesa di potere realizzare un www.22passi.it ex novo, mi scuso degli attuali limiti di gradevolezza e fruibilità e chiedo un pizzico di indulgenza. Per non soffermarsi al dito. Per guardare alla luna."

mercoledì 14 marzo 2007

Il blog si apre!

Cambiamenti di forma e sostanza al blog oggi. Partiamo dalle rifiniture allo sfondo. Ho aggiunto alla colonna sinistra della home: 1) un elenco delle etichette dei post, come ulteriore modalità per accedere direttamente a tutti i post di argomento simile; 2) le mie librerie on-line preferite (nelle prime due sono in vendita sia Sospensioni di gravità che Ventidue passi d'amore, nelle altre almeno uno dei due).
Ho leggermente modificato la posizione dei "comandi" in fondo ai post, ora meno ammassati. E veniamo alla novità vera: il blog si apre ad altre persone! Ho invitato Betty (l'autrice del primo commento su questo blog) e un'altra amica a pubblicare post sul blog insieme a me, a diventarne in pratica co-amministratrici. Anche se non si conoscono tra loro queste due donne hanno un po' di cose in comune:
  • hanno letto i miei libri (e li hanno molto apprezzati);
  • mi hanno contattato proprio grazie a Ventidue passi d'amore;
  • sono appassionate di letteratura e poesia (una di loro sta perfino aprendo una libreria!), per la precisione ne sanno molto più di me;
  • si sono offerte di aiutarmi ad organizzare una presentazione dei due libri nelle loro città;
  • sono simpaticissime!
Se accetteranno l'invito (come spero!) questo sarà il primo passo concreto per rendere VENTIDUE PASSI D'AMORE e dintorni... non tanto il mio blog quanto quello dei lettori dei miei libri e che anche questo diventi in fondo occasione per parlare di ben altri libri e autori, del resto già ora si sono affacciati Borges, Sant'Agostino, Hikmet, Hillesum, Pessoa e... Cristicchi: da Sant'Agostino a Sanremo insomma! Ben vengano allora altri autori come Gibran, Saint-Exupery, Neruda ecc. ecc. ecc. Spero insomma che in futuro possano aggiungersi ancora altri co-amministratori e che, in accordo alla mission di questo blog, si finisca con lo scriverci a 360° di tutti i temi condensati nelle etichette e caso mai aggiungerne altre. 


POST SCRIPTUM DEL 2010. Se da una parte le visite al blog in questi anni sono decollate (e molti miei lettori hanno lasciato tracce delle loro visite), dall'altra è fallito il progetto di costruirlo a più mani, anche probabilmente perché è diventato più "mio" di quanto all'inizio potessi immaginare.

domenica 11 marzo 2007

Come inserire/leggere i commenti ai post

Post scriputm di 5 anni dopo: il contenuto del presente post è totalmente superato dagli sviluppi che ho apportato successivamente al blog, in particolare alla funzione commenti.

Oggi Betty mi ha scritto via mail confermandomi che l'inserimento di un commento legato ad un post è un'operazione tutt'altro che intuitiva. Ricapitoliamo. A piè di ogni post appaiono una serie di scritte simili a queste:
PUBBLICATO DA DANIELE ALLE 08:32 0 COMMENTI
ETICHETTE: POESIE INDIMENTICABILI
Per inserire un commento nuovo (o leggere un commento vecchio) occorre semplicemente cliccare sulla parola COMMENTI: si aprirà una finestra in cui è possibile scrivere un commento (o leggere quelli che sono già stati lasciati). Per pubblicare il commento bisogna copiare in un apposito form una sequenza alfanumerica (serve ad evitare l'inserimento di messaggi automatici da parte di softwares invece che persone) e infine specificare la propria identità secondo tre possibili opzioni:
  1. se si possiede un account Google si può inserire quello;
  2. oppure si può selezionare "altro" e inserire il proprio nome ed eventualmente l'indirizzo della propria pagina web;
  3. oppure si può scegliere di inserire un commento anonimo.
A questo punto si può pubblicare il commento (o anche vederlo in anteprima). N.B. Oltre ad inserire i commenti si possono fare altre operazione
  • Cliccando sul logo della busta si può inviare via e-mail il contenuto del post in questione a chi si vuole.
  • Cliccando sull'etichetta (nel nostro esempio POESIE INDIMENTICABILI) si selezioneranno invece tutti i post contraddistinti dalla stessa etichetta.

Il poeta è un fingitore...

Ringrazio Betty per avermi mandato questa citazione, che avevo già orecchiato, ma non avrei saputo ricondurre al suo autore.


Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente 
che arriva a fingere che è dolore 
il dolore che davvero sente.
Fernando Pessoa,
da "Autopsicografia" (1931)
 

Ritmi e gesti

Continua la serie delle filastrocche (in rima sbaciucchiata!) che creo insieme a mia figlia soprattutto durante gli spostamenti in automobile. Questa è di ieri mattina dunque fresca fresca, quasi come il pane a cui accenna...
 
Ritmi e gesti

Sale nel cielo il Sole
a maturare il grano
scende dal palmo il sale
a dar sapore al pane.
I gesti della gente
i ritmi del pianeta
all'anima che sente
ricordano la meta.

Onore a "Ti regalerò una rosa" (II)

In realtà il titolo giusto per questo post dovrebbe essere: onore a Simone Cristicchi. Che ha inserito nella sua canzone un archetipo tanto evocativo.
Suggerisco di leggere/ascoltare il testo di Ti regalerò una rosa tenendo a mente l'immagine del primo dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi: Il Matto. Questa carta - che può essere collocata all'inizio (come numero zero) o alla fine del mazzo (come numero 22) - mi piace per tanti motivi. Il folle rappresenta l'inizio del viaggio verso la consapevolezza (i Ventidue passi d'amore del libro che ho scritto hanno anche questo significato), la libertà da convenzioni, regole, false certezze e sicurezze, la libertà di aderire al caos della vita e sposarne le contraddizioni. La rosa bianca tenuta in mano simboleggia la purezza di cuore. Quella di chi, non avendo nulla da perdere, si abbandona a seguire la strada che la vita porge ai suoi passi. Una buona didascalia dell'arcano n. 0/22 potrebbe tranquillamente essere la dedica con cui si apre Sospensioni di gravità:


Alle anime che intingono il cibo della vita 
nel miele salato delle contraddizioni.

POST COLLEGATI:  

lunedì 5 marzo 2007

Ti voglio bene Anto

Non c'è stato un motivo vero e proprio dietro l'aver inserito, una decina di giorni fa, il tema "per non temere la morte" in questo blog. Avevo trovato su internet una serie di cose che mi piacevano e alla fine questo titolo mi è sembrata l'etichetta più appropriata. Ieri mattina, sotto il segno di una eclissi di luna appena trascorsa, è scomparsa Antonella, una cara amica che conoscevo da 28 anni, da quando eravamo compagni di classe al liceo. La nostra amicizia si era consolidata soprattutto quando frequentavamo l'università e uscivamo spesso insieme nello stesso giro di persone. Quanti libri ci siamo regalati, scambiati e prestati in quegli anni! Con lei e altri amici comuni nel 1989 sono stato per la prima volta a Parigi in occasione del bicentenario della Rivoluzione francese. Sì, lei è viva in tanti bei ricordi.
Quando nel 1994 mi sono sposato lei era naturalmente al matrimonio e ai festeggiamenti, poi come spesso succede quando i contesti di vita diventano diversi, abbiamo cominciato a frequentarci con minore assiduità. Ci sentivamo in occasione di compleanni e feste per farci gli auguri, e capitava qualche volta d’incontrarci in giro, ché Perugia è piccola. Abbiamo continuato a raccontarci a distanza – pur vivendo nella stessa città - gli episodi salienti che ci capitavano. Ricordo bene la prima volta che mi parlò dell’uomo della sua vita – quello vero finalmente - e quando li ho incontrati per caso all’IperCoop... chiudo gli occhi e li rivedo: una bella coppia, felice e allegra. E ricordo quando mi raccontò dell’appartamento che lui aveva acquistato, che poi hanno ristrutturato ed arredato insieme. Poi il caos...
Nel 2002 io sono stato investito dalla bufera della separazione da mia moglie, un anno dopo Antonella dall’intervento di mastectomia: me lo disse quando già stava facendo i cicli di chemioterapia. Ebbi riprova della sua forza interiore: seppure più atea che credente provava e in parte riusciva a dare un significato e un valore alla sua malattia. Ne parlò con pochissimi amici e coi parenti più stretti. Sono stato ospite di lei e del compagno un paio di volte nell’autunno del 2004, quando tutto sembrava essersi risolto positivamente, pensava nuovamente al futuro. Poi alla fine del 2004 i controlli di routine: metastasi, e di nuovo il calvario della chemio. Abbiamo continuato a sentirci per telefono ed e-mail fino a circa un anno e mezzo fa, quando mi disse che preferiva che non ci sentissimo vedessimo più. Ci sono rimasto male, ho provato un momento a farle cambiare idea poi ho rispettato la sua richiesta e non l'ho più cercata, solo qualche e-mail all’anno a cui non ha mai risposto, non so nemmeno se le ha lette. Conosco due sue amiche del cuore e ogni tanto chiedevo loro di lei. Le ultime notizie, uno o due mesi fa, davano le sue condizioni stazionarie, poi di colpo ieri ho saputo che nel giro di pochi giorni era spirata. Avevo sempre immaginato che ci saremmo incontrati di nuovo in questa vita... ho sbattuto la faccia contro una realtà diversa. Sabato pomeriggio, mentre non sapevo che Antonella si stava spegnendo, stavo lavorando a questo blog: rileggendo l'elenco dei miei libri "preferiti" mi sono reso conto che ne avevo scordato uno molto importante: il Diario 1941-1943 di Etty Hillesum e lo ho aggiunto immediatamente. Me ne ero scordato perché non è tra i libri che ho in casa, e non l'ho mai posseduto perché è uno di quelli che una ventina d'anni fa mi prestò Antonella, e da allora mi è rimasto dentro, indelebilmente. Una delle frasi portanti di Ventidue passi d'amore - nessuno ha il potere di renderci felici o infelici: siamo noi stessi i soli responsabili della nostra felicità - è frutto della storia della mia vita, ma se dovessi collegarla a riferimenti esterni citerei quel passo de Il Profeta di Gibran che recita "l'assassinato è responsabile del proprio assassinio" oppure nominerei proprio il Diario di questa donna che i sopravvissuti di Auschwitz ricordano come una presenza luminosa accanto a loro. Etty Hillesum trovò la fede e la gioia di vivere in un campo di concentramento - l'ultimo posto al mondo che avrebbe dovuto favorire un tale processo - e ne ha lasciato testimonianza nel suo Diario: non importa cosa ci fanno, cosa ci succede, in quanto dolore possiamo venire immersi, la scelta di essere felici o infelici è più profonda, è nostra, niente e nessuno possono privarcene. Non credo sia una mera coincidenza che il pensiero a Hetty Hillusum sia sorto proprio mentre Antonella stava lasciandoci, anzi lo interpreto come un messaggio che ha voluto mandare per dirmi - rispondendo ad un mio punto interrogativo - che ha superato questa prova dolorosa e raggiunto la serenità dell'animo. Oggi, al funerale, mi hanno raccontato che in effetti è stato così. Cito alcuni brevi brani, trovati su internet del Diario 1941-1943 che mi sembrano appropriati per la circostanza. Ti voglio bene Anto.
Ieri, per un momento, ho pensato che non avrei potuto continuare a vivere, che avevo bisogno di aiuto. La vita e il dolore avevano perso il loro significato, avevo la sensazione di "sfasciarmi" sotto un peso enorme, ma anche questa volta ho combattuto una battaglia che poi all'improvviso mi ha permesso di andare avanti con maggiore forza. Ho provato a guardare in faccia il "dolore dell'umanità". Ho affrontato questo dolore, molti interrogativi hanno trovato risposta, l'assurdità ha ceduto il posto ad un po' più di ordine e di coerenza: ora posso andare avanti di nuovo. E' stata un'altra breve ma violenta battaglia, ne sono uscita con un pezzetto di maturità in più. Mi sento come un piccolo campo di battaglia su cui si combattono i problemi o alcuni problemi del nostro tempo. L'unica cosa che si può fare è offrirsi umilmente come campo di battaglia. Quei problemi devono pur trovare ospitalità in qualche parte, in cui possono combattere e placarsi e noi dobbiamo aprire loro il nostro spazio interiore senza sfuggire. Il marciume che c'è negli altri c'è anche in noi, continuavo a predicare; non vedo nessun'altra soluzione, veramente non ne vedo nessun altra, che quella di raccoglierci in noi stessi e di strappare via il nostro marciume. Non credo più che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza aver prima fatto la nostra parte dentro di noi. È l'unica soluzione di questa guerra: dobbiamo cercare in noi stessi, non altrove. 
(Etty Hillesum)