Intorno alla Galassia, il Sole1 Come sopra una tavoletta di cera, tutte le persone che incontriamo ci lasciano una traccia. Appena percettibile, lieve, marcata, profonda: dipende pure da chi reputiamo d'essere, poiché ogni io sono comporta qualche io posso e tanti io non posso che giorno dopo giorno ci induriscono. Sa cambiare chi ammorbidisce la propria 'cera' ai raggi del Sole sì da lasciarsi imprimere, chi posa a terra il mantello delle sicurezze, la lama della mente, lo scudo delle paure. Magari temi che ad aprirti senza difese quelle tracce diverranno ferite dolorose, perfino mortali. E' vero, a volte succede. Il mondo fa specchio ai nostri pensieri e loro creano santi e mostri: puoi pensare e fare il bene però imbatterti nel male rimuginato e compiuto da chi è meno consapevole. La mente non trova soluzione. Il cuore sa affidarsi alla corrente. I bambini si aprono con naturalezza e fiducia a parole e segni in arrivo, non hanno ancora una personalità che li rivesta né un bagaglio di cultura che li indirizzi. L'universo irrompe nelle loro vite, sante vele cucite e gonfiate da Dio, a spingerle verso una missione forse lunga forse breve. Potenzialmente sono tutto ciò che sognano, e lo saranno: finché ascoltano la voce antica della loro anima.
Siamo appassionati d’Amore onestà spiritualità arte poesia politica democrazia sostenibilità tecnologia green-energy cold-fusion LENR medicina alternativa cambi di paradigma rivoluzioni scientifiche criptoarcheologia e “tante cose infinite, ancor non nominate”. Siamo uno specchio capovolto della realtà, fuori c’è il patriarcato qui una "società gilanica", fuori c’è ancora la società del petrolio qui dentro siamo pro E-Cat (funzionanti), mobilità elettrica, fotovoltaico, sistemi d'accumulo ecc.
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venerdì 16 marzo 2007
La voce dell'Anima
4 commenti:
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Storiella Ch'an
RispondiEliminaUn giorno uno studente disse al suo anziano maestro:
"Perdonami, ma trovo che la maggior parte dei tuoi insegnamenti verta su questioni completamente inutili."
Il maestro rispose:
"Posso essere d'accordo con te, ma considera questo:
Tu in questo momento sei in piedi di fronte a me, e dunque di tutto il terreno circostante usi soltanto quel poco sul quale posi i piedi.
Supponi di togliere tutto il terreno che tu ora non usi, per il momento inutile.
Tu rimarresti in precario equilibrio su due sottili colonne di roccia, sospeso su uno spaventoso abisso.
Rifletti ora sull'assoluta indispensabilità dell'inutile."
Bella, non la conoscevo, grazie.
RispondiEliminaE' una metafora che vale più di 1000 discorsi.
Mi spieghi però il collegamento con il brano del post?
Oggi a quanto pare siamo entrambi più liberi di stare al computer! :)
Ciao Daniele mentre ti scrivo mi trovo a casa bloccato da un fastidiosissimo dolore alla mia cervicale questo è il motivo per cui posso lasciar stare per un momento il mio lavoro e dedicarmi allo spirito e al corpo.
RispondiEliminaIl mio collegamento è relativo alla sospensione,all'equilibrio del corpo,della mente,dello spirito un'assenza di gravità emozionale che riempie e conforta.
Un abbraccio. Stefano
ps) - Colgo l'occasione per salutare Betty per gli scritti che stamane mi sono pregiato di leggere.Finalmente il blog si anima.
Buto: la danza dell'anima
RispondiElimina"Se desideri danzare un fiore puoi mimarlo e sarà un fiore qualunque, banale e privo di interesse; ma se metti la bellezza di quel fiore e l'emozione che esso evoca nel tuo corpo morto, allora il fiore che crei sarà vero e unico e il pubblico ne sarà commosso". Kazuo Ono
Definita "danza delle tenebre", nasce in Giappone negli anni sessanta, durante una profonda crisi di identità nazionale causata dall'incontro con il modello di vita statunitense basato sul consumismo e sulla materialità.
Gli Stati Uniti cercano di cambiare l'assetto sociale giapponese importando la democrazia, una nuova costituzione e nuove leggi; si assiste al processo di urbanizzazione che vede il passaggio dalla vita rurale contadina a quella della metropoli che causa violente manifestazioni di rivolta all'interno del paese.
La nuova danza d'avanguardia manifesta proprio questa crisi: essa si pone sia come forma di contestazione contro la rigidità imposta dal teatro No, sia contro la "Modern dance" nordamericana e contro i tabù imposti dalla cultura giapponese.
I temi portati in scena hanno l'obiettivo di provocare, di scuotere gli animi del pubblico e di fargli aprire gli occhi di fronte alla vera essenza dell'essere umano: il desiderio sessuale e l'erotismo, la violenza e la morte, sempre inseriti in un'atmosfera surreale, quasi allucinatoria.
Corpi seminudi dipinti di bianco che compiono movimenti lenti caratterizzati da gesti minimali, essenziali. Tipici sono la retroversione degli occhi, la bocca spalancata, le gambe piegate e i movimenti a terra.
Nel movimento i danzatori non cercano forme precise ma una libera espressione del corpo. La danza è mezzo di esplorazione interna, è ricerca di sé. Si tratta di svelare l'inconscio attraverso la libera circolazione dell'energia e l'esplorazione dello spazio circostante.
I padri fondatori furono Kazuo Ono e Tatsumi Hijikata, dal quale deriva il nome Ankoku Buto (danza delle tenebre), infatti, doveva inoltrasi nelle tenebrose profondità del corpo per divenire la massima espressione delle energie vitali.
Il danzatore doveva perdersi totalmente, dimenticando la sua identità, dimenticandosi di sé e del suo corpo. Egli doveva donarsi senza riserve, liberarsi da qualsiasi condizionamento trasformandosi in un puro flusso di energia.
Nel danzare si evocava un mondo primitivo, come rifiuto dei principi razionali della modernità, del produttivismo e del consumismo derivanti dal processo di urbanizzazione che stava avvenendo in quegli anni in Giappone.
L'uomo, infatti, abbandona la vita nel villaggio caratterizzata dalla semplicità, dall'amore per la famiglia e per il prossimo per ritrovarsi solo come un anima vagante ed abbandonata nella grande metropoli. La danza Buto allora diventa una pura espressione dell'anima: il corpo del danzatore diventa un corpo morto che sprigiona tutte le emozioni che in esso risiedono.