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lunedì 27 settembre 2010

Una descrizione magistrale dell'amore

Erri de Luca è un interprete unico della lingua italiana, capace di reinventarla rispettandola, un po' come quel  pittore d'accademia talmente bravo da permettersi d'inventare il cubismo (Picasso). Quando scrive narrativa, è in primis un poeta: ci descrive vicende sentimenti ed emozioni come se ci mettesse in bocca pezzi di cibo, da sentirne consistenza e sapore. Credo rientri a pieno titolo tra gli autori che soddisfano il "manifesto" narrativo di Bukowskyi. Siccome starò via dal blog per un po' o forse per tanto, ho deciso di lasciarvi una scia importante, una breve quanto immensa storia d'amore come solo Erri De Luca poteva raccontare (le evidenziature sono mie). Buon Autunno.


La camicia al muro 

Amore e Roma, in enigmistica si chiamano palindrome le parole e le frasi leggibili anche al contrario. Mi accaddero entrambe con forza di primizia lontano dal mio luogo. Diciotto anni, dal primo all'ultimo ho vissuto nella città di nascita, Napoli, da sterile, senza amare nessuna ragazza nei quartieri dell'adolescenza. Solo nell'isola di fronte, un'estate, mi spuntò amore per una ragazza di Roma. E quando a diciotto anni evasi dal mio luogo di fondamento e sud, andai in quella città, perché mi era restato amore, poco, però buono a far girare da quella parte uno che si scioglieva dal suo centro ed era equidistante da ogni stazione di arrivo.
Lei era già grande, studiava architettura, fumava. lo mai capace di tabacco, derivati e affini, mi ero scrollato di dosso studi, case, famiglia, città. Ero spaesato e spiritato. Ci sono decisioni prese in età aspra che non cedono più, conficcate in chissà quale osso.
Come molti arrivati senza invito, Roma fu all'inizio ferrovia. Nei suoi paraggi trovai brande in camere mobiliate, insieme a sconosciuti. Non sono mai stato così solo, una buona condizione per innamorarsi o perdersi. Non fui disperso perché intorno c'era una strana collera di gioventù, politica, ma niente da mischiare con partiti. Spartita, irregolare, senza congressi, affiliazioni, tessere, aveva per campo la strada e per parlamento le assemblee. Sbatteva contro polizie, tribunali, prigioni. Fui dei loro perciò non mi sono disperso. Mi sono innamorato, non della prima, dell'isola, ma della sorella, sedici anni, spaventosa di volontà e bellezza. Aveva mani spellate da un malanno, il solo che ho amato. Veneravo quelle dita screpolate, rosse, indolenzite, non l'ha creduto mai. Fosse stata lebbra gliel'avrei leccata per appiccicarmela alla lingua, fosse stata morte l'avrei voluta io. Meno di questo, l'amore non è niente.

Succedeva l'anno millenovecentosessantanove, più duro e lungo dell'annata di assaggio sessantotto. Dei giovani cominciavano a pensare a se stessi secondo biografie di rivoluzionari del primo Novecento. In molti imparavamo il pianto artificiale dei lacrimogeni, le zuffe delle cariche, i colpi e il buffo trasporto in gabbie da polli, i cellulari. Chi ero, cosa potevo dire di me: niente. Non ero di niente e di nessun luogo. Ero uno dei molti, che a volte erano pochi a contarli in un cortile di questura, in mezzo a un'indurita rappresaglia di uomini in divisa. Ero uno, anche meno di uno. Però amavo. Amavo la ragazza dai capelli lisci, messa di profilo in una fotografia di primavera ai fori romani, una nostra passeggiata. Amavo la ragazza che mi aveva accolto nelle spalle larghe, come fa, con una barca, una tempesta.
Mi contavo i muscoli, le ossa, com'ero poco, mi contavo gli anni, le monete: come potevo tenerla? Lei cresceva, era un'estate di fichi d'India e una catena di baci esauditi. Non avevo altro da desiderare oltre l'uscio dei baci. Più della libertà ho aspettato il minuto bollente in cui quattro labbra sospendono il respiro e si mischiano per gustare se stesse attraverso altre due e si confondono per appartenersi.
Lei stava in casa, io in stanze, ci s'incontrava raramente soli. I baci non sono anticipo d'altre tenerezze, sono il punto più alto. Dalla loro sommità si può scendere nelle braccia, nelle spinte dei fianchi, ma è trascinamento. Solo i baci sono buoni come le guance del pesce. Noi due avevamo l'esca sulle labbra, abboccavamo insieme.

Era inverno e stavo in una stanzetta, la prima in affitto, vicino a Villa Ada. Avevo inchiodato al muro una camicia. Si aprivano i bottoni e dentro c'erano due fotografie, sue. Mi venne a trovare di nascosto, ero ammalato. Sbolliva addosso a me una qualche febbre spessa, prepotente. Aprendo la porta mi sono tenuto forte alla maniglia. Mi ha preso stretto, come abbracciare inverno, brividi battenti, marmo dentro i piedi. Non c'era riscaldamento, ma me ne sono accorto in quel momento. Il corpo era duro di freddo, mentre avrei voluto nelle vene più cioccolata che sangue. Mi tenne nel suo cappotto di pelle di montone foderato a lana. Chiuse la porta col tacco e mi spinse all'indietro verso il letto senza allentare l'abbraccio.
Mi stese, poi si tolse i panni lasciandosi una veste bianca, lieve. Entrò nel buio delle coperte e mi coprì tutto il corpo col suo. Stavo sotto di lei a tremare di felicità e di freddo. Le nostre parti combinavano una coincidenza, mano su mano, piede su piede, capelli su capelli, ombelico su ombelico, naso a fianco di naso a respirare solo con quello a bocche unite. Non erano baci, ma combaciamento di due pezzi. Se esiste una tecnica di resurrezione lei la stava applicando. Assorbiva il mio freddo e la mia febbre, materie grezze che impastate nel suo corpo tornavano a me sotto peso di amore. Il suo teneva sotto il mio e il mio reggeva il suo, come fa una terra con la neve. Se esiste un' alleanza tra femmina e maschio, io l'ho provata allora.

Durò un'ora, di più di ogni per sempre. Prima di andare rise della camicia al muro. È la mia crocifissione abbottonata. Non glielo dissi che dentro c'era lei. Non venne più. L'inverno ci staccava. Era venuta per lasciarmi e invece s'era stesa a guarirmi. Le cose migliori dell'amore accadono per caso, si capiscono dopo. Credevo che quella visita era inizio per noi di più vasta vita insieme, era termine invece. Credevo al dopo ed era il prima. Mi sbattevano in testa a colpi di campana le sillabe del poeta spagnolo:
"Per andare al nord, andò al sud. / Pensò che il grano era acqua / si sbagliava. / Pensò che il mare era cielo / e la notte la mattina. / Si sbagliava. / Che le stelle erano rugiada / e il caldo una nevicata / si sbagliava". Un cantante da noi aveva messo sotto musica questi versi. La musica, come il sale, conserva meglio. Mi sbagliavo e intanto guarivo dall'amore, dai suoi attacchi di felicità. Mi abituavo alla città, una conduttura che perdeva amore da tutte le fontane. La attraversavo con gli occhi che avrò di nuovo da vecchio: Villa Ada era piena di bambini e di madri che non mi riguardavano.

A quel tempo gli operai della mensa universitaria e gli studenti avevano deciso che chiunque poteva andare e mangiare, anche senza tesserino. Con trecento lire ero al riparo. La febbre e il digiuno erano finiti, mi nutrivo a via De Lollis insieme ai molti che inventavano diritti nuovi, togliendoli ai poteri. La città era messa in discesa per noi che scendevamo in piazze di centro e di periferie, circondati da truppe che non temevamo più.
A qualche manifestazione, dentro mucchi di noi, l'ho rivista qualche volta. Si era sposata presto. Diventava una donna, una, e ne aveva contenute molte e io le avevo conosciute. Avevo amato le sue molte ragazze che si provavano i vestiti da donna nell'anno dei baci. Più tardi ho amato qualche altra con lo sbaglio che fosse ancora lei. Pretendevo quello sbaglio per potermi innamorare.
Me ne andai di corsa dalla stanza in affitto qualche anno dopo senza portarmi dietro neanche una mutanda. La camicia inchiodata ai polsi restò lì, di nessuno. E forse è giusto andarsene così, svelti, inseguiti. Ma questo fu dopo, quando s'induriva l'odio civile e i sangui nostri e altrui non facevano in tempo a seccarsi.
Nella furia dei lutti dimenticai la ragazza che mi aveva tenuto dritto nel suo cappotto e si era staccata da me per diventare una donna. Roma era piena di guerra. Chi dice ch'era inventata, l'ha invece disertata. Non era obbligatorio battersi, ma c'era di che. Quella generazione dei molti non bandiva arruolamenti, si bastava. Non aspirava a maggioranze, spostava il carico con strappi di minoranza. Non mi manca perché non si è mai tolta dai pensieri. Né mi manca quell'ora di resurrezione sotto il corpo della ragazza amata. lo l'ho avuta quell'ora sconfinata. lo l'ho avuta.

venerdì 24 settembre 2010

Waka waka Minzolini... da Valigia Blu!


Perugia capitale della satira (e del vero giornalismo)!

Quando ho visto per caso questo video su facebook, l'ho immediatamente inserito qui, tanto mi era piaciuto. Ma nella fretta non mi ero neppure reso conto che è stato girato a due passi da casa mia, opera di Valigia Blu, il sito nonché movimento d'opinione (già superata quota 200.000 sostenitori) fondato da Arianna Ciccone, direttrice del Festival internazionale di giornalismo (International Journalism Festival) che si tiene a Perugia. Brava!!!

Come ho scritto ad Arianna su facebook, da quando ho ascoltato questa versione non ricordo più come faceva sul serio la canzone di Shakira, che pure ho sentito ovunque per tutta l'estate!

Diffondete questo sacro testo urbi et orbi, non si sa mai...
magari Gheddafi se lo prende sul serio El Minzol Ini! ;-)

P.S. L'appuntamento per tutti quelli che vorranno ballare e cantare per chiedere le dimissioni di Augusto Minzolini è  venerdì 8 ottobre alle 11.30 a Roma, davanti alla sede RAI di Viale Mazzini. Per imparare i passi Valigia Blu a aggiunto il tutorial su YouTube!  Sarà una contestazione pacifica, allegra,  divertente e intelligente.

E impariamoci bene anche il testo!

WAKA WAKA MINZOLINI

Nasce un gattino, rutta un delfino
non è lo zoo ma la scaletta del TG1.
Gheddafi e Putin? Brave persone
se credi al succo dell'intervista di Capezzone.
Ti prego Minzolini
lo sanno anche i bambini
che ti dicono: “Oh, oh
ora esageri eh, eh
dice Masi che non si fa
nemmeno in Africa!”
Levati di là, eh eh
basta basta, eh eh
c'è Gheddafi che se gli piaci
ti prende in Africa.

Mills e Dell'Utri che confusione
se mi trasformi una condanna in assoluzione.
Oh Minzolini, noi siamo stufi
cantiamo in coro “lascia il lavoro ridacci la Busi.”
Ti prego Minzolini
lo sanno anche i bambini
che ti dicono: “Oh, oh
ora esageri eh, eh
dice Masi che non si fa
nemmeno in Africa!”
Levati di là, eh eh
basta basta, eh eh
c'è Gheddafi che se gli piaci
ti prende in Africa.

Magica Luna d'Autunno (II)

C'è una seconda puntata del post di ieri sull'Equinozio.

Oggi dopo il tramonto, vicino alla Luna che era appena appena meno piena di ieri, ho notato una stella brillante o meglio un pianeta sull'eclittica. Ho intuito che poteva essere Venere o Giove. 

"Allora vuoi vedere che..." 

Appena a casa ho controllato. Quel pianeta era Giove e, come sospettavo, ieri era perfettamente congiunto alla Luna: si abbracciavano nel 28° grado dei Pesci all'incirca verso mezzanotte.

Un 28° grado dei Pesci molto affollato ché insieme alla Luna e a Giove c'era pure Urano!

Ricapitoliamo: l'equinozio d'Autunno del 23 settembre 2010 ha coinciso col plenilunio e con una congiunzione Luna-Giove-Urano (ho cercato una pagina web che ne parlasse e l'ho trovata qui).

Adesso alle considerazioni astronomiche, aggiungo qualche suggestione astrologica.

Con l'ingresso nella Bilancia, inizia a costruirsi il contraltare al ciclo espansivo di primavera-estate. Si noti bene che nell'inverno si celano i germi della primavera, tant'è che proprio dal solstizio d'inverno le giornate riprendono ad allungarsi. È invece l'Autunno (e il segno della Bilancia che lo apre) la stagione più legata all'archetipo di decrescita/morte/trasformazione. Tempo di vendemmiare e riempire le dispense per prepararci ai rigori dell'Inverno, dopodiché ci rivolgeremo alla nostra interiorità. I mesi della contrazione delle giornate e della riduzione delle temperature sono propizi alla concentrazione mentale: è il momento di concepire le idee più importanti, quelle che nasceranno tra 9 mesi come zuccherosi frutti estivi. 

A tutto ciò va sommato che questo Equinozio è caratterizzato dall'energia materna, femminile, ricettiva della Luna, dalla positività di Giove quasi a mitigare le ristrettezze  saturnine proprie dell'Autunno, dalla forte energia di Urano che porta rivoluzioni e novità in modo estremamente repentino. Un mix veramente interessante.

Per concludere. Stasera sono tornato con la memoria all'equinozio di 19 anni fa, l'ultimo col plenilunio... beh, proprio in quei giorni andavo a convivere con la mia ex moglie...

"Adesso sì: a 8 anni dal divorzio, quel ciclo è veramente chiuso."

Tutte queste sensazioni mi portano a guardare con fiducia al prossimo "ciclo metonico": nel 2029 (a 64 anni!) voglio fortissimamente voglio poterne fare un bilancio positivo, anzi molto positivo. 

"E chissà come saranno i blog tra 19 anni..."

Minimo minimo vi racconterò com'è andata in 3D!

mercoledì 22 settembre 2010

Magica Luna d'Autunno (I)

Stanotte, 22 settembre o passi che dir si voglia, è una Luna piena davvero particolare.

È sorta nell'ultimo pomeriggio d'Estate, con le doglie e con le gambe aperte.

Alle prime ore di domani tramonterà, partorirà l'Autunno e lo spingerà fuori dal suo pancione su nel Cielo.

Allora arriverà il Sole con le forbici dell'equinozio a tagliare il cordone ombelicale.

Se non è magico questo plenilunio, quale?

Cara Luna, porta via tutte le lacrimi inutili.
Lascia solo quei dolori buoni per crescere, come i ricci che nutrono le castagne.
Fa' che l'Autunno trasformi tutto ciò che secca in sorrisi e serenità.

Buon Equinozio a tutti! :-)

P.S. Rispetto al tempo siderale il Sole è entrato nella Bilancia poco dopo le 3 di stanotte, la Luna che splendeva in realtà non era perfettamente piena, lo diventerà tra 6 ore, alle 9:18 del 23 settembre 2010. Però, si voglia considerare ultima Luna piena dell'Estate o prima dell'Autunno, di certo è un plenilunio equinoziale!

Controllando le effemeridi che ho a casa (che coprono dal 1900 al 2060), osservo che esiste un ciclo di sovrapposizione di equinozio e luna piena: ogni 19 anni. Però non sempre i due eventi astronomici cadono nello stesso giorno di calendario, talvolta possono cadere su due giorni contigui.

1915 - plenilunio il 23 ed equinozio il 24
1934 - plenilunio ed equinozio il 23
1953 - plenilunio ed equinozio il 23
1972 - equinozio il 22 e plenilunio il 23
1991 - plenilunio ed equinozio il 23
2010 - plenilunio ed equinozio il 23
2029 - plenilunio ed equinozio il 22
2048 - plenilunio ed equinozio il 22

Per ulteriori informazioni sul ciclo lunare di 19 anni, vedasi la voce ciclo metonico su Wikipedia.


Post Scriptum del giorno dopo: ho aggiunto una seconda puntata a questo post.

martedì 21 settembre 2010

2+2 passi = Fiera quattro passi

Ricevo dalla mia amica veneta Alessia, la preziosa segnalazione della 6ª Fiera quattro passi verso un mondo migliore che si svolgerà a Treviso - Sant'Artemio dal 25 al 26 settembre, promossa da Cooperativa Pace e Sviluppo e AltroMercato, col patrocinio di Regione del Veneto, Provincia di Treviso, Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, Comune di Maserada sul Piave. Già solo per il nome "passiforme" questo evento mi sta simpatico, ma vale la pena parteciparvi soprattutto per i suoi contenuti. È infatti la fiera delle buone pratiche dello sviluppo sostenibile, ambientale e sociale, rappresentate da 125 espositori:

RETI EQUE E SOLIDALI
RETI DI VIAGGI LEGGERI

RETI DI SCAMBIO

RETI INFORMATIVE

A CASA IN RETE
RETI DI CITTADINANZA ATTIVA
RETI DI ACQUISTI SOSTENIBILI
RETI DI COMUNITÀ DEL TERRITORIO
VIALE RETI DI VOLONTARIATO
Insomma, se il prossimo weekend vi trovate dalle parti di Treviso, ricordatevi di fare 4 passi all'omonima fiera. L'ingresso è gratuito, ulteriori informazioni sul sito ufficiale della manifestazione.

Paperblog: buono per chi legge, meno per chi scrive?

Parentesi "tecnica", rivolta ai colleghi blogger.
La settimana scorsa, dopo avere adocchiato il logo Paperblog, sulla sidebar di un altro blog, ho deciso di iscrivermi pensando si trattasse di un aggregatore dove sarebbero stati linkati i post che scrivo su Ventidue passi d'amore e dintorni, né più né meno di quel che fa NetworkedBlog in automatico (direttamente sul mio profilo facebook), o Net1News limitatamente ai post che propongo al loro staff (con abstract) per essere ivi linkati. Pochi giorni dopo, sabato scorso, ricevo questa mail:
Da: silvia@paperblog.com Oggetto: 22passi autore del giorno di Paperblog Data: 17 settembre 2010 17:42:53 GMT+02:00 A: daniele.passerini@22passi.it Gentile Daniele, ti scrivo per comunicarti che il nostro staff editoriale ti ha scelto come autore del giorno, complimenti! Galeotto fu il tuo bell'articolo su Steve McCurry... Il tuo profilo è ora visibile in prima pagina. Ti auguro una buona serata e un buon week-end, Silvia -- silvia@paperblog.com Responsabile Comunicazione Paperblog Italia
Bene. Vado a vedere su Paperblog è in effetti eccomi lì, "Autore del giorno" nell'apposita rubrica della sua homepage. Mi clicco (!) e mi trovo nel mio profilo e lì vedo un indice dei miei ultimi 28 post. Mi aspetto, cliccando sui titoli, di ritrovarmi qui sul blog, nossignore, i miei post si aprono, ma sempre all'interno di Paperblog, dove sono stati meramente ricopiati, e pure pedissequamente: i loro contenuti sono quelli dell'istante della pubblicazione, non c'è traccia di tutte le correzioni che ho apportato successivamente, come è mio solito, per eliminare refusi o rendere qualche periodo più filante. Pertanto rispondo alla mail di Silvia con una richiesta di chiarimento.
Da: daniele.passerini@22passi.it Oggetto: Re: 22passi autore del giorno di Paperblog Data: 17 settembre 2010 18:31:19 GMT+02:00 A: silvia@paperblog.com Gentile Silvia, ti ringrazio per i complimenti e gli apprezzamenti, però ho due perplessità che spero potrai sciogliermi. La prima: sono un blogger alquanto pignolo e, anche se in fase di editing leggo e rileggo prima di pubblicare un post, trovo sovente qualche miglioramento da apportare o refuso da correggere a pubblicazione già avvenuta. Vedo però che su paperblog resta "congelata" la prima versione pubblicata... e questo, oltre a dispiacermi assai, mi porta alla perplessità maggiore. Faccio parte anche di net1news su cui pubblico "abstract" dei miei post che linkano al post originario SUL MIO BLOG. Questo elimina il problema di cui sopra e, cosa ancora più importante, genera traffico cospicuo SUL MIO BLOG. Non mi è molto chiaro invece che vantaggio possa avere, in termini di traffico sul mio sito, dalla pubblicazione del materiale che produco nel mio blog e che viene ripubblicato alla meno peggio (cioè coi limiti che ho espresso nella prima perplessità) all'interno delle VOSTRE PAGINE aumentando soltanto il VOSTRO TRAFFICO. Sarò felicissimo se mi spiegherai in cosa è sbagliato il ragionamento che ho fatto. Grazie 1000 e a presto Daniele
Non avendo ricevuto alcuna risposta e avendo trovato, documentandomi su internet, altri blogger iscritti a Paperblog insoddisfatti per i medesimi suddetti motivi, ho deciso, come loro, di cancellarmi. Tra le FAQ in calce alla home di Paperblog ho trovato quella che mi interessava:
Che cosa deve fare il blogger se vuole sospendere la collaborazione? Se in qualsiasi momento tu desiderassi sospendere la collaborazione, dovrai soltanto iniziare la sessione col tuo account su Paperblog e riempire il formulario di Contatto destinato a tale fine, che puoi trovare nella homepage. Qualunque commento od osservazione che l’accompagni sarà benvenuto per aiutarci a migliorare e soddisfare al massimo ogni tua aspettativa.
Così poco fa ho compilato e inviato il formulario inserendo le seguenti osservazioni:
Gentile staff di Paperblog, verificato il funzionamento del vostro "aggregatore", chiedo la sollecita cancellazione del mio profilo e di quanto ad esso connesso per i seguenti motivi: 1) Paperblog non crea traffico sul mio blog bensì si limita a copiarne (pedissequamente) i contenuti sulle sue pagine; 2) Paperblog copia i post del blog "congelati al momento della loro pubblicazione", senza tenere conto di successive migliorie, correzioni di refusi o errori ecc.; 3) così facendo Paperblog penalizza il posizionamento del mio blog su Google che notoriamente non gradisce il copia-incolla di contenuti da una pagina web a un'altra... sarà un caso ma da quando sono entrato in Paperblog il traffico sul blog ha immediatamente registrato una flessione; 4) last but not least, non c'è stata alcuna sollecitudine da parte vostra a rispondere a una mia e-mail in cui chiedevo chiarimenti sui suddetti punti, lì sollevati in forma dubitativa, ma che a questo punto ritengo più che plausibili. Saluti
Spero che siano solleciti sul serio. E spero che questo resoconto possa essere utile ad altri blogger come altre testimonianze lo sono state a me, fermo restando che ognuno è libero di valutare diversamente Paperblog. Se per esempio l'obiettivo è vedere i propri contenuti letti da più persone possibile, allora Paperblog è senza dubbio un ottimo strumento. P.S. Attenzione: aggiornamenti del post nei commenti (linkati sotto il titolo).

lunedì 20 settembre 2010

Musabella

Fa sempre una strana sensazione, quasi un sentirsi nudi, ascoltare una canzone che sembra parlare direttamente a te, dei tuoi stessi giorni, di quello che ti si agita in cuore. Mi è successo spesso, era da un po' che non mi succedeva, è ricapitato oggi. Gli IO?DRAMA sono un gruppo milanese ormai ben più che emergente, visto che hanno già inciso due CD e riscosso ampi favori del pubblico più attento e della critica. Poco fa ho ascoltato questa loro canzone alla radio, Musabella, musicalmente connotata da una godibilissima verve acustica, che - come dicevo - mi ha folgorato e toccato nel vivo col suo testo, molto nel vivo! La dedico alla sola persona che può davvero capire a cosa mi riferisco! :-)
P.S. Riascoltandola devo dire che, già alle prime note, si nota una certa somiglianza con la bellissima Close to me dei Cure (qui in versione acustica)... la cui influenza si sente ancora di più, visto che sono in vena di paragoni, in Per dimenticare degli Zero Assoluto... va be', non ne faccio un drama, diciamo che quando una canzone è bella semina ispirazioni in buona fede, anche a distanza di 25 anni!
MUSABELLA

Musabella mi hanno detto che sei da sola e non ridi più come facevi prima, ma ti conosco e so che è perché al mondo quest’oggi c’è troppa noia. E lo so che per svagarti fumi in sala ascoltando canzoni che sai a memoria perché è da troppo tempo che alla radio non passano roba nuova.

Musabella vieni qui, ti voglio ancora, qualcosa cambia, la sveglia suona. Ricordi? Sono quello che guardava sdraiato il cielo a Barcellona. Ora dammi poesia come fa la luna dimmi che ne vale la pena, che esistere è resistere giorno dopo giorno un giorno ancora.

Musabella torna qui che mi manchi al mare. Non è abbastanza una sola stagione. Da quando sei andata via il vino che bevo non ha sapore. Ora dammi verità come fa la luna. Dimmi che ne vale la pena. Amore, quanto sei più bella adesso… Già, ma non è più lo stesso.

Musabella torna qui. Poi toccami.

E leccami, io non ho paura. Sì, leccami. Io non ho paura. Amore, quanto sei più bella adesso… Già, ma non è più lo stesso. Ora dammi poesia come fa la luna, dimmi che ne vale la pena, che esistere è resistere giorno dopo giorno un giorno ancora. Leccami. Sì leccami. Amore, quanto sei più bella adesso… Già, ma non è più lo stesso. Ora dammi verità come fa la luna. Dimmi che ne vale la pena. Se esistere è resistere ora toccami: esisto ancora.

LINK:

giovedì 16 settembre 2010

Quando Steve McCurry era a Perugia

"Osservare un viso è come guardare dentro un pozzo, sul fondo si compone un riflesso, ed è l'anima che si lascia intravvedere."
(Steve McCurry)
Dedico queste immagini a chi non ha avuto occasione di visitare Sud-Est 1980-2009, bellissima mostra di 240 scatti di Steve McCurry, che è stata esposta a Milano, al Palazzo della Ragione, dall'11 novembre 2009 al 21 marzo 2o1o e a Perugia, alla Galleria Nazionale dell'Umbria, dal 10 aprile al 5 settembre 2010.
A Perugia l'allestimento progettato da Peter Bottazzi è stato messo in opera - sono tornato ben tre volte a visitare la mostra! - ancora meglio che a Milano, almeno a giudicare dalle inquadrature che ho trovato nel web. Bottazzi è stato encomiabile nel riuscire ad aggiungere alle opere di McCurry, di per sé già suggestive e coinvolgenti, una terza dimensione spaziale e psicologica, tale da accompagnare il visitatore a viaggiare attraverso l'anima del Mondo e la propria. Su 6 strutture di travi, ramificate a mo' di metaforici alberi, sono state sospese nella sala principale la maggior parte delle foto, suddivise in altrettanti percorsi: L'altro, Il silenzio e il viaggio, Guerra, Gioia, Infanzia, La bellezza.
In una sala più piccola era infine ospitato un ulteriore capitolo di Short Stories, sulle piogge monsoniche in Asia e sui malati terminali di HIV in Vietnam. Complimenti a Tanja Solci, curatrice della mostra, per avere ideato e composto questi percorsi, pieni di fecondissimi contrasti, di stupori e sorrisi quanto di orrori e lacrime. Una nota tecnica. Molte foto denotavano evidenti ritocchi in fase di post-produzione: colori particolarmente saturi e a volte quasi surreali, livelli di contrasto e luminosità ben al di là delle possibilità intrinseche di un obiettivo fotografico. Qualche "purista" ha storto il naso su ciò, a me invece non ha disturbato: una foto non è mai una riproduzione oggettiva della realtà, né è sempre un'interpretazione operata dall'autore, che mentre scatta fa egli stesso parte della scena, anche se non dell'inquadratura, ne percepisce sensazioni e respira emozioni. Se tutto questo può essere meglio trasmesso allo spettatore elaborando la foto, ben venga. N.B. Ho scaricato da internet i primi 3 ritratti, tra cui quello celeberrimo della ragazza afgana che nel 1985 fece conoscere McCurry ovunque. Le altre 5 foto le ho fatte alla mostra semplicemente con l'iPhone: onore al "melafonino" che pur col suo paio di megapixel ha consentito questi scatti niente male. E merito pure della splendida illuminazione dei pannelli: luce radente, dall'alto, che pareva uscire dalle fotografie stesse. LINK PER APPROFONDIRE:
P.S. Visto che ho recensito una mostra già finita, mi faccio perdonare suggerendovi di visitarne (e linkando) una che non è ancora iniziata:
TEATRO DEL SOGNO da Chagall a Fellini Galleria Nazionale dell'Umbria Perugia dal 25 settembre al 9 gennaio 2011

mercoledì 15 settembre 2010

versi densi di te d'un poeta in amor

Ho una piccola mania, gli anagrammi. A furia di anagrammare per gioco sono diventato molto abile e mi stupisco sempre più di quanto sappia creare in quattro e quattr'otto, aiutandomi con le tessere dello Scarabeo, in mancanza con carta e penna o talvolta, se ho a che fare con poche lettere, anche a mente.
Al momento il mio record è una persona cara dal cui nome e cognome (15 lettere) ho ricavato 765 anagrammi di senso compiuto, e spero di migliorarmi ancora. Tranquilli, non è una nevrosi! Lo faccio a tempo perso, ci dedicherò in media una ventina di minuti al giorno, ed è una ginnastica mentale che mi risulta molto congeniale. Qualche lettore più curioso forse aveva già notato nella sidebar un piccolo elenco di 9 anagrammi del titolo del blog, Ventidue passi d'amore e dintorni (28 lettere), inserito qualche mese fa, stasera in un'oretta (aspettando che la lavatrice lavasse i panni) ne ho tirati fuori altri 13 (e li ho aggiunti in ordine cronologico). Ovviamente da 28 lettere si potrebbero ricavare innumerevoli anagrammi, ma preferisco fermarmi proprio a questi primi 22 che ho trovato: qualcosa di molto simile, se volete, alle libere associazioni junghiane!
Ventidue passi d'amore e d'intorni
  1. versi densi di te d'un poeta in amor
  2. do un sentimento di padre ai versi
  3. dai nessi di un importante dovere
  4. un mondo d'adatti versi e pensieri
  5. un sentire d'anima vide presto Dio
  6. a diventar in tempo un esser di Dio
  7. per nudi sentimenti, dove Dio sarà
  8. vedrà tre nasse in un Tempio di Dio
  9. ai dadi di un sentimento perverso
  10. van denti, mani, piedi, sudore, estro
  11. invadenti tremendi pudori, se osa
  12. morrò d'invadenti e suadenti pesi
  13. spandi, vendi, dai: sei un terremoto
  14. suona mordersi vendetta in piedi
  15. sì donna, amo prenderti; vedi, sei tu
  16. amo vederti nuda, son trepidi seni
  17. sii Dea, espandi un tremor di vento
  18. venderai stupide tensioni d'amore
  19. io, tu, da sé spero di venir in tandem
  20. dispero in tradimenti, sudo a neve
  21. un Dio tremendo, navi sì disperate
  22. i dadi dan numeri: tre, sei, nove, stop!
È solo un gioco, però ha in sé qualcosa di magico, non trovate? Non poteva venirmi meglio per esempio il ventiduesimo, quello a cui avevo deciso preventivamente di fermarmi. Oh a proposito, tempismo perfetto: la lavatrice si è fermata proprio adesso. Do la buonanotte a chi nottambuleggia ancora e vado a stendere. ;-)