E finalmente,
Raul, lo vide, il mare. Quelle onde che gorgogliavano, lente. Sbattevano sugli scogli o lasciavano schiuma sulla sabbia.
Guardava alla luce di quel cielo limpido che sembrava specchiarsi sull'acqua. Un chiarore acceso, capace di brillare negli occhi e calarsi nelle grotte profonde del cuore.
Sentiva l'alba che si stirava all'orizzonte. Dietro di lui, un leggero vocio pareva risvegliare, pian piano, quel bel paesaggio marittimo che era sprofondato nell'oblio della notte.
La sabbia rifletteva un luccichio che rimbalzava dall'alto in palpiti vitali su ogni cosa vicina e lontana. E pareva che un nuovo vigore avesse il ritmo di un nuovo sospiro.
Raul aveva dormito poco, ma sua madre ancora sonnecchiava in quella modesta stanza nella casa di una parente. Con movimenti quasi felini, era riuscito a vestirsi, saltare, aiutato dalla forza delle braccia, sulla sua carrozzina e uscire.
La spiaggia si trovava a pochi metri dal giardino. Ora, con la nuova carrozzina poteva muoversi sulla sabbia. Arrivò fin quasi a toccare lo schiumo so movimento: sentiva, quasi assaporandolo, l'odore
salmastro dell'acqua. Lo sapeva ma non l'aveva mai toccata. Si, era stato sempre in piscina. Ma quella gli sembrava un'acqua diversa, ben più viva e più piena di vita.
Rimase lì per attimi che non parevano avere tempo, travolto da quell'incantesimo fatto di acqua, di luce, di movimento, qualche lieve rumore e silenzio.
Fu una sensazione, la sua, ben diversa da quella che provò quando capi che non avrebbe mai camminato, che non avrebbe potuto correre o giocare come quei ragazzini che facevano un chiasso infernale ai giardini dove sua madre lo accompagnava con la carrozzina. Poi, cominciarono quelle domande, quei "perché?", a cui nessuno però sapeva o poteva rispondere.
(perché il destino è così stronzo con me?)
Pensava.
(...non posso credere che la mia vita sia stata già decisa da qualcuno...)
L'acqua dondolava e le poche nuvole candide parevano seguirle in una specie di danza. Gli sembrava di essere in un paesaggio quasi sognante. Solo lo sciabordio dolce e versi di gabbiani e leggeri battiti d'ali alienavano quel silenzio.
Laggiù, in quella parte della Sicilia, nel siracusano, egli finalmente poteva finalmente respirare la tanto agognata aria
salmastra del mare.
Raul immaginava passare, in quel tratto tra l'Isola di Capo Passero e il paese, navi fenicie, greche e romane fino a quelle arabe e normanne.
La sua attenzione si spostò su una figura che pareva aggiustare le reti da pesca.
I loro sguardi si incontrarono più volte. L'uomo accennò ogni volta un breve sorriso. Teneva contemporaneamente una sigaretta da un lato della bocca mentre lavorava.
Raul lo vide poi smettere per tirare fuori uno sgabello pieghevole. Posatoci una
damiera, l'uomo posizionò i pezzi bianchi e neri nelle apposite caselle.
Pensò un po', poi mosse una pedina bianca. Girò la
damiera e pensò. Mosse un pezzo nero.
Prima che girasse di nuovo il pezzo di legno, l'uomo diede un'occhiata al giovane che lo guardava e gli fece un ulteriore, benevolo, sorriso.
Poi continuò il suo gioco.
Raul voleva andarsene, quell'uomo gli dava un senso di disagio. Eppure c'era qualcosa in lui che lo attirava. Era disabile e lo sapeva. Avvertiva in molti un senso di pietosa compassione che lui odiava. O di finto disinteresse. O alla peggio, un sarcasmo che molti hanno verso i propri simili.
(Ma lui non ha nulla del genere nei suoi occhi .. .) Pensò. "Ciao..."
Fece ad un certo punto l'uomo rivolto al giovane.
"Ciao..."
Rispose un po' tremolante
Raul.
"...Sai giocare a dama? "
Gli chiese l'uomo accendendosi l'ennesima sigaretta.
"Un po'..." "Vuoi provare? "
Raul era indeciso. Poi d'improvviso senti un impulso a dire:
"Ok..."
Dopo un paio di partite,
Raul sfiduciato, disse:
"Non ce la faccio, sei troppo bravo... Non vincerò mai...
L'uomo tentennò il capo. Si accese una sigaretta. Lo guardò fisso negli occhi e fece:
"Eeeeeeeeeeeh... se non giochi, non impari. Invece, se vuoi, poi potrai battere moli altri. Te lo dice Gaetano!"
Raul ebbe un lieve sussulto. Sapeva che quel nome derivava dal santo del luogo.
(C'è anche una chiesa dedicata a San Gaetano...)
Furono distratti da urla.
"Raul? Cosa ci fai qui?"
"Niente mamma..."
Replicò
Raul cercando di tranquillizzare la donna che aveva il fiatone: tanto era tesa ed ansiosa per non averlo visto in camera.
"Volevo solo vedere il mare..." "Mi hai fatto spaventare potevi chiamarmi, no? "
Fece la donna guardando lo con occhi severi ma con aria tenera.
"E dove volevi che andassi? Volevo fare da solo..."
Rispose il giovane nervoso.
Ora la donna guardò, interrogativa l'uomo accanto al figlio. Vide la
damiera e posò lo sguardo di nuovo sul figlio.
"Mi sta insegnando a giocare!"
Spiegò con tono orgoglioso
Raul.
Così, nei giorni seguenti
Raul tornò li sotto l'ombrellone. Sua madre stava li vicino oppure si assentava per compere. Ma non stava via a lungo. Aveva dedicato l'intera vita al figlio. Cosi delicato, così pieno di bisogni, eppure cosi caparbio.
Sulla riva di quel paese nel lontano sud ovest siciliano, tra lo Ionio e il Mediterraneo, quel paese che è stato, fin dall'antichità, crocevia di civiltà e cultura tra due meravigliose isolette.
Passando ore insieme al pescatore che con molta pazienza gli spiegava come muovere le pedine, varie strategie e trucchetti.
Il tempo delle vacanze era terminato e
Raul doveva rientrare a casa.
Il giovane scoppiò in un pianto convulso, quando, prima che partisse, Gaetano, davanti a sua moglie ed alla madre del giovane, gli regalò un libro sulla dama.
"Spero ti sia utile..."
Gli disse l'uomo visibilmente commosso. Egli non aveva figli. E vedeva in quel ragazzo un suo ipotetico figlio. In quei giorni gli si era affezionato come con nessun'altra persona avesse fatto in tutta la sua vita.
Si abbracciarono davanti alle due donne. stettero così lunghi istanti. I loro erano occhi che non potevano trattenere lacrime.
Salito sul treno per Catania, dove avrebbe preso l'aereo, Gaetano restò lì attimi interi a guardare la fila di carrozze che si allontanava.
Tornato in Umbria, al suo paese,
Raul lesse il libro sulla dama più volte, comprò una
damiera con le caselle numerate. Cercò di imparare a memoria i numeri e le posizioni delle rispettive caselle. Si allenò con un computer. Infine, si iscrisse alla federazione della dama italiana. Caso volle che una delle più forti squadre d'Italia avesse sede proprio vicino casa sua e lui non lo sapeva.
(Ma tu guarda il destino...)
Pensò mentre cominciò a credere che qualcosa di simile esistesse.
Quasi ogni sera giocò tramite internet anche con Gaetano con un software adattato allo scopo.
L'uomo era molto soddisfatto del giovane "allievo". Lo faceva anche sentire un po' orgoglioso e utile. E dimostrava anche una incredibile, quanto rara, pazienza. Gli dava consigli:
"non quella",
"muovi questa". E gli spiegava perché. E poi:
"cambio",
"esci",
"entra".
Ogni tanto
Raul si scoraggiava. E Gaetano lo faceva ridere e nello stesso tempo gli dava coraggio con un
"Eeeeeeeeeeeeeeeeh" così strano e semplice perché aveva il potere di inserirsi nel suo animo.
Dopo settimane di prove con gli altri soci del locale circolo, egli cominciò a partecipare ed a vincere gare e tornei.
Il suo animo era ora diverso. Non si abbatteva più, era vivo, combattivo e frizzante. Aveva trovato uno scopo nella vita. Ora si trovava in una sua dimensione. Un mondo dove poteva essere apprezzato ed ammirato. Gaetano era li, accanto alla madre di
Raul, visibilmente commossa, quel giorno quando al giovane venne consegnato il trofeo simboleggiante il titolo di campione in un importante torneo di dama.
In quella bella ed elegante sala, l'uomo senti gli occhi umidi. Dietro la dura scorza da marinaio batteva una rivalsa. La strada percorsa da
Raul ed i suoi traguardi, erano per lui un piccolo riscatto di un'intera vita. La lunga esistenza di un lupo di mare che vede così concretizzarsi le infinite giornate passate sui pescherecci.
Gli sguardi di Gaetano e
Raul si fissarono a lungo. Essi sorrisero.
Fra gli applausi, al giovane parve scorgere dalle labbra dell'amico il suo ormai noto
"Eeeeeeeeeeeeeeh".
Racconto tratto da
Dove il vento insegna a volare
di Luciano Pellegrini
(Associazione ALEA)