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giovedì 24 gennaio 2008

Non mi toccate Neruda!

Pablo Neruda è uno dei miei poeti preferiti, e francamente mi stupisco a scoprire di aver trascritto su questo blog solo tre sue poesie in un anno: Ode al giorno felice, Per salire al cielo e Ode alla vita (*). Sentire poche ore fa, per radio, l'inclemente Mastella preludere la sua dichiarazione di sfiducia a Palazzo Madama proprio con l'Ode alla vita, mi ha fatto attorcigliare le budella! Persino a Neruda, sui prati del paradiso, gli sarà andata di traverso qualche rima. E no! Non sporchiamo la poesia tra le ceneri del politichese di "dicciniana" memoria! Non infanghiamola di maleodorante ipocrisia! Non straziamola tra i denti come una gomma da masticare rendendola insapore! Si scherzi pure coi fanti (e col popolo italiano), ma si lasci stare le sante parole della poesia!
Invito a onorare questa Ode alla vita, cancellando dalla memoria l'accostamento alle motivazioni contingenti di un discorso politico. Leggiamo e rileggiamo questi versi. Ripuliamoli. Mondiamoli dal bieco uso strumentale che ne è stato fatto oggi. Ridiamo loro la vera luce del cuore.

ODE ALLA VITA
 
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, 
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, 
chi non cambia la marca, 
chi non rischia e non cambia il colore dei vestiti, 
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, 
chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle i 
piuttosto che un insieme di emozioni, 
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, 
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, 
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, 
chi è infelice sul lavoro, 
chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno, 
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, 
chi non legge, chi non ascolta musica, 
chi non trova grazia in sé stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, 
chi non si lascia aiutare; 
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo
chi non fa domande su argomenti che non conosce, 
chi non risponde quando gli si chiede qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, 
ricordando sempre che essere vivo 
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità. 

(*) P.S. del 25/01/08. L'autrice di questa lirica è la brasiliana Martha Medeiros, Neruda non c'entra niente!

2 commenti:

  1. Caro Daniele ho avuto anche io la tua stessa senzazione!!!!!
    Sono veramente indignata che qualcuno gli abbia suggerito (perchè non credo che uno così possa conoscere Neruda), di fare una cosa del genere.
    Per giunta la scorsa settimana avevo anche io citato in uno dei miei post proprio questa poesia....
    che dire... non ci sono parole..

    RispondiElimina
  2. Cara Paola...
    adesso mi manca solo sentire Berlusconi recitare Gibran!!!

    :-)

    RispondiElimina

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