(Post di Franco Sarbia)
Da sola ha affrontato i lupi, in otto anni le hanno sbranato trenta capre. Non ha mai ottenuto un euro né di risarcimento né di finanziamento. Eppure s'è organizzata con recinzioni e dissuasori, ha allevato una muta di una dozzina di
cani Abruzzesi selezionati per la difesa da lupi e orsi, e ora fa parte del gruppo
Canislupus che alleva cani adatti alle diverse condizioni del pascolo. Da due anni non ha più subito attacchi. Con l'adozione di tecniche preventive e non letali per i predatori ha ottenuto, prima in Europa, la Certificazione di Azienda "Amica della Vita Selvatica" (
Certified Wildlife Friendly® Enterprise).
Si chiama Nora Kravis, proviene da New York dove da ragazzina domava cavalli nella fattoria del padre. Giunta a Roma studiò design alla Tyler School of Art, e negli anni settanta si stabilì a Radda in Chianti: accompagnava i turisti di lingua inglese nelle passeggiate a cavallo. Nei successivi cinque anni si laureò in veterinaria all’Università di Pisa, acquistò un antico casale e lo restaurò con le sue mani. Nel 1995 adottò le prime capre Cashmere e ne divenne la più importante allevatrice in Europa con la sua fattoria “
Chianti Cashmere Goat Farm”. Commercializza e lavora in proprio la preziosa fibra, che ricava “pettinando” le capre, e la trasforma in tessuti. Li definisce di “lusso sostenibile” perché prodotti con tecniche organiche. Collabora con alcune Università interessate alla selezione genetica delle sue capre. Molti degli esemplari che oggi vivono in Trentino e in Valle d’Aosta provengono dal suo allevamento.
La sua missione è da sempre orientata alla valorizzazione sostenibile delle risorse naturali. E i suoi animali, ordinariamente ritenuti nocivi per l’agricoltura, sono la vera “forza della natura” del suo programma di riqualificazione ecologica de territorio. Si definisce
pascolo mirato e consiste nell'uso della capra cashmere come decespugliatore naturale, che non fa rumore, non inquina, si nutre del degrado e concima i terreni che rigenera. Queste capre non sono da macello, e nella loro lunga vita riproduttiva si organizzano stabilendo proprie gerarchie nel gregge, possono così vivere allo stato semibrado. Si adattano perfettamente anche ai climi più rigidi. Il loro mantello è tanto caldo che una volta d’inverno, in un rifugio alpino oltre 2000 i metri, uscirono spontaneamente dal loro ricovero e preferirono passare felicemente la notte all'aperto, sotto la neve.
Se ben governate riescono a: sgomberare i greti dei torrenti dagli arbusti che favoriscono l'esondazione; bonificare terreni agricoli invasi da infestanti; pulire sentieri, piste da sci, fasce di rispetto di impianti di risalita e reti elettriche; creare corridoi tagliafuoco per prevenire gli incendi. Discutemmo con Nora di questa sua idea sette anni fa e chiamammo il progetto "Brucare e non Bruciare" perché, mentre la pratica del debbio, ovvero l'incendio delle male piante, rafforza le loro radici e uccide la microfauna che dà vita alla campagna, le capre divorano avidamente anche la parte legnosa del rovo e in due stagioni, estirpando i germogli, riescono ad impedirgli di vegetare e lo uccidono. In tutti questi anni lei si è battuta contro l'ottusità degli amministratori e il mondo kafkiano delle norme che impediscono il pascolo anche nei boschi incolti, ormai impenetrabili.
Prima o poi la sua ostinazione riuscirà a prevalere. Già da qualche anno noleggia a privati i suoi animali che producono reddito dal degrado. Ma intanto la creatività di Nora è sempre più sorprendente. Con il nuovo sindaco di Radda sta concordando un piano di pascolo mirato per condurre “squadre” di capre accompagnate dai loro speciali angeli custodi, i pastori abruzzesi, non solo lungo i sentieri a ripristinare l’accesso ai boschi infestati, ma anche intorno alle vigne del Chianti a pulire i margini e a tenere lontani dalle colture cinghiali e cervi. Questa è la via ecologica scelta da Nora per rendere compatibile la biodiversità con agricoltura e allevamento: la più difficile.
Da oltre un anno Nora è impegnata in un programma di
riqualificazione dell’agricoltura Afghana, che ha ancora come principale produzione quella dell’oppio. Là le capre sono da cashmere per il novantacinque per cento ma il loro sottovello è scuro e di scarso valore commerciale. Sicché nove delle capre di Nora di colore chiaro sono state selezionate per avviare un programma riproduttivo di miglioramento della qualità della fibra. Lei le ha accompagnate in aereo in una fattoria Afghana e vi ha trasferito tutte le conoscenze utili alla loro cura. Una esperienza analoga la tentammo assieme in Bosnia ma non andò a buon fine. Lei è stata tenace e la sua passione ha vinto. Grande Nora! Sono orgoglioso di averla conosciuta, di esserle amico e di aver creduto in lei.
Valdengo, 3 dicembre 2014
Franco Sarbia
Le immagini sono tratte dagli album di Nora Kravis. La foto del Canis Lupus Italicus è del dott. Duccio Berzi dell'Associazione Canislupus.