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sabato 19 febbraio 2011

Fusione fredda: solo la punta di un iceberg

Fusione Fredda - moderna storia d'inquisizione e d'alchimia, del fisico Roberto Germano, è uno dei prossimi libri che leggerò. Ne riporto intanto la prefazione, scritta dal compianto Giuliano Preparata (1942-2000) nel 1999, uno dei più importanti fisici italiani del dopoguerra: dopo dodici anni suona come una profezia che si sta finalmente compiendo.


Prefazione

Sono passati esattamente dieci anni da quella giornata di primavera (il 23 marzo 1989) in cui due elettrochimici, allora all'Università dello Utah, M. Fleischmann e S. Pons annunciarono all'umanità che l'alba di un nuovo mondo si era appena dischiusa. Come Roberto Germano racconta con passione, precisione e ricchezza di particolari in questo bel libro, il formidabile apparato scientifico-tecnologico dei nostri tempi doveva dare a questo annuncio pieno di speranza una ben triste risposta: lo scherno, la derisione, l'emarginazione di chiunque abbia cercato di seguire i due scienziati nello sviluppo di un programma di ricerca totalmente nuovo, che mette in discussione una buona parte delle certezze e dei punti fermi della organizzazione scientifica planetaria.
Chi abbia una qualche conoscenza della storia della Scienza si affretterà certamente ad obiettare che tutto ciò è assolutamente naturale: di che meravigliarsi? Non è forse stato così per Copernico, Bruno e Galilei alla nascita della scienza moderna? Certamente, ma gli scienziati (una moltitudine impressionante) e le istituzioni scientifiche che hanno reso e rendono la vita impossibile allo sparuto drappello di coloro che hanno preso sul serio il messaggio di Fleischmann e Pons, sono gli stessi che ci ricordano ad ogni pie' sospinto il grande debito che l'umanità ha nei confronti di quei coraggiosi e di chi, sfidando inquisizione, comunità accademica e varie istituzioni politico-economiche del tempo, li volle seguire. E questo la dice lunga, come ci ricorda Germano, sulla grande somiglianza che esiste tra la "comunità" scientifica odierna e quella degli Aristotelici che tanto filo da torcere dettero agli innovatori, figli del nostro Rinascimento.
Tuttavia, la comparsa di libri come questo e di una serie di iniziative che vedono, come viene qui ricordato, il nostro Paese finalmente coinvolto a livello delle sue principali istituzioni scientifiche nel campo dell'energia (l'ENEA e l'INFN) in un rinnovato interesse per le problematiche della fusione fredda, è forse il segnale che nel nuovo millennio, il cui inizio è alle porte, le cose saranno diverse, e che la scienza nuova, annunciata dai fenomeni sorprendenti della Fusione Fredda, aprirà alla nostra comprensione domini di realtà fin qui inesplorati e ci fornirà gli strumenti, non solo energetici, per rendere migliore l'esistenza di tutti gli esseri viventi di questa nostra Terra.
Come ha sottolineato con acutezza l'autore, è forse quest'ultimo l'aspetto della vicenda, potremmo ben dire della "saga", della Fusione Fredda che più ci apre alla speranza. E come i lettori percepiranno dalla lettura del Cap. VI, è proprio questo l'aspetto che da quel giorno del marzo del 1989 ormai lontano mi ha convinto ad imbarcarmi in un'avventura intellettuale ed umana che, sapevo, mi avrebbe procurato non poche amarezze e delusioni, allontanandomi e alienandomi da quel mondo, quello accademico voglio dire, che fin dagli anni verdi avevo considerato come il mio, e che mi aveva riservato non poche soddisfazioni e riconoscimenti. Ma ciò è stata pur sempre ben poca cosa di fronte alle gioie che il dipanarsi di questa nuova realtà, che insieme a pochi amici e colleghi contemplavo per la prima volta, mi arrecava e continua ad arrecarmi. Infatti sono proprio quegli straordinari eventi che, ad esempio, avvengono in una matrice metallica di Palladio, percorsa dall'isotopo dell'idrogeno, il deuterio, che fanno gridare allo scandalo la maggioranza degli uomini di scienza, che ci stanno convincendo che i meccanismi dinamici che governano la materia condensata, animata ed inanimata, sono ben più sottili e potenti di quelli che sono stati fin qui ipotizzati e studiati. Non solo, ma una serie di deduzioni, basate sull'elettrodinamica quantistica, che mi avevano convinto ben prima del 1989 che le idee correnti sulla materia erano gravemente carenti, trovano nella scoperta di Fleischmann e Pons una drammatica indicazione della loro sostanziale correttezza e rilevanza. Ai miei occhi, la Fusione Fredda è venuta così ad apparire come la punta di un iceberg che non solo avrebbe fatto affondare la nave degli scienziati sciocchi di fine secolo, ma avrebbe fatto emergere una nuova realtà ben più ricca e sottile di quell'immane meccano di palline atomico-molecolari la cui inadeguatezza e povertà concettuale, ahimè, domina oggi fisica, chimica e biologia.
È quindi per me grande il merito di Germano di aver saputo cogliere appieno questo aspetto della "moderna storia d'inquisizione e d'alchimia", che ha qui raccontato con tanta sagacia e documentazione.
 

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