Il mio 2005 è stato un anno magico e importante... sia per vicende personali che per l'exploit letterario! Le prime però le tengo per me (!), il secondo lo riassumo in poche righe.
Dal desiderio di raccogliere insieme le poesie composte due anni prima attorno a una strana storia d'amore, a gennaio 2005 nasce l'abbozzo di quello che in breve diventerà Ventidue passi d'amore. Grazie allo stimolo di alcuni amici, a marzo prende corpo l'idea di pubblicarlo e passo la primavera cercando un editore.
Dopo tanti rifiuti e 3 proposte, a giugno firmo il contratto con Mauro Bonanno. Nel corso dell'estate correggo le due bozze e do gli ultimi ritocchi ai contenuti.
A ottobre il libro va in stampa. Un mese ancora e inizia a essere distribuito nelle prime librerie che lo richiedono.
Dal momento del "concepimento" a quello della "nascita" sono passati 9 mesi esatti!
Ok. Avevo pubblicato un libro... e adesso? Soltanto un anno prima non sapevo niente del mondo editoriale ed ora ecco che mi ci muovevo dentro... continuando a saperne poco più che niente!
La prima cosa che imparai è che non conta quanti complimenti ricevi da chi ti legge: se non sei un "nome" e non sei pubblicato da un "grande" editore, qualsiasi libro (valga o non valga) ha una visibilità che s'approssima a zero.
Pensai subito che internet potesse essere una chance in più per farlo conoscere: in quattro e quattr'otto, trasformai in flat il mio accesso alla rete e misi in piedi un sito senza pretese utilizzando spazio web e web-editor (non avevo alcuna conoscenza di HTML) inclusi dal provider nell'abbonamento. Ma arrivai presto a capire che, per il momento, il miglior modo per far conoscere il libro era quello di presentarlo in pubblico.
E qui si apre il capitolo del mio rapporto lunatico se non conflittuale con le presentazioni editoriali. In generale trovo difficile, persino imbarazzante, parlare dei miei libri. Sia perché in essi metto in gioco me stesso e scatta dunque una sorta di riserbo. Sia perché mi sento più un semplice canale e meno un autore orgoglioso della propria creazione (di questo ne ho parlato quando ho aperto il blog nel post Cosa c'entra la Biblioteca di Babele?!). Sia perché scrivo certamente meglio di quanto sappia parlare a braccio: sono l'opposto di un affabulatore! Così se la presentazione prende la piega di una chiacchierata informale, con molte domande da parte dei presenti, allora do il meglio di me e mi sento soddisfatto di come parlo. Ma se le aspettative degli intervenuti sono quelle di trovare un brillante e ammiccante conferenziere, magari in modalità accademica, io vado nel pallone e loro restano delusi.
Da novembre 2005 a maggio 2006 ho realizzato 12 presentazioni di Ventidue passi d'amore: quasi due al mese! Ad Assisi, Treviso, Roma, Cagliari, Bologna, Perugia, Como, Torino, Milano, Torino, Firenze e Bari. Paradossalmente mano a mano che accumulavo esperienza meno le presentazioni andavano bene: più dell'esperienza contava l'energia che stavo consumando senza riuscire a recuperarla. Emblematico il record negativo conquistato nell'ultimo appuntamento a Bari: libreria piena e nemmeno un libro venduto. Nessuna attenuante: non ero in forma e non ho convinto come persona! All'estremo opposto Treviso e Cagliari dove, in ciascuna occasione, sono stati acquistati una ventina di libri (uno ogni 2 o 3 presenti). L'unica variabile che ha davvero pesato nei diversi contesti sono stato io! Quello che ho detto, come l'ho detto, ciò che ho trasmesso. Sommiamo a ciò il fatto che (come ho accennato nel post Senza titolo) sono molto incostante e imprevedibile nelle mie performance in pubblico, ed ecco che le presentazioni diventano davvero una sorta di roulette.
Dulcis in fundo, pochi giorni dopo il ritorno da Bari (che adesso associo "liberamente" al greco barys che significa pesante) ho somatizzato tutto questo disagio interiore alla grande: il ginocchio sinistro ha ceduto di colpo (mai avuto problemi articolari in 40 anni!) e sono dovuto restare fermo a casa per più di un mese, con la nuova non proprio piacevole consapevolezza di avere i menischi incrinati e di non potere più aspirare a correre una maratona! Il segnale è stato inequivocabile: STOP!
Ecco perché ormai le presentazioni le faccio col contagocce, solo se sento la situazione veramente "positiva", in particolare se ad ospitarmi è un lettore che ha apprezzato i miei libri. E la stessa apertura di questo blog è una conseguenza di questo mutamento di rotta: appurato che preferisco scrivere piuttosto che parlare, il blog mi offre una zona franca in cui riesco a muovermi a mio agio.