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lunedì 24 dicembre 2018

AUGURI!


Cari amici, 
felice Natale e buon 2019, l'ultimo degli anni '10.
E già, son passati quasi 2 decenni dal capodanno millenario. E poiché s'invecchia insieme, vi auguro d'invecchiare bene, il prossimo e tanti anni ancora.

P.S. Il blog è in stand bye dall'estate 2017, quando mi sono immatricolato di nuovo all'università. Ma sono piacevolmente sorpreso che - lurker non quantificabili a parte - ci siano ancora una ventina di voi che continua a passare e che sull'ultimo post del 5 ottobre scorso ha lasciato 250 commenti.
Sono felice che siate sempre in forma, vi vedo infatti belli tosti come ai vecchi tempi!
Un grande abbraccio a tutti.

venerdì 5 ottobre 2018

La prima caldaia ad idrogeno?

Una "caldaia ad idrogeno" E.HY e l'inventore ing. Marco Bertelli.
Qualche giorno fa, per puro caso, sento qualcuno parlare di una nuova caldaia domestica che un'azienda di Pisa (E.HY Energy Hydrogen) starebbe per mettere in commercio e subito mi si drizzano le orecchie: va ad idrogeno... produce acqua calda, ma anche elettricità... il serbatoio è incorporato nel box della caldaia stessa... un pieno di idrogeno, cui provvede la E.HY stessa, basterebbe a fornire una casa di acqua calda ed elettricità per circa un anno (da 8 a 20 mesi), rendendola completamente autosufficiente da un punto di vista energetico (idrogeno a parte). 
La caldaia è disponibile da  6.200 a 6.800 euro, a seconda della potenza, e un pieno di idrogeno, salvo il primo compreso nel prezzo d'acquisto della caldaia, costa 600€. 

Possibile - mi dico - che, dopo quasi 8 anni da quel fatidico 14 gennaio 2011, l'ingegner Andrea Rossi sia finalmente riuscito a mettere in commercio un e-cat domestico? No, stavolta l'ingegnere è un altro e si chiama Mario Bertelli.
Corro a guardare il sito che reclamizza la sua invenzione, https://www.idrogenoverde.it; la homepage esordisce con queste parole: "Hydro. La prima caldaia ad idrogeno. La nostra esclusiva caldaia a idrogeno è in grado di fornire energia autonomamente per abitazioni, aziende o uffici. La caldaia, nello specifico, produce acqua calda sanitaria, da riscaldamento e energia elettrica. 100% ecosostenibile".

Vado a curiosare tra le pagine. La sezione FAQ è una miniera di informazioni, per esempio alla sezione INTERVENTI trovo:
  • Posso chiamare il mio idraulico di fiducia per eventuali anomalie o interventi? Attualmente, solo i tecnici autorizzati (concessionari) possono effettuare operazioni all’interno e all’esterno di HYDRO. La caldaia è dotata di una tessera di riconoscimento che abilita l’operatore alla “modalità manutenzione”.
  • Perché questa misura di prevenzione? Attuiamo questa misura di precauzione proprio perché HYDRO non è come una normale caldaia. Gli operatori autorizzati sono del personale altamente formato e autorizzati ad intervenire in qualsiasi circostanza.
  • Se volessi spostare la caldaia? La caldaia è fissata al muro da appositi ganci di blocco. Questi evitano spostamenti e manomissioni nel vano idrogeno (presente nel posteriore della caldaia). Se dovesse spostarla è necessario il supporto di un nostro operatore.
Viene precisato inoltre che la caldaia "rispetta a pieno le normative vigenti per la sicurezza" e che "la certificazione Enea sarà disponibile da Aprile – Maggio del 2019."

Poi una veloce ricerca dentro il sito mi porta a questa brochure:

"Il principio del funzionamento è molto semplice: il cuore della caldaia è la cella di fusione (brevetto di nostra proprietà, italiano al 100%) grazie alla quale l’idrogeno, attraverso un processo chimico-fisico, produce vapore acqueo. È proprio il vapore a dare il via al processo che garantisce energia elettrica mediante una turbina e acqua calda sanitaria e da riscaldamento." (pag. 2)


Trovo anche qualche incongruenza: da una parte "consumo di idrogeno medio 0,07g/h" (pag. 9) mentre la tabella comparativa dei tre modelli di caldaia (pag. 10) riporta un consumo medio di idrogeno di 0,8g/h per la HYDRO G1/W1, di 1,0g/h per la HYDRO G2/W2, di 1,2g/h per la HYDRO G3/W3.
Poiché la brochure spiega (pag. 9) che il contenuto d'idrogeno della bombola è pari a 1000g di idrogeno se il consumo fosse 0,07g/h un pieno basterebbe per 14.286 ore di funzionamento ininterrotto, cioè 595 giorni, cioè quasi 20 mesi. Ma se fosse 0,8g i 20 mesi diventerebbero meno di 2... qual è la verità?

Proviamo un altro approccio. Sappiamo che il potere calorifico dell'idrogeno è pari a circa 120MJ/kg, cioè 2,4 volte quello del metano (50MJ/kg) e 2,6 volte quello del GPL (46MJ/kg): basta questo a spiegare i rendimenti promessi? Ci capisco poco di queste cose, ma, se non sbaglio, 120MJ/kg = 120.000J/g, e se il consumo fosse 0,07g/h, la caldaia in un'ora produrrebbe 120.000J/g * 0,07g = 8.400J che diviso 3.600 corrisponde a 2,33J al secondo, credo per definizione 2,33W. Ma la potenza termica dichiarata per il modello base è 23kW (4 ordini di grandezza di più!) e quella elettrica 3,3kW (tre ordini di grandezza di più!).
Se anche 0,07g/h fosse un refuso e il consumo vero fosse 0,8g/h avremmo: 120.000J/g * 0,8g = 96.000J che diviso 3.600 corrisponde a 26,66W. Ma la potenza termica dichiarata per il modello base sarebbe sempre 3 ordini di grandezza di troppo e quella elettrica 2 ordini di grandezza di troppo! Dunque - se non ho commesso errori - la E.HY dichiarerebbe prestazioni semplicemente incompatibili con l'energia prodotta da una reazione chimica dell'idrogeno e rimarrebbe come spiegazione quella di una reazione nucleare, la mitica fusone fredda... o rendimenti molto ma molto inferiori a quelli prospettati! Francamente, propendo per l'ultima ipotesi, ma ovviamente posso sbagliare (sono solo un esperto di politiche sociali, non un fisico o un ingegnere).

Invoco pertanto l'intervento del Gruppo Scientifico per la Valutazione Indipendente di Tecnologie: questo è pane per i loro denti.

Aggiungo per completezza che di questa caldaia ad idrogeno ne ha parlato un paio di volte Il Giornale:
E su YouTube ci sono diversi video del titolare della E.HY Energy Hydrogen, l'ingegner Marco Bertelli:

giovedì 16 agosto 2018

Sulla tragedia del 14 agosto a Genova

Mettiamola così. 
C’è un concessionario (che trae lautissimi profitti dalla concessione) cui compete la sicurezza e il monitoraggio dell’infrastruttura che lo Stato gli ha affidato.
I suoi ingegneri nel 2009 valutano il ponte Morandi in condizioni di «assoluta sicurezza e stabilità», necessitante SOLO DI INTERVENTI DI ORDINARIA MANUTENZIONE. Poi «solo due anni più tardi, nel 2011, [la medesima struttura] è descritta come afflitta da “intenso degrado” ed è quindi “da anni oggetto di una manutenzione continua“

Ora, sbaglierò ma vedo emergere due possibilità:

1) effettivamente in soli 24 mesi si verifica - e viene monitorato e rendicontato - un imprevisto e drammatico ammaloramento strutturale del ponte... ma allora perché Autostrade non lo ha chiuso mettendo i governi di fronte al bisogno improcrastinabile di decidere con cosa sostituirlo velocemente? Si è forse creato un inciucio tra politica e Autostrade per rimandare la risoluzione del problema contando forse su un eccesso di pessimismo degli ingegneri?

2) La descrizione del 2009 era veritiera, quella del 2011 “anticipava i tempi”: nel 2011 qualcuno decide scientemente di “rallentare” gli interventi di manutenzione ordinaria che potevano mantenere la struttura nei margini di sicurezza. Perché? Per CREARE LE CONDIZIONI atte a consentire appalti urgenti e straordinari... ma questa sciagurata scelta avrebbe fatto precipitare la “finestra di sicurezza” del ponte Morandi più velocemente di quanto preventivato.

In entrambi i casi le responsabilità penali sarebbero gravissime. Non è ammissibile che nel XXI secolo un ponte crolli così da un giorno all’altro arrecando lutti irreparabili e ferite infrastrutturali INCOMPATIBILI con una nazione civile, industrializzata e democratica.

In questo scenario, usare la TRAGEDIA del crollo del 14 agosto per “sciacallare” CONTRO il governo in carica da pochi mesi è puro patrio masochismo. Dovremmo invece tutti insieme batterci per la verità fuori da ogni partigianeria politica.

Ho tratto lo spunto da questo articolo:

Il contesto in cui inquadrare la tragedia:

domenica 22 luglio 2018

N. 22 Pirrolisina


Se come me ripetete a memoria dai tempi del liceo che gli aminoacidi esistenti sono 20, resettate: sono 22! :-)

Pirrolisina (C12H21N3O3) 

Ovviamente accolgo il numero ad oggi accreditato dalla MAGGIORANZA DELLA COMUNITÁ SCIENTIFICA: "In natura, conosciamo classicamente 20 amminoacidi proteinogenici; più recentemente se ne sono aggiunti altri due (1986, 2004): la selenocisteina (SEC), considerato marginale fino alla scoperta di un ulteriore amminoacido, il 22°, chiamato pirrolisina (presente anche in alcuni archeobatteri)[2][3]. Alcuni autori ammettono anche un 23° amminoacido proteinogenico, la N-formilmetionina, un derivato della metionina, che inizia la sintesi proteica di alcuni batteri."

sabato 16 giugno 2018

Area 22 di Brodmann

Attenzione!

Questo blog rispetto al linguaggio "ha un ruolo predominante nella comprensione della parola udita e di altri suoni" nonché "nella generazione e comprensione delle singole parole"; in particolare, rispetto alla musica, "aiuta a distinguere le differenze tra melodia e intensità del suono".

Al momento il suo blogger si dedica a linguaggio e musica su altri fronti e in altri luoghi. Ma prima o poi ritornerà.
Nel frattempo, un caro saluto a tutti.

venerdì 1 giugno 2018

Grazie Matteo Renzi, se non ci fossi stato tu...

Ho tanti pensieri, emozioni, sensazioni suscitati dagli eventi politici degli ultimi giorni. Ne condenso al volo qualcuno.

Per la prima volta dalla storia della Repubblica abbiamo una nuova forma di maggioranza di governo: praticamente una diarchia. L'eterogeneità delle posizioni di M5S e Lega - con buona pace di chi fa di tutta l'erba (gialla) un fascio (verde) - mi fa ben sperare in un controllo a vicenda nel mantenere la giusta rotta.

Per la prima volta dalla storia della Repubblica ha vinto il voto degli esclusi e non quello dell'establishment. Non c'era mai stato un rimescolamento di carte così massiccio nella geografia politica italiana: lo reputo un aspetto estremamente positivo.

La crisi di identità della sinistra - che ha radici antiche e che solo la rampante parabola di Renzi aveva dato a molti l'illusione di una magica risoluzione - è esplosa drammaticamente. Non è un caso che tra gli iscritti alla CGIL (come me) sono stati più quelli che hanno votato M5S (come me) o Lega piuttosto che il PD. Il punto è che, tra i governi di destra e quelli di sinistra che si sono alternati e succeduti negli ultimi 25 anni, nessuno, proprio nessuno, ha notato sostanziali differenze, anzi è parso fin troppo chiaro quanto le loro politiche fossero in continuità e tutt'altro che alternative. È inevitabile che se la sinistra tradizionale non saprà uscire dal vuoto cosmico in cui è precipitata - e rinascere nuovamente ricca di contenuti propri, forti, riconoscibili - sarà destinata a sparire del tutto. 

Concludo con un riepilogo dei flash che ho scritto su Facebook nelle ultime 24 ore:

Vincono tutti!
MATTARELLA: la richiesta di sostituire Savona non era irricevibile.
DI MAIO: si scusa con Mattarella, riporta Salvini a trattare.
SALVINI: non resta col cerino in mano.
L’ITALIA: c’è un governo per trattare con Bruxelles.

Siamo laboratorio politico.
L’alternanza tra forze contrapposte non si è dimostrata il massimo per giustizia sociale e democrazia.
Proviamo la diarchia tra l’anima SX del M5S e quella DX della Lega: la politica yin&yang!

Nessuno a menzionare il vero artefice del ribaltamento politico italiano: grazie Matteo Renzi, se non ci fossi stato tu a rottamare il PD chissà quanti anni ancora ci sarebbero voluti per avere un governo Conte!

Chi accusa Di Maio d’esser puerile e instabile (prima loda Mattarella poi ne chiede l’impeachment poi chiede scusa e riapre la trattativa come suggerito da Mattarella) stima i burattini dei mercati finanziari e disistima le persone vere!

CABALA POLITICA
Anno: 2018 (‘18)
Elezioni: 04/03/2018 = 4+3+2+1+8 = 18
Legislatura: XVIII (18)
Giorni per il Governo: 88 = 10 sett. + 18
Giorno giuramento: 01/06/2018 = 1+6+2+1+8 = 18

venerdì 18 maggio 2018

Anno 2018, XVIII Legislatura... chissà se questa concidenza porterà il tanto atteso cambiamento!

Ecco dunque in 30 articoli (ho sudato freddo quando una delle prime bozze ne elencava 22!) il "contratto per il governo" che... lega M5S e Lega! Potete scaricarlo da questo link:

CONTRATTO PER IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO

SOMMARIO
  1. Il funzionamento del Governo e dei Gruppi Parlamentari 
  2. Acqua pubblica 
  3. Agricoltura e pesca – made in italy 
  4. Ambiente, green economy e rifiuti zero 
  5. Banca per gli investimenti e risparmio 
    Banca per gli investimenti 
    Tutela del risparmio 
  6. Conflitto d’interessi
  7. Cultura 
  8. Debito pubblico e deficit 
  9. Difesa
  10. Esteri 
  11. Fisco: flat tax e semplificazione 
    Sterilizzazione clausole IVA e accise 
    Detassazione e semplificazione per famiglie, imprese e partite IVA
  12. Giustizia rapida ed efficiente
    Area Magistratura e tribunali
    Area penale, procedura penale e difesa sempre legittima
    Certezza della pena
    Area civile, procedura civile e costi della giustizia
    Diritto di famiglia
    Reati ambientali e tutela degli animali
    Contrasto alle mafie
    Ordinamento penitenziario
    Giustizia tributaria 
  13. Immigrazione: rimpatri e stop al business 
  14. Lavoro 
  15. Lotta alla corruzione 
  1. Ministero per le disabilità 
  2. Pensioni. Stop legge Fornero 
  3. Politiche per la Famiglia e natalità 
  4. Reddito di cittadinanza e pensione di cittadinanza
    Reddito di cittadinanza
    Pensione di cittadinanza 
  5. Riforme istituzionali, autonomia e democrazia diretta 
  6. Sanità 
  7. Scuola 
  8. Sicurezza, legalità e forze dell’ordine
    Forze dell’ordine
    Vigili del Fuoco
    Polizia Locale e coordinamento con le forze dell’ordine statali
    Cyber security e contrasto al bullismo
    Gioco d’azzardo
    Occupazioni abusive
    Sicurezza stradale
    Campi nomadi
  9. Sport 
    Impianti
    Società e Associazioni sportive
  10. Sud 
  11. Tagli dei costi della politica, dei costi delle istituzioni e delle pensioni d’oro
  12. Trasporti, infrastrutture e telecomunicazioni
  1. Turismo
  2. Unione Europea
  3. Università e ricerca

venerdì 4 maggio 2018

Elettromobilità e reddito


Post di Daniele Passerini

Sappiamo da varie fonti statistiche e socioeconomiche oppure vediamo coi nostri occhi, se li teniamo aperti o non voltiamo il viso da un’altra parte, oppure sperimentiamo in prima persona, che l’allargamento della “forbice della diseguaglianza” (uno degli spiacevoli effetti della globalizzazione) da oltre un decennio riguarda in modo importante anche l'Italia. Cresce la fascia dei benestanti. Continua a ridursi la fascia del “reddito medio”. Cresce ahinoi la fascia degli indigenti e di chi si trova a rischio d'indigenza. 

E colpisce quanto le distanze quantitative tra la maggioranza del "ceto medio", la minoranza dei ricchi e la minoranza dei poveri si stiano livellando. Si tratta di uno scenario impensabile solo 10-15 anni fa, che sancisce la vittoria del consumismo sui valori e la resa dell’interesse della collettività a quelli individuali, che prefigura una società spezzata in 3 "stili di vita": quello dei consumatori di beni di lusso (benestanti); quello dei consumatori “normali”; quello dei non consumatori (poveri). 

In tale contesto parlare di auto elettriche rischia di essere bollato come velleitario, elitario e snob. Prima di una rivoluzione dell’elettromobilità servirebbero infatti ben altre “rivoluzioni” (sociali, morali, politiche) per ricostituire il patto solidaristico alla base di ogni società civile. Anche perché, in tessuti sociali complessi e interdipendenti in ogni loro parte come i nostri, se tutti avessimo il giusto potremmo stare tutti bene, se invece permangono privilegi da una parte e ingiustizie dall’altra non possiamo che risentirne tutti. 

È chiaro che, sic stantibus rebus, lo iato tra potere d'acquisto delle famiglie e prezzi di listino fa sì che le auto a zero emissioni non rientrino nel “paniere” delle famiglie comuni, quelle che faticano ad arrivare a fine mese a causa della precarizzazione del lavoro (e diminuzione complessiva delle retribuzioni), della disoccupazione, della mancanza di ben-essere in senso lato. È vero che i costi di gestione di un'auto elettrica (EV) sono minori di quelli di un'auto a combustione (ICE), ma se i prezzi di acquisto restano ben maggiori, la gran parte delle famiglie viene tagliata fuori. 

In altre parole, entrare nella e-mobility non è ancora una scelta dettata da convenienza economica, anzi, in molti casi è un lusso. Il motivo fondamentale può essere solo quello di voler contribuire in prima persona alla causa ambientale, per ridurre le emissioni di anidride carbonica, ossidi di azoto e polveri sottili, molto spesso come passo successivo all’istallazione di un impianto fotovoltaico sul tetto della propria abitazione (cosa che chi abita in un palazzo condominiale spesso non può nemmeno fare). 

In conclusione: chiunque può, possa!
Il suo gesto contribuirà a fare crescere il mercato delle EV e abbassare i prezzi.

giovedì 19 aprile 2018

Se per un giorno potessi scrivere l'Amaca al posto di Michele Serra

di Alessandro Pepe

Sapete perché sorvolo sulla mancanza di democrazia dei 5Stelle? Sapete perché sopporto le battute sui taxi del mare di Di Maio? Sapete perché non mi interessa molto la questione Casaleggio Spectre? Sapete perché non faccio caso alle balle elettorali? E perché non mi interessano gli ammiccamenti ambigui a destra o la loro fluidità di idee spesso opportunista? Ed infine perchè non mi indigno troppo per la mancanza di democrazia interna, le epurazioni, i piccoli e grandi scandali, le parolacce, la questione Pizzarotti, le buche a Roma, la laurea di Di Maio, il padre fascista di Di Battista, le orecchie a sventola della Raggi, la democrazia digitale, partecipata, ecologica e trasversale?

Perché per me la priorità è Berlusconi e tutto ciò che ha comportato e comporta. Dal punto di vista culturale, politico, sociale ed antropologico. Sì, sono rimasto all'indignazione del 1993. Lo so che molti di voi si sono abituati. Hanno imparato giustamente a conviverci, accettando questo lato di sé, un po’ qualunquista, un pò maschilista, un pò criminale, simpaticamente truffladino diciamo. Oppure l'altra metà si è abituata all'aventino culturale, quello dell'indignazione inerte, dell'elzeviro graffiante ma pronta a ricevere gli inviti delle feste del Faubourg con Confalonieri, Valeria Marini e Bertinotti, tutti sulla stessa terrazza (per motivi di lavoro ne sono stato testimone). Insomma io non mi sono abituato, sempre lì a chiedermi interdetto come sia potuto succedere, con lo stesso sguardo e lo stesso tono di Scalfari, Montanelli e Serra di 25 anni fa. E di conseguenza ingoio i rospi più indigesti pur di sostenere l'unico partito e movimento che parrebbe questa situazione, quest'aborto d'idea di Italia, questa soggezione subculturale, non accettare. Semplicemente così, voto 5Stelle perchè sono un nostalgico.

giovedì 12 aprile 2018

Femminicidio: perché nessuno ferma la morte




Post di Franco Sarbia

Ieri un’altra donna è stata massacrata da un vigliacco. 20 donne uccise dall’inizio dell’anno: in media una ogni 60 ore. Per capire perché nessuno ferma la morte riporto, da un paese di provincia, una storia di ordinaria violenza contro le donne.

In una casa di campagna abita un ragazzo solo. Da giorni  il suo cane abbaia in continuazione anche di notte e l’auto che egli parcheggiava nel cortile non c’è più. Il cortile appartiene a una cascina contigua dove vivono una signora, il suo compagno e altre due donne. Una mattina i vicini, preoccupati per la sorte del ragazzo e del cane fanno avvertire suo padre, che da lì a poco arriva con due carabinieri. Chiamano il ragazzo, ma non dà segni di vita. Allora il padre autorizza i militari a rompere un vetro per entrare in casa. Il figlio esce come una furia e tenta di aggredire il padre. I carabinieri lo immobilizzano. Poi lo lasciano rientrare in casa e se ne vanno.

Il ragazzo aspetta che sia uscita l’auto dell’unico uomo della famiglia dei vicini e bussa violentemente alla loro porta, urlando. La donna, spaventata gli apre. Lui la insulta, l’accusa di avergli mandato i carabinieri. Le grida che è per colpa sua se gli hanno spaccato il vetro. La minaccia. Se la prende anche con la ragazza che stava lavorando al computer. Poi solleva da un trespolo il grande vaso di una pianta grassa e lo scaglia contro la vetrata della loro veranda. Il vaso si rompe e sparge a terra pianta, cocci e terriccio. Il vetro resiste. La donna gli dice di non aver chiamato lei i carabinieri e lo invita a uscire. Il ragazzo esce, scaglia due grossi massi morenici contro l’auto della donna e sfonda il parabrezza. 

Quando l’uomo rientra lo cerca. Il ragazzo s’affaccia immediatamente dal suo balcone brandendo una bottiglia e lo minaccia: «Vogliamo giocare da qui?». Poi rincasa con un gesto osceno. A questo punto la donna e il suo compagno chiedono l’intervento dei carabinieri. Quelli rispondono che i danneggiamenti non sono un reato punibile con l’arresto e li invitano a fare denuncia in caserma. Poiché i coniugi insistono che vengano almeno a constatare i danni rispondono: «se proprio lo volete, vi mando una macchina». Dopo mezz’ora arrivano altri due gendarmi da un paese vicino. Fotografano tutto e se ne vanno.

Nel primo pomeriggio l’uomo è in giardino. Il ragazzo esce alterato e gli urla: «non si può far tacere il campanello?» L’uomo ora ode uno squillo continuo ma vede che nessuno sta premendo il pulsante e lo avverte che probabilmente il campanello è guasto. Il ragazzo entra in casa armeggia con la suoneria e dopo qualche secondo riesce a spegnerla. Subito dopo esce in giardino con un coltellaccio da cucina. L’uomo gli parla come ci si rivolgerebbe a un figlio: «ma che fai, vieni con il coltello? Perché?». Arrivato alla cancellata che li separa, il ragazzo salta sul muretto di confine, ghermisce l’uomo dall’alto per il colletto, ma egli si sottrae e il ragazzo desiste. Prima di andarsene agita in alto il coltello e minaccia: «Io te lo pianto in mezzo agli occhi questo!». Dal suo comportamento si capisce che al ragazzo piace aggredire le donne indifese ma è terrorizzato dalle reazioni degli uomini e per vigliaccheria li affronta solo armato e a tradimento.

La coppia va alla caserma dei carabinieri ed espone i fatti a un brigadiere. Questo li informa che al ragazzo è vietato avvicinare la madre perché l'aveva picchiata brutalmente più volte. Nessuno li aveva avvertiti prima della sua pericolosità. «Comunque noi non possiamo occuparcene se non lo denunciate», precisa lui. «Ma che accade dopo averlo denunciato?», chiedono. «Succede che noi inoltriamo la denuncia al magistrato, il quale lo avviserà perché si possa difendere», risponde. Loro replicano «Ma se quello riceve un avviso, per tentato accoltellamento e aggressione a due donne, attraversa il cortile e stermina tutta la famiglia. Noi non vogliamo fare del male a lui, ma nemmeno subirne. Chiediamo protezione». «Noi non possiamo fare nulla», conclude il brigadiere.

Allora i coniugi indirizzano una lettera confidenziale al direttore del centro di salute mentale, e gli descrivono la situazione. Si rivolgono a lui perché ritengono che il comportamento del ragazzo testimoni di uno stato di malessere e paura, di sé stesso innanzitutto. E i suoi passaggi all’atto siano da ritenersi una richiesta d’aiuto in questi termini: «fermatemi prima che compia gesti irreparabili». Il medico risponde dopo due giorni, osservando che dal racconto emergono comportamenti di natura criminosa non di sua pertinenza. I coniugi obiettano che gli atti criminosi sono messi in atto da un paziente già sottoposto a Trattamento Sanitario Obbligatorio. L’aggressività recidiva del ragazzo verso le donne è esasperata dallo stato d’incuria e solitudine in cui vive da molti mesi: sommerso dai rifiuti e alimentato con cibo lasciato fuori dal cancello come a una belva feroce. Il problema è sociale – dicono – trascende la loro contingente richiesta di sicurezza: comprende responsabilità pubbliche e private di abbandono d’incapace, che non spetta loro denunciare.

Il direttore questa volta risponde segnalando l’invio per conoscenza della lettera al suo avvocato. In modo perentorio dichiara di non essere autorizzato a discutere aspetti sanitari con loro e che i problemi sociali non sono di competenza del suo servizio ma dell’autorità di pubblica sicurezza, alla quale devono rivolgere la denuncia. Lo scaricabarile si conclude ribaltando sulle vittime di violenza la responsabilità di ogni iniziativa, e abbandonandole ai loro carnefici. Questa esperienza testimonia che nessuno protegge le donne aggredite. Quando infine sono costrette a denunciare le brutalità degli uomini, magari per farsi curare le ferite in ospedale, continuano a rimanere sole e per difendersi devono esporsi ancor di più alla violenza, mettendo a rischio la loro vita. 

I problemi mentali del ragazzo non devono far ritenere che ci si trovi di fronte a una eccezione. Anzi, in questo caso potrebbero esserci strumenti di prevenzione sanitaria non disponibili per i “normali” atti di violenza sulle donne. Non viene dai pazzi il principale rischio di femminicidio. Gli assassini capaci d'intendere e di volere sono assai più numerosi dei folli e detengono il monopolio quasi assoluto degli stermini di massa. La pazzia è come il vino: rivela di ognuno la verità profonda, di un buono l'amore, di uno stronzo l'odio e la vigliaccheria di cui sono impastati tutti gli uomini che ammazzano le donne.

Nell'immagine: Dettagli della colluttazione tra Plutone e Proserpina, particolare dal ratto di Proserpina (1621-1622) di Gian Lorenzo Bernini. Roma, Galleria Borghese 

mercoledì 4 aprile 2018

Peccato che Maria Elisabetta Alberti Casellati...

Post di G. Pepe

Rispondo a un amico, ammiratore del Renzi pensiero, che si dice indignato per l’elezione alla presidenza del Senato di Maria Elisabetta Alberti Casellati (non gli ho inviato questa risposta, ritenendola cosa inutile).

Peccato che Maria Elisabetta Alberti Casellati è stata nominata membro del consiglio superiore della magistratura (carica per nulla irrilevante) nel settembre del 2014 in pieno governo Renzi e senza alcuna apparente ragione di necessità, ma nessuno, allora, ebbe nulla da obiettare.

Per l’elezione del presidente del Senato, sarebbe stato sufficiente che il PD avesse proposto Zanda, invece di Valeria Fedeli, una renziana DOC, per dare, non al M5S ma al paese, un presidente del Senato almeno passabile. I 5 Stelle sarebbero stati costretti ad appoggiarlo o a screditarsi. Penso che avrebbero preferito Zanda a condizione di essere garantiti, come ha fatto Salvini, nell’elezione di Roberto Fico alla camera. Non lo sapremo mai perché non sono nella testa dei politici: a fatica, riesco a stare nella mia. 

Il PD ha deciso di stare all’opposizione di un governo che ancora non esiste (si dimenticano che al momento sono proprio loro al governo) sostenendo che governare è compito di chi ha vinto. Verissimo: ma, purtroppo per molti e per fortuna per pochi, nessuno ha vinto perché sia il CDX sia i 5 Stelle, sono stati ben lontani dall’avere i numeri per governare da soli a causa di una pasticciata e ben studiata legge elettorale che, prima volta nella storia della nostra Repubblica, è passata con ben 8 decreti legge, con l’appoggio di tutte le forze politiche ad esclusione dei 5 Stelle (anche se tu sostieni che non è vero, negando ogni evidenza). Per fortuna, oggi, Internet ci permette di verificare immediatamente ogni cosa. Le fake news, quelle grossolane che circolano in rete, durano al massimo 24/48 ore.

Prova a immaginare di tornare indietro di 40/50 anni; ricorderesti che la DC prendeva sistematicamente circa il 40% dei voti, il PCI circa il 30% e il rimanente 30% era diviso tra PSI e una moltitudine di liste minori. Il PSI non si è mai sognato di dire ai due partiti di opposizione che, avendo vinto loro, si arrangiassero a governare. Infatti sapevano che la vittoria dell’una o dell’altra forza dipendeva dalle decisioni delle forze minori. Ma i capricciosi bambini della politica si offendono facilmente rifugiandosi dietro un: adesso non gioco più. Oggi, cosa ancora più grave, la forza che si tira fuori non è affatto un partito minore: è il secondo partito che ha la possibilità, la responsabilità e il dovere di combattere per l’ideale politico che ritiene più giusto per il Paese. Io non so se sei ancora un convinto sostenitore di quel Renzi politico che avrebbe fatto il meglio che si poteva fare per la Nazione e per il suo Partito, ma le azioni politiche si giudicano sulla base dei risultati e non in base al loro racconto. Oggi l’Italia, al di là delle statistiche, delle chiacchiere e dei distintivi, vive una realtà nella quale la forbice tra ricchezza e povertà è andata progressivamente aumentando ed è questa la ragione che ha fatto perdere al PD oltre 6 milioni di voti nel giro di soli tre anni, superando ogni record negativo della sua storia passata. Renzi ha buttato dalla finestra oltre 50 miliardi di euro senza investire in quasi nulla di strutturale. Nessuna politica seria sul lavoro, nessun investimento sulla ricerca, nessuna politica energetica (che invece ha frenato), nessuna visione di grande respiro. Ho letto in questi giorni che l’Arabia Saudita ha varato un investimento di 300 miliardi di euro per costruire nel deserto, entro il 2030, un impianto fotovoltaico della potenza di 200 GW (gigawatt). Si tratta di una potenza enorme se pensiamo che l’energia solare attualmente prodotta in tutto il pianeta è di 400 GW. Ma, con tutto il petrolio che hanno, sono forse impazziti? La Cina due anni fa ha varato un progetto da 180 miliardi di dollari per produrre 150 GW di potenza tra solare ed eolico entro il 2020. Noi che facciamo? Appoggiamo il progetto TAP (Il 19 settembre 2013 EnelHeraShellE.ONGas Natural FenosaGdf SuezAxpo, Bulgargaz e Depa hanno firmato a Baku con il Consorzio Shah Deniz II i contratti di fornitura per la più importante vendita nella storia del gas (stima: 130 miliardi di euro) per rifornirci di energia da paesi sui quali non abbiamo alcun controllo. Tutto questo si conclude in pieno governo Letta, ma è presumibile che le trattative siano iniziate con il governo Monti. Forse in conflitto con gli accordi fatti da Berlusconi con Putin? Sono gli arabi quelli scemi e noi i furbi? In realtà si, perché su una grande opera solo pochissimi fanno grandi guadagni e, gli stessi o altri pochissimi, possono fare altri guadagni sui contratti di fornitura. Il fatto che il gas inquini meno del petrolio è solo un positivo, ma non risolutivo, effetto secondario. Tu mi insegni che se si hanno due fornitori, al posto di uno, il potere contrattuale del cliente è maggiore, Peccato che il cliente non è la Nazione, ma chi firma il contratto. L’abbiamo capito quando Berlusconi, nel lettone di Putin, firmò il contratto per la fornitura di gas. Non sapremo mai quanto gli rese, lo possiamo intuire da quel poco che ha speso per mettere a tacere l’esercito che poteva ricattalo e per mettere al suo servizio altri servitori.

Si potrebbe obiettare, per ritornare alla TAP, che i 130 miliardi di euro non sono soldi dello Stato, ma di società private, ma le società private investono per avere dei guadagni e quei guadagni gli arrivano sempre dalle nostre tasche. Non vorrei sbagliarmi ma con una spesa di 130 miliardi di euro potremmo produrre energia pulita e renderci totalmente liberi da ogni possibile ricatto esterno e la bolletta energetica si azzererebbe. Ma anche se dovessimo spendere il doppio, ne avremmo comunque un maggior vantaggio sia per l’ambiente che per l’economia, che poi sono la stessa cosa.


Per quale motivo dobbiamo lasciare agli altri di decidere il nostro destino quando abbiamo tutte le risorse per poterlo decidere noi?

Il governo Renzi, ancora più dei precedenti governi, ha prodotto una innumerevole serie di piccoli balzelli che non cambiano nulla a me, ma, per chi non ha nulla o quasi nulla, rappresentano una tragedia. Il governo Renzi ha continuato sulla politica di Berlusconi favorendo, piuttosto che frenare, l’ingresso del privato nel pubblico (acqua, scuola, sanità…) al punto che, per la prima volta, in alcuni casi, un’analisi clinica, presso una struttura privata, costa meno del ticket. Ti rendi conto della gravità di questo fatto?

So bene, perché me lo hai detto più volte, sia direttamente che indirettamente, che tu pensi che questa mia analisi sia il frutto di una mente annebbiata e faziosa, ma gli italiani, quelli che vivono sulla propria pelle i disagi di queste contro riforme, la pensano come me, non perché io o qualcun altro li abbia convinti, ma perché vivono in modo diretto il disagio provocato da queste politiche. Se ricevo una martellata, non serve che uno mi spieghi che quella martellata mi provoca dolore. Noi, che siamo privilegiati, perché non riceviamo quella martellata, abbiamo invece il dovere di capirlo. Io sono disposto a cedere una parte di miei privilegi se questo può portare beneficio a chi soffre, ma non sono disposto a mollare un centesimo per favorire chi sta molto meglio di me e sono assolutamente certo che la maggioranza dei cittadini la pensi come me, altrimenti non avremmo eserciti di volontari che dedicano il loro tempo ad aiutare il prossimo; ma costoro non fanno lo stesso rumore del rumore che fa quell’infima minoranza di veri criminali. Ma se chi ci governa inizia a dare il buon esempio la gente sarà aiutata a capire che il bene del prossimo è soprattutto il proprio bene così da far rinascere un entusiasmo come quello che nasce al termine di una guerra. Naturalmente non avremo lo stesso tasso d’entusiasmo che si genera quando si esce da una vera guerra ma sarà di gran lunga più salutare che essere governati dalla disperazione.

È vero che un governo, che fa cose importanti, scontenterà sempre qualcuno e questo potrebbe fare perdere qualche consenso, ma neppure il governo Monti perse così tanti consensi quando usò la mannaia della legge Fornero. Chiediti il perché di questa differenza e cerca di darti una risposta. Non basta dire che si è fatta la buona scuola perché la scuola sia buona. Se quella riforma fosse stata veramente buona il numero di coloro che ne hanno tratto vantaggio sarebbe stato superiore a quelli che inevitabilmente ne sono stati svantaggiati e il governo, nel bilancio tra la perdita e il guadagno, avrebbe ricevuto più consensi e le parole di Salvini o dei diversi Di Maio sarebbero cadute nel vuoto. Naturalmente potresti eccepire che il vantaggio, a volte, non è immediato e quindi non compreso da tutti, ma quando la perdita è così catastrofica, significa che quel vantaggio non esiste. A Roma infatti Raggi ha perso una parte dei consensi, ma evidentemente i Romani che vivono quella realtà, hanno verificato che il bombardamento informatico scagliato contro la giunta che li governa non corrisponde alla realtà del loro vissuto, altrimenti i 5 Stelle, a Roma, sarebbero letteralmente spariti e a Ostia, mai avrebbero vinto. Come dice Feltri: è fattuale.

Ma sai, gli sconfitti dicono che la colpa sia delle fake news. Le bugie dei politici hanno le gambe corte, ma le fake news hanno le gambe cortissime.

Cerco quindi di rispondermi a questa domanda: come mai un politico tronfio, ma sicuramente non demente, ha messo in fila una tale serie di sconfitte e persiste nel cantare sempre lo stesso fallimentare ritornello? Forse sta seguendo il detto che è meglio essere padroni all’Inferno che camerieri in Paradiso? Nel frattempo si è trovato un bel posto proprio in quel Senato che lui voleva abolicchiare e persiste nel dimettersi senza dimettersi, continuando a dettare, da padrone, la sua linea politica. Lo stanno pure a sentire! Come il problema non era Berlusconi quanto i berlusconiani, il problema, oggi, non è Renzi ma i renziani.

Il PD, mi par di capire, spera nella politica del tanto peggio tanto meglio, la tipica politica di chi è disperato e non ha idee e quindi continua a sperare in una possibile alleanza tra 5 Stelle e PDL che vedo difficilmente realizzabile perché sarebbe un reciproco suicidio politico e né Salvini né Di Maio mi sembrano così sprovveduti; ma tutto è sempre possibile. L’unica ipotesi probabile sarebbe un accordo, su tre o quattro punti precisi da realizzare in tempi rapidissimi per poi ritornare velocemente alle elezioni che si tradurrebbero in una specie di ballottaggio indiretto, con risultati per me più che scontati.

Posso immaginare questo altro scenario: dopo il fallimento dell’incarico a Salvini e poi a Di Maio, la formazione di un vero governo tra ciò che rimane del PD, Forza Italia e Maroniani e Salviniani, purché possano salvare la faccia. D’altra parte Salvini ha votato l’attuale legge elettorale e ha comunque fatto alleanza con Berlusconi. A questo punto il governo potrebbe durare per l’intera legislatura perché avrebbe tutto il tempo di attingere, visto che la carne è sempre debole, dalla moltitudine dei nuovi eletti sia nel prato dei grillini che in quello di tutti i partiti minori. Se così fosse tra 5 anni troveremmo un Italia ancora più spaccata e non so se i 5 Stelle avranno ancora la forza di canalizzare tutta la rabbia lungo un percorso ancora fondamentalmente democratico. 

Il PD, in realtà, sperava di ottenere il 23/24% e FI si augurava di superare la Lega. Per mia fortuna, o per tua disgrazia, non è successo, e non avevo alcun dubbio su come sarebbero andate le cose.

Esiste anche un’ipotesi fantapolitica che riguarda Mattarella, perché se fossi in lui starei attento a chi mi porta il caffè al mattino. Ma fortunatamente siamo in Italia e non negli USA dove sappiamo come Johnson ottenne, senza essere eletto, la nomina a presidente.

Se questa mia analisi ti porta a credere che io pensi che il M5S sia la soluzione dei gravissimi problemi in cui versa l’Italia, ti sbagli di grosso, penso solo che possano rappresentare una possibilità e una speranza perché, se la speranza muore, allora veramente dovremmo preoccuparci, anche noi che siamo dei privilegiati.

Vorrei ricordarti che due giorni prima delle elezioni ti scrissi che la politica italiana si trovava a dover affrontare un profondo cambiamento culturale e tu mi hai segnalato un articolo di Repubblica che derideva questa analisi. Può darsi che l’analisi di Repubblica fosse giusta e io continui a pensare in modo errato, tuttavia non solo quello stesso giornale, ma tutti gli organi di informazioni ora dicono che il risultato elettorale ha dato inizio ad una nuova stagione politica, definendola addirittura una rivoluzione. Come sono volubili questi nostri giornalisti e questi nostri politici!

sabato 24 marzo 2018

Le parole che Roberto Fico ha pronunciato oggi nell'assumere l'incarico di Presidente della Camera dei Deputati

Signore deputate, signori deputati! Sono emozionato nel rivolgermi oggi, in quest’Aula, a tutti voi e a tutti i cittadini. Vi ringrazio per la fiducia che mi avete accordato con un incarico di così alta responsabilità. Onorerò il mio impegno con la massima imparzialità e il massimo rigore. Desidero innanzitutto rivolgere il saluto mio e di quest’Aula al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, garante degli equilibri e dei valori costituzionali. Valori che per essere affermati nella nostra Carta costituzionale hanno richiesto il sacrificio di tanti uomini e tante donne nella lotta contro il nazifascismo. Vogliamo ricordare quel sacrificio con particolare commozione oggi, nell’anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Rivolgo inoltre il mio saluto alla Presidente Laura Boldrini, che mi ha preceduto in questo importante incarico, al Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e al Presidente della Corte Costituzionale. Mi perdonerete se cercherò di esprimere con un breve cenno personale l’emozione di rivolgermi oggi a questa Assemblea. Il mio impegno di cittadino nella vita pubblica, condiviso con tante altre persone, ha avuto inizio dalla difesa del territorio e dei beni comuni. Negli anni, l’impegno è andato oltre la dimensione locale, e ha raggiunto una dimensione nazionale, rendendomi portavoce di tutti i cittadini, e oggi, ad avere la responsabilità di rappresentare quest’Assemblea. 
Non vi nascondo che, se ripenso a questo percorso, a come è nato e mi ha condotto su una strada inaspettata, la giornata di oggi assume un significato che mi tocca umanamente nel profondo. Ci troviamo nel luogo in cui si esprime la sovranità popolare. Il luogo della proposta, dell’ascolto e dell’analisi di scelte destinate a incidere sulle vite di milioni di persone. Sento personalmente questa grande responsabilità. Questo è il luogo dove il futuro può prendere forma e intendiamo costruirlo insieme, a partire da oggi, con l’unico interesse del bene collettivo, perché abbiamo il compito di servire un’intera nazione. Dobbiamo far sì che in quest’Aula i cittadini possano sentirsi rappresentati, vedendola come un punto di riferimento in cui tornare a riporre la propria fiducia. Ed è proprio ai cittadini che penso, quando invito tutti noi a riflettere sulla necessità che il Parlamento ritrovi la centralità che gli è garantita dalla Costituzione. Obiettivo determinante per affrontare non soltanto le sfide interne, ma anche per dare nuovo valore all’idea stessa di Europa e affrontare le grandi sfide globali della nostra epoca. 
La questione della centralità del Parlamento ha attraversato la storia costituzionale del nostro Paese con declinazioni e sfumature diverse. Vorrei provare a dirvi cos’è, per me, oggi, la centralità del Parlamento e come possiamo contribuire a riaffermarla ai nostri giorni, in un contesto in cui il rapporto tra potere legislativo e potere esecutivo continua a essere caratterizzato dall’abuso di strumenti che dovrebbero essere residuali, in cui poteri e competenze sono spesso trasferiti in altre sedi decisionali, in cui gli interessi sono frammentati e le leggi sono sempre più settoriali e tecniche. Dobbiamo impegnarci a difendere il Parlamento da chi cerca di influenzarne i tempi e le scelte a proprio vantaggio personale. 
Abbiamo provato tante volte la sensazione amara di essere esposti a pressioni esterne inaccettabili. La massima apertura e la costruzione di rapporti, anche all’esterno del Parlamento, sono un contributo fondamentale al processo democratico, ma voglio affermare con forza che le decisioni finali devono maturare solo e soltanto nelle Commissioni e nell’Aula, perché soltanto un lavoro indipendente può dare vita a leggi di qualità. Per questo motivo voglio affermare con decisione che non consentirò scorciatoie né forzature del dibattito. Un Parlamento centrale, per me, è un Parlamento di cui i cittadini possano fidarsi, e possono farlo perché sanno che qui è perseguito esclusivamente l’interesse generale, qui sono esaminate le loro proposte di legge, qui si realizza la volontà espressa attraverso i referendum, qui si deve intercettare lo spirito di cambiamento che anima l’Italia del 2018 e che i cittadini hanno espresso così chiaramente con il voto del 4 marzo. Le istituzioni sono assolutamente tenute a farsi carico della richiesta di cambiamento, se non vogliono diventare vuote e inaridirsi. L’intento di rinnovamento deve essere la linfa vitale di questa legislatura. Il rinnovamento ha un significato molto chiaro: cominciare a fare scelte che guardino al bene di tutti, e non solo di una piccola parte. 
Gli squilibri che in questi anni si sono creati, vanno riequilibrati. Per questo, è ora prioritario andare verso il superamento definitivo dei privilegi.  Il taglio ai costi della politica dev’essere uno dei principali obiettivi di questa legislatura. Sono profondamente convinto che si debbano e si possano razionalizzare i costi della Camera dei deputati, senza per questo tagliare i costi della democrazia. Qualcosa è stato fatto, ma c’è ancora tantissimo da fare. Occorre andare avanti, perché certi interventi, che ancora oggi qualcuno riduce a una mera questione di bilancio dello Stato, toccano in realtà due temi cruciali della nostra democrazia: - il rispetto per la cosa pubblica e - il rapporto di fiducia tra i cittadini e la più alta istituzione rappresentativa. Questa fiducia non si costruisce con proclami o dichiarazioni d’intento, ma solo attraverso l’esempio, le azioni concrete, le nostre scelte quotidiane, i voti che quest’Aula esprimerà. Dobbiamo aprire ancora di più quest’Aula ai cittadini, sia in senso fisico sia valorizzando gli istituti di democrazia diretta previsti dalla Costituzione. Per esempio, attraverso la previsione di tempi certi per l’esame delle proposte di legge di iniziativa popolare. Ma non solo. Penso a come le Camere - condividendo una riflessione avviata in altri ordinamenti - possano anche diventare luoghi per utilizzare le nuove tecnologie digitali a supporto del processo legislativo, per coinvolgere maggiormente le persone. Quello dell’innovazione è un tema su cui in questi anni si è fatto un lavoro significativo. A questo proposito, voglio esprimere un ringraziamento a tutto il personale dell’Amministrazione della Camera dei deputati, che è un modello di qualità nel panorama europeo. Bisogna continuare su questa strada. 
Le innovazioni devono andare di pari passo con altri importanti interventi che potrebbero essere realizzati nell’ambito di una riforma del Regolamento della Camera dei deputati. Perché è anche da qui che passa il miglioramento della qualità della vita di tutti. Si tratta di interventi a cui non possiamo sottrarci, anche alla luce delle recenti novità introdotte al Senato della Repubblica. In questo senso il mio impegno come Presidente della Camera sarà ispirato a tre princìpi: - garantire un alto livello qualitativo della discussione parlamentare; - garantire il rispetto di tutte le componenti, sia di maggioranza sia di opposizione; - interpretare lo spirito di cambiamento che i cittadini ci hanno espresso nelle ultime consultazioni elettorali. Consentitemi ora una riflessione di carattere più generale. Se il Parlamento deve essere luogo di analisi e di visione di lungo periodo, deve dare una risposta alle domande: Quale legislazione vogliamo produrre? Quali strumenti adottare e come usarli per governare i processi economici e sociali? È necessario porre fine a un modo di legiferare confuso, fatto di aggiustamenti continui, deroghe, estensioni, perché questo modo crea incertezza e diventa un danno per i cittadini e per la crescita del Paese. 
Mi piace immaginare il Parlamento come istituzione pensante, come istituzione culturale che si interroga su che cosa deve fare. Un Parlamento capace di esprimere una visione di Paese è un Parlamento che rispetta i cittadini e ispira così in loro il senso di appartenenza e di fiducia, nel futuro e nella classe politica. E quando i cittadini sentono che le loro richieste sono ascoltate, che è data una risposta ai loro bisogni, allora consolidano il loro essere comunità ed è in quel momento che si crea unione e coesione. Una comunità unita non può tollerare nessuna forma di illegalità, e non si rassegna di fronte alle ingiustizie, anzi, è capace di rispondere con determinazione, perché ha la forza che gli deriva dal sentirsi pienamente rappresentata e rispettata dalle istituzioni. Così, ogni richiesta di pizzo a un imprenditore non sarà più un attacco al singolo, ma a tutta la collettività. Ogni ragazzo che abbandona la scuola e sceglie la via dello spaccio o della violenza, sarà una sconfitta per tutti noi. Ogni individuo che non riesce a vivere un’esistenza dignitosa, sarà una vergogna e una responsabilità per tutti. È solo ritrovando lo spirito di essere comunità di cittadini, che possiamo recuperare il senso di Stato che vogliamo incarnare: portare equilibrio laddove ci sono squilibri, in modo che nessuno debba più sentirsi ai margini e tutti riescano a esprimere le proprie potenzialità. È dall’individuo che bisogna ripartire. 
Per questo motivo, voglio concludere con l’auspicio che in quest’Aula ciascuno di noi porti avanti il proprio impegno con la continua tensione al miglioramento, andando a superare persino l’espressione migliore di sé stesso. Perché sono fermamente convinto che la bontà di ciò che possiamo realizzare sia sempre frutto del valore umano che mettiamo nelle nostre azioni. Auguri di buon lavoro a tutti noi.

venerdì 9 marzo 2018

La Lettera che vorrei che Di Maio scrivesse a tutti i partiti

Post di Alessandro Pepe
E mi dispiace amici socialisti e comunisti, mi dispiace davvero, perché vi voglio bene e perché  nell'intimo, chi sano od insano di mente non sarebbe socialista.

Insomma mi dispiace dirvelo, ma è tutto merce.

È merce ciò che compriamo, è merce ciò che comunichiamo, è in vendita o è già stata comprata ogni idea, concetto, problema e soluzione. Sono in vendita esseri umani più o meno disperati che attraversano il mare, è in vendita ed è acquistabile chi li aiuta, è molto richiesto invece il prodotto di chi non li vuole, di chi non ha pietà nel vederli annegare. È in vendita a carissimo prezzo la paura ed anche la speranza (quella a prezzi scontati), in vendita sono i rifiuti tossici e non, ma poi un rifiuto in quanto tale credo che sia comunque tossico. E c'è sempre un compratore, per tutto, anche per la merda, basta solo ampliare il proprio orizzonte di mercato. È merce la mia indignazione, il mio risentimento, e si può acquistare su di un qualsiasi portale il proprio senso di inadeguatezza, la propria insoddisfazione. È un prodotto molto richiesto il sentirsi esclusi nella vita reale, ma inclusi in quella virtuale e si possono guadagnare molti soldi con un insulto, con una frase fuori luogo. Sono state poi svendute per poche lire, sì lire, le narrazioni, i racconti complessi, in cambio di slogan e frasi ad effetto. Ogni nostro pensiero inespresso è un piccolo grande potenziale capitale d'investimento. Se si trovano i canali giusti c'è sempre un acquirente per il tuo insulto, la tua frustrazione. È una questione, in fondo, di visualizzazioni, di flussi, di share e like. Qui non si tratta più di plusvalore, qui si va oltre la produzione ed il mercato delle cose. Benvenuti nel mercato totale. Perchè è in vendita anche questa serie di frasi, pronte ad immettersi nella corrente del web sperando che qualcuno le compri. 

Quindi, amici socialisti, mettetevi il cuore in pace, perchè siete merce anche voi oramai. E se pensate di rifugiarvi in qualche luogo sappiate che hanno comprato il logo del vostro piccolo partito e lo hanno messo nello stesso scaffale dei Comunisti Italiani e di Rifondazione Comunista, in verità tutti i loghi sono in vendita, anche NoLogo. E non potete scappare o fuggire perchè è stata già acquistata anche la vostra idea di esiliarvi in una fattoria biodinamica nelle colline toscane. E tutto ciò che fate o dite non esiste fuori dall'universo multidimesionale del mercato delle cose, dei pensieri, delle parole e delle persone. 

Quindi per favore, amici socialisti, non mi disturbate con le vostre chiacchiere inutili, che agitarsi non serve, sopratutto adesso che il centro commerciale è chiuso. 
C'è solo da star tranquilli qui sullo scaffale ed esporre il prezzo. 

E se si dimenticano di voi perchè siete scaduti allora vi metteranno in un magazzino, abbandonati, e qualcuno prima o poi verrà a prendervi per acquistarvi in blocco nel grande mercato dello smaltimento rifiuti.

E mi dispiace amici democratici, così vi chiamate? Mi dispiace che abbiate perso il vostro leader e mi auguro che ne compriate subito un altro come è giusto che sia in una democrazia che si rispetti. Mi dispiace che non si trovi soluzione di continuità alla vostra ormai trentennale crisi d'identità, al vostro sentirvi sempre in mezzo tra due secoli, tra due dottrine. Mi dispiace che i miei amici socialisti di cui sopra non possano esservi di alcun aiuto. Mi dispiace che la gente non abbia capito e apprezzato i vostri risultati, che non abbia compreso come siate riusciti a bloccare gli sbarchi degli immigrati lasciandoli morire a casa loro con le loro speranze ed ambizioni.
Mi dispiace che il fastidioso popolo ignorante non capisca quanto siate comprensivi e democratici, perchè e' analfabeta e non e' in grado di leggere la vostra superiorità intellettuale. Mi dispiace che i vostri vertici siano in continuo conflitto ed a rischio scissioni ed i vostri caporali, capobastoni e capataz non comprendano il valore della democrazia. Mi dispiace che le vostre alleanze non siano state capite e comprendo il malumore che gira per i vostri corridoi all'idea che nuove ed impossibili alleanze vi verranno richieste a breve. Mi dispiace che vi costringano a perdere il controllo in conferenza stampa, che vi obblighino alla pubblica gogna per colpa di qualche chiacchiera e di qualche distintivo. 

E mi dispiace amici di destra, perchè state dall'altra parte del fiume. Così è e sarà purtroppo perchè così mi è stato insegnato.

Mi dispiace amici fascisti, perchè lo so che in fondo ci tenete. Mi dispiace per il vostro esilio morale che vi ha costretto ad allearvi con mafie e malaffare perchè soli, senza nessuno aiuto, dovevate assistere allo sfascio (in tutti i sensi) del vostro grande senso dello Stato e del vostro orgoglio nazionale. 

Mi dispiace amici leghisti se vi hanno costretto a chiamarvi italiani, mi dispiace per le vostre paure, il vostro senso di insicurezza, la vostra indaeguatezza al mercato globale. Mi dispiace se abbiamo capito male, se vi abbiamo detto che eravate razzisti, egoisti, vigliacchi. 

E mi dispiace per te, sopratutto per te che ci tenevi, lo so che ci tenevi. Perchè noi siamo la tua famiglia e ti abbiamo tradito. Noi figli degeneri, che con la tua cultura, con la tua storia e con i tuoi racconti siamo cresciuti. Tu che con la televisione ci hai insegnato tutto quello che sappiamo. Mi dispiace se ti abbiamo voltato le spalle e sono rimasti con te solo pochi anziani, qualche opportunista e qualcuno che non poteva votare a sinistra. 

E mi dispiace per tutti voi per quel che sta accadendo. Mi dispiace per questo MoVimento che pare proprio una sintesi di tutte le mie colpe. Del mio mancato senso di appartenenza, della mia disillusione, della mia drogata gestione dei sistemi di interazione digitale, del mio inadeguato senso di inappartenenza ai gruppi del passato, della totale atrofizzazione alla partecipazione, ridotta ad una manciata di click e connessioni. Del mio senso del comune che vale solo se riguarda me, le mie esigenze e le mie frustrazioni. Mi dispiace se son sordo e mi giro solo se mi mandano affanculo. Mi dispiace se sto rischiando di dissolvere tutte le vostre ambizioni per colpa di un cortocircuito relazionale che ci ha lasciati orfani di tutto, di storie, emozioni, ricordi, ragioni. Un mondo multipolare dove tutto è possibile, ma niente accade, dove tutto è in vendita, dove tutto è legale perchè niente lo è, dove tutto è permesso perchè niente è concesso. E mi dispiace se dopo tutto questo confondo la destra con la sinistra.

Mi dispiace, veramente e con il cuore. Vi tendo le mie due mani, se le volete, sono pronto, con voi tutti a ricominciare da zero. Perchè se la colpa è di tutti allora alla fine non ha molto senso dire 'mi dispiace'.

Vi voglio bene, a tutti, indistintamente.