Post di Guglielmo Pepe
L'uso degli slogan è da sempre uno strumento di comunicazione semplice ed efficace, perché la ripetizione continua di una frase finisce per essere acquisita come vera e si trasforma in un assioma. Certamente ci sono slogan talmente poveri e falsi che difficilmente fanno presa su chi è dotato di un minimo di senso critico; ma ci sono altre espressioni, ripetute come dei mantra, che sono difficili da smascherare, anche da chi sia dotato di robusti strumenti culturali. Dico questo, perché mi è caduta l'attenzione su una frase che in questi giorni è ripetuta sempre con maggiore frequenza. La frase è la seguente: un problema complesso richiede soluzioni complesse. L'ho sentita pronunciare un po' da tutti, anche da persone di grande e autorevole cultura e di qualunque appartenenza politica. Se lo dicono tutti allora deve essere vero e anche io, come molti, l'ho accettata senza porvi troppa attenzione; poi, in me, è scattato un dubbio: è proprio vero che un problema complesso debba richiedere necessariamente soluzioni complesse?
L'uso degli slogan è da sempre uno strumento di comunicazione semplice ed efficace, perché la ripetizione continua di una frase finisce per essere acquisita come vera e si trasforma in un assioma. Certamente ci sono slogan talmente poveri e falsi che difficilmente fanno presa su chi è dotato di un minimo di senso critico; ma ci sono altre espressioni, ripetute come dei mantra, che sono difficili da smascherare, anche da chi sia dotato di robusti strumenti culturali. Dico questo, perché mi è caduta l'attenzione su una frase che in questi giorni è ripetuta sempre con maggiore frequenza. La frase è la seguente: un problema complesso richiede soluzioni complesse. L'ho sentita pronunciare un po' da tutti, anche da persone di grande e autorevole cultura e di qualunque appartenenza politica. Se lo dicono tutti allora deve essere vero e anche io, come molti, l'ho accettata senza porvi troppa attenzione; poi, in me, è scattato un dubbio: è proprio vero che un problema complesso debba richiedere necessariamente soluzioni complesse?
Partiamo da un esempio concreto: l'immigrazione. Ci sono politici rozzi, che forse hanno deciso di apparire tali, che ad un problema così complesso propongono soluzioni apparentemente semplici: come l'uso sistematico del respingimento. Chiunque sia dotato di un minimo di buon senso comprende come questa semplice soluzione, a parte l'aspetto umano, è cosa difficile e costosissima da realizzare a meno che non si decida di sparare a vista su chiunque si avvicinasse alle nostre frontiere e il problema si risolverebbe seduta stante. Chi mai sceglierebbe di andare verso una morte certa in un paese straniero? Se proprio devo morire, che avvenga nella mia casa. Sarebbe, inoltre, un modo semplice per aiutarli a casa loro. Ognuno desidera lasciare un segno nella storia, ma diverso è essere ricordati come Erode e diverso è passare alla storia come Alexander Fleming. Questo elementare esempio dimostrerebbe nei fatti che non esistono soluzioni semplici a problemi complessi a meno che non si voglia abbandonare ogni forma di umanità.
Cerchiamo di vedere la cosa da una diversa prospettiva. La società attuale, rispetto a quella dei primi del Novecento, è molto più articolata e complessa. I ceti sociali sono fortemente mescolati e parlare di classi sociali, nei termini delle culture politiche del Novecento, sembra non avere più rispondenza con la realtà e chi si ostina ad usare quella terminologia viene isolato dal contesto storico. Questo fatto evidenzia un altro mantra che è quello che afferma: le ideologie sono residui del passato. Il problema forse non è tanto l'inattualità delle ideologie quanto l'uso del loro vocabolario. Forse non esiste più la destra e la sinistra, non esistono più il fascismo e il comunismo, ma nessuno potrà negare che c'è differenza tra una cultura solidale ed una cultura che costruisce fili spinati attorno ai propri individualismi.
Partiamo quindi da questo dato: viviamo in una società complessa. In una simile società se cerchiamo di risolvere una specifica ingiustizia rischiamo di crearne un'altra anche più grave e questa situazione porta chi ci governa, pur concedendo loro la buona fede, a commettere gravi errori. Porto questo esempio: immaginiamo di riuscire a ridurre drasticamente le morti premature di milioni di bambini affetti da malattie che nelle società avanzate sono ormai totalmente debellate. Così facendo non aumenterebbero in modo esponenziale le morti per mancanza di cibo? Questo è un ulteriore dato che conferma l'assunto di base.
Tuttavia una società complessa nasce da una società semplice e questo vale anche per i problemi che in essa si generano. Possiamo quindi trovarci di fronte a società complesse con problemi complessi e a società semplici con problemi semplici. Questo stato di cose ci permette, tuttavia, di analizzare i fenomeni risalendo la corrente della complessità sia della società sia dei problemi che quella società ha prodotto e allora ci troveremmo a confrontare due semplicità. In matematica questa operazione si chiama riduzione ai minimi termini di una espressione algebrica così da renderne più semplice la soluzione. Ma procediamo oltre.
Verso i primi del Novecento, l'Europa viveva una situazione di estremo disagio; fatto che ci ha portato a due terribili guerre e a due potenti dittature. Il nazismo e il fascismo. Non prendo in esame la rivoluzione bolscevica perché non è utile ai fini del ragionamento che voglio sviluppare. L'Italia e la Germania, prima di essere dirette da dittature, avevano governi parlamentari democratici e complessi che non riuscivano a dare risposte adeguate alle esigenze crescenti dei loro cittadini. In queste nazioni hanno avuto buon gioco chi si presentava come salvatore della patria. Costoro decisero di semplificare le cose mettendo tutto il potere nelle mani di pochi. Per raggiungere questo risultato attuarono quello che oggi si chiama: colpo di Stato. Cosa ben differente da una rivoluzione, anche se i risultati possono essere molto simili, ma non è questo ciò che serve allo sviluppo del mio pensiero. Un colpo di Stato è una presa del potere delle istituzioni democratiche da parte di pochi per poi promulgare leggi che autorizzino l'eliminazione anche fisica, degli oppositori e rendere sterile ogni terreno che possa alimentare qualunque forma di dissenso. Un colpo di Stato è diverso da una rivoluzione, perché è un'azione condotta da pochi, mentre la popolazione sta a guardare. Una rivoluzione richiede, invece, la partecipazione di una consistente parte del corpo sociale. Vediamo quindi che un colpo di Stato è un modo semplice per mutare un sistema complesso e ciò rende incerto l'assunto dal quale siamo partiti. Ma questo non è certamente un bel quadro.
Oggi molti politologi fanno un parallelo tra la situazione economica della prima metà del Novecento con quella di oggi e così, a seconda delle loro radici culturali, auspicano o temono scenari disastrosi. Tuttavia la storia, pur ripetendosi, si sviluppa secondo percorsi differenti e così avviene che quegli esperti, schiavi della loro stessa esperienza, sbaglino quasi sempre le loro previsioni.
Quando si mette in parallelo un periodo storico del passato con uno attuale è necessario mettere in luce le somiglianze, ma soprattutto le differenze. Le somiglianze tra la fase pre bellica della seconda guerra mondiale e l'attuale situazione di squilibrio economico e di confusione politica è cosa abbastanza evidente. Ciò che invece non è altrettanto chiaro sono le differenze e, per differenze, intendo quelle strutturali. Mi spingo, quindi, ad evidenziare quella che mi sembra la più importante. L'Europa nel suo complesso è un'insieme di Stati nei quali si sono fortemente consolidati i principi democratici in misura decisamente maggiore di quanto lo fossero nella prima metà del Novecento. Questa è, secondo me, la differenza più importante dalla quale occorre partire. Infatti in una democrazia matura, chi vuole prendere il potere, se vuole riuscire nel suo intento, non usa la strada, ormai obsoleta, del colpo di stato (vedi Gelli fase 1 e Gelli fase 2, prima e dopo la caduta del muro di Berlino). Certamente, prima del crollo di quel muro, quella via era ancora possibile, perché sostenuta da potenti interessi stranieri (vedi colpo di Stato in Grecia in Cile e in Argentina). La presa del potere, nei paesi con democrazia matura, deve e può attuarsi attraverso il consenso, quindi attraverso “libere” elezioni. Questo processo è l'inverso rispetto alla tradizionale presa del potere che si raggiungeva con il colpo di Stato. Oggi, prima si conquistano “democraticamente” le istituzioni e poi si mutano le leggi secondo i propri interessi. In passato il percorso era rovesciato. Mi sembra inutile segnalare che questo processo incruento si sta attuando in pieno, soprattutto in Italia, ma sappiamo che l'Italia è sempre stata ispiratrice negativa e positiva verso il resto del mondo (vedi il rapporto tra Mussolini e Hitler e tra Fermi e Hoppenheimer).
Abbiamo visto come le moderne democrazie richiedano una diversa tattica per attuare la presa del potere da parte di pochi per gli interessi di pochi. È forse inevitabile che la presa del potere di molti per gli interessi di molti debba passare attraverso una sanguinosa rivoluzione, oppure questo cambio di scenario ci può indicare una strada meno cruenta come meno cruento si prospetta un colpo di Stato all'interno di una democrazia matura?
È pensabile che una forza sana e totalmente scollegata dalle complessità e dalle pastoie politiche possa ottenere la maggioranza in modo democratico e possa costruire una società che sia guidata da semplici e sani principi, senza scendere a compromessi infettanti? Non sarebbe questa una rivoluzione incruenta?
Io me lo auguro, perché penso che oggi esistano le condizioni affinché ciò possa accadere, ben consapevole che non è affatto detto che un fertile terreno sia sufficiente allo sviluppo di una buona pianta. Ecco che si prospetterebbe un modo semplice per risolvere un problema complesso. Naturalmente ogni riferimento al M5S non è puramente casuale.
Tutto ciò non esclude affatto che si debba abbassare la guardia per evitare che le antiche e terribili abitudini possano ripresentarsi.
Auguri di buone feste a tutti