Nel corso di questo dibattito mediatico, su questo argomento, ho postato il link relativo ad un articolo apparso su di un quotidiano nazionale, non perché sia particolarmente affezionato ad esso, ma perché, durante questo lungo periodo di assenza di politica (vera) mi è parso piuttosto indipendente nella rappresentazione dei fatti e delle responsabilità, nonostante che il perseguimento della ”pura” indipendenza sia un’attività complessa e, probabilmente, irrealizzabile.
L’articolo di cui sopra è il seguente: "L’Italia e i fondi europei per la ricerca "– da cui estraggo questo passaggio:
“Tra le varie cose che si potrebbero dire in merito ne cito una sola: l’Italia ha la metà degli addetti alla ricerca della Francia e un terzo di quelli della Germania in rapporto alla popolazione (dati della World Bank), come ho già avuto occasione di riferire in un post precedente.
Se si tiene conto di questo punto, il dato del Ministro Profumo assume un preciso significato: l’Italia finanzia la ricerca Europea in proporzione al PIL e riceve indietro finanziamenti dall’Europa in proporzione al numero di ricercatori che ha. Per riottenere il 100% di quanto l’Italia versa all’Europa, ciascun ricercatore italiano dovrebbe ottenere in media il doppio dei finanziamenti che ricevono i suoi colleghi francesi o tedeschi. La situazione reale è peggiore di come esce dalle nude cifre: poiché la grande maggioranza degli addetti alla ricerca in tutti i paesi europei lavora nelle Università, averne la metà degli altri in rapporto alla popolazione implica che i ricercatori italiani siano anche più gravati di obblighi didattici dei loro colleghi stranieri ed abbiano quindi meno tempo da dedicare alla ricerca.”
… ma, per capire di più è necessario leggere tutto l’articolo ed andare oltre, a un altro articolo, il cui titolo già è rivelatore di un aspetto fondamentale – Chi valuta i valutatori? – e da cui estraggo questo passaggio:
“Nel Regno Unito, dopo un’approfondita indagine svolta tra il 2008 e il 2009, l’agenzia di valutazione ha escluso che si potessero usare indicatori bibliometrici per giudicare in modo automatico le pubblicazioni scientifiche. L’Anvur, senza aver svolto alcun’indagine, userà gli indicatori bibliometrici secondo regole improvvisate per l’occasione e scientificamente discutibili. In Australia avevano lavorato dal 2008 al 2010 per classificare le riviste scientifiche, ma nel 2011 hanno abbandonato questa tecnica riconoscendone i potenziali danni. L’Anvur, ignorando il precedente australiano, ha classificato le riviste in meno di tre mesi, con risultati affrettati e talora palesemente assurdi.”
Leggendo l'articolo appaiono spesso delle parole che, se cliccate, rimandano ad altri argomenti, come in un gioco di scatole cinesi, tipiche di letture nel web, ma che in questo caso stanno a significare della complessità di un argomento, inaspettata per chi scrive. Faccio un esempio, leggendo l’ultima frase del quarto capoverso: “Le voci di protesta ci sono (vedi ad esempio qui e qui) ma non sembrano scalfire il manovratore.”
Ho cliccato il primo qui… e si è aperto quest’altro argomento: “Sulla retorica della valutazione”. Ma se avessi cliccato il secondo qui… si sarebbe aperto: "Return on Academic ReSearch o ROARS"… in una sorta di gioco infinito, come senza fine parrebbe questo argomento.
Quindi se qualcuno all’interno dei due schieramenti pensa di avere la verità in tasca, forse, non racconta la verità; naturalmente Egli ritiene, nel mentre si adopera con passione in tale esercizio, di essere sincero e, forse, lo è, ma comunque sta raccontando la Sua verità, cioè, un punto di vista – autorevole – ma pur sempre parziale. Poi ne arriva un altro con un altro punto di vista e riprende da capo e, pure Lui è sincero, ma la VERITA’ dove sarà?
paolohttp://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/18/litalia-fondi-europei-ricerca/233526/ http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04/06/valuta-valutatori/202697/
sul terremoto recente in Emilia e decisamente in-topic:
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=hnKOLJEJBWc&feature=g-all-u
@Red5goahead
RispondiEliminama che previsione è una previsione che include mezza Italia e che non dice neppure la settimana in cui si verifica? Qualche giorno fa c'è stato un terremoto in Calabria...come mai non è nella cartina?
Che si possano fare previsioni molto molto genearli è chiaro, il vero punto sarebbe sapere se servano o meno. L'ho già detto, il meteo lo conosciamo con precisione eppure non riusciamo ad evitare i morti per il maltempo! Prevenzione, prevenzione , prevenzione!!!!! La sola soluzione!
Immaginate una previsione che dica : -forse nell'autunno 2013 ci sarà un forte terremoto a Milano... Cosa succederebbe? Immaginate lo scenario... Catastrofe!
RispondiEliminaL'Italia è sismica tutta, forse si salva la Sardegna e sottolineo forse... Dobbiamo far finta che il terromoto ci sia domani ed agire. Punto.
@Sandro75
RispondiEliminala pesno come te, visto che non possiamo prevedere questi eventi con sufficiente sicurezza e precisione correremmo il rischio di troppi falsi allarmi.
Alla fine poi, di falso allarme in falso, allarme la gente smetterebbe anche di considerarli e quindi diventerebbero assolutamente inutili.
@sandro75k
RispondiEliminaIo intendevo sottolineare come anche in questo particolare ambito scientifico ci sia la solita avversione alle novità .
Entrando poi nel dettaglio una carta di distribuzione dei terremoti che escluda ad oggi buona parte dell'Italia meridionale è perlomeno sorprendente.
Aggiungo, per chi avesse voglia di approfondire, due link postati ieri da altri “amici” del blog; il primo di Riccardo Iacona è un video inchiesta, ormai, introvabile, forse, perché pericolosamente esaustivo?! … e, comunque realizzato, con molta passione e professionalità, da un “vero” giornalista.
RispondiEliminaIl secondo fornisce altri dati, opinioni, aspetti dello stesso problema:
http://video.google.com/videoplay?docid=-6518779854944519929#
http://www.ilcorsaro.info/saperi/601-la-pericolosa-farsa-del-ddl-sul-merito
... e, comunque quando si finisce di leggere l'articolo del 2° link, vien quasi naturale tornare col pensiero alle dichiarazioni del Capo danese di Farina, del 1° filmato; poi dopo un'attimo di riflessione, mi rendo conto che il disagio provato mentre leggevo o guardavo, ora si trasforma a rabbia, impotenza ed allora mi assale - forte - un desiderio di urlare: andate tutti a fare in cul............................!!!!!!!!!!!!!
RispondiElimina[...]L’Anvur si rivela ogni giorno di più essere un’agenzia burocratica e centralistica nominata da un potere politico screditato (governo Berlusconi, ministro Gelmini e suoi consulenti ancora in auge con il ministro Profumo) per condizionarela politica universitaria e della ricerca di questo paese secondo i disegni di chi ha già imposto una riforma farriginosa e maldestra.
RispondiEliminaMa ormai la situazione politica sta cambiando rapidamente (anzi, è già cambiata) e senza una legittimazione politica l’intero ruolo dell’ Anvur deve essere rimesso in discussione.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/15/vuole-valutare-ricerca/229763/#.T7IQ2mqjDyU.blogger
http://www.lincei.it/files/dichiarazioni/Mozione_Anvur_20-4-2012.pdf
RispondiEliminaMa non vi sembra che vi sia un aumento del numero dei terremoti in Italia... per fortuna accompagnato da una diminuzione della mortalità?
RispondiEliminaComunque quelli edifici si potevano puntellare dall'interno con strutture in legno tenuti da giunti d'acciaio, e dall'esterno imbracate con pannelli in legno (dipinto color mattone), imbullonate alla struttura interna e legate con cavi d'acciaio... COMUNITA' EUROPEA: DOVE SEI?
Per quanto riguarda i capannoni... ho visto veramente delle strutture PESSIMAMENTE MAL PROGETTATE... ma quelle belle volte emi-tubolari in acciaio che si usavano una volta nelle caserme... non si potrebbero fare giganti?
Laureate in aumento, poche ricercatrici. L’Ocse: sono una fonte di talenti non utilizzata.
RispondiElimina[...]Eppure proprio Marie Curie apriva il blasonato elenco di Stoccolma nel 1903 con la medaglia per la fisica alla quale aggiungeva nel 1911 una seconda per la chimica: due Nobel alla stessa persona, una rarissima eccezione nella storia scientifica. Dopo oltre un secolo la presenza femminile è ancora troppo contenuta.
http://www.corriere.it/cronache/08_marzo_06/caprara_scienza_assedio_delle_donne_3ea9ec4a-eb4e-11dc-b37c-0003ba99c667.shtml
Ma, quello precedente era un articolo del 2008 - del Corriere della Sera - ma, in questi giorni l'Unità titolava:
RispondiEliminaPerché ancora così poche donne nella scienza?
[...] È quanto emerge dallo studio pubblicato nel 2012 a conclusione del progetto europeo volto ad analizzare il rapporto tra genere e ricerca scientifica, Meta-analysis of gender and science research. Il progetto, parte del Settimo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico, ha evidenziato che la presenza femminile nella ricerca scientifica resta minoritaria: solo il 30 percento di donne tra i ricercatori nell’Unione Europea. Si conferma anche la progressiva riduzione del numero di donne man mano che si sale nel percorso professionale: mentre la proporzione di studentesse e laureate supera il 50 percento del totale, la percentuale di donne va diminuendo quando si considerano posizioni più avanzate nella carriera scientifica. In Europa, si conta solo il 18 percento di donne tra i professori di più alta fascia, e le donne a capo di istituti scientifici rappresentano soltanto il 13 percento del totale. Un dato simile emerge quando si osservano i vertici di comitati e commissioni scientifiche, dove la percentuale femminile supera di poco il 20 percento.
Donne invisibili: il precariato nel settore scientifico nazionale di Alessandra Servidori Il
RispondiElimina[...]Nei settori della scienza e della tecnologia si rileva che la presenza femminile supera il 50% solo nelle scienze biologiche, scende al 33% nelle scienze fisiche, al 31.6% in matematica e statistica e si attesta a solo il 18.6% nell’informatica e al 17.1% in ingegneria (fonte MIUR).
[...]Nei settori tecnico-scientifici, meno di 1 professore su 10 è donna6. L’impossibilità per le donne di arrivare a occupare i vertici delle istituzioni scientifiche rimane uno dei problemi di maggior gravità.
http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/A2E3A8E6-F8A6-4304-95C7-7C1C045EACD0/0/Interventoenea_MB.pdf
THE END
RispondiEliminaConcludo questo mio “svolazzo” attorno al difficile argomento della RICERCA, con un’espressione che usai nella mia introduzione, a questo argomento, non sapendo che Eugenio Di Rienzo e Francesco Lefebvre d’Ovidio l’avevano già usata a conclusione del lungo ed esaustivo articolo:
[…]in una franca e aperta discussione, dove, però nessuno deve pretendere di detenere in regime di monopolio esclusivo la verità rivelata.
… tratto da : Valutare la valutazione. Qualità della ricerca scientifica e «scientometria»
Pone seram, cohibe, sed quis custodiet ipsos custodes?
Cauta est et ab illis incipit uxor
Giovenale
http://www.nuovarivistastorica.it/?p=3589
Ecco cosa scrivono, in NUOVA RIVISTA STORICA, gli Autori del lungo saggio di cui post precedente, a proposito delle tanto decantate BANCHE DATI:
RispondiEliminaI comitati di redazione e i comitati di revisori esterni (peer reviewers), anonimi, delle riviste e delle collane editoriali sono scelti a insindacabile giudizio dell’editore, del direttore responsabile, o del proprietario della casa libraria. Quale garanzia può essere fornita sul rigore scientifico di tali comitati dal fatto che li abbia scelti l’editore o l’azionista della casa editrice rispetto alle commissioni di concorso? Queste ultime, quanto meno, devono pubblicare i propri giudizi motivati, esponendosi essi stessi a un giudizio negativo quando non sono in grado di addurre motivazioni adeguate per le proprie scelte. Nessuna collana libraria e nessun comitato editoriale (o peer review) di una rivista scientifica rende universalmente pubblici i criteri e le motivazioni in base ai quali una monografia o un articolo scientifico è stato accettato o respinto. Il giudizio favorevole o sfavorevole deve essere comunicato solo all’autore del prodotto e conservato per essere messo a diposizione di un’eventuale ispezione da parte di un organismo di controllo che, almeno per il momento, non sembra che l’Anvur abbia né individuato né designato. Un autore, i cui lavori siano respinti, non può, tuttavia, opporre ricorso contro questa valutazione, come almeno fino ad ora è accaduto, invece, nelle valutazioni comparative per l’accesso all’insegnamento universitario o per il passaggio da una fascia inferiore a una superiore della carriera accademica. Infine l’anonimato di un valutatore lungi dal costituire un fattore di oggettività può produrre proprio l’effetto contrario. Il “valutatore senza volto”, che può essere anche portatore di logiche dettate da interessi economici, dalla gelosia professionale, dall’invidia, dal pregiudizio politico, ideologico, religioso, razziale, sfugge, infatti, al controllo della comunità scientifica nazionale e internazionale che sono il “giudice naturale” chiamato a esprimersi sulla validità di un prodotto scientifico e a vigilare sulla correttezza deontologica dell’attore della valutazione[7]. Insomma, anche e soprattutto in questo caso, vale l’antico adagio di Giovenale:
Pone seram, cohibe, sed quis custodiet ipsos custodes?
Cauta est et ab illis incipit uxor
LA GUERRA E' APPENA INIZIATA ... come avevo ipotizzato!
RispondiEliminaQuindi, caro Ing. Francesco Profumo, faccia attenzione alle avvertenze sulla scatola "ISTRUZIONE" … c’era scritto maneggiare con cura!
Il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo è incappato, probabilmente anche lui a sua insaputa, in una brutta storia, quella che ieri il Sole 14 Ore aveva battezzato “la controriforma” dell’Università e oggi, in risposta all’attacco del quotidiano degli industriali, ha trovato la strada per una mega intervista su Repubblica, che il quotidiano ha ritenuto degna del titolo principale della prima pagina.
[…] Profumo deve possedere una smisurata consapevolezza del suo io e sa scegliere bene gli interlocutori. Se c’è una tavola rotonda per quanto insignificante a Torino, sua città d’adozione, ci vola, ma se c’è l’inaugurazione dell’anno accademico a Genova, lui che è di Savona, fa dire all’ultimo momento che non può. Se poi lo invitano a Napoli, manda un attendente a leggere il Verbo, ma lui non ci va “per motivi istituzionali”.
Ma con il mondo degli industriali non si scherza. E quando da quella parte arriva l’accusa che con la riforma da lui avviata Profumo smantella una delle cose buone fatte dalla Gelmini e rischia invece di riportare i concorsi sotto la tutela delle *camarille nepotistiche locali, ovviamente nasce la necessità di replicare e la scelta di Repubblica è accorta. Anche se si tratta di un rehash di cose che al Ministero si tramandano da generazioni, Repubblica ci apre il giornale: “Scuole e atenei, ecco la riforma: Così premieremo i migliori tra studenti e docenti. Sconti fiscali ai ragazzi più meritevoli, ma solo se meno abbienti”. Ci si chiede che sconti fiscali si possano elargire ai meno abbienti, che, in quanto tali, forse le tasse non le pagano nemmeno. Una volta c’erano delle solide, per quanto insufficienti, borse di studio, ma qualche ondata post ’68 le ha rimosse perché non di sinistra.
http://www.blitzquotidiano.it/rassegna-stampa/universita-scandalo-concorsi-2-giugno-1255589/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+blitzquotidiano+%28Blitzquotidiano%29
*camarille nepotistiche = “Scelti in casa, nel chiuso dei singoli atenei e dei relativi intrallazzi, da commissioni composte da cinque membri. Uno di questi sarà nominato dal rettore, non si sa bene in base a quale logica e merito”.
Decreto sul merito, piovono critiche e Profumo rinvia.
[…] L'ex ministra Gelmini accusa invece Pantaleo di «classismo rovesciato» poiché non valorizzare il merito in nome delle «vecchie idee egualitarie» è una ricetta nemica dell'eccellenza. Uno scontro da manuale tra l'idea della giustizia sociale e quella dell'individualismo competitivo. A quest'ultimo sembra però sfuggire la controrivoluzione prospettata da Profumo che fa di necessità, virtù.
http://www.ilmanifesto.it/area-abbonati/in-edicola/manip2n1/20120601/manip2pg/06/manip2pz/323609/
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RispondiElimina... chiedo scusa l'ho preaparato e poi non l'ho postato:
RispondiEliminaAntonella in questo “Argomento” sto trattando la vicenda RICERCA in generale, ma questa indagine porta inevitabilmente alla vicenda Carpintieri, quindi alla petizione che ormai occupa, anche , le pagine dei maggiori quotidiani.
Per cui chi volesse capire cosa sta avvenendo deve esaminare la vicenda senza paraocchi e possibilmente con visione - almeno a 270° - ed osservare la lotta di potere in atto, per occupare quelle poltrone che il declino del PDL - LEGA e l’ascesa del PD ed altro ha inevitabilmente determinato; apparentemente si lotta per la RICERCA, nella realtà si combatte per il potere politico, quindi per quello economico.
Anche il Fatto ieri titolava:
Seicento scienziati contro il piezonucleare, l’atomo “pulito” targato Pdl
[…] A fronte di quest’intensa attività di alleanze il piezonucleare non sembra però aver concretizzano finanziamenti importanti. Ma qualcosa sta cambiando. Al convegno di Torino del 4 maggio Carpinteri ha infatti parlato di “fenomeni nucleari finora considerati ‘clandestini’ su cui si sta aprendo una nuova fase di ricerca”. Dove? All’Inrim, l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica di Torino. Perciò i ricercatori dell’istituto sono in rivolta. Non sono d’accordo con l’inserimento del piezonucleare nel Piano Triennale d’attività perché temono così di sprecare risorse pubbliche su un discutibile progetto di ricerca che metterebbe a repentaglio anche il prestigio dell’Istituto.
Un rischio che pare sempre più concreto. Fabio Cardone compare infatti nella coppia di nomi che il nuovo responsabile del Miur, il ministro Francesco Profumo, avrebbe indicato al presidente dell’Inrim Carpinteri come possibile coordinatore del consiglio scientifico dell’Istituto. Con il suo arrivo la “scalata” dei piezonuclearisti all’Istituto diventerebbe ancora più evidente. Un rischio contro cui gli scienziati italiani hanno lanciato un accorato appello.
paolo
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RispondiElimina@paolo: gia' segnalato, riprovo e ribadisco che pure i commenti andrebbero letti:
RispondiEliminahttp://battiston-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/05/17/frodando-e-rifrodando/
Barney
@Barney
Eliminaveramente se tu leggessi tutto l'argomento trattato capiresti il motivo di questa ricerca, che va ben oltre un articolo che conoscevo.
Comunque, tu sei in debito di una risposta, se proprio insisti:
Impressione o realtà?
sicuramente la prima, ma...
post del 2 giugno 2012 - ore 07:29
paolo
Posso fare una domanda da Vispa Teresa?
RispondiEliminaQualcuno mi sa fare un elenco di invenzioni fatte dai ricercatori statali nell'ultimo secolo?