Credo che non si parli mai abbastanza del dramma dei popoli che, sempre più, fuggono dalle nazioni povere africane, dove si muore di fame e sete, per tentare la sorte in Europa e rischiare la vita per arrivarci. Se ne parla meno di quel che si dovrebbe e, soprattutto, non si agisce come il rispetto che i diritti umani imporrebbe: i governi occidentali reagiscono al fenomeno epocale delle migrazioni dal sul al nord del mondo in primis irrigidendo drasticamente le politiche di accoglienza e regolarizzazione dei clandestini.
In questo post propongo un itinerario di spunti di riflessione su questi temi, che parte dai versi di Mare Crudele (Mar Cruel), del poeta uruguayano Mario Benedetti (autore della famosissima Non ti arrendere) ; prosegue con l'ascolto della canzone I figli della fame (Los hijos del hambre), del gruppo spagnolo Canteca de Macao; incontra la mostra fotografica di Juan Medina (fotografo naturalizzato spagnolo di origine argentina, dell'Agenzia Reuters), premio Fotopress 2005, mostra in cui era presente la poesia di Benedetti (e le cui foto accompagnano il video della canzone dei Canteca de Macao). E chi avrà pazienza di seguire l'intero itinerario, vedrà che si conclude in Italia, con un'altra canzone.
MARE CRUDELE (di Mario Benedetti)Io qui spezzo una lancia in favore dei discriminatiquelli che non si vedono mai o poche voltei poveri pappagallini dell'oblioche pure hanno tanta memoria.Se quarantamila bambini periscono quotidianamentenel purgatorio della fame e della sete,se la tortura dei loro poveri corpisvilisce una a una le loro anime,e se il potere si compiace delle proprie quaranteneo se i poveri in cannadiventano ogni volta meno importanti e più poveri,allora già è parecchio gravese un solo uomoo una sola donnacontemplano distratti l'orizzonte neutro,ma è addirittura atroce,semplicemente atroce,se è tutta l'umanitàa mostrare indifferenza.MAR CRUELYo aquí rompo una lanza por los discriminados,los que nunca o pocas veces comparecen,los pobres pajaritos del olvido,que también están llenos de memoria.Si cuarenta mil niños sucumben diariamenteen el purgatorio del hambre y de la sed,si la tortura de los pobres cuerposenvilece una a una las almas,y si el poder se ufana de sus cuarentenaso si los pobres de solemnidadson cada vez menos solemnes y más pobres,ya es bastante graveque un solo hombreo una sola mujercontemplen distraídos el horizonte neutro,pero en cambio es atroz,sencillamente atroz,si es la humanidadla que se encoge de hombros.
Questa è la traduzione del testo con cui si apre il video:
Serva questo progetto [ndr. la mostra fotografica "Mar Cruel"] da umile tributo a tutte quelle persone che lottano per conseguire una vita migliore e più giusta, persone che s'imbarcano per un viaggio tragico e disperato in cerca di un futuro decoroso per sé e le loro famiglie. Secondo il Progetto Fame delle Nazioni Unite all'incirca 24.000 persone muoiono ogni giorno per cause collegate alla malnutrizione. Circa il 75% dei defunti sono bimbi di meno di cinque mesi. Circa 800 milioni di persone nel mondo soffrono la fame e denutrizione, una quantità grossomodo 100 volte superiore al numero di persone che effettivamente muoiono per questi motivi ogni anno. I Paesi dell'Unione Europea (la Spagna più di tutti) investono migliaia di milioni all'anno per evitare che [quelle persone] oltrepassino le frontiere e perché siano rimpatriate; autorevoli studi dimostrano che con tale quantità di denaro si potrebbe rifornire l'intera Africa di acqua e medicinali.
I FIGLI DELLA FAMECon lo sguardo perso (1) in questi occhi di orbite scavatemi si vedono le costole, devo vivere giorno per giorno.E tu, preoccupato di come dimagrirepensando tutto il giorno a quei chili di troppo,siediti un momento e mettiti a pensarea come vivono e muoiono gli altri.Per poter vivere devo rischiare di moriremi resta ancora la speranza di poter restare qui.Le mie illusioni navigano in un freddo mare cobalto,scappare dalla povertà, finalmente, finalmente, finalmente!E se vale la pena c'è da attraversare il mare su una patera (2)che va a naufragare prima di arrivare a Gibilterra.Mi spaventa la povertà, vade retro.Ci togli il lavoro e ci porti la drogadiamo istruzione ai tuoi figli e loro ci ruberanno il pane,domani comanderai tu.
E spegni il televisore e tutto torna a essere vero
le cose che hai visto ti si dimenticanoguerre, fame e precarietà...La tua coscienza tace e lasci correre!...
Allora si spengono tutte le luci del quartiere
e la gente dorme e non pensa
a quelli che perdono la vita ogni giorno.
Con lo sguardo perso, in questi occhi di orbite scavatemi si vedono le costole, devo vivere giorno per giorno.(1)ho tradotto perdìa come se fosse perdida, perché non riesco a capire il senso del verbo alla prima persona dell'indicativo imperfetto in quel punto: perdevo con lo sguardo?)
(2) parola spagnola che indica un tipo di barca, utilizzata negli ultimi tempi nel tentativo di entrare clandestinamente in Spagna dall'Africa.
LOS HIJOS DEL HAMBRE
Con la mirada perdía, en esos ojos de cuencas vacías
se me notan las costillas, debo vivir el día a día.
Y tú preocupado por cómo adelgazar,
pensando todo el día en esos kilitos de más.
Siéntate un ratito y ponte a pensar
en cómo viven y mueren los demás.
Pa' poder vivir debo arriesgarme a morir,
aún me queda la esperanza de poder seguir aquí.
Navegan mis ilusiones en un frío mar añil,
escapar de la pobreza, ¡Por fin, por fin, por fin! [x2]
Y si merece la pena hay cruzar en una patera
que va a naufragar antes de llegar a Gibraltar.
Me asusta la pobreza, vete de aquí.
Nos quitas el trabajo y nos traes de fumar,
educamos a tus hijos pa' que roben el pan,
el día de mañana nos vas a gobernar.
Y apaga el televisor y todo vuelve a ser real,
las cosas que has visto se te van a olvidar:
guerras, hambre y precariedad...
¡Calla tu conciencia y déjate llevar!... [x2]
Entonces se apagan todas las luces del barrio
y la gente duerme y no piensa
en los que pierden su vida a diario.
Con la mirada perdía, en esos ojos de cuencas vacíasse me notan las costillas, debo vivir el día a día.
All'inizio degli anni '90, in Italia l'immigrazione extracomunitaria proveniva soprattutto da est: l'emergenza in particolare era conclamata dal flusso continuo di sbarchi dei clandestini albanesi sulle coste adriatiche. Nel 2010 la maggior parte dei figli di quei profughi sono perfettamente integrati, sono nostri concittadini, così come un tempo diventarono Statunitensi o Argentini o Australiani gli Italiani emigrati in cerca di fortuna. In virtù del mio lavoro, incontro tanti giovani, figlie e figli di genitori fuggiti 20 anni da dall'Albania, che hanno conseguito un impeccabile percorso scolastico e sono capaci di parlare l'italiano - rispettando pronuncia, congiuntivi, consecutio temporum ecc. - meglio di tanti che si vantano di saper parlare la lingua di Dante da fior di generazioni o ricoprono persino ruoli istituzionali. Pensate quanto sarebbe più "povero" oggi il nostro Paese, se i governi degli anni '90 avessero usato nei confronti dei profughi albanesi la politica adottata adesso, con tanto di fanfare e proclami, contro i profughi che arrivano dal Nord-Africa...
Per vivere è sufficiente che in petto ci batta un muscolo cardiaco, ma le persone migliori sono quelle che hanno un Cuore.
La storia la facciamo noi, col nostro voto e col nostro consenso...
Avevo 12 anni quando sentii per la prima volta la parola "boat people". La pronunciò il nostro insegnante presentandoci quello che poi sarebbe diventato un mio carissimo amico: un ragazzo cinese che lasciò il suo paese su una nave strapiena di persone che fuggivano dalle torture del regime comunista. Erano i primi anni ottanta. Lasciò i genitori in Cina. Passò molte traversie fino ad arrivare a noi. Era, è, un essere umano - questo va ricordato. Impariamo a non etichettarli altrimenti. Questi sulle navi sono esseri umani e vanno accolti come tali.
RispondiEliminaGià, è semplicemente come dici tu: sono esseri umani e vanno accolti come tali. È sconfortante trovarsi a vivere in una società dove molti lo mettono in discussione, e pure vantandosene invece che vergognarsene. Ahimè ogni popolo ha i governanti che si merita e l'Italia è diventata di ciò un esempio drammatico.
RispondiEliminaIl fatto è che spesso non siamo attrezzati per accoglierli. Nella mia città ad esempio ad eccezione di una struttura di volontariato non c'è altro.
RispondiEliminaChi arriva finisce direttamente ai margini e a rischio delinquenza.
@kylie
RispondiEliminaMa la risposta alla tua osservazione sta già, implicitamente, dentro al post: "Paesi dell'Unione Europea (la Spagna più di tutti) investono migliaia di milioni all'anno per evitare che [quelle persone] oltrepassino le frontiere e perché siano rimpatriate; autorevoli studi dimostrano che con tale quantità di denaro si potrebbe rifornire l'intera Africa di acqua e medicinali."
Di fatto, la tua argomentazione è quella tipica del centro-destra, argomentazione che tra l'altro fa, esplicitamente, spallucce (se encoge de hombros) alla più grande rimozione collettiva della storia dell'umanità: il "nostro" benessere" è figlio del disequilibrio tra nord e sud del mondo. Sarà ora di cominciare sul serio a rimettere le cose a posto o no?
Però la discussione è interessantissima e utilissima, quindi lungi da me l'idea di volerla chiudere, anzi, invito ad aprirla e a parteciparvi soprattutto chi non condivide la mia posizione e magari la valuta troppo idealista.
Guarda anche il "linciaggio" che tanta gente in buona fede aveva messo in campo a Brembate: dagli allo straniero mostro-assassino che poi si rivela essere un onesto lavoratore! Dati alla mano quelli che delinquono sono una minoranza degli immigrati non la minoranza.
Così come il luogo comune che a scuola gli stranieri vanno male: capita quando i genitori in famiglia parlano poco l'italiano; ci sono anche sempre più stranieri tra i primi della classe.
Centro-destra non me l'aveva mai detto nessuno!
RispondiEliminaSorry! :)
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