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giovedì 16 dicembre 2010

Book bloc, in difesa della cultura e dello stato di diritto

A volte una piccola idea è talmente grande da poter cambiare tutto. Quella del book bloc è semplicemente geniale, l'hanno avuta per primi gli studenti de La Sapienza, il nome le è stato dato dal collettivo Wu Ming e adesso dall'Italia sta conquistando inarrestabilmente tutto il mondo.

Da una decina d'anni i movimenti giovanili di denuncia sociale (studenteschi, no global, ambientalisti ecc.) cercavano un sistema per caratterizzarsi con forza, ma in modo rigorosamente non violento, e allo stesso tempo stigmatizzare e isolare  la fenomenologia black bloc, tanto minoritaria quanto capace di distogliere attenzione e creare danni, tensioni e, in definitiva, sostegno alle repressioni operate dalle oligarchie conservatrici.

Il distinguo si rendeva necessario non solo per motivi ideologici, ma anche per garantire sicurezza alle migliaia e migliaia di manifestanti, per non vederli confusi con poche decine di teppisti e caricati insieme a questi ultimi dalle forze dell'ordine. Si era provato con le “tute bianche”, ma, al di là della chiara contrapposizione cromatica, l'idea simbolica ed evocativa era debole: non coinvolgeva, non suscitava passione, non catturava in positivo l'immaginario quanto la formula black bloc in negativo. La "bandiera" del book bloc sembra davvero la soluzione, unisce in nome della cultura, al di là di appartenenze, ideologie, età e ruoli. Perciò sarò orgoglioso di aiutare mia figlia, appena sarà il momento (a 14 anni magari), a costruirsi il suo primo scudo di gommapiuma.

Noi siamo book bloc non black bloc! questa è la risposta forte è chiara da dare al governo che, dopo le violenze gratuite che hanno devastato Roma il 14 dicembre scorso, prova a vendere l'equazione “proteste del popolo = violenza dei black bloc”. Le idee forti avanzano a volto scoperto e fronte alta, per questo i ragazzi del movimento hanno da stare in guardia: non dovranno mai più permettere che si veda qualcuno di loro reggere uno “scudo letterario di gommapiuma” nascondendosi al contempo dietro un passamontagna: a Roma purtroppo è successo e questo ossimoro non dovrà ripetersi .

Su tutto ciò - e molto più - è stato puntualissimo ed esaustivo Roberto Saviano nella sua lettera ai ragazzi del movimento.

P.S. Ma più di Saviano mi ha colpito la risposta che gli ha dato su www.unriot.it lo studente Roberto La Valle. Forse è veramente tempo di andare oltre la coerente logica binaria e abbracciare quella quantica degli stati opposti coesistenti, forse ormai l'unica strada che resta da percorrere per ricostruire una società migliore è sfidare questo potere corrotto e venduto.

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3 commenti:

  1. Berlusconi avrebbe dovuto essere lì a parlare
    Essi sono il nostro futuro

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  2. Avrebbe.
    Ma un guitto mediocre recita solo di fronte a un pubblico di amici, se no rischia a dir poco la faccia... ;)

    RispondiElimina

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