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sabato 24 luglio 2010

Appunti di PNL (1): empatia

Questo post segue:
Comincio da qui a riordinare e risistemare gli appunti presi durante le 40 ore di corso di empowerment personale, condotto da Melinda Bianchi. Naturalmente in mezzo inserirò anche mie riflessioni sugli argomenti trattati. Cercherò di fare brevi post, suggerendo non più di un libro da leggere in ciascuno di essi.
Uno dei miei principali pregiudizi contro la PNL, era che fosse un approccio adatto più al mondo di imprenditoria, marketing, pubblicità, commercio, che alla sfera dello sviluppo personale. Sicuramente la PNL può essere usata per migliorare la performance di manager e venditori, ma ho scoperto che è efficace in questi contesti perché è, a prescindere, uno strumento capace di aiutare le persone a vivere e interagire in modo più consapevole e, in senso lato, ecologico. Rispetto ad altre strade la PNL offre un vantaggio: moltissime persone sono portate a rifiutare un cammino di sviluppo personale che passi per psicoterapia, meditazione, yoga e quant'altro, ma possono accettare un cammino "compatto" e ben costruito razionalmente come la PNL. Inoltre la PNL favorisce cambiamenti in tempi relativamente veloci, e questo rafforza la motivazione di chi la sperimenta. Non stupitevi quindi che un animo junghiano, poetico ed esoterico quale sono, che si interroga molto sui perché della vita, riconosca alla "fredda" PNL un ruolo importante nel potere migliorare il mondo, accanto ad antiche tradizioni sapienziali più appartenenti alla dimensione spirituale che mentale. Bene, cominciamo. Come ho già detto, la PNL non è una psicoterapia, non focalizza la sua azione sull'identità ma sul comportamento, fermo restando che a lungo andare il comportamento retroagisce sull'identità. Il cervello agisce soprattutto per abitudine: chi ha sperimentato una via "dolorosa" tende a perpetuarla perché comunque la conosce. È necessario un forte scossone interiore per innescare un cambiamento, anche se esso può portarci da una situazione di sofferenza a una situazione migliore. Poiché siamo essere pensanti, lavorare sul linguaggio è un metodo che si è dimostrato molto efficace per modificare un comportamento inadeguato: ecco perché il modello fu battezzato programmazione neuro-linguistica. Non siamo soli al mondo, siamo creature sociali e non esiste comportamento che prescinda dall'interazione con altre persone. In generale noi non interagiamo con l'essenza delle persone, ma, più superficialmente, con i loro comportamenti. Dobbiamo perciò diventare consapevoli che non esistono persone egoiste, cattive, crudeli e così via, esistono piuttosto persone che si comportano come tali. Per comunicare tra persone in modo sano bisogna astenersi dal giudicare, non portare l'attenzione sulle cose che non vanno ma su quelle che vanno bene, bisogno soprattutto immedesimarsi nell'altro. Dicevano i Sioux: "Prima di giudicare una persona cammina per tre lune nei suoi mocassini". L'atteggiamento in cui ci si astiene dal giudicare chi è diverso da noi e ci si immedesima in lui fino a provare le sue stesse emozioni è detto empatia (comprendere emozioni interiori partecipando ad esse), concetto più profondo sella semplice simpatia o antipatia (condividere o non condividere emozioni insieme). L'atteggiamento empatico è imprescindibile per instaurare una buona comunicazione, poiché chi si sente giudicato si chiude, chi si sente compreso si apre. Purtroppo nella società in cui viviamo, predominano stili di leadership impositivi invece che collaborativi, conflitti invece che mediazioni, vendette invece che perdoni, ovvero relazioni in cui qualcuno vince purché qualcun altro perda invece che relazioni in cui si vince entrambi. Le azioni che ho evidenziato in rosso dissipano le nostre energie psichiche, le azioni evidenziate in verde le accrescono. Concetto che Stephen R. Covey (ne Le sette regole per avere successo) ha condensato nella metafora del conto corrente emozionale in cui depositiamo fiducia invece che denaro e dove potremo poi attingere al momento del bisogno. Concludo con questo consiglio tipico dell'approccio PNL. Di fronte a qualcosa che ancora non siete in grado di capire o fare o padroneggiare, non ditevi mai "non ci riesco", al limite ditevi "non ci riesco, per ora", o meglio ancora "mi eserciterò finché non imparerò a farlo".
(continua)

2 commenti:

  1. Io invece non sò se riuscirò (o forse riuscirò ;)) a trovare le parole per descrivere ciò che mi ha dato questo Corso, per non parlare del supporto che mi avete dato voi per scardinare credenze limitanti che credevo inossidabili, specialmente la faticaccia (e sudata) che la povera Z. ha dovuto fare!!
    Grazie anche a te per le domande "provocatorie"!!...:)

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