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venerdì 29 gennaio 2010

Il topolino ha partorito una montagna di ca...rtapesta!


Apro (e chiudo) una parentesi sul Decreto Legislativo n. 150 entrato in vigore il 16 novembre 2009, noto come riforma della Pubblica Amministrazione (P.A.) del Ministro Brunetta, che mi riguarda direttamente visto che sono un funzionario pubblico. Mi soffermo in particolare sulle nuove norme che regolano il cosiddetto "salario accessorio".

Premetto una serie di principi generali, già chiari da molti anni. Tutti i dipendenti pubblici sono tenuti a svolgere il loro impiego nei modi e tempi stabiliti dal contratto di lavoro collettivo, il corrispettivo è lo stipendio. Le inadempienze sono perseguibili civilmente (note di demerito, ammende pecuniarie, sospensione, licenziamento) e penalmente fino alla reclusione, in funzione della gravità. Naturalmente c'è modo e modo di svolgere le proprie mansioni, dalla sufficienza all'eccellenza, così i datori di lavoro, nel pubblico come nel privato, sanzionano i meno meritevoli e premiano i più meritevoli, adottando a tal fine appositi sistemi di incentivazione. Per incentivare la produttività dei propri dipendenti, ogni P.A. utilizza un apposito fondo annuo. Questi incentivi-produttività (salario accessorio) vanno distribuiti ai dipendenti in misura proporzionale al punteggio conseguito nella valutazione fatta dai loro dirigenti. Il limite di questa valutazione è che, pur ancorata a parametri oggettivi, contiene un grande margine di discrezionalità e si gioca quindi sul rapporto umano tra dirigente e subordinato, al netto di eventuali pressioni sul dirigente "dall'alto".

Prima della riforma Brunetta ogni Pubblica Amministrazione dava al 100% dei dipendenti un incentivo annuo per la produttività commisurato al punteggio attribuito dai dirigenti. I dipendenti che conseguivano un punteggio basso ricevevano un incentivo minore, quelli che conseguivano un buon punteggio ricevevano un incentivo più consistente. Il secondo era sempre stato il mio caso, ovvero un incentivo pari a un 70%-90% di una mensilità (una sorta di quattordicesima) a seconda degli anni: la variabilità dell'importo dipendeva dall'entità del fondo-produttività e dalla media dei punteggi dei dipendenti (a un "6 politico" per tutti corrisponderebbe un premio produttività medio uguale per tutti). Si tratta di un sistema che andava riformato, mi sta bene, ma non in senso peggiorativo!

Dopo la riforma Brunetta ogni Pubblica Amministrazione darà solo al 75% dei suoi dipendenti un incentivo annuo per la produttività proporzionale al punteggio attribuito dai dirigenti. Al 25% dei dipendenti "migliori" (o meglio coi punteggi migliori) verrà distribuito il 50% del fondo produttivita, al 50% dei dipendenti "intermedi" (o meglio coi punteggi intermedi) verrà distribuito il restante 50% del fondo produttivita, il restante 25% dei dipendenti (quelli coi punteggi "peggiori") non riceveranno nessun incentivo.

Se così facendo la produttività servisse davvero a premiare chi lavora meglio, non avrei nessuna obiezione da sollevare. Invece ne ho parecchie. Prendiamo un esempio concreto, il mio. Bisogna considerare che all'interno di una P.A. i conteggi per l'attribuzione degli incentivi per la produttività vengono fatti area per area. Nel Comune nel quale lavoro, la mia area è composta da Tributi, Ragioneria, Contratti, Invalidi Civili, Servizi Sociali per un totale di una quarantina di unità di personale. Metto la mano sul fuoco che è dura tra questi 40 dipendenti trovarne 10 che non facciano bene il loro lavoro, ciononostante 10 prenderanno una superquattordicesima, 20 una quattordicesimina, 10 assolutamente nulla. Ovviamente ci sarà il caso che l'ultimo dei classificati con punteggio "migliore" avrà pressoché lo stesso punteggio del primo di quelli con punteggio "intermedio" (ad esempio un 150,1 contro un 150,0) ma soprattutto che l'ultimo dei classificati con punteggio intermedio avrà pressoché lo stesso punteggio del primo di quelli che non verranno incentivati (ad esempio un 100,1 contro un 100,0). Morale: io che lavoro in un Comune amministrato dal centro-destra da 13 anni, che risiedo, vivo e voto in un altro Comune e sono iscritto alla CGIL, secondo voi, a prescindere dalla efficacia ed efficienza di come lavoro, in quale categoria di premi-punizioni rischio seriamente di venirmi a trovare? Considerato questo, secondo voi la riforma Brunetta quanto mi può incentivare (a fare più del mio dovere)? Il topolino ha partorito una montagna di ca...rtapesta: ecco la tanto strombazzata Riforma Brunetta!

Non me ne vogliano i Veneziani - che non lo augurerei proprio a nessuno - però spero che Renato Brunetta diventi, come pare voglia, Sindaco della Serenissima: forse finalmente scoprirebbe la differenza che passa tra un Ministero romano (su cui sono tarate la sua riforma e visione della P.A.) e un Ente comunale... allora chiederebbe scusa ai tanti lavoratori che ha più volte offeso e umiliato, fomentando una vera e propria campagna di denigrazione, facendo di tutti gli enti e di tutti i dipendenti pubblici un fascio. Qualche mela marcia e qualche lavativo c'è in ogni luogo di lavoro, pubblico o privato che sia, ma se tutti i dipendenti pubblici si mettessero a lavorare per quel che sono pagati o applicassero alla lettera le norme "borboniche" in vigore e le disposizioni burocratiche che regolano gli uffici, l'Italia si fermerebbe e la gente si renderebbe conto di quanto la loro attività silenziosa sia vitale.

4 commenti:

  1. Eh no Daniele, tu mi vuoi davvero male!
    E ti consideravo anche un amico :P
    Considera che oltre che veneziana sono anche pubblica dipendente... ;)

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  2. Non lo sapevo!!!
    E semo sulla stessa barca allora! ;-)
    Un abbraccio cara collega

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  3. Mandarlo a casa, no??????
    In senso figurato non a Venezia....

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  4. Però a Venezia spesso c'è l'acqua alta... ;)))

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