Sono venuto, come volontario della Protezione Civile, a lavorare nel Campo Umbria di
Paganica (
AQ) per aiutare
concretamente la popolazione terremotata di L'Aquila, la città dove sono nato, e anche per vedere coi miei occhi come stanno le cose, dopo avere letto al riguardo tutto e il contrario di tutto. Sette giorni è un piccolo periodo, ne so quindi ancora poco, però decisamente più di prima.
Ho fatto un po' di domande, ho soprattutto ascoltato e osservato: i racconti dei cittadini senza casa che avevano voglia di parlare, quelli del capocampo e degli altri volontari che erano già stati qui e potevano confrontare le loro diverse esperienze; ho partecipato anche all'incontro che il Sindaco Cialente ha fatto con gli abitanti di Paganica presso il campo di rugby qualche giorno fa. Ho captato sia tensioni che speranze, sia malumore che gratitudine, sia disponibilità che remissività ecc. Mi ha colpito ad esempio scoprire che chi sta in tenda chiami chi ha preferito trovare rifugio negli alberghi costieri "quelli che stanno al mare", con una certa sfumatura di spregio. Ho fatto un bagno d'umanità, dunque di contraddizioni.
E tutto sommato ho ricavato conferme alle idee che mi ero fatto. Purtroppo il terremoto abruzzese è diventato anche un terreno di coltura per contrapposizioni politiche, campanilismi e divisioni sociali. Forse sbaglio, ma la mia (prima) impressione e che di fatto sia stata messa in messo in moto una macchina (misure d'emergenza della Protezione Civile e strategie più vaste del governo), efficiente quanto si voglia, tale però da comprimere tra i suoi ingranaggi ulteriormente il tessuto sociale locale già abbondantemente provato dalle conseguenze del sisma (perdita della casa e/o del lavoro in primis): tra i terremotati è diffusa la sensazione che tra loro ci siano quelli di serie A, quelli di serie B ecc. ben più di quanto sarebbe naturale aspettarsi.
I media e le persone di parte partecipano a questo gioco al massacro: chi vuole lustrare il governo mette in luce solo i lati positivi della gestione dell'emergenza abruzzese, chi vuole coglierlo in castagna enfatizza solo le ombre e le disfunzioni del dopo-sisma.
Potrei sintetizzare la mia posizione così: si poteva fare di meglio? certo. Ma si poteva fare anche di peggio? senz'altro. Lasciamo dunque cadere le partigianerie e auguriamoci che si lavori veramente col cuore e tutti insieme, l'Italia per l'Abruzzo e gli abruzzesi per loro stessi.
Domani a quest'ora sarò in partenza per Perugia. A presto.
P.S. Nella foto il "quartiere" Piazza del Capo Accoglienza Umbria di Paganica, scattata al tramonto dalla mensa.
credo che trovarsi in tenda con questo caldo sia terribile! Speriamo che a settembre ci sia per loro un tetto!
RispondiEliminae' bello rileggerti...
RispondiElimina@la signora in rosso
RispondiEliminaSapevo, sulla carta e per sentito dire, dell'escursione termica accentuata che si verifica verso l'Aquila nel corso delle 24 ore.
Ma passare dal caldo torrido del giorno, alle due coperte + lenzuola e pigiama della notte fa davvero impressione. Questa è la vita in tenda adesso, figuriamoci tra qualche mese! Quei 200 metri di quota più di Perugia (AQ 714m, PG 493) ma soprattutto il fatto di essere circondata da montagne trasformano la conca aquila in un frigo alla sera! Spero insieme a te.
@Caterpillar
Che bello esser riletto! ;o)
... e con voi spero anch'io. Ma cos'è questa campanella che si sente qui da te da qualche tempo? Cià e buona domenica. :)
RispondiEliminaÈ lo scacciaspiriti, in alto a destra nella finestra del blog... lo adoro! ;o)
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