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mercoledì 8 aprile 2009

Terremoti...

Partiamo... calcheremo il bagnasciuga mentre il mare rumoreggia... a sommergerci le onde mentre Mater Terra trema.

("Bagnasciuga", da Sospensioni di Gravità, A&B Editrice, 2006)

La mattina del 26 settembre 1997, quando crollò la volta della basilica superiore di S. Francesco, stavo lavorando nel centro storico di Assisi, dentro un edificio che fu gravemente lesionato dalle scosse; dopo quel giorno per un paio d'anni (allora ero uno degli assistenti sociali del Comune di Assisi) lavorai in favore dei nuclei terremotati di Assisi. Ciononostante il sisma di l'Aquila mi ha colpito emotivamente persino più di quello vissuto in prima persona (pur senza avere danni alla mia casa) in Umbria nel 1997, vuoi perché ha risvegliato emotivamente questi ricordi, vuoi perché ha colpito proprio la città dove il 10 luglio 1965 sono nato, vuoi perché... non so perché, sento solo che è così: questo terremoto mi ha devastato l'anima. Oggi ho formalizzato la mia richiesta di adesione al Gruppo Protezione Civile del Comune di Assisi... mi sento quasi in colpa di non averlo fatto molti anni fa. Sono contento, mi formerò, parteciperò alle esercitazioni e la prossima volta che potrò essere utile sarò pronto. Poi a metà mattina abbiamo ricevuto la benedizione pasquale nei nostri uffici dal parroco di Santa Maria degli Angeli. Mentre parlava lo sguardo mi è caduto su un quadro sulla parete, lo vedo quasi ogni giorno, ma non ci avevo mai fatto caso come in questa occasione: in primissimo piano Papa Giovanni Paolo II, sullo sfondo un panorama di Assisi e una data "24 gennaio 2002". Si tratta del poster commemorativo della visita che il Santo Padre fece alla città di S. Francesco. Sorprendentemente il mio primo pensiero è stato "il 24 gennaio 2002 ero ancora sposato"... Non provo più nulla per la mia ex moglie, non è certo lei a mancarmi bensì tutto ciò che allora pensavo di aver costruito insieme: in primis una famiglia intera; la sensazione rassicurante di credere di avere accanto "l'amore della mia vita", la donna con cui sarei serenamente invecchiato; il piacere di vivere in una casa acquistata, ridisegnata, arredata e impreziosita insieme. E allora ho capito! Ho capito il parallelo che il mio inconscio aveva tracciato tra chi perde una casa per un terremoto e chi la perde perché la persona che ami scopre improvvisamente, dopo tanti anni, di essersi sbagliata: che non sei più tu "l'amore della sua vita", ma un altro uomo. La stessa casa e la stessa famiglia che aveva attraversato indenne il terremoto del 1997 a me fu buttata giù nel 2002 dalla separazione. Certo, io e mia figlia quando siamo insieme siamo una piccola famiglia. Questo è già tanto. Ma tutto il resto mi manca. E benché abbia sgombrato le "macerie" e abbia accolto in cuore vari amori-tenda di fortuna, un vero amore-casa non sono più riuscito a edificarlo. Però sorrido ancora e questo mi rincuora.

4 commenti:

  1. Ho letto tutti i tuoi post di questi giorni. Non riesco però a commentare quanto è successo e sta succedendo. In quanto alle case e alle famiglie, credo di capirti. Un bacio.

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  2. ti capisco anch'io! Ricostruire si può, e forse anche meglio...una casa antisismica naturalmente!

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  3. Ho letto con molta partecipazione questo scritto... ha un po' concretizzato quei pensieri vaganti... che mi percorrono in questi giorni... senza riuscire a prendere forma...
    Hai reso bene l'idea del restare senza qualcosa che pensavi duraturo e acquisito...
    un caro saluto...
    Fly

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  4. Grazie a tutte voi per la vicinanza.
    Veramente col cuore
    un abbraccio

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