ci apriamo ancora.
E ancora.
Mai paghe di cercarsi.
In piena luce.
Nella penombra.
Più giù. Nei nostri corpi
densi di pieghe.
Accartocciati.
Da spianare all'infinito. Sì
come srotolarsi di orchidea
dai sepali al labello,
muovesi un mare
tra riflessi d'incarnato.
Liquido bagliore
raggrumato di nuovo in pelle.
Che ora combatte
per vibrare vita dentro vita.
Quaggiù.
Accartocciati per poi srotolarsi...
RispondiEliminaChiudersi, senza imprigionarsi, in un mondo nato dai confini di pelle di corpi e pieghe
e poi aprirsi alla vita...Armonia di dolci contrasti.
Mi piace.
Grazie
Fata
Grazie a te Fati!
RispondiEliminaOrmai sai bene che proprio l'armonia dei contrasti è l'ingrediente principale di ciò che scrivo.
Ancora non considero "Pieghe" un testo definitivo, ma diciamo che comincia ad avvicinarsi a quello che vorrei esprimere. Passin passetto, come sempre. :-)