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sabato 7 febbraio 2009

Lettera di Giorgio Napolitano
a Silvio Berluscononi

Tornerò senz'altro a occuparmi di Eluana. Del perché e percome sia mia profonda convinzione, sofferta ma ferma, che sia in errore chi crede che ostacolare il destino di questa povera ragazza sia un segno di amore per la vita. Intanto, la parola al Nostro Presidente Giorgio Napolitano.
"Signor Presidente, lei certamente comprenderà come io condivida le ansietà sue e del Governo rispetto ad una vicenda dolorosissima sul piano umano e quanto mai delicata sul piano istituzionale. Io non posso peraltro, nell'esercizio delle mie funzioni, farmi guidare da altro che un esame obiettivo della rispondenza o meno di un provvedimento legislativo di urgenza alle condizioni specifiche prescritte dalla Costituzione e ai principi da essa sanciti. I temi della disciplina della fine della vita, del testamento biologico e dei trattamenti di alimentazione e di idratazione meccanica sono da tempo all'attenzione dell'opinione pubblica, delle forze politiche e del Parlamento, specialmente da quando sono stati resi particolarmente acuti dal progresso delle tecniche mediche. Non è un caso se in ragione della loro complessità, dell'incidenza su diritti fondamentali della persona costituzionalmente garantiti e della diversità di posizioni che si sono manifestate, trasversalmente rispetto agli schieramenti politici, non si sia finora pervenuti a decisioni legislative integrative dell'ordinamento giuridico vigente. Già sotto questo profilo il ricorso al decreto legge, piuttosto che un rinnovato impegno del Parlamento ad adottare con legge ordinaria una disciplina organica, appare soluzione inappropriata". "Devo inoltre rilevare che rispetto allo sviluppo della discussione parlamentare non è intervenuto nessun fatto nuovo che possa configurarsi come caso straordinario di necessità ed urgenza ai sensi dell'art. 77 della Costituzione se non l'impulso pur comprensibilmente suscitato dalla pubblicità e drammaticità di un singolo caso. Ma il fondamentale principio della distinzione e del reciproco rispetto tra poteri e organi dello Stato non consente di disattendere la soluzione che per esso è stata individuata da una decisione giudiziaria definitiva sulla base dei principi, anche costituzionali, desumibili dall'ordinamento giuridico vigente." "Decisione definitiva, sotto il profilo dei presupposti di diritto, deve infatti considerarsi, anche un decreto emesso nel corso di un procedimento di volontaria giurisdizione, non ulteriormente impugnabile, che ha avuto ad oggetto contrapposte posizioni di diritto soggettivo e in relazione al quale la Corte di cassazione ha ritenuto ammissibile pronunciarsi a norma dell'articolo 111 della Costituzione: decreto che ha dato applicazione al principio di diritto fissato da una sentenza della Corte di cassazione e che, al pari di questa, non è stato ritenuto invasivo da parte della Corte costituzionale della sfera di competenza del potere legislativo." "Desta inoltre gravi perplessità l'adozione di una disciplina dichiaratamente provvisoria e a tempo indeterminato, delle modalità di tutela di diritti della persona costituzionalmente garantiti dal combinato disposto degli articoli 3, 13 e 32 della Costituzione: disciplina altresì circoscritta alle persone che non siano più in grado di manifestare la propria volontà in ordine ad atti costrittivi di disposizione del loro corpo". "Ricordo infine che il potere del Presidente della Repubblica di rifiutare la sottoscrizione di provvedimenti di urgenza manifestamente privi dei requisiti di straordinaria necessità e urgenza previsti dall'art. 77 della Costituzione o per altro verso manifestamente lesivi di norme e principi costituzionali, discende dalla natura della funzione di garanzia istituzionale che la Costituzione assegna al Capo dello Stato ed è confermata da più precedenti consistenti sia in formali dinieghi di emanazione di decreti legge sia in espresse dichiarazioni di principio di miei predecessori. Confido che una pacata considerazione delle ragioni da me indicate in questa lettera valga ad evitare un contrasto formale in materia di decretazione di urgenza che finora ci siamo congiuntamente adoperati per evitare".
(06/02/2009)
Grazie Signor Presidente della Repubblica, non arretri, continui a difendere le basi preziose della nostra Democrazia. Tutte le persone che hanno a cuore le sorti dell'Italia e il libero dialogo in una società complessa sono con Lei. Se permettiamo che il nostro Presidente del Consiglio decreti d'urgenza e "minacci" leggine fatte in tre giorni, ad hoc, per un caso su cui tutti i gradi della magistratura si sono pronunciati, su cui la maggioranza degli italiani (se pure fosse una minoranza sarebbe altrettanto grave) non pensa come lui e il suo Sacro, ma poco Santo, alleato Vaticano, TUTTO CIÓ SAREBBE GIÁ DI PER SÉ TOTALITARISMO.


P.S. Sarò fiero di cantare in Suo onore, col Coro dell'Università di Perugia, il 23 febbraio prossimo venturo, quando parteciperà alla conclusione delle celebrazioni per il settecentenario dalla fondazione dell'università del capoluogo umbro. Viva l'Italia Libera.

2 commenti:

  1. Bravo Daniele, che hai riportato per intero l'intervento del nostro Presidente,ho nelle orecchie quello pronunciato dll'altro presidente del consiglio, che mi ha fatto salire la bile, e mi ha fatto pensare che per quanto amo gli uomini, se lui fosse anche il solo rimasto sulla terra, dovrebbe stare lontano da me mille miglia!
    Ciao

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  2. Eh eh... quanto spero che passi vicino a te allora! ;o)

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