A scanso di equivoci, questo non è non diventerà mai un blog in cui si parla di politica - ce ne sono già a sufficienza - salvo quei rari casi in cui ritengo che esprimere la propria opinione sia un dovere civico. Torniamo a noi.
Rimettendo ordine in alcuni faldoni in ufficio, ieri mi è caduto l'occhio su alcune dispense, di un corso di formazione di peer education, che erano state fornite dal docente, la brava Rosella de Leonibus, psicoterapeuta perugina di scuola gestaltica: si tratta di alcune buone regole per ascoltare sul serio il nostro prossimo.
Ed è proprio il momento giusto per tirarle fuori.
LE SETTE REGOLE DELL'ARTE DI ASCOLTARE
- 1 Non aver fretta di arrivare alle conclusioni, che rappresentano sempre la parte più effimera.
- 2 Quel che vedi dipende dal tuo punto di vista. Per riuscire a vedere il tuo punto di vista, cambia punto di vista.
- 3 Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, presupponi che abbia ragione e chiedigli di aiutarti a vedere cose ed eventi dalla sua prospettiva.
- 4 Le emozioni sono strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro linguaggio. Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi.
- 5 Un buon ascoltatore è esploratore di mondi possibili. L'importante per lui è il dubbio: i segnali più importanti quindi sono quelli che si presentano alla sua coscienza come trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti. Proprio perché incongruenti con le sue certezze.
- 6 Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione. Sente i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti.
- 7 Per divenire un esperto nell'arte di ascoltare ci vorrebbe sense of humor. Ma quando si è imparato ad ascoltare, l'umorismo viene da sé .
Grazie.
RispondiEliminaAnche della e-mail.
Amina
Specchi... specchi...
RispondiEliminaè sempre un problema di specchi...
d'Archimede!
:-)
Ciao Daniele,
RispondiEliminaqueste sette regole per l'arte dell'ascolto io le trovo tutte valide, poi di mio aggiungo che trattandosi appunto di un'arte, queste regole possono servire come una base generale per un buon ascolto.....dopo il meglio può venire dalle capacità dell'artista anche a seconda di "chi" sta ascoltando e di "cosa" gli stanno raccontando, la regola che mi piace di più (ma appunto viene da sola dopo aver osservato le altre..) è la numero "7".
Ciao Daniele e grazie
DONNACHENINA
Ciao Daniele,
RispondiEliminasapere ascoltare è anche la capacità di dubitare un pochino di se stessi tu che pensi? Non credi che le proprie certezze a volte possono essere tali a seconda di "come le guardi?".E riguardo al punto 5 non mi trovo proprio d'accordo perchè ci sono cose vere che non vogliano proprio ascoltare perchè romperebbero il nostro equilbrio e le nostre illusioni e allora ci sembrano fastidiose e trascurabili...è umano per carità! Ma almeno essere consapevoli che esistono, anche se PURTROPPO non le ascolteremo mai e chi avrà però "questa" capacità di ascoltare, allora si: potrà dirsi fortunato
> Donnachenina
RispondiEliminaNon so quale sia la fonte originaria di queste "regole", di decaloghi di regole per la buona comunicazione ne esistono infiniti. Queste comunque sono sintetiche ed efficace. Ma non le ho inserite nel blog come nozioni da mandar giù a memoria, però rileggersele ogni tanto non fa male. E sì, anche io penso che in fondo la 7 sia molto importante, se non la più importante quella che ci far vivere meglio, anche perché, com'è scritto, è un po' il "premio" dato dall'aver acquisito tutte le altre!
Un abbraccio
> anonimo
Scrivi sapere ascoltare è anche la capacità di dubitare un pochino di se stessi tu che pensi? Non credi che le proprie certezze a volte possono essere tali a seconda di "come le guardi?"
Sono assolutamente d'accordo. E se mi conoscessi di persona ne converresti.
Per quanto riguarda il punto 5 invece no. Lo trovo fondamentale (psicoanalisi docet). Difficile da applicare nella vita di tutti i giorni, certo, ma assolutamente non impossibile.
Domanda (anzi più di una): cosa succede se si rompe il nostro equilibrio? Cos'è il nostro equilibrio? Siamo noi? O è qualcosa sovrapposta a noi?
Credo che l'equilibrio per ognuno di noi sia come la propria casa e le mura i nostri limiti fisiologici per poterci sentire al sicuro, caldi e ristorati...ma le fondamenta sono altrettanto importanti e se non sono solide allora quella casa (e quella certezza) può vacillare e..diventare illusione..e di fatto lo è! ci si può trovare all'improvviso senza più un punto di riferimento. Credo che su queste poche cose ruoti l'equilibrio di ciascuno di noi e la consapevolezza sta proprio nel sapere su cosa i nostri sogni, la nostra personalità, i nostri ideali poggiano. Noi non siamo tutti uguali perchè siamo unici e non sovrapponibili per cui è importante a mio avviso lavorare sui nostri lati più fragili senza trasferire tutto all'esterno e accettare che ciò che ci capita, anche se non è positivo, se non ce lo aspettavamo, se non lo ritteniamo giusto in se ha una propria natura e una propria ragione di esistere
RispondiEliminaCiao Daniele,
RispondiEliminarileggendo i 7 punti, e le cose che abbiamo detto nell'insieme, mi è sorta un'altra riflessione che riguarda il punto 5, io credo che se lo spirito che ci muove è davvero quello dell'esploratore e non dell'indagatore, cioè se stiamo cercando davvero di ascoltare per conoscere...ed è questa la nostra esigenza prioritaria, può anche esserci lì per lì un voler ignorare una voce che dall'interno ci suggerisce cose un po' lontanne dalle nostre solite convinzioni, magari a volte non siamo pronti (maturi?) per prenderne coscienza, nell'immediato, entrano in gioco meccanismi di difera...
ma dopo la riflessione in genere arriva e fa il suo corso al passo che può e anche se con ribellione ne prendiamo coscienza.
Ciao
un cordiale saluto
DONNACHENINA
> anonimo
RispondiEliminaPurtroppo il rischio comunicando così è quello di fraintendersi facilmente. La mia personale esperienza è che la norma nella vita, è perdere spesso quell'equilibrio che credevano la nostra casa. Certo, era una casa, ma solo una delle tante della nostra vita. Così come un giunco si piega al vento piuttosto che resisterli e spezzarsi.
Le stesse immagini possono essere interpretate diversamente da persona a persona. Come si fa a saperlo? Vedi, anche io reputo fondamentale avere delle solide basi, fondamenta fatte di valori e di fede... ma non vedo come una cosa negativa il trovarsi a volte privi di riferimenti, la vedo come la più grande opportunità di crescere. Sono le certezze che facilmente ingannano, mentre i dubbi, se affrontati, ci maturano. C'è una poesia, in Sospensioni di gravità, che ho scritto proprio tentando di esprimere tutto ciò, s'intitola Il coraggio della vela:
Stella che dai la rotta, ingannami,
ch'io possa ritrovar la vera casa.
Vento che mi riempi, portami,
ovunque sia purché con te.
Vedi quanto è difficile soppesare e confrontare le opinioni per iscritto, capire se stiamo capendo o fraintendendo il nostro interlocutore. Le tue ultime 4 righe, per esempio, le condivido pienamente. Magari io e te, con gli stessi valori alla base, potremmo effettuare delle scelte completamente diverse, oppure con valori diversi magari ritrovarci perfettamente d'accordo... è un mondo difficile e complicato questo!
> donnachenina
Sì, la distinzione tra indagatore ed esploratore mi sembra molto pertinente... ed è vero che la vita ci sollecita a crescere e cambiare, a modificare le nostre opinioni, adattandole alla nostra esperienza. Per cui ciò che un tempo non vedevamo diventa visibile, ciò che non capivamo diventa comprensibile, ciò che ci irritava diventa amabile. Nel migliore dei casi naturalmente! :-)