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mercoledì 10 ottobre 2007

La storia di Grandi Onde

Da un libro veramente prezioso trascrivo una storia (la numero 8) che rivela in modo estremamente semplice e chiaro quanto forte e stretta sia l'interdipendenza che lega insieme nome, immagine del , autostima, successo nella vita e soprattutto realizzazione della propria missione. Quando lessi questo breve brano nell'adolescenza - tra i 25 e i 30 anni fa... wow, quanto corre il tempo! - ne fui molto impressionato: credo sia stato come uno di cui piccoli semi che resta in latenza per anni e anni fino a germogliare nel momento in cui le condizioni ambientali lo consentono.
A cura di Nyogen Senzaki e Pauil Reps 101 STORIE ZEN Adelphi All'inizio dell'era Meiji viveva un famoso lottatore che si chiamava O-nami, Grandi Onde. O-nami era fortissimo e conosceva l'arte della lotta. Quando gareggiava in privato, vinceva persino il suo maestro, ma in pubblico era così timido che riuscivano a batterlo anche i suoi allievi. O-nami capì che doveva farsi aiutare da un maestro di Zen. In un piccolo tempio poco lontano soggiornava temporaneamente Haku-ju, un insegnante girovago. O-nami andò a trovarlo e gli spiegò il suo guaio. “Tu ti chiami Grandi Onde,” gli disse l'insegnante “perciò stanotte rimani in questo tempio. Immaginati di essere quei marosi. Non sei più un lottatore che ha paura. Tu sei quelle ondate enormi che spazzano via tutto davanti a loro, distruggendo qualunque cosa incontrino. Fa così, e sarai il più grande lottatore del paese”. L'insegnante lo lasciò solo. O-nami rimase in meditazione, cercando di immaginare se stesso come onde. Pensava alle cose più disparate. Poi, gradualmente, si soffermava sempre più spesso sulla sensazione delle onde. Man mano che la notte avanzava le onde si facevano più grosse. Spazzarono via i fiori coi loro vasi. Sommersero persino il Buddha nella sua cappella. Prima dell'alba il tempio non era più che il continuo fluire e rifluire di un mare immenso. Al mattino l'insegnante trovò O-nami assorto in meditazione, con un lieve sorriso sul volto. Gli batté sulla spalla. “Ora niente potrà più turbarti gli disse. “ Tu sei quelle onde. Travolgerai tutto ciò che ti trovi davanti”. Quel giorno stesso O-nami partecipò alle gare di lotta e vinse. E da allora, nessuno in Giappone riuscì più a batterlo.
Nella cultura occidentale i nomi sono, per lo più, molto meno immaginifici che presso altri popoli. Gli indiani americani ad esempio: pensate cosa possa significare immedesimarsi col proprio nome quando ci si chiami Toro seduto, Orso bianco, Nuvola rossa, Alce nero, Bisonte che cammina, Cavallo pazzo ecc. Ma non si deve credere che il lottatore di sumo del racconto sia stato fortunato a chiamarsi O-nami, cioè in italiano Grandi Onde, piuttosto che semplicemente Mario Rossi! In realtà anche un Mario Rossi, mutatis mutandis, ha modo di utilizzare lo stratagemma suggerito dal maestro Zen: trovare nel proprio nome un'immagine "positiva" e facilmente visualizzabile con cui identificarsi. Ad esempio Amo sorrisi! Allo stesso modo una che sta funzionando bene per me è Ieri la penna disse! Qualcuno a questo punto avrà capito che sto alludendo agli anagrammi del nostro nome e cognome e di ciò tornerò a parlare ancora perché è un argomento che mi affascina.

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