LUNGO IL FIUME, SULL’ACQUA, NEL "BARCO" DEI DIRITTI
di Nella Condorelli
Justiça Fluvial Itinerante. Cosi si chiama un battello a due piani, lungo
Siamo in Brasile, nello stato di Amapà, regione dell’arcipelago delle Bailique, dove vivono i “Ribeirinhos”, migliaia di famiglie, divise in 32 comunità, lontane più di 12 ore di viaggio dalla capitale. Una popolazione nata dall’incrocio tra indigeni, colonizzatori bianchi e “cimarrones”, i discendenti degli schiavi neri delle piantagioni di banane. Una popolazione povera, trascurata, costretta ad un’economia di mera sussistenza, e con un enorme tesoro intorno, la foresta tropicale. Ben il 97% del territorio di Amapà è infatti ricoperto da boschi e foreste vergini, che fanno gola a non pochi speculatori, e ospita il parco naturale più grande del mondo, il Parque de
Fiumi, foreste, e ancora fiumi. Per la gente del Bailique, nell’enorme spazio lagunare del delta del Rio delle Amazzoni, dove i sedimenti trasportati dalle acque formano e disfano in continuazione canali e isolotti, il fiume è tutto. E’ vita, è comunicazione, è cibo. E’ anche solitudine, isolamento. Paura.
“Quando la marea è alta e forte, l’incontro tra le acque del Rio e l’Oceano Atlantico forma una catena di onde alte fino a cinque metri che si propaga dondolando – mi racconta Sonia Regina dos Santos Ribeiro -, è la “pororoca”, dal suo ritmo continuo dipende la vita della gente delle isole Bailique, le isole “ballerine”. Con la pororoca però, i ribeirihnos rimangono completamente isolati, come fossero soli al mondo”.
Sonia ha partecipato al seminario “+diritti=+ sicurezza per tutti” che ha inaugurato a Roma
Quando la giudice Sueli Pereira Pini arrivò al Palazzo di Giustizia di Amapà, dove era stata destinata, la prima cosa che la colpì fu l’indifferenza con cui veniva liquidata anche la questione dell’isolamento delle popolazioni del Balique: senza documenti di nascita, senza registrazione all’anagrafe, prive di uffici statali distaccati, migliaia e migliaia di persone erano praticamente inesistenti per lo stato, senza alcun diritto, compreso quello di ricorrere e avere giustizia.
Giudice coraggiosa, sfidando l'immobilismo del Palazzo di Giustizia, Sueli Pereira Pini pensò immediatamente a come creare un servizio in grado di fornire ai Ribeirihnos questi servizi, per garantire loro gli stessi diritti degli altri cittadini brasiliani. Appoggiandosi ad una legge del 1995 secondo la quale "in condizioni speciali i processi devono tener conto dei criteri di oralità, semplicità, economia processuale e celerità, cercando di ottenere, laddove possibile, la conciliazione della parti…", Sueli Pini tradusse l’arida formulazione legislativa in motto di professione e di vita: giustizia dalla parte dei cittadini significa andare verso tutti, in primo luogo verso gli ultimi della terra. Diritti di cittadinanza, coscienza ed etica insieme. Nasce così il progetto “Tribuna – A justica vem a bordo”, la nave dei diritti per la gente del Bailique. Nel Brasile delle disuguaglianze e delle contraddizioni sociali, è la giustizia nella sua accezione complessiva a farsi carico del “debito sociale” verso le popolazioni più povere.
Da qui al resto il passo è stato breve. Il progetto iniziale si è presto arricchito e ampliato, e il Barco oltre a portare una corte di giustizia lungo strade fatte d’acqua, ha via via aperto il servizio ad assistenti sociali, medici, insegnanti, volontari. Il compito dell’equipaggio è diventato sociale. La questione giustizia è stata assorbita nel concetto complessivo di Diritti di cittadinanza, diritto ad avere una data di nascita e una carta d’identità, diritto all’istruzione, alla sanità, alla previdenza sociale, diritto di voto, diritto a conoscere e usufruire delle leggi…
Continua Sonia, “Prima, per la gente del Bailique Stato e giustizia non esistevano. Con un processo inverso, e speculare, il giudice si è tolto la toga e va verso di loro, gli ultimi della terra, i dimenticati, per creare le condizioni di una giustizia giusta e più umana. Oggi, per la gente del Bailique il Barco è lo Stato, e ciascun abitante si sente parte della comunità dei cittadini, con i diritti e i doveri della cittadinanza, compreso quello della denuncia dei soprusi e del rifiuto degli abusi come regola quotidiana. In sostanza, abbiamo offerto a queste persone inclusione sociale, la questione cruciale brasiliana dalle favelas all'Amazzonia. Adesso, il Barco ha l’appoggio di tutta la popolazione, e l’aumento della consapevolezza verso i diritti di cittadinanza si vede anche nell’esercizio del diritto di voto, che è aumentato.".
In dieci anni di attività, più di seimila persone hanno beneficiato della giustizia fluviale itinerante, “un’esperienza tanto positiva e marcante – conclude Sonia Regina dos Santos Ribeiro – da essere recepita dalla stessa Costituzione Federale”.
Questo è il sito da cui ho preso l'articolo:
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