Ieri sono andato a visitare un forum dove non tornavo da parecchio e, leggendo gli interventi dei suoi utenti, mi sono ricordato perché non avevo più sentito voglia di visitarlo: sembra un gioco di ruolo collettivo (anzi un autentico psicodramma!) dove - a parte quelli in gamba che salgono sul palco (e pure in cattedra) e un po' di pubblico educato che interagisce civilmente coi primi - si può tranquillamente affermare che il 50% e più dei commentatori interviene solo per coprire di lazzi e schiamazzi le discussioni altrui.
P.S. Il forum a cui mi riferivo all'inizio è il thread Blackout di Cobraf. Per far sì che quel thread torni ad essere leggibile (accedervi "in chiaro" è più da coprofagi che da "cobrafili"), basta oscurare Lo_Spinoso, Onan il Barbaro, Radagast, Raman, Schnibble, Sergente, Shine: strani internauti con un nick diverso in ogni porto che, ovunque possono, danno sfogo alle proprie compulsioni... su 22 passi non possono più e perciò non gli resta che parlarne male! :-)
Qualche giorno fa ho letto un interessante articolo sul mutamento di rotta della comunità scientifica internazionale (in ambito sanitario e sociale) circa il modo migliore di combattere la diffusione e l'uso delle sostanze psicotrope: "Droga, il proibizionismo globale verso il capolinea?"
Dopo anni e anni di "tolleranza zero" e di criminalizzazione del consumatore (in Italia un terzo della popolazione carceraria è tossicodipendente) si sta finalmente per cambiare rotta, come gli esperti suggeriscono da molto tempo: la priorità diventa la riduzione del danno nel consumatore, strategia che - nelle nazioni in cui è stata sperimentata - si è dimostrata capace sia di diminuire il numero dei morti per droga più delle campagne di repressione, sia d'essere una base più solida su cui poggiare i percorsi di cura nei servizi residenziali (comunità di recupero) o territoriali (Ser.T.).
Ci sono naturalmente pro e contro, come in qualsiasi scelta, ma va sottolineato che non si tratta tout court di legalizzare il consumo delle droghe (tanto meno di quelle cosiddette "pesanti") quanto di non criminalizzarlo. Per chiarire il concetto, oggi è scontato che un malato di mente vada curato, ma fino a pochi secoli fa i "folli" venivano rinchiusi dove capitava, persino in carcere insieme ai delinquenti comuni (cfr. "Storia della follia" di Michel Foucault, uno dei testi di riferimento culturale della Riforma Basaglia); la società vedeva la malattia mentale come un problema essenzialmente di ordine pubblico e gettava sul malato mentale lo stigma e la colpa di essere tale. Oggi una simile costruzione sociale della colpevolezza la vediamo operata sui tossicodipendenti: considerarli più come affetti da un male che come afflitti da una colpa può sembrare banale, in realtà è un cambio di direzione di 180° rispetto a come il problema droga è stato affrontato in Italia.
@daniele
RispondiEliminaio seguivo cobraf per cures; poi qualcosa di interessante di nevanlinna; ora non vado più da quando è trasmigrato lì il trollaccio disgustoso espulso da qui; preferisco l'aria pulita.
La dipendenza di qualunque genere tanto più dalla droghe è sempre una malattia.Per le droghe però vi è pure sempre una responsabilità personale più o meno forte che non va sottovaluta e ben chiarita.Meno se la butta sulla responsabilità ambientale e sociale e più si responsabilizza la persona, credo, invogliandola a reagire senza troppe scuse o attenuanti. Non so se dico bene, non essendo del settore.
RispondiElimina@Vincenzo da torino
RispondiElimina"Non so se dico bene, non essendo del settore."
Anch'io non sono del settore per cui parlo a sentimento. Mi chiedo: se le droghe fossero liberalizzate e scoprissi che mio figlio (maggiorenne) si droga, che arma avrei per cercare di farlo smettere: mi risponderebbe:"ma non è mica vietato!". O qualcuno di voi sarebbe indifferente davanti a un figlio che si droga? (ma, per esempio, mio fratello minore è per la liberalizzazione)
@Vincenzo da torino
RispondiElimina"Non so se dico bene, non essendo del settore."
Anch'io non sono del settore per cui parlo a sentimento. Mi chiedo: se le droghe fossero liberalizzate e scoprissi che mio figlio (maggiorenne) si droga, che arma avrei per cercare di farlo smettere: mi risponderebbe:"ma non è mica vietato!". O qualcuno di voi sarebbe indifferente davanti a un figlio che si droga? (ma, per esempio, mio fratello minore è per la liberalizzazione)
@daniele
RispondiEliminaio ho partecipato alla mia prima manifestazione per la liberalizzazione delle droghe leggere nel 1981 a Napoli al Maschio Angioino. Organizzata dai radicali italiani, parlavano quel giorno Marco Pannella, Emma Bonino, Francesco Rutelli. Se può interessare, non ho mai cambiato idea.
@vincenzo da torino
RispondiEliminaLa dipendenza di qualunque genere tanto più dalla droghe è sempre una malattia. Per le droghe però vi è pure sempre una responsabilità personale più o meno forte che non va sottovaluta e ben chiarita. Meno se la butta sulla responsabilità ambientale e sociale e più si responsabilizza la persona, credo, invogliandola a reagire senza troppe scuse o attenuanti. Non so se dico bene, non essendo del settore.
Qualunque cura passa pere la presa di coscienza e assunzione di responsabilità della persona, su questo hai ragione e per me è cosa scontata, ma il discorso del passaggio dalla criminalizzazione alla riduzione del danno (N.B. NON si sta parlando di passaggio da criminalizzazione a liberalizzazione) significa altro.
Considera innanzitutto che la maggioranza dei tossicodipendenti sono "doppia diagnosi", affetti ovvero tanto da dipendenza quanto da problematiche psichiatriche; se queste siano causa della dipendenza oppure viceversa è come chiedersi se sia nato prima l'uovo o la gallina... capisci che quando ci sono in mezzo problematiche psichiatriche il concetto della responsabilità personale diviene un po' più complicato da fare.
Il punto è proprio questo, dati epidemiologici alla mano, la criminalizzazione del consumatore si è rivelata una strategia inefficace sia nel ridurre la diffusione delle tossicodipendenze (che anzi sono sempre più pervasive e diffuse in TUTTI gli strati sociali) sia nel ridurre il numero di morti per droga. E ribadisco si parla del consumatore, mica dello spacciatore, questo si che va criminalizzato!
Parlare di passaggio dal focus sulla criminalizzazione del consumatore a quello sulla riduzione del danno NON significa buttare la responsabilità delle dipendenze su ambiente e società, non è questo: significa utilizzare le risorse del servizio sanitario nazionale in modo più proficuo per la salute pubblica collettiva.
C'è un punto dell'articolo che ho linkato assai eloquente:
"L’ Unaids, l’Agenzia di Lotta all’Aids delle Nazioni Unite, ha calcolato che per il 2015 sarebbero stati necessari 2.3 miliardi di dollari per sostenere la prevenzione da Hiv fra le persone che usano droghe, mentre erano disponibili meno di 0.2 miliardi di dollari. Il budget totale per la lotta contro la droga si aggira attorno ai 100 miliardi di dollari all’anno. Sarebbe sufficiente una minima parte di queste risorse per generalizzare le strategie di riduzione del danno e salvare decine di migliaia di vite."
Stiamo parlando di questo.
@Mario Massa
RispondiEliminaAnch'io non sono del settore per cui parlo a sentimento. Mi chiedo: se le droghe fossero liberalizzate e scoprissi che mio figlio (maggiorenne) si droga, che arma avrei per cercare di farlo smettere: mi risponderebbe:"ma non è mica vietato!". O qualcuno di voi sarebbe indifferente davanti a un figlio che si droga? (ma, per esempio, mio fratello minore è per la liberalizzazione)
Non sei esperto del settore, stai parlando a sentimento e stai facendo confusione tra concetti molto diversi tra loro. Ma è comprensibile.
Ti invito a leggere bene l'articolo che ho linkato (senza tale lettura non si può capire quello che ho scritto) e quello che ho appena precisato a Vincenzo.
1) Non si stava parlando di liberalizzazione (e se pure se ne parlasse gli specialisti del settore discutono sulla eventuali liberalizzazione dello spinello, non certo delle droghe pesanti).
2) Si sta parlando di una impostazione legislativa che, in Italia, vede il consumatore considerato più come uno che delinque che come uno che ha una dipendenza.
3) Si sta parlando di spostare le risorse economiche internazionali e nazionali sul fronte della riduzione del danno.
4) Il consumo libero delle droghe deve restare vietato (sullo spinello invece possiamo discutere all'infinito... uno stato che considera l'alcol legale e lo spinello illegale, da un punto di vista scientifico, è in piena irrazionalità)... e qui sta appunto alla scienza mettere i limiti tra droghe pesanti e droghe leggere. L'alcol è a tutti gli effetti una droga leggera, non è considerato tale perché la legge non lo considera tale... ma chiedi ai medici cosa ne pensano! Non dimenticare che la percezione di una sostanza come droga illecita o come piacere lecito è anche un fatto culturale, per gli arabi per esempio l'alcol è una droga.
@Domenico
RispondiEliminaio ho partecipato alla mia prima manifestazione per la liberalizzazione delle droghe leggere nel 1981 a Napoli al Maschio Angioino. Organizzata dai radicali italiani, parlavano quel giorno Marco Pannella, Emma Bonino, Francesco Rutelli. Se può interessare, non ho mai cambiato idea.
Anche io sono per la liberalizzazione delle droghe leggere.
E sono per la repressione delle droghe pesanti. Per inciso trovo che l'uso della cocaina in certi ambienti sia troppo tollerato: di fatto l'uso è diffusissimo tra tantissimi liberi professionisti. La Legge dovrebbe riservare ai drogati "ricchi" lo stesso trattamento che riserva ai drogati "poveri"... di fatto questo non accade, vuoi semplicemente perché i ricchi si pagano ottimi avvocati.
il problema è che la droga è bella
RispondiEliminaricordo in ospedale una persona anziana che soffriva ,così decisero di dargli della morfina.appena sveglio la prima cosa che chiese al dottore fu se era possibile prender la stessa medicina del giorno precedente.
-Questo è già assuefatto- fu il commento del dottore.
Un esempio estraneo da qualsiasi ideologia o scelta di vita ,è così...e qui , nel grande piacere (che siano oppiacei o anfetamine ) sta il problema.
Il rovescio della medaglia è la dipendenza.Si comincia a vivere con un unico problema per la mente ,la dose quotidiana.
e quando non ci sono i soldi per la dose ci si deve in qualsiasi modo arrangiare, non c è più morale o coscienza ,c è solo il bisogno impellente per non soffrire.
cosa fare?
è una domanda molto complessa. nel senso che ci sono differenti stati d animo per chi è assuefatto.
chi non ne può più..ed allora qualche probabilità si può avere
chi vorrebbe solo diminuire il dosaggio..
chi non ce la fa proprio ,anche con tutta la volontà e l assistenza (Franz ,adesso hai finito di penare, ma ti ricordi quando vedevi ragni su tutto il corpo e ti grattavi come un pazzo..e sì che eri nazionale B di sci,avevi una grande passione....effetto cocaina)
chi è convinto di farcela da solo..
ogni persona è u caso differente e non esiste un motivo reale per cui si incomincia ,possono esserci motivi tra i più disparati e impensabili (psicologi fatte ridere!)
ogni persona è un caso differente
all you need is love
scusate gli errori grammaticali.
RispondiEliminail metadone è stato l antidoto per cercar di venir incontro o lenire le pene ai tossici
in effetti non è stato così per questi motivi
)oggigiorno la percentuale di droga attiva in una bustina è bassissima ,il metadone è eroina pura
)dopo alcuni giorni di metadone si è obbligati a prenderlo anche se non darà alcun effetto. lo si prende (a qualsiasi dose che ci si è abituati)SOLO per non star male.
)l assuefazione da metadone è terribile
)cosi un "tossico"si ritrova a prender questa medicina , che neanche sente , solo per non star male
come averci un ascesso ai denti e continuare con gli antibiotici.
c è qualcosa che non va in questa "cura".
è servito per dire
-non rompere le balle ,se vuoi la droga te la diamo noi (come stato)
ma, nessuno avrebbe pensato che si sarebbero creati dei tossicodipendenti cronici
ultima notizia
RispondiEliminaper chi fosse interessato ad un centro per disintossicarsi a verona nell ospedale di borgo roma c è un centro all avanguardia sulla cura.
All inizio è stato creato per i tossici,ma, vedendo che non avevano nessuna intenzione di curarsi (uscivano dall ospedale per comprarsi la droga) il centro attualmente è stato indirizzato nella cura di chi ha problemi gravi con la troppa assunzione di medicine. il ricovero è gratuito.
Se poi qualche tossico si dimostrasse sinceramente intenzionato a smettere può darsi che lo accettino.
ho portato qualche ragazzo (ho fatto volontariato per anni in questo settore) drogato e posso assicurare che hanno un sistema incredibile di disintossicazione.
Mi ricordo negli anni 70 i tossici venivano curati con 20 valium al giorno serenase ,largatil e altro che non ricordo.
roba da pazzi...infatti erano le cure per i matti violenti..
fine
ultimissima informazione
RispondiEliminagli intossicati da medicinali sono molti di più che i tossici
questo centro in borgo roma (verona) ha cambiato indirizzo di cura (dai drogati ai pillolomani) accorgendosi che tantissime persone abusano dei farmaci
@Roberto
RispondiEliminaGrazie per i tuoi interventi, hai fatto precisazioni assai corrette.
Oggi le dipendenze non sono solo più quelle tradizionali da droghe ed alcol (sorvolando sul tabagismo), c'è quella dagli psicofarmaci e da farmaci in generale, c'è la ludopatia o GAP (Gioco d'Azzardo Patologico), c'è quella da social network, quella da sesso compulsivo e mi fermo qui.
Ognuna va trattata in modo peculiare e non esiste la ricetta magica che funziona con tutti: come ben dici per ogni persona tocca capire quale sia la più funzionale.
Non esiste un metodo per guarire la tossicodipendenza da sostanza, troviamo vari circuiti di comunità ciascuno con "metodi" e mix di metodi differenti.
L'alcolismo si affronta in modo differente, funzionano meglio i gruppi di mutuo-auto-aiuto (vedi Alcolisti Anonimi, Gruppi di alcolisti in trattamento ecc.).
Ovvio che le dipendenze da sostanza hanno una origine chimica e vanno ad incidere direttamente sui neuroricettori, ma anche i comportamenti a rischio, generando piacere e soddisfazione ed eccitazione, alla lunga vanno a interagire con la biochimica del cervello.
Sono temi che non conosco in maniera approfondita (ma attraverso colleghi che se ne occupano), io lavoro nel sociale (in un'ottica di promozione di stili di vita salutari e di prevenzione) non nella sanità (dove l'ottica è quella della cura/terapia e della riduzione del danno), dunque a monte, prima dell'insorgenza delle dipendenze, in fascia di età scolare... e devo dire che l'emergenza tra i giovanissimi è l'alcol, molto più che le droghe illegali.
Va sottolineata un'altra cosa, non c'è cura che funzioni contro le dipendenze se la persona NON VUOLE guarire, e non basta semplicemente voler guarire, ci vuole una motivazione fortissima, ci vuole una ragione di vivere ben chiara... tutte le dipendenze nascono in fondo da una grande confusione circa il senso della nostra vita. In questo senso le dipendenze sono malattie più "spirituali" che "fisiche".
Un abbraccio.
Daniele
RispondiEliminala Volontà è la base e la necessità per cominciare a voler ottenere un cambiamento che non è impossibile
ciao
Trovo questo post una ode (si dice così?) alla sincerità.
RispondiEliminaPer me poter postare su questo blog è in onore.
Far parte della compagnia mi fa un immenso piacere (non tirate fuori i fazzoletti mi raccomando).
Sono quasi diventato drogato :-)
Penso che dovrei farmi una terapia per togliermelo dalla testa.:-)
Il problema della dipendenza è vasto. Un problema che io non so spiegarlo se non in una mancanza enorme di amore verso di se è/i in una mancanza di amore non ricevuto.
RispondiEliminaSiamo sempre lì. È la famiglia il perno.
Amare i propri figli è lì il problema.
Essere presenti senza soffocare.
Amare senza chiedere niente in cambio.
Essere sempre vigili (in allerta) ad ogni sguardo perso nel vuoto.
Parlare, domandare senza essere inquisitore.
Stabilire un clima di dialogo permanente.
Saper essere duro ma comprensivo, rigido è flessibile. Dosare la severità con amore.
Essere sempre disponibile in qualunque ora del giorno o della notte. Sapendo che che più diventano grandi e più i problemi diventano grandi. E un passo sbagliato è un attimo.
Genitore è un mestiere che si impara strada facendo. Anche noi abbiamo bisogno di consigli è abbiamo bisogno di aiuto. In questo caso non bisogna avere paura di chiedere aiuto.
Non è essere santi. È amare
Errata corrige
RispondiEliminaverso di se è/i
Verso di sé e/o
@Carlo
RispondiEliminaMolto interessante il parallelo che fai tra la dipendenza figlio-genitore e la dipendenza persona-droga... in questo senso la dipendenza diventa un passo falso nel percorso di emancipazione e individuazione verso l'età adulta, una regressione infantile.
Quanto alla tua "dipendenza" da questo blog... :)))
Ti ringrazio per aver colto... l'inno!
E per tutte le altre belle parole...
niente fazzoletti, ma mi hai riempito il cuore! :)
@Roberto
Si, è tutta questione di volontà e la volontà sta al pensiero come il laser alla luce.
Per uscire da una dipendenza bisogna volerlo con tutta l'anima.
Ogni tipo di dipendenza è cattiva, non importa se il narcotico è l’alcool o la morfina o l’idealismo (C. G. Jung).
RispondiEliminaOgni tipo di dipendenza è cattiva, non importa se il narcotico è l’alcool o la morfina o l’idealismo (C. G. Jung).
RispondiEliminaParto da questa citazione per evidenziare che il problema delle droghe fa parte di un contesto molto più ampio. Occorre fare chiarezza sul fatto che un fenomeno come quello della droga può essere visto da due differenti prospettive, una sociologica e una psicologica. Se si pone attenzione all’aspetto sociologico si da più importanza all’ambiente e meno all’individuo, se, invece, si osservano i comportamenti dei singoli, l’individuo è più importante dell’ambiente. Questa dicotomia è ciò che genera le diversità di opinioni sia tra i vari soggetti che partecipano a questo dibattito, dicotomia che è anche presente in ognuno di noi.
Non penso che qualcuno possa sostenere che i giovani di oggi abbiano delle strutture neuronali, un hardwear, diverse da quelle dei giovani nati solo 80 o 100 anni fa. Ciò che è probabilmente mutato è il softwear che è fortemente condizionato dal contesto sociale nel quale si vive. Ciò significa che se oggi un grande numero di giovani entra nel tunnel della droga, occorre studiare il contesto sociale che rende più critico questo comportamento. Fatto questo si promuovono leggi con l’obiettivo di migliorare le condizioni ambientali. Trattandosi di un terreno complesso e insidioso, queste leggi devono essere sperimentate sul campo e modificarle immediatamente qualora non dessero risultati. Questo ci permette di affrontare il problema in modo laico e senza pregiudizi. Ma non occorre partire da zero, perché, come dice Daniele, basta copiare ciò che di meglio hanno fatto altri paesi e lavorare per migliorare quelle scelte. La sociologia e la politica non possono e non devono entrare nell’universo dei singoli comportamenti, questo è compito della psicologia. A cosa serve dire che chi si droga è un potenziale criminale, proprio non riesco a comprenderlo.
Non voglio entrare in un’analisi più approfondita, perché il tema è estremamente complesso, desidero solo, come è mia abitudine, porre dei paletti chiari, sapendo bene che non è detto che lo siano.
@Pegupe
RispondiEliminaOttimo intervento, solo una precisazione.
Scrivi: "A cosa serve dire che chi si droga è un potenziale criminale.
Per criminalizzazione del consumatore non intendevo il considerarlo un potenziale criminale, quello è un altro discorso, ma il fatto che attualmente la società - tramite le leggi vigenti in materia - affronta il problema più dal punto di vista del sistema penale che dal punto di vista del sistema sanitario. :)
Non attribuivo a te questo pensiero, credo di aver ben compreso il tuo modo di pensare, mi riferivo a chi pensa che un drogato sia comunque un criminale e come tale va trattato.
RispondiElimina@pegupe
RispondiEliminaOk, per scritto ho sempre il dubbio di non riuscire a essere chiaro quanto vorrei.