Siamo appassionati d’Amore onestà spiritualità arte poesia politica democrazia sostenibilità tecnologia green-energy cold-fusion LENR medicina alternativa cambi di paradigma rivoluzioni scientifiche criptoarcheologia e “tante cose infinite, ancor non nominate”. Siamo uno specchio capovolto della realtà, fuori c’è il patriarcato qui una "società gilanica", fuori c’è ancora la società del petrolio qui dentro siamo pro E-Cat (funzionanti), mobilità elettrica, fotovoltaico, sistemi d'accumulo ecc.
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sabato 29 marzo 2014
Il sabato della sciarada - 3
3. IMPRENDITORIA MAFIOSA
Se xxxxx il patto di riservatezza
riguardo y yyxxxxx che produciamo
con la ricetta a base di monnezza
te la vedrai con l'yyy del... Padrino!
3bis. E-CAT
(sciarada proposta da CLaudio Rossi)
La verità di certo non xxxxxxx
finché la strana cosa non sia yyyyyy
se sia xxx trucco x si debba
gridare y gran xxxyyyyy!!
venerdì 28 marzo 2014
Schizoscientificità acuta
Quando uno scienziato anziano e stimato
dice che una certa cosa è possibile,
con quasi assoluta certezza ha ragione;
quando dice che è impossibile,
il più delle volte si sbaglia. (Arthur C. Clarke)
C'era una volta - e chissà fino a quando ci sarà - una roccaforte acerrima e irriducibile di scettici a priori e ad libidum, che, quanto qui ci appassioniamo a mostrare come e perché le LENR e varie altre realtà possano esistere, altrettanto là si appassionano a dimostrare il contrario. In quel blog, agli antipodi di 22 passi, sembrerebbe che la scienza rinneghi i presupposti stessi del suo divenire, neghi cioè l'utilità di esplorare ed espandere la frontiera che separa dinamicamente il possibile dall'impossibile, disconosca in altre parole il daimon che caratterizza ogni vero scienziato e tante volte ha permesso di trasformare l'impossibile di ieri nel possibile di oggi. Tale "schizofrenia" acuta è solo apparente, perché quel blog non rappresenta la Scienza, bensì persone che ritengono di rappresentarla, talune in buona e altre in mala fede, chi più esperte e chi meno. Ovviamente non è la stessa cosa.
Così è da prima di Natale che non mi affaccio più su quello strano blog "antagonista" e di leggerne i commenti (non ne ho proprio il tempo), però leggo sempre i post (mi arrivano per notifica via email) che l'arzillo e instancanbile blogger, il chimico nucleare Camillo Franchini, continua a pubblicare con immutato vigore. Ed è istruttivo, proprio prendendo a metro di riferimento i suoi pamphlet e i suoi chiodi fissi, valutare la distanza che separa la parte di mondo accademico che - in laboratorio - constata l'esistenza dei fenomeni LENR, dalla parte che - seduta a tavolino e banche dati alla mano - quei fenomeni li nega per principio etichettandoli come "pseudioscienza".
Ognuno è libero di scegliere se la scienza è meglio rappresenta dai ricercatori che la settimana scorsa erano riuniti al MIT a discutere dei progressi esponenziali che si stanno ottenendo in ambito LERN:
- http://coldfusionnow.org/2014-cflanr-colloquium-photo-gallery/;
- http://coldfusionnow.org/2014-cflanr-colloquium-at-mit-audio-files/;
oppure se è meglio rappresentata dal piccolo plotone di siti, ben esemplificato dal blog di Franchini, schierato a mo' di "linea Maginot" in difesa dell'impossibilità delle LERN:
Intanto a tutti gli scetticoni impenitenti, e in particolare al caro Franchini a cui voglio comunque un mondo di bene, dedico con vero amore, oltre all'incipit del post, qualche altra citazione ad hoc...
- Chi dice che una cosa è impossibile, non dovrebbe disturbare chi la sta facendo. (Anonimo)
- Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo. (Michail Bakunin)
- Uno dei difetti più evidente di molte persone è la frequenza con cui usano la parola "impossibile". (Napoleon Hill)
- È impossibile portare la fiaccola della verità in mezzo alla folla senza bruciare qua e là una barba o una parrucca. (Georg Lichtenberg)
- La gente spesso definisce impossibili cose che semplicemente non ha mai visto. (Robin Williams in What Dreams May Come)
- Ci sono verità così evidenti che è impossibile farle penetrare nei cervelli. (Henri Maret)
- Sembra sempre impossibile finché non viene realizzato. (Nelson Mandela)
- Alcune delle più grandi imprese del mondo sono state realizzate da persone che non erano intelligenti abbastanza da sapere che erano impossibili. (Doug Larson)
- L'unico modo di scoprire i limiti del possibile e di oltrepassarli e finire nell'impossibile.(Arthur C. Clarke)
- Il progresso nel campo della fisica si ottiene negando l'ovvio e accettando l'impossibile. (Robert A. Heinlein)
- L'opinione mia è che nissuna cosa sia contro natura, salvo l'impossibile, il quale, poi, non è mai. (Galileo Galilei)
- Tutte le cose che sono veramente grandi, a prima vista sembrano impossibili. (Friedrich W. Nietzsche)
martedì 25 marzo 2014
Il MIT applaude la fusione fredda
Francesco Celani illustra le sue slides al MIT (photo by world.std.com) |
Mentre scrivo questo post Francesco Celani (INFN) è ancora negli USA, ripartirà alla volta di Roma solo domani sera. Si è trattenuto qualche giorno, per proficui scambi di informazioni coi suoi colleghi d’oltreoceano, dopo essere stato tra i protagonisti del 2014 CF/LANR Colloquium svoltosi dal 21 al 23 marzo presso il Massachutes Institute of Thecnology, con Peter Hagelstein e Mitchell Swartz tra gli organizzatori.
In una email indirizzata ieri ai suoi contatti, il nostro Celani ha definito questo Colloquium sulla fusione fredda al MIT "a big success". Basti pensare che quest'anno i partecipanti sono stati oltre 100 (e da più parti del mondo), mentre le precedenti edizioni di solito vedevano intervenire una quindicina di ricercatori (per lo più statunitensi) per uno o massimo due giorni. Il programma dei lavori è stato serratissimo, dalle 9:00 alle 19:00 per 3 giorni interi. Persino il lunch è stato allestito nel corridoio vicino alla sala della conferenza, pur di togliere meno tempo possibile alle relazioni.
Celani - che oggi ho avuto modo di sentire anche al telefono - ha riferito di essere stato molto colpito dalla presentazione di Yasuhiro Iwamura (Mitsubishi Heavy Industries, Yokohama, Giappone) che riguardava una procedura per trasmutare alcuni elementi specifici (nel caso in questione, il Cesio in Praseodimio). Un risultato notevole, sia dal punto di vista scientifico (la natura nucleare del fenomeno è comprovata dalla presenza di trasmutazioni e raggi gamma) sia dal punto di vista tecnologico-applicativo, infatti in pochi mesi il gruppo di ricerca guidato da Iwamura è riuscito a rendere operativo un sistema elettrolitico a flusso continuo e cella chiusa. Tra l'altro, rispetto al report presentato a luglio 2013 al ICCF18 (University of Missouri, Columbia, USA), il rendimento complessivo della cella è ulteriormente aumentato. Potete scaricare il lavoro di Iwamura da qui (file pdf, 38 pagine, 3507KB):
Y. Iwamura, S. Tsuruga and T. Itoh
Advanced Technology Research Center
Mitsubishi Heavy Industries, ltd., Japan
Tornando al Colloquium al MIT, progressi nella generazione di eccessi di calore, sono arrivati - per citarne un paio - dal Prof. George Miley (University of Illinois, USA) e dal Prof. Tadaiko Mizuno (Hokkaido University, Giappone).
Erano presenti anche ricercatori coinvolti in programmi di Fusione Calda, che hanno commentato positivamente gli ultimi rapidi progressi ottenuti nel campo delle anomalie termiche e nucleari indotte dalla "combinazione" di idrogeno/deuterio con alcuni elementi specifici, a dimensioni nanometriche e temperature abbastanza elevate.
Con un po' di orgoglio d'essere Italiano, riferisco infine che la presentatione del gruppo guidato dal nostro Francesco Celani è stata accolta con molto interesse e ha stimolato numerose domande. Potete scaricarla da qui (file pdf, 30 pagine, 1415KB):
Francesco Celani (1,2), G. Vassallo (2,3), L. Del Sorbo( 2,4), E. Purchi (2),
A. Spallone (2), M. Nakamura (2), B. Ortenzi (1), S. Pella (1), A. Ovidi (2,5),
A. Nuvoli (2), L. Notargiacomo (2,6), S. Bartalucci (1), E. Righi(2)
G. Trenta (2), P. Boccanera (2), S. Cupellini (2).
(1) INFN-LNF, Via E. Fermi 40, 00044 Frascati (Rome), Italy (2) ISCMNS, Latium#1 Group, Via Cavour 26, 03013 Ferentino (FR), Italy. (3) Dep. Chemical Eng. Univ. Palermo, Viale delle Scienze, 90128 Palermo, Italy (4) Dep. Chemical Eng. Univ. Roma 1 “La Sapienza”, Via Eudossiana 18, 00184 Roma-Italy (5) Kresenn Ltd, 5a Frascati Way, SL6 4UY Maidenhead (Berkshire), U.K. (6) Dep. Chem. Univ. Roma 1 “La Sapienza”, Piazzale A. Moro 5, 00185 Rome-Italy Scientific collaboration and economical support by a NE Italy metallurgical Company. Scientific collaboration with Francesco Santandrea (2) and Pierluigi Cirilli (2).Resoconti più dettagliati, immagini e file audio del Colloquium sulla Cold Fusion al MIT sono disponibili sui siti specializzati USA, come per esempio:
sabato 22 marzo 2014
Il sabato della sciarada - 2
Disse il robot, esalando l'ultimo dato:
"Xxx un yyyyyy così bene congeniato
da poter simulare, in yyyyyyzzzz,
persino un comportamento xxxzzzz!"
giovedì 20 marzo 2014
Tutti (o quasi) gli anagrammi di Matteo Renzi
Sono sempre stato affascinato dai "multiversi" che si aprono attraverso le lettere di un nome...
- Temo Zar in te...
- e mentito Zar.
- È Zen, ma trito.
- Ami retto Zen
- meritato Zen
- arte-mito-Zen
- rate, moti, Zen
- età, ritmo, Zen.
- Te, marito Zen.
- To', è mitra Zen.
- Eri “matto-Zen”
- metri Tao-Zen
- tremito a Zen
- rottami e Zen!
- A Zen rimetto?
- Me, Zar inetto
- tremante zio
- metà terzino
- mite tra zone
- mite orzante.
- Metto zarine
- matite n. zero
- manzi e torte
- tre manzi o te.
- Mozart è in te:
- emetta ronzî
- in terzo tema.
- Tormenta zie
- rotte manzie,
- zattere, nomi.
- Metter zaino
- e menar zitto
- mentre t'ozia.
- Temano terzi:
- te... te... romanzi
- e romanzetti!
- Morente zita
- mente tra ozi.
lunedì 17 marzo 2014
Per chi ama interrogarsi sui misteri, c'è senz'altro quello del volo MH370
È emblematico come i mass media abbiano trattato la scomparsa del Boeing 777 della Malaysia Airlines, avvenuta lo scorso 8 marzo tra Malesia e Vietnam. Da allora strabuzzo gli occhi di fronte a tante imprecisioni lette, riportate con disinvolta mancanza di competenza e approssimazione da tanti giornalisti patentati. Adesso finalmente le versioni ufficiali hanno finito per convergere su ciò che per circa una settimana è stato tenuto in sordina:
- un aereo di linea - spegnendo il radar secondario - può scomparire dai radar civili, ma sicuramente non dai radar militari, che hanno coperture ben più estese dei primi;
- l'aereo potrebbe avere adottato deliberatamente una serie di manovre e piani di volo per fuggire alla tracciatura radar;
- una siffatta scomparsa e fuga evocherebbe anche il supporto di sofisticate misure di "guerra elettronica" (per esempio ad opera di aerei militari AWACS ) e dunque l'intervento di una superpotenza.
Sin da subito è stato riportato (poi stranamente la notizia non è stata più né smentita né confermata, ma semplicemente obliata) che molti telefoni dei passeggeri e dell'equipaggio, chiamati da parenti e amici, sqillavano dopo che il veicolo era stato dato per disperso. È stato poi rivelato che i satelliti avevano continuato a ricevere i segnali automatici (ping) trasmessi dai due motori del jet fino a 7 ore dopo la scomparsa. Dunque dopo ben 7 ore, l'aereo potrebbe essere precipitato o atterrato, non si sa esattamente dove (le tracce si perdono su due possibili corridoi aerei, uno verso il Pakistan e l'Afghanistan, l'altro verso l'Oceano indiano), comunque sia molto fuori dalla rotta originaria per Pechino.
- con molte ore di volo alle spalle, quindi esperto e in grado di architettare un piano di volo per fare sparire un aereo dai cieli (con qualche aiuto "dall'alto" stile AWACS magari)
- con un "simulatore di volo a casa" (ma a meno che non si tratti di un simulatore particolare, simile a quelli usati dai militari, sarebbe un fatto abbastanza normale);
- sconvolto (così si riporta) da una sentenza che ha condannato a molti anni di carcere il leader dell'opposizione malese per cui lui parteggiava; per la precisione Zagarie Ahmad Shah avrebbe preso la cloche del volo MH370 subito dopo avere assistito in tribunale alla pronuncia della sentenza (altri giornali scrivono che forse avrebbe assistito).
Si sta costruendo un capro espiatorio?
C'è poi da restare basiti su come è stata tradotta in Italia la frase "pilots never asked to fly together": certi giornali hanno scritto - correttamente - che pilota e copilota non avevano chiesto di volare insieme (il che escluderebbero fossero d'accordo per dirottare l'aereo), altri hanno scritto - sbagliando - che avevano chiesto di non volare insieme... forse chi ha tradotto così sospetta che siano venuti alle mani in volo!
Le fonti di informazioni ufficiali hanno cominciato a parlare di dirottamento orchestrato dai Talebani, come se un Boeing 777 potesse essere fatto atterrare di nascosto in una delle zone (Pakistan e Afghanistan) con più "occhi elettronici" all'erta del mondo! Difficile immaginare un Boeing 777 che vola a bassa quota per fuggire ai radar, migliaia e migliaia di chilometri, senza che nessuno lo noti. E se davvero il pilota ai comandi fosse riuscito ad atterrare di nascosto, a maggior ragione sarebbero servite misure di guerra elettronica non alla portata di gruppi terroristici. E se davvero fosse stato dirottato per essere usato in un'azione simile a quella dell'11 settembre, più che essere scomparso l'ereo potrebbe allora essere stato abbattuto... reazione quasi inevitabile se un aereo viola uno spazio aereo (il destino del volo KAL007 nel 1983 docet). Ma se l'aereo ricomparisse tra qualche giorno, decollato dal suo eventuale rifugio segreto per schiantarsi contro qualche obiettivo sensibile, sarebbe più lecito pensare che dietro ci siano i servizi segreti USA piuttosto che i Talebani.
E qquando ancora si cercava l'aereo nei fondali tra la Malesia e il Vietnam, non mi pare che sia stato sottolineato che il Boeing 777 è considerato uno degli aerei più sicuri del mondo.
Allo stesso modo non mi pare che nessun giornale abbia riportato che un jet identico a quello scomparso, un Boeing 777-200ER (Extended Range) e pure del medesimo vettore, la Malesya Airlines detenga tra gli aerei civili il primato della maggiore distanza coperta senza scalo:
Dopo il modello iniziale la Boeing sviluppò la versione 777-200ER, caratterizzata da un peso massimo al decollo incrementato e da un aumento della capacità di carico. La versione 200ER volò per la prima volta il 7 ottobre 1996, ricevette le certificazioni FAA e JAA il 17 gennaio 1997 e entrò in servizio con la British Airways il 9 febbraio 1997. Garantendo migliori performance sul lungo raggio, questa variante nel corso dei primi anni duemila divenne la versione del Boeing 777 che ricevette gli ordini più consistenti. Il 2 aprile 1997 un 200ER della Malaysia Airlines (chiamato "Super Ranger") infranse il record della maggiore distanza percorsa senza scalo da un aeroplano di linea volando in direzione est dall'Aeroporto Internazionale della Contea di King, vicino a Seattle, fino all'Aeroporto Internazionale di Kuala Lumpur, in Malesia, coprendo una distanza di 20 044 chilometri (10 823 miglia nautiche) in 21 ore e 23 minuti. (fonte wikipedia)
Veramente una curiosa coincidenza che l'aereo scomparso sia dello stesso modello di quello che detiene un tale record. Se il pilota avesse voluto deliberatamente far perdere le tracce dell'aereo (per conto di chi e a quale fine?) avrebbe potuto fare rifornire al massimo i serbatoi nonostante il piano di volo ufficiale previsto fino a Pechino? In questo caso l'aereo potrebbe essere quasi ovunque adesso, con i sfortunati passeggeri. Qualunque cosa sia successa, mi aggrappo alla speranza che le 239 persone che erano a bordo possano essere ancora vive.
sabato 15 marzo 2014
Il sabato della sciarada - 1
Da oggi, ogni sabato, 22 passi ospiterà una sciarada originale, offerta a chi si diletta di enigmistica e dintorni... tutti gli altri sopportino con pazienza questi miei innocui giochetti! ;)
Naufragio (1759) di Soseph Vernet |
1. CONSIGLI AL NAVIGANTE
Ad accostar troppo agli scogli
si corre il rischio di xxx yyyyy.
La tua vela più al largo sciogli,
veleggia via come xxxyyyyy.
venerdì 14 marzo 2014
Ripartiamo da 2222! :-)
Bene, rieccomi qui, a mettere di nuovo in moto il blog con questo 2222° post!
Ricordate la proposta di Nobel per la Pace 2014 del MFMP? Il Nobel Istitute norvegese ne ha accettate 277 di candidature analoghe, provenienti da tutto il mondo. Chissà, magari accanto a Putin (surreale!), Snowden e Papa Francesco, anche il MFMP potrebbe giocarsi alla pari la possibilità di ricevere un Nobel per la pace. Be' sì, io ci scommetterei... e voi? ;-)
Un po' di sostegno "indiretto" a questa candidatura arriva anche dal Parlamento europeo, dove ci si comincia a interrogare in merito alla Live Open Science e al suo futuro nel vecchio continente.
26 febbraio 2014 | E-002250-14Interrogazione con richiesta di risposta scritta alla CommissioneArticolo 117 del regolamentoRoberta Angelilli (PPE)Oggetto: Richiesta di parere sul progetto di ricerca e sperimentazione Live Open Science
La Live Open Science è un progetto/metodologia basato su un nuovo approccio nel condurre la ricerca scientifica.
Attualmente è portato avanti da un team di ricercatori internazionali denominato «Martin Fleischmann Memorial Project» (MFPM) che ha iniziato la sua attività operativa a partire dal settembre 2012, grazie alla possibilità di condividere risultati scientifici, incluso il know-how tecnologico, ottenuti in una serie di esperimenti condotti dal ricercatore italiano Francesco Celani a partire dal 2010.
La condivisione di idee, proposte e risultati sperimentali per mezzo delle nuove tecnologie della comunicazione è alla base di tale nuovo rivoluzionario paradigma della ricerca tecnologica e scientifica. L'approccio in oggetto permette di creare una rete di collaborazione internazionale tra studenti, professori, ricercatori con diverse competenze professionali, favorendo un humus culturale interdisciplinare focalizzato sia sulla ricerca scientifica di per sé sia alla ricaduta applicativa a vantaggio dell'umanità.
Tale progetto mira quindi alla creazione di un sistema di ricerca che consente, ad un indefinito numero di attori, di condividere rapidamente informazioni e partecipare attivamente ai processi decisionali: maggiore dinamicità rispetto al processo tradizionale di ricerca, maggiore efficienza operativa, costi ridotti.
La Live Open Science potrebbe quindi condurre ad una migliore allocazione delle risorse destinate al finanziamento della ricerca, determinando un risparmio di fondi e di tempo e aprendo il mondo della ricerca a un contesto globale e innovativo.
Ricordiamo che un approccio basato sugli stessi concetti di base è seguito con successo da molti anni nel mondo dell'informatica e dello sviluppo di software con i progetti «open source».
Tutto ciò premesso, può la Commissione riferire:
- qual è il suo parere riguardo a un tale approccio alla ricerca scientifica;
- se sono previsti finanziamenti a favore di progetti di ricerca di tale natura;
- se sono previste strategie di sostegno per l'innovazione del processo di ricerca scientifica nella programmazione 2014-2020?
Se son rose...
Come abbiamo visto, in Italia la candidatura del MFMP e della Open Science al Nobel per la Pace è stata lanciata lo scorso autunno da Claudio Pace, blogger conterraneo (lui scrive da Terni, io da Perugia) della verde Umbria.
A proposito, sabato prossimo 15 marzo, si terrà a Terni il convegno "Progettare l’energia pulita e sicura. Etica, innovazione e sviluppo in Umbria" organizzato e promosso proprio dall'attivissimo Claudio Pace. Orari e programma al link sopra riportato.
E restando nel cuore d'Italia e sempre in tema, sette giorni dopo, sabato 22 marzo, nell'ambito del Perugia Green Days - una tre giorni sulle energie pulite ricca di appuntamenti - alle ore 10, nel centro storico del capoluogo umbro, nella magnifica Sala dei Notari del Palazzo dei Priori, interverrà un vecchio amico di 22 passi, Maurizio Melis, conduttore della trasmissione Smart City - la città intelligente (Radio 24). Potete scaricare il programma completo della manifestazione da questo link.
Tante occasioni insomma per fare un salto in Umbria e visitare pure qualcuna delle sue tante bellezze artistiche e paesaggistiche, in aria già di Primavera.
An passant, proprio stasera Servizio Pubblico, in collegamento dal Mercato Coperto di Perugia, ha dato voce ai quei giovani agricoltori umbri che dimostrano come si possa creare reddito e benessere dall'economia "chiusa" a km zero, sana, ecologica e a prezzi contenuti. Un tema che, indirettamente, ma perfettamente, ben si collega a Stiamo diventando tutti poveri?, il post scritto da CLaudio Rossi e pubblicato ieri e soprattutto alla discussione che si è aperta tra i suoi commenti.
Bene, rotto il ghiaccio dopo la mia lunga assenza (causa forze maggiori) e in attesa di un (per ora rimandato) trasferimento del blog su altra piattaforma, un caro saluto a tutti i lettori di 22 passi e a presto. Sono tornato.
Daniele
P.S. Per chi si aspettava che, come annunciato da più di un anno, chiudessi il blog in occasione del fatidico 2222° post, per trasferirlo in altri lidi, riporto il commento che ho lasciato qualche giorno fa sul post Ricordiamo Emilio Del Giudice: "Renzi aveva detto che mai sarebbe andato al governo se non col voto popolare, che Letta poteva fidarsi di lui ecc... io avevo detto che il blog si sarebbe chiuso col 2222esimo post, pace: se si chiuderà col 2257esimo o col 2305 fa lo stesso."
Il trasloco del blog aspetterà ancora un pochino.
martedì 11 marzo 2014
Stiamo diventando tutti poveri?
post di CLaudio Rossi
La questione è stata posta più volte e non è facilmente eludibile: “Perché mai, malgrado il decuplicato sfruttamento delle risorse naturali e l’efficienza di tutte le nuove tecnologie, oggi si deve lavorare più dei nostri padri e dei nostri nonni anche per la semplice sopravvivenza?”
La risposta più ovvia è: “Perché manca il lavoro! E nel mercato del lavoro, pur di lavorare, si guadagna sempre meno e si rinuncia a qualsiasi tutela o garanzia.
E allora cosa ha prodotto la diminuzione della domanda di lavoro?
Certamente il trasferimento di grandi masse umane da attività autosostentative e non rilevate (agricoltura in proprio, pastorizia, economie di sopravvivenza) al “mercato” dell’economia emersa. Ma anche l’automazione, che ha moltiplicato esponenzialmente, anche per le attività tradizionali, l’efficienza lavorativa rispetto all’unità di prodotto. Finché questa efficienza è stata ridistribuita dai lavoratori del comparto industriale a quelli del terziario, si è mantenuto un certo equilibrio e si sono parallelamente alimentati nuovi mestieri e nuovi consumi, ma ormai anche l’efficienza nel campo dei servizi viene ricercata soltanto con la contrazione del lavoro umano.
Tutte queste trasformazioni hanno trasferito valore aggiunto dal lavoro (manuale e intellettuale) al capitale, con ciò ingigantendo la massa finanziaria non spesa alla continua ricerca di nuove remunerazioni e sempre più concentrate.
Lo sviluppo dei consumi, prima conseguenza della globalizzazione nei paesi emergenti e poi pompato a dismisura nel mondo benestante dalle mode, dalla pubblicità e dalla disponibilità di beni sempre più sofisticati (pur con gli effetti nefasti a livello ambientale e redistributivo) assorbe ancora efficienza e ricchezza, ma a ritmi fortemente decrescenti perché frenato da due forze contrarie:
- nei paesi ricchi dalla “sazietà” dei consumatori e dalla diminuzione della capacità di spesa individuale;
- nei paesi poveri dalla crescente offerta di manodopera, causa di contrazione della remunerazione oraria e quindi del potere di acquisto, in cambio della (illusoria?) sicurezza del lavoro remunerato rispetto all’imprevedibilità dell’economia agricola.
La globalizzazione ha giocato, oltretutto, un altro ruolo fondamentale nella riduzione della domanda di lavoro. Fino alla seconda metà del secolo scorso i paesi industrializzati erano attrezzati su quasi tutta la catena del valore aggiunto per i consumi interni (ad esempio in Italia, per l’industria automobilistica, si produceva tutto: dall’engineering totale a tutte le singole parti delle auto, con grande ricaduta occupazionale sia manuale che intellettuale, idem in Francia, Germania ecc.). Oggi lo scambio di tecnologie, dalla ricerca a quelle progettuali, produttive e distributive, si estende a tutto il mondo, con ulteriore concentrazione di risorse e aumento dell’efficienza. È del resto inutile reinventare tutto: si può produrre su licenza e si risparmiano progettisti e costi di ricerca, sempre a spese del numero degli occupati. Oppure si acquistano e si concentrano direttamente le aziende che hanno know-how o prodotti e servizi utili, con una progressiva concentrazione delle produzioni e della ricchezza. Ed è di tutta evidenza che ogni concentrazione rende superflue molte funzioni industriali e quindi molto lavoro.
Si aggiunga poi la disintermediazione commerciale: basti pensare alla grande distribuzione che ha già distrutto oltre la metà dei posti di lavoro nel commercio al dettaglio e al web-commerce che si appresta, in questo senso, a dispiegare i suoi effetti deflagranti. È ovvio che dell’efficienza complessiva ottenuta da queste forme di commercio solo una parte minima è restituita all’utente in forma di prezzi più convenienti, mentre la gran parte remunera soltanto capitale e finanza.
Si può dire che l’aumento dei margini (di guadagno) è oggi ricercato soltanto negli effetti dell’innovazione tecnologica (che crea però pochissimo lavoro) e nella diminuzione dell’occupazione a parità di prodotto, come dimostrano le ristrutturazioni aziendali in tutti i campi.
A livello di singole aree economiche, gli effetti di tali trasformazioni possono essere ancora oggi parziali o accentuati per l’irregolare distribuzione dell’efficienza, della manodopera e della capacità organizzativa; sussistono pertanto ancora spazi per trasferimenti, movimenti ciclici e andamenti irregolari tra i singoli paesi; ma la direzione complessiva è chiara. Il che fa ritenere che, se non ci saranno radicali mutamenti nel modello economico globale e nelle logiche monetarie e distributive attuali, non si vede dove e perché possa originarsi, complessivamente, quella “ripresa”, quella “crescita” che tutti auspicano senza sapere bene di cosa stiano parlando.
Si aggiunga poi la disintermediazione commerciale: basti pensare alla grande distribuzione che ha già distrutto oltre la metà dei posti di lavoro nel commercio al dettaglio e al web-commerce che si appresta, in questo senso, a dispiegare i suoi effetti deflagranti. È ovvio che dell’efficienza complessiva ottenuta da queste forme di commercio solo una parte minima è restituita all’utente in forma di prezzi più convenienti, mentre la gran parte remunera soltanto capitale e finanza.
Si può dire che l’aumento dei margini (di guadagno) è oggi ricercato soltanto negli effetti dell’innovazione tecnologica (che crea però pochissimo lavoro) e nella diminuzione dell’occupazione a parità di prodotto, come dimostrano le ristrutturazioni aziendali in tutti i campi.
A livello di singole aree economiche, gli effetti di tali trasformazioni possono essere ancora oggi parziali o accentuati per l’irregolare distribuzione dell’efficienza, della manodopera e della capacità organizzativa; sussistono pertanto ancora spazi per trasferimenti, movimenti ciclici e andamenti irregolari tra i singoli paesi; ma la direzione complessiva è chiara. Il che fa ritenere che, se non ci saranno radicali mutamenti nel modello economico globale e nelle logiche monetarie e distributive attuali, non si vede dove e perché possa originarsi, complessivamente, quella “ripresa”, quella “crescita” che tutti auspicano senza sapere bene di cosa stiano parlando.